Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, aprile 30, 2015

MANCA IL LAVORO E ANCHE UN GOVERNO CHE CI PENSI

di Giacomo Stucchi
Nell'ennesima lotta di potere all'interno del Pd la nuova legge elettorale diventa il terreno di scontro di correnti e fazioni ma in quel partito a nessuno interessa occuparsi dei veri problemi del Paese. Che sono, in primo luogo, quelli legati alla mancanza del lavoro. L’Istat infatti segnala che a marzo i senza lavoro sono tornati a crescere di 0,2 punti percentuali (da febbraio) toccando il 13%, ma non solo. In un quadro desolante ad essere drammatici sono i dati sul calo degli occupati, - 0,3% con 59 mila unità in meno rispetto a febbraio, e quelli sulla disoccupazione giovanile che a marzo risale oltre il 43%. Insomma, un disastro totale per un partito il cui segretario è anche il presidente del Consiglio di un governo che gioca spregiudicatamente con le istituzioni, e le sue regole, avendo anche la faccia tosta di chiedere la fiducia al Parlamento. Si può essere sicuri, poi, che la battaglia dentro il partito del premier, il cui congresso non è mai finito negli ultimi mesi, si sposterà dall'Italicum alla riforma costituzionale del Senato. Ancora una volta, quindi, le leggi fondamentali di uno Stato democratico, in primis quella elettorale, e le riforme costituzionali, che dovrebbero essere patrimonio di tutti e non solo di una parte politica, saranno terreno di scontro tra Renzi e le varie componenti del suo stesso partito. Vedremo cosa ci riserva ancora il percorso legislativo sulle riforme, di certo però non c'è alcuna vittoria né del governo né delle forze politiche che lo sostengono, ma un “capolavoro” di compromesso politico e di potere che permetterà a un solo partito di ottenere un premio in seggi parlamentari decisamente esagerato. Al contempo però la soglia di sbarramento al 3%, che è giusto definire "salva Alfano", serve ad accontentare anche i piccoli partiti che altrimenti mai avrebbero votato il nuovo sistema elettorale.

mercoledì, aprile 29, 2015

L'ITALICUM E' COSA LORO

di Giacomo Stucchi
Alla fine il governo ha posto la questione di fiducia alla Camera sull’Italicum. E’ un segno evidente, in primis, di come il premier non si fidi della sua maggioranza, a cominciare dalle diverse anime che compongono il suo stesso partito, e perciò scelga la strada apparentemente più sicura; e poi di come Renzi abbia radicalmente cambiato idea rispetto a un anno fa quando predicava la maggiore condivisione possibile per le riforme. Ma il patto del Nazareno non esiste più e allora il governo getta alle ortiche tutti i ragionamenti precedenti e per l’approvazione della nuova legge elettorale, che rimane l’ultimo dei problemi nelle priorità dei cittadini per niente interessati alle alchimie di Palazzo Chigi, sceglie un percorso legislativo dove "tutto" è meno condiviso . Non è un caso, del resto, se i pochissimi precedenti analoghi non siano certo passati alla storia per un sublime esercizio di democrazia. Il fatto è che questa nuova legge elettorale serve più a Renzi per regolare una volta per tutte i conti all’interno del Pd, che non al Paese che in questo momento, dalla crisi che morde ancora ai tanti problemi sul fronte della sicurezza, ha ben altro a cui pensare. Insomma, l’Italicum è cosa loro. Il sistema di voto, che dovrebbe essere una normativa cardine di ogni democrazia che si rispetti e pertanto andrebbe approvato con la maggiore condivisione possibile, con l’attuale governo diviene strumento e fine per consolidare il potere. Che in questo caso sarebbe quello di mettere nelle mani di chi guida il partito vittorioso alle prossime elezioni facoltà enormi, addirittura spropositate se abbinate alla riforma costituzionale del Senato. Abbiamo già chiarito in altre occasioni di non temere il rischio di un uomo solo al comando, ma è certo che il problema bisognerà pur cominciare a porselo.

lunedì, aprile 27, 2015

27/04/15 - ZANICA - FESTA LEGA NORD




venerdì, aprile 24, 2015

L'IMMIGRAZIONE E LA POLITICA DELLO STRUZZO

di Giacomo Stucchi
Vedremo quali saranno sul piano pratico gli effetti delle misure adottate dall’Ue nel vertice sull’immigrazione ma il fatto stesso che il summit sia stato definito straordinario è singolare. Sul fronte dell’immigrazione, infatti, di straordinario c’è solo il fatto che l’Unione europea, ormai da anni, ha continuato a praticare la politica dello struzzo facendo finta che il problema dell’esodo degli immigrati verso la frontiera meridionale dell’Europa non esistesse. Una responsabilità di Bruxelles, certo, ma anche del nostro governo che non ha fatto più di tanto nei mesi scorsi anche per sfruttare al meglio la presidenza di turno italiana. La partenza di migliaia di migranti dal nord Africa non può essere considerato un fatto improvviso ma, al contrario, un evento ineluttabile e ampiamente prevedibile, considerata la situazione che si è venuta a determinare in Libia. Un territorio la cui autorità costituita è ufficialmente nelle mani di due diversi governi ma dove a contendersi il controllo del Paese, o di parte di esso, sono almeno quattro o cinque forze diverse. Dinanzi a questo scenario l’Ue e il governo Renzi si sono riparati sotto l’ombrello della mediazione dell’inviato dell’Onu Bernardino Leon, sino ad oggi priva di risultati concreti. La verità è che se non ci fosse stato il tragico naufragio di sabato scorso si continuerebbe, a Bruxelles come a Roma, a fare finta di niente. Il fatto che sulle sponde del nord Africa centinaia di migliaia di persone sono pronte a imbarcarsi, non solo con piccoli gommoni ma con barconi da venti metri in su razziati nei mesi scorsi, e che criminali senza scrupoli sono altrettanto pronti a stivarli con centinaia di persone da abbandonare al loro triste destino, è noto da tempo. Ed è stato anche documentato. Eppure, si è andati avanti prima con Mare Nostrum, operazione interamente a carico del nostro Paese, e poi con Triton, una missione europea che ha solo in parte disimpegnato la nostra Marina ma che non è servita a risolvere alcunché. Ecco perché definire “emergenza” l’arrivo in massa dei clandestini è ipocrisia allo stato puro.

mercoledì, aprile 22, 2015

MAI ESISTITO IL "TESORETTO"

di Giacomo Stucchi
Il "tesoretto" nel Def, pari a 1,6 miliardi di euro nel 2015, annunciato con enfasi dal governo nei giorni scorsi si è già sciolto come neve al sole. A decretarne la sua inesistenza sono in tanti, dall’Ufficio Parlamentare Bilancio alla Banca d’Italia. Il vice direttore generale dell’istituto di via Nazionale, Luigi Federico Signorini, nell'audizione sul Documento di economia e finanza davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, ha infatti stroncato sul nascere ogni manovra propagandistica del governo. Anche se nelle pieghe del Bilancio fossero davvero disponibili delle risorse queste andrebbero utilizzate per "accelerare il riequilibrio" dei conti pubblici. "Per l'anno in corso la deviazione rispetto agli impegni circa la riduzione del disavanzo strutturale è modesta - ha spiegato Signorini - ma in linea di principio, e coerentemente con lo spirito della normativa in materia di finanza pubblica, appare opportuno che un andamento tendenziale del saldo migliore delle attese, peraltro dovuto interamente alla minore spesa per interessi, sia utilizzato per accelerare il riequilibrio della finanza pubblica". Insomma, appaiono chiare un paio di cose: la prima è che se i nostri conti dovessero davvero migliorare questo è grazie al calo della spesa per interessi, frutto della politica monetaria di Bruxelles e non certo di quella economica del governo Renzi; la seconda è che anche quando ci fosse davvero un surplus di bilancio occorrerebbe utilizzarlo per riequilibrare la dissestata finanza pubblica non essendoci alcun margine per impiegarlo in altro modo. Strigliata pure sull’inadempienza del governo sul fronte della tassazione immobiliare. Una ''semplificazione e razionalizzazione'' delle tasse locali sugli immobili – ha infatti aggiunto Signorini - è ''auspicabile'' ma, considerati gli ''alti costi dell'instabilità normativa per i cittadini'', sarebbe ''essenziale'' giungere ''finalmente a un assetto permanente''.

sabato, aprile 18, 2015

18/04/15 - BERGAMO - Manifestazione Sindaci Lega Nord



venerdì, aprile 17, 2015

17/04/15 - SORISOLE - Incontro con i militanti della Valle Brembana



giovedì, aprile 16, 2015

ALTRO CHE ARMAGEDDON, IL PD SEMBRA UN FILM DI MEL BROOKS

di Giacomo Stucchi
Non è un mistero che da quando l'Italicum ha cominciato il suo cammino parlamentare il sottoscritto non si è appassionato più di tanto alla materia. Non perché non ritengo la legge elettorale un punto importante, tutt’altro, ma perché negli ultimi mesi ho sempre pensato che fossero altre le questioni delle quali il governo si sarebbe dovuto occupare. Penso alle necessità dei cittadini, dettate dall’emergenza economica, dei lavoratori, dei giovani disoccupati, di chi si è visto negare il suo diritto di andare in pensione. Per tutte queste persone la legge elettorale era e rimane l'ultimo dei pensieri; e il governo, anziché risolvere i loro problemi, ha solo pensato a fare propaganda. Renzi si è detto soddisfatto del dibattito nel Pd ma la realtà è ben altra. Perchè se nel più grande partito di governo, con una schiacciante maggioranza in Parlamento e retto da un presidente-segretario attorniato da tanti suoi fedelissimi nei gangli vitali delle istituzioni, non si è neppure in grado di mettersi d'accordo su come riformare il sistema di voto vuol dire che questo partito, e la sua classe dirigente, non sono all’altezza della situazione. Altro che Armageddon, ciò che sta avvenendo nel Pd ricorda di più un film di Mel Brooks. Da questo punto di vista la situazione è davvero grave. E lo dimostrano anche le dimissioni del capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza che, ancorché dovessero rientrare a breve, non possono essere che lette come un momento di grave crisi di identità all'interno del maggior partito di governo. Ci pensino bene quindi gli elettori prima di dare di nuovo il loro voto a questo partito che alla guida del Paese non ha risolto uno solo dei tanti problemi ancora sul tappeto. E se non fosse per la politica monetaria del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, e di una favorevole congiuntura del costo del petrolio, oggi staremmo ancor peggio che nel 2011 con la crisi dello spread.

mercoledì, aprile 15, 2015

LA BUFALA DEL TESORETTO

di Giacomo Stucchi
Se anche il quotidiano di Confindustria in un editoriale denuncia chiaramente l’inefficacia della politica economica del governo vuol dire che allora qualcosa sta cambiando nell’equilibrio che sino a oggi ha tenuto in piedi il premier. Al di là della buona fede di chi negli ultimi mesi ha creduto alle promesse di Matteo Renzi sono i dati, da quelli sull’occupazione che restano al minimo storico (addirittura disastrosi per quella giovanile) alla produzione industriale che continua a segnare il passo, a essere indifendibili. Forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza è stata proprio quella rappresentata dall’ennesimo annuncio, quello sul “tesoretto” da 1,6 miliardi di euro, che in realtà non convince nei tempi, nei modi e nella sostanza. Nei tempi, perchè siamo infatti alla vigilia di una nuova tornata elettorale, come lo fu quella per le elezioni europee dello scorso anno quando il governo tirò fuori dal cilindro del bilancio gli ottanta euro, ed è quanto meno sospetto che Palazzo Chigi solo ora si ricordi degli incapienti e di tutti coloro che sono stati lasciati ai margini della società. Nei modi, perchè se davvero fosse disponibile una cifra anche simile a quella annunciata non ci sarebbe altro da fare che metterla a disposizione di chi è stato più penalizzato negli ultimi anni dai governi delle tasse Monti-Letta-Renzi, e cioè ad esempio gli esodati. Per quanto appaia anche urgente che qualche ministro, visto che non lo fa il premier in persona, si renda finalmente conto che il mattone, (e da ultimo anche i terreni agricoli), sono stati spremuti come un limone per ricavarne un mostruoso gettito fiscale che, soprattutto i piccoli proprietari di casa, di certo non saranno nelle condizioni di garantire ancora per molto tempo. Infine sulla sostanza, perchè è risaputo che per il prossimo anno il governo dovrà trovare diversi miliardi di euro per evitare l'aumento della pressione fiscale con l’incremento dell’Iva e il catastrofico effetto che ne deriverebbe all'economia. Quindi altro che tesoretto, questa è l'ennesima bufala!

giovedì, aprile 09, 2015

SENATO - Intervento al Convegno ‪"Chi è il nemico‬" con Alain Bauer ‪#Isis‬ ‪#‎terrorismo





IL DEF FANTASMA


di Giacomo Stucchi

Fermi tutti, abbiamo scherzato! Sembra essere questa la sostanza delle rassicurazioni fatte dal premier nell’incontro con la delegazione Anci guidata dal sindaco di Torino Pietro Fassino, giustamente preoccupato dall’annuncio degli ennesimi tagli agli enti locali. Il presidente del Consiglio ha però rassicurato tutti dicendo “che allo stato attuale un testo del documento non esiste, esistono bozze di lavoro che non vanno assunte come decisioni adottate, e in particolare che il Def che si appresta a varare non prevede nuovi tagli a carico dei Comuni". Insomma, quanto annunciato nella conferenza stampa dell’altro giorno sembra di colpo equivalere all’aria fritta. Non che avessimo mai nutrito grandi speranze nell’attendibilità delle previsione e dei numeri citati in quella sede ma un così radicale dietrofront, tale da far sembrare il Documento di Economia e Finanza un fantasma, è davvero sorprendente. Eppure, dopo la presentazione del Def da parte del premier, ai sindaci era sembrato di capire che sul tavolo ci fossero, tra l’altro, tagli alle risorse destinate agli enti locali; e che invece, a questo punto, dovrebbero riguardare qualcos’altro. Poiché alla riunione con l'Anci pare fossero presenti, tra gli altri, il sindaco di Roma Ignazio Marino, quello di Firenze Dario Nardella e quello di Napoli Luigi De Magistris, e per l'esecutivo il premier Matteo Renzi oltre al neo ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, non vorremmo che una così alta concentrazione di rappresentanti del Pd abbia portato, alla fine, più a un accordo tra correnti del maggior partito di governo che non a un confronto serio sulle esigenze dei Comuni. La verità è che ancora una volta alle parole del premier continuano a non seguire fatti concreti ma faremo di tutto per impedire in Parlamento che ai Comuni vengano imposti nuovi tagli alle risorse e ai cittadini una nuova stangata fiscale.

mercoledì, aprile 08, 2015

SUL DEF PESANO GLI ERRORI DEL GOVERNO

di Giacomo Stucchi
Lungi dal mantenere le promesse annunciate, a cominciare dai precari della scuola ancora nel limbo dell’incertezza dopo l’annuncio di una prossima assunzione almeno per una parte di loro, il governo è ora alle prese con il Documento di economia e finanza. Un passaggio importante reso più complicato dalla politica economica adottata da Palazzo Chigi nei mesi scorsi, che non ha dato i frutti sperati e che costringe ora a fare i salti mortali per far quadrare i conti. I 10 miliardi utilizzati da Renzi per finanziare il bonus degli 80 euro costituiscono infatti la stessa quantità di risorse che serve per scongiurare il disinnesco della clausola di salvaguardia che prevede l’aumento di due punti di Iva dal prossimo anno (dal 10 al 12% nel 2016, al 13% nel 2017 e dal 22 al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 al 25,5% nel 2018). Il governo dice di voler reperire i miliardi necessari grazie alla spending review e alla revisione delle detrazioni fiscali, ma si tratta solo di buone intenzioni che abbiamo udito già altre volte e alle quali però non sono poi seguiti fatti concreti. Le uniche certezze sono state i tagli ai Comuni e l’aumento della tasse, soprattutto sulla casa. Ecco perché il varo del Def sta mettendo in allarme i Comuni che temono nuovi tagli alle loro risorse, che a loro volta andrebbero a ripercuotersi o sulla qualità dei servizi (dagli asili nidi ai trasporti, dall’assistenza agli anziani alla raccolta dei rifiuti) che gli stessi erogano, o sull’aumento della tassazione locale. C’è poi il capitolo local tax, la nuova tassa sugli immobili che sostituirebbe l’Imu e la Tasi, che il governo vorrebbe far entrare in vigore nel 2016. Un’eventualità che fa già tremare i piccoli proprietari di casa che di certo non credono più alle promesse dell’esecutivo governo di lasciare invariato il gettito. Doveva essere così, infatti, anche nel passaggio dall’Ici all’Imu e invece l’aumento della tassazione è stato, in alcuni casi, sino a quasi il 200 per cento!

giovedì, aprile 02, 2015

CON RENZI TASSE ALLE STELLE

di Giacomo Stucchi
Mentre nel maggior partito di governo, il Pd , la tensione cresce, tra un Bersani che ha chiaramente minacciato di non far passare l’Italicum se non verranno accolte alcune modifiche e le inchieste giudiziarie che vanno avanti in diverse città allargandosi a macchia d’olio e coinvolgendo vari esponenti democratici, il Paese continua a rimanere nei guai. A certificarlo sono ancora una volta i dati dell’Istat secondo i quali il 2014 si è chiuso con un rapporto tra deficit e Pil delle casse pubbliche al 3%, con una crescita delle entrate dello 0,6% cui ha fatto da contraltare una spesa maggiore dello 0,8% e con una pressione fiscale al 43,5%, 0,1 punti percentuali in più dell'anno prima. Insomma sono questi i grandi numeri della macchina pubblica italiana, tracciati nel conto economico trimestrale delle Amministrazioni pubbliche dell'Istituto di statistica, che dicono chiaramente come con il Pd a Palazzo Chigi i cittadini continuino ad essere tartassati. I dati confermano, in sostanza, che proprio il governo Renzi non ce le fa ad invertire politiche e tendenze economiche che appaiono tipiche della sinistra. Siamo alle solite, con una spesa pubblica fuori controllo e un prelievo fiscale stratosferico che strozza letteralmente l’economia. Sono questi i problemi da aggredire, ma il governo in carica si è ben guardato dall’affrontarli, lasciando anzi la spending review del commissario Cottarelli, voluto da Letta e cacciato da Renzi, in un cassetto e guardandosi bene dal diminuire davvero la pressione fiscale. Altro che 80 euro e riduzione dell’Irap, che sono solo palliativi inadeguati a risolvere i problemi definitivamente e per bilanciare i quali sono aumentate le tasse locali, bisogna letteralmente abbattere il prelievo fiscale sulla casa, che produce un gettito mostruoso, e ridurre le aliquote Irpef. Altrimenti il Paese non ripartirà mai.

mercoledì, aprile 01, 2015

1°/04/15 - ROMA - Senato, Sala Nassirya - Conferenza stampa presentazione relazione Copasir su operazioni "Farlalla", "Rientro e "Flamia".



 


LE DOPPIE VERITA' DEL GOVERNO RENZI

di Giacomo Stucchi
I fatti, non le chiacchiere, continuano a smentire il premier e i suoi ministri. A cominciare dai dati sulla disoccupazione che l’Istat registra ancora in aumento, soprattutto tra i giovani e le donne. Altro che effetti benefici degli sgravi sulle assunzioni o del Jobs act, la verità è che il governo si pavoneggia per i numeri sui contratti di lavoro stipulati dall’inizio dell’anno ma si tratta in gran parte di trasformazioni di rapporti già esistenti. E non potrebbe essere diversamente perché per far ripartire l’economia e creare nuova occupazione, serve abbassare le tasse davvero, snellire le pastoie burocratiche, liberare risorse economiche a vantaggio delle famiglie e delle piccole e medie imprese. Ma si tratta di temi lontani dai pensieri del premier-segretario che giunto alla guida del suo partito e poi di Palazzo Chigi con l’intento di rottamare la vecchia classe dirigente si ritrova a dover prendere le distanze da usi e costumi, dalle tangenti agli intrecci con le cooperative rosse, che a quel sistema appartenevano ma che dimostrano di essere vivi e vegeti anche nell’era Renzi. Il sottoscritto non è avvezzo a commentare fatti e inchieste giudiziarie, tanto meno quando queste si alimentano con la pubblicazione dei verbali di intercettazioni sui giornali, preferendo invece che la giustizia faccia il suo corso e confidando nel fatto che prima o poi la verità verrà a galla. Qui, però, il discorso è un pò diverso perchè il governo a parole dice di essere contro la corruzione e il malaffare ma poi utilizza due pesi e due misure a seconda delle convenienze: dimissioni immediate per Lupi, posto garantito invece per i sottosegretari indagati; lotta, a parole, contro i potentati locali ma poi si mette in lista per le elezioni europee un sindaco che prende 80mila voti di preferenza, non proprio uno che passa per caso, ma che poi viene arrestato. Insomma, Renzi è allo stesso tempo il segretario del principale partito di governo ma anche il presidente del Consiglio e su certi fatti non può fare finta di niente.