Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

domenica, giugno 29, 2008

Festa Lega Nord a Cologno al Serio






Amici da una vita! Grandissimi!

Brusaporto: Festa Alpini Padani






Mitici Alpini

sabato, giugno 28, 2008

Bergamo: 60 anni di Cassa Edile






La cerimonia ufficiale

venerdì, giugno 27, 2008

Zogno: Festa Lega Nord






Grandi. Serata bellissima. Grazie

giovedì, giugno 26, 2008

IL GOVERNO "FANTASMA" DEL PD

di Giacomo Stucchi

Siamo consapevoli che, dopo il risultato delle ultime elezioni politiche, ma soprattutto alla luce del dibattito interno al Partito democratico e tra questi e il suo alleato - l’Italia dei Valori di Di Pietro - commentare ciò che non va nello schieramento guidato dall’ex sindaco di Roma, è un po’ come sparare sulla Croce Rossa. Utilizzato per far fuori Prodi, e poi contestato a seguito del disastro elettorale, per Veltroni non c’è pace ormai da diversi mesi.
Ci occupiamo della questione perché l’“Obamadenoantri” è comunque il segretario del più importante partito di opposizione e, in una democrazia compiuta, è importante non solo che l’opposizione esista ma che eserciti anche il suo ruolo. Il fatto è che, dopo lo choc del 13 e 14 aprile, aggravato inoltre dall’esclusione dal Parlamento della sinistra estrema, il Pd non si è ancora ripreso e, cosa ancor più grave, non si vedono segnali in tal senso neppure in lontananza. Questo navigare a vista, ma forse sarebbe meglio dire stare a galla, sul piano polito si traduce in un vuoto totale soprattutto nell’iniziativa parlamentare, che non può che preoccupare l’opposizione. Il fatto è che da subito il Governo ha spinto il pedale sull’acceleratore, una necessità dettata dalle emergenze in atto, ma anche dalla forte spinta propulsiva della Lega Nord, che di fatto impedisce a Palazzo Chigi di tergiversare. I decreti legge approvati per venire incontro, nel più breve tempo possibile, alle richieste dei cittadini in materia di sicurezza, potere d’acquisto e diminuzione delle tasse, stanno mano a mano per essere discussi e approvati nei due rami del Parlamento, seguendo una tabella di marcia che è del tutto inusuale per il nostro sistema politico e istituzionale. Insomma, può darsi che non tutti i cittadini ne abbiano la percezione, ma chi ha a che fare coi meccanismi legislativi può constatare che si sta facendo di tutto per far presto e bene. Il Carroccio, da parte sua, sta interpretando a pieno il suo ruolo ed è innegabile come, in queste prime settimane di vita, l’azione dell’esecutivo sia fortemente influenzata dalle proposte della Lega Nord, che di fatto assume sempre più un ruolo determinante, come quelle sulla sicurezza e sull’immigrazione.
Dinanzi a questi grandi cambiamenti, il Pd rimane silente, incapace di esprimere un “si” o un “no”, ricorrendo in qualche caso anche all’inutile abbandono dell’aula quando si tratta di votare un provvedimento. A parte le dichiarazioni di Veltroni, in riferimento alle prese di posizione del premier sull’operato della magistratura, o ai commenti scontati di alcuni organi di stampa della sinistra su alcune iniziative della Lega nella lotta all’immigrazione, non c’è traccia di un’iniziativa degna di nota. Il cosiddetto governo ombra, una pratica consolidata in molte democrazie per permettere alle opposizioni di controbattere alle iniziative della maggioranza, proponendo però delle alternative nelle mani di Veltroni e compagni, è diventato un fantasma. L’auspicio, quindi, è che il Pd esca dall’angolo nel quale si è cacciato, abbandoni le tentazioni di andare al rimorchio del giustizialista Di Pietro e cominci ad accettare, in modo propositivo, il grande processo di cambiamento che la Federazione della Libertà ha già posto in essere.

martedì, giugno 24, 2008

La strada è in salita ma con la Lega a Palazzo Chigi la musica è cambiata

di Giacomo Stucchi


Chi credeva che porre rimedio ai disastri provocati dal Governo Prodi, anche a seguito della sciagurata Finanziaria 2007, sarebbe stata una passeggiata, ha sbagliato le previsioni. La situazione è drammatica sia per le tasche dei contribuenti, che sono diventati tutti più poveri, ma anche per il bilancio dello Stato, le cui casse non sono certo floride. In queste condizioni bisogna essere molto vigili affinché, in nome delle emergenze, che peraltro sono una diretta conseguenza delle inettitudini del centrosinistra, non si commettano errori di valutazione le cui ripercussioni economiche potrebbero poi ricadere su tutti noi. Ecco perché la Lega Nord ha chiesto e ottenuto dal Pdl che, per quanto riguarda il decreto sui rifiuti, le regioni in cui c’è l’emergenza “coprano” con un mancato trasferimento di fondi le spese per lo smaltimento. E’ giusto che lo Stato intervenga per risolvere certi problemi ma lo è altrettanto il fatto che le regioni che versano in grave difficoltà, anche a causa dell’incapacità dei loro amministratori, si assumano le loro responsabilità. Dicevamo prima dei problemi oggettivi, dei quali non si può non tener conto ai fini della buona riuscita dell’azione di Governo. In tal senso, crediamo, si stia facendo tutto il possibile. In alcuni casi, si tratta addirittura di sanare situazioni legislative da Prima Repubblica. Come, per esempio, la procedura prevista dalla legge finanziaria, cioè dalla legge 468 del 1978, che da tre decenni regola il bilancio dello Stato e che impegna il Parlamento dalla primavera a fine anno, senza lasciargli il tempo di affrontare seriamente tutte le altre questioni sul tappeto. Tale legge nasce in un momento storico in cui lo Stato centralista, nel quale il vecchio Pci la faceva da padrone nelle scelte di politica economica, e non solo, prevaleva su tutte le altre istituzioni, secondo il criterio dell’accentramento e del controllo a tutti i livelli: Comuni, Province, e Regioni. Le stesse misure che avrebbero dovuto favorire lo sviluppo delle aree più depresse, vedi per esempio la Cassa per il Mezzogiorno, anziché centrare l’obiettivo per le quali erano state create, hanno finito col diventare strumenti di pressione, e di acquisizione del potere, da parte di questo o di quell’altro capo corrente dei partiti di quegli anni. Oggi, in uno Stato ove (nonostante le battaglie della Lega Nord e l’azione di pungolo del Carroccio all’interno del Governo) esiste sempre la tendenza a centralizzare più che a delegare, a cavalcare l’emergenza più che a programmare. Il pericolo che tutto rimanga com’è, e che alla fine non cambi nulla, è sempre dietro l’angolo. Anche per questa ragione è importante che nell’ultimo Consiglio dei ministri siano state approvate le linee guida della manovra economica, mettendo così il Parlamento nelle condizioni di esaminare, già dalla prossima settimana, i singoli provvedimenti. Considerando gli altri decreti in scadenza, a cominciare da quello sull’Ici, è possibile quindi immaginare un calendario dei lavori parlamentari molto denso, ma è intento della Federazione della Libertà dare risposte concrete ai cittadini nel più breve tempo possibile. Certo, come dicevamo in premessa, nessuno si illuda che tutto proceda senza che il “diavolo ci metta la coda”. Nel senso che, tanto le forze di opposizione in Parlamento, quanto le forze sociali ad esse contigue (come quelle rappresentate da alcune sigle sindacali), di certo non remano a favore della suddetta tabella di marcia. Un primo assaggio, per esempio, lo abbiamo avuto con la polemica sull’inflazione programmata, suscitata ad arte nel tentativo far saltare il tavolo tra sindacati e Confindustria sulla riforma del sistema contrattuale. Anche in questo caso, però, l’opposizione continua a prendere cantonate. Lo stesso segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, si è infatti chiesto “come mai quando l’anno scorso nel Dpef Prodi fissò un tasso d’inflazione programmata ben al di sotto di quella reale, nessuno disse niente? In realtà si tratta di un falso problema”. E se lo dice lui!

Strasburgo: lavori del Consiglio d'Europa






Secondo giorno di sessione.

Strasburgo: Consiglio d'Europa






Riunione della Commissione sull'immigrazione

lunedì, giugno 23, 2008

Strasburgo: Consiglio d'Europa






Intervento del Ministro degli Esteri svedese

domenica, giugno 22, 2008

Concerto di musica celtica






Nella splendida cornice di Palazzo Visconti a Brignano.

sabato, giugno 21, 2008

Il matrimonio multietnico del mio amico Gigi






Celebra il rito don Daniele Belotti. Leghisti del sud America

venerdì, giugno 20, 2008

Festa della Lega a Brignà





Una bella festa, una bella serata. Grazie a tutti.

Nessuna bega nella maggioranza, ma le promesse vanno mantenute

di Giacomo Stucchi

Siamo stati eletti per tutelare gli interessi del Nord, nessuno può pensare che gli uomini e le donne del Carroccio stiano in Parlamento se non per raggiungere questo obiettivo. In tal senso, realizzare il federalismo fiscale in questa legislatura, ma anche innescare questo cambiamento nel nostro sistema in modo che in futuro, qualsiasi Governo si insedi a Palazzo Chigi, non si possa più tornare indietro, è la nostra mission. Solo un federalismo fiscale irreversibile potrà, infatti, permettere di trasformare in fatti concreti il nostro progetto politico. Ecco perché la Lega Nord ha il dovere, verso i tantissimi elettori che con il loro voto hanno dimostrato di condividere il nostro obiettivo, di fare tutto quanto è nelle proprie possibilità per ricordare, in ogni istante, al Governo in carica, che quello del federalismo fiscale è una priorità assoluta. Purtroppo, però, tra la questione dei rifiuti in Campania, i debiti di Roma, per i quali dobbiamo “ringraziare” i sindaci della sinistra Rutelli e Veltroni, e altre questioni, come per esempio quella della ratifica del Trattato di Lisbona, il Governo è chiamato ad affrontare tanti problemi su mille fronti diversi, intanto le settimane passano ed è sempre il Nord a dover tirare la carretta. Adesso, però, abbiamo un piano concreto, legislativo e amministrativo, per far si che chi produca possa davvero utilizzare sul proprio territorio le eventuali maggiori risorse, anziché continuare a dissiparle in mille rivoli per tamponare questo o quell’altro intervento. Qui non si tratta di litigare con il premier, o con una parte della coalizione, come furbescamente qualche organo di stampa vorrebbe far credere all’opinione pubblica, ma di rispettare gli impegni assunti con gli elettori in campagna elettorale. Nella Federazione della Libertà non c’è alcuna “bega di portineria”, né trucchi di Palazzo. Chi lo sospetta, o lo insinua, vuol dire che è rimasto indietro di qualche anno e non ha capito niente della svolta epocale segnata dal risultato elettorale dello scorso aprile, quando si è dato il via ad una stagione politica irripetibile contrassegnata dalle riforme e da un effettivo cambiamento. Oggi, dopo l’input elettorale avuto dalla nostra gente, non ci sono più margini per rinviare, discutere, approfondire, o verificare alcunché, ma esiste una sola parola d’ordine: mantenere le promesse. Vanno bene gli aiuti ai meno abbienti, così come tutte le altre misure economiche contenute nella manovra finanziaria (da 35 miliardi di euro in tre anni per raggiungere l’obiettivo di pareggio entro il 2011), che la Lega condivide e appoggia, ma sarà il provvedimento sul federalismo fiscale a caratterizzare la prossima sessione di bilancio. Sarà questa la vera riforma che permetterà di dare al Nord quello che gli spetta. La Lega ha dimostrato, per l’ennesima, volta di essere determinante per qualsiasi maggioranza di Governo. Segno evidente che la questione settentrionale ha il suo peso, ma anche che, dopo anni di dibattiti e tentativi, più o meno andati a vuoto, per venire a capo dei problemi, di fatto questi sono ancora tutti sul tappeto. Noi della Lega stiamo al Governo per testimoniare in ogni momento questo stato di cose e per trovare delle soluzioni definitive, tutto il resto sono chiacchiere da bar che lasciano il tempo che trovano e che non portano a niente.

mercoledì, giugno 18, 2008

TRATTATO UE, IL “NO” IRLANDESE E' UN’OCCASIONE PER RIFLETTERE


di Giacomo Stucchi

Quello sul futuro dell’Unione europea non è un argomento da “addetti ai lavori”, ma riguarda il futuro di tutti i cittadini. Dopo il risultato del referendum in Irlanda, che ha bocciato la ratifica del Trattato di Lisbona, niente è più come prima e non è un caso se a Bruxelles si vivono ore di ambasce per le decisioni che dovranno essere prese per superare l’impasse. In questi giorni sugli irlandesi è stato detto davvero di tutto. Solo perché hanno “osato” opporsi agli euro burocrati, gli è stato anche rinfacciato di essere stati ingrati con l’Ue. L’Irlanda, dicono i falsi ben pensanti nelle ovattate stanze dell’europarlamento, ma anche alcuni osservatori votati alla “causa europeista”, ha avuto tanto dall’Unione e adesso ricambia così. A noi questo ragionamento pare un po’ surreale. In primo luogo, perché il “no” al Trattato non è altro che il risultato di una espressione di voto popolare. Non esiste un istituto di consultazione più democratico del referendum, e perciò non si può rinfacciare al popolo, che molto opportunamente ha deciso di esercitarlo, l’esito del voto. Che è, lo ripetiamo, popolare e quindi insindacabile. In secondo luogo, il dibattito sull’esito del referendum a noi pare più una foglia di fico, dietro la quale nascondere le molte cose che non vanno nell’attuale processo di integrazione europea. La verità è che l’Ue a 27 non funziona, ma i capi di Governo continuano a sottoscrivere accordi che poi i popoli rigettano. E’ successo nel 2005 con il voto negativo di Francia e Olanda alla Costituzione europea, e la storia si è ripetuta adesso con il referendum irlandese. Forse è giunto il momento di chiedersi perché i Trattati Ue vadano avanti solo se ratificati nei Parlamenti, mentre invece si arenano tutte le volte che è il voto popolare a dover decidere. E’ possibile che gli irlandesi, una volta avuto quello che volevano dall’Ue, adesso non siano interessati ad un’integrazione politica. E allora? Nessuno può fargliene una colpa, tanto meno i capi di Stato o di governo degli altri Stati membri dell’Ue. Anche perché, se proprio vogliamo entrare nel merito, nessuno può negare che il Trattato di Lisbona, con più di 400 articoli, che nessuno conosce e che sono intrisi di idee tanto inutili quanto irrealizzabili, come per esempio quella dell’unico rappresentante europeo per la politica estera o l’altra del voto a maggioranza invece di quello all’unanimità, ha davvero poco appeal. Non saprei dire se gli irlandesi, come del resto i francesi e gli olandesi tre anni fa, abbiano avuto paura della nuova Ue, di certo però non hanno avuto fiducia. Qualcuno ha detto che l’Europa ha perso il “cuore”, ovvero l’entusiasmo che negli anni passati aveva portato alla nascita dell’Unione, ma la verità è che non sapremo mai cosa sarebbe accaduto se a dire la loro, quando negli anni Cinquanta nacque la Cee, fossero stati i popoli, anziché i Governi. Oggi la soluzione al “no” di Dublino non può essere quella di fare come lo struzzo e fare finta di niente ma, al contrario, dovrebbe essere quella di tenere conto della volontà popolare e comportarsi di conseguenza. Per quanto riguarda l’Italia, è vero che la Costituzione prevede che a ratificare i Trattati internazionali sia il Parlamento, ma è anche vero che quello di Lisbona non è un Trattato qualsiasi, come gli altri, ma comporta l’adesione ad un super Stato (del quale francamente nessuno sente la necessità) e pertanto richiederebbe una riflessione che vada al di là delle aule parlamentari.

giovedì, giugno 12, 2008

ALLARME ECONOMIA, L'UE NON PONGA OSTACOLI AI GOVERNI

di Giacomo Stucchi

Secondo la Banca centrale europea esisterebbe un allarme Italia sul fronte dell’economia. Il nostro, infatti, sarebbe tra i paesi per i quali è "particolarmente urgente" accelerare gli sforzi di risanamento dei conti pubblici poiché disporrebbe di un margine di manovra "scarso" o "nullo", essendo già vicina al valore di riferimento del 3% del Pil. Abbiamo volutamente utilizzato il condizionale non perché non riteniamo attendibile la fonte della suddetta notizia, ma perché, quando si tratta di conti pubblici, è sempre meglio essere prudenti. La Bce, inoltre, nel suo bollettino mensile, dove rileva anche che l'inflazione dell'area euro rimarrà ampiamente sopra il 3% per tutto il 2008, fotografa la situazione economica più in generale: "nell'orizzonte di medio periodo le prospettive per la stabilità dei prezzi restano chiaramente soggette a rischi al rialzo e questi ultimi sono ulteriormente aumentati". Secondo l’istituto comunitario, i rischi maggiori per l'inflazione vengono da prezzi di energia e alimentari, prezzi amministrati, imposte indirette e da una possibile spirale rialzista prezzi-salari. In questo caso, si tratta di un’analisi incontestabile che effettivamente rispecchia la situazione di molte famiglie che, pur potendo contare su uno stipendio fisso, non riescono più a far fronte alle spese domestiche ordinarie e, se posti dinanzi alla necessità di una spesa non prevista, entrano in crisi. Tutto questo succede più o meno in tutte le regioni, comprese quelle del Nord, tradizionalmente più ricche, che invece oggi registrano il sempre più allarmante fenomeno dei cosiddetti “nuovi poveri”. Ovvero di quella classe media (per lo più impiegati con un reddito fisso) il cui stipendio si è decurtato paurosamente a causa dell’aumento dei beni di prima necessità (in primis alimentari e carburanti). Se questa è la diagnosi, allora quale deve essere la cura? Dal nostro punto di vista l’Ue, con la sua legislazione invasiva fatta di leggi, regolamenti e codicilli vari, proprio alla luce dell’analisi citata, deve cambiare decisamente registro e prevedere un più ampio margine di discrezionalità ai singoli Stati membri affinché questi possano adottare le misure economiche che servono alla soluzione della crisi. Per quanto riguarda l’Italia, la riduzione delle tasse, o la defiscalizzazione delle ore straordinarie (una misura che serve ad incentivare il lavoro e non a deprimerlo) costituiscono un esempio di cosa può fare un Governo per venire incontro alle esigenze dei cittadini. Dinanzi a queste iniziative, perciò, Bruxelles non può fare altro che prendere atto delle decisioni assunte, astenendosi dal posizionare paletti vari o dal sanzionare questo o quell’altro intervento. Già un anno fa, in occasione dei primi passi compiuti dal presidente Sarkozy subito dopo la sua elezione (che andavano esattamente nella direzione da noi auspicata), avemmo modo di sottolineare come ogni singolo Stato membro dell’Ue ha il diritto-dovere di attuare una politica economica che non si faccia strozzare dai lacci e laccioli dell’Unione europea ma, al contrario, che serva a soddisfare le più immediate esigenze delle imprese e dei contribuenti, dinanzi alle quali non c’è patto di stabilità che tenga. Ebbene, oggi, a poche settimane dal suo insediamento, il Governo Berlusconi, con l’impulso determinate della Lega Nord, direi che si sta muovendo seguendo questa strada e l’auspicio è che continui a farlo per tutta la legislatura senza tentennamenti di sorta.

martedì, giugno 10, 2008

Sicurezza, risultati tangibili con la Lega al Governo


di Giacomo Stucchi

Se non è una rivoluzione, ci manca poco. Il confronto che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha aperto coi Sindaci di alcune città del Nord, firmatari della Carta di Parma, è una di quelle iniziative destinate a lasciare il segno. Non solo nel breve periodo, per il forte impulso che il tavolo avrà nell’adozione delle misure atte ad arginare il fenomeno della criminalità, ma anche nel futuro, quando nessun esecutivo (a prescindere dal colore politico) potrà legiferare prescindendo dalle richieste dei primi cittadini. Solo chi amministra sul territorio, infatti, conosce nel particolare i problemi della propria cittadinanza e può quindi interloquire, meglio di chiunque altro, con le istituzioni centrali per risolvere le questioni sul tappeto. Ma in ciò che è accaduto nella riunione di Parma, alla quale (occorre precisarlo) sono intervenuti Sindaci di tutte le appartenenze politiche, a dimostrazione del fatto che quello sulla sicurezza è un dramma rispetto al quale non esistono né ricette ideologiche né etichette di alcun tipo, c’è molto di più. Sul piano istituzionale, in primo luogo, perché il tavolo tra sindaci ed esecutivo dà luogo ad una sorta di federalismo costruito sul campo. Per la prima volta, cioè, il Governo è andato incontro ai Comuni, non per tartassarli o chiedere loro sacrifici, ma per ascoltare le esigenze locali e ad esse trovare delle soluzioni. Non si tratta di una cosa da poco, soprattutto se si considera che sino a un mese e mezzo fa (anche se sembra che sia passato molto più tempo), i Sindaci non solo non avevano un interlocutore diretto a Palazzo Chigi, ma non venivano nemmeno messi nelle condizioni di affrontare i problemi relativi alla sicurezza dei loro concittadini. Oggi non è più così, per combattere il degrado, il vandalismo, le molestie, l’accattonaggio, i furti, le aggressioni, gli stupri, e tutto quanto ha reso le nostre città insicure e invivibili (complice anche l’irresponsabile politica del Governo Prodi che, negli ultimi due anni, ha lasciato che la legge sull’immigrazione, la Bossi-Fini, anziché essere applicata, restasse nel limbo delle buone intenzioni,) i Sindaci non sono più soli e possono guardare al futuro con fiducia, consapevoli del fatto di avere nello Stato un alleato e non un ostacolo. Sul piano politico, non è superfluo sottolinearlo, occorre poi ricordare che solo con la Lega Nord al Governo è stato possibile creare, peraltro in così poco tempo, un unico fronte, tra municipi e ministero dell’Interno, nella comune lotta alla criminalità. I Sindaci, come già sottolineato, hanno fatto la loro parte. Nel senso che, senza fare troppi giri di parole, hanno trovato un intesa comune sulle cose da fare in concreto. Dubito, tuttavia, che senza un esponente del Carroccio al Viminale, che non ha perso tempo a confrontarsi con loro, avrebbero trovato così spalancate le porte di Palazzo Chigi. Ma a questo punto, al di là dei riconoscimenti, ciò che conta è che un percorso sia iniziato e che molto presto si possano vedere risultati concreti nell’interesse di tutti i cittadini.

venerdì, giugno 06, 2008

Pognano: festa Lega Nord






Grandissimi. Grazie a tutti. Padania libera!