Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

domenica, luglio 31, 2011

CIVIDATE - 31/07/11 - FESTA LEGA NORD






























































giovedì, luglio 28, 2011

QUEI SILENZI ASSORDANTI DEL PD

di Giacomo Stucchi



L’annuncio di ricorrere ad una class action da parte degli iscritti del Pd per reagire alle notizie sulle inchieste giudiziarie pubblicate da alcuni giornali, la dice lunga sullo stato confusionale nel quale versa il principale partito di opposizione. Torniamo sull’argomento, dopo essercene già occupati nell’ultimo nostro intervento su La Padania, perché lo riteniamo sintomatico di uno stato d’animo che alberga in una parte della classe dirigente del Pd che anziché assumersi le proprie responsabilità continua a fare della morale agli altri, soprattutto sui provvedimenti governativi che riguardano la giustizia. In tema di giustizia diciamo subito che la nomina del nuovo Guardasigilli Francesco Nitto Palma è una buona notizia. Non perché il suo predecessore non sia stato all’altezza della situazione, anzi è vero esattamente il contrario, ma perché una volta deciso nel Pdl di eleggere Alfano segretario di quel partito era giusto e doveroso che fosse messo nelle condizioni di farlo a tempo pieno. Al neo responsabile di via Arenula ci sentiamo peraltro di rivolgere, oltre agli auguri di buon lavoro, un invito a guardare alle riforme della giustizia, che in passato, troppo spesso, sono state fatte a compartimenti stagni, senza considerare il loro quadro d’insieme. Tornando al Pd, e alle reazioni di Bersani per le notizie sulle indagini giudiziarie che riguardano il suo partito, non si capisce bene a cosa si riferisca il segretario quando dice di volere fermare “la macchina del fango”, lasciando intendere poi di aver capito perché, ed ad opera di chi, la stessa sia stata messa in moto. In sostanza Bersani ha denunciato all’opinione pubblica il tentativo in atto di screditare il suo partito, ad opera di “poteri forti” e utilizzando le inchieste giudiziarie, per impedire che lo stesso possa diventare un’alternativa credibile all’attuale governo in carica. Si tratta di un’analisi che lascia perplessi. In primo luogo perché a decidere chi mandare al governo non sono le Procure ma il popolo quando si reca a votare. In secondo luogo perché alcuni dei rati contestati, come quelli a carico di Penati nell’inchiesta di Monza, o al senatore Tedesco nel caso dell’inchiesta di Bari, risalgono ad un' epoca antecedente ai recenti sviluppi della politica nazionale. La qual cosa farebbe pensare o che gli inquirenti avessero ampiamente previsto gli accadimenti o che abbiano volutamente tenuto nel cassetto certe testimonianze per chissà quanto tempo! Noi non crediamo né all’una né all’altra ipotesi. Come del resto pensiamo non lo credano neppure alcuni esponenti del Pd, a cominciare dal sindaco di Firenze Renzi, che con il loro silenzio assordante di questi giorni in realtà dicono più di mille parole. Che non sono certo di solidarietà nei confronti dei loro dirigenti.

CENATE- 28/07/11 - FESTA LEGA NORD

















































PEDRENGO - 28/07/11 - FESTA LEGA NORD











































martedì, luglio 26, 2011

STARE ALL'OPPOSIZIONE NON ESIME IL PD DA RESPONSABILITA'

di Giacomo Stucchi





La lettera di Bersani al Corriere della Sera, che tecnicamente si può sintetizzare in un appello alla classe politica, per quanto riguarda la proposta di una legge sui bilanci dei partiti, ma che politicamente è un chiaro tentativo di prendere le distanze dall’inchiesta giudiziaria di Monza, soprattutto quando il segretario del Pd sottolinea che il suo partito “è totalmente estraneo ai fatti oggetto di indagine”, riporta coi piedi per terra il maggiore schieramento di opposizione. Per troppi mesi infatti abbiamo dovuto assistere, dentro e fuori il Parlamento, ad un atteggiamento censorio del Pd auto-collocatosi al di sopra delle presunte debolezze altrui. Le inchieste giudiziarie lombarde balzate agli onori della cronaca negli ultimi giorni, unitamente alle responsabilità della classe dirigente del Pd nelle vicende sui rifiuti di Napoli e sulla malasanità pugliese (solo per citare i casi più eclatanti), dimostrano che in realtà il Partito Democratico non è mai stato nelle condizioni di potere rivendicare alcuna patente di moralità. Premesso che qui non si tratta di tirare in ballo il classico "mal comune mezzo gaudio" (considerato che per quanto ci riguarda episodi di corruttela e di mal costume, da qualsiasi parte politica vengano posti in essere, sono sempre da condannare e da perseguire con tutti i mezzi), il punto è che il Pd ha tentato di “fustigare” politicamente governo e maggioranza, e per molti mesi si è anche illuso di poter rovesciare un esecutivo democraticamente eletto grazie alle inchieste giudiziarie, senza preoccuparsi di avanzare proposte serie e alternative in riferimento alle tante questioni sul tappeto. Sulle riforme poi, all’atteggiamento di apertura assunto nella prima parte della legislatura, si è via via sostituito un muro contro muro. Si dirà che si tratta di un film già visto! E’ vero, ma con l’aggravante che l’attuale contesto economico internazionale non consente più a nessuno di tergiversare. Dare addosso ai rappresentati del governo, in primis al presidente del Consiglio, nel tentativo di delegittimarli, in molti casi significa mettere a repentaglio non tanto la reputazione di Tizio o di Caio ma la sicurezza del Paese. Spalleggiata da organi di informazione di parte, la stessa che adesso però sulla vicenda di Penati procede coi piedi di piombo, la classe dirigente del Pd per mesi ha giocato al massacro. Per questo accogliamo positivamente, non le inchieste giudiziarie che lo riguardano, e sulle quali comunque speriamo venga accertata presto e bene tutta la verità, ma i nuovi buoni propositi del Pd a discutere di riforme, compresa quella di una nuova legge sui bilanci dei partiti. Che, a condizione che funzionino democraticamente, per quanto ci riguarda continuano ad essere la migliore cinghia di trasmissione possibile tra gli elettori e il vertice politico ed istituzionale. Per un partito politico, tuttavia, trovarsi collocato all’opposizione non lo esime certo dalle responsabilità.

sabato, luglio 23, 2011

SONCINO - 23/07/11 - FESTA LEGA NORD
























































































































VILLA REALE DI MONZA - 23/07/11 - INAUGURAZIONE NUOVI UFFICI MINISTRI IN PADANIA















































































































































venerdì, luglio 22, 2011

TORRE BOLDONE - 22/07/11 - FESTA LEGA NORD




































TREVIOLO - 22/07/11 - FESTA LEGA NORD






































martedì, luglio 19, 2011

LE RIFORME SERVONO A METTERE IN SICUREZZA IL PAESE

di Giacomo Stucchi



La scorsa settimana, proprio sulle pagine de La Padania, auspicavamo che il clima di coesione politica, che aveva portato all’approvazione della manovra economica a tempi di record, continuasse anche sulle riforme strutturali urgenti che servono al Paese. Ma prima di soffermarci su cosa il Governo e il Parlamento potrebbero fare per cambiare davvero un sistema istituzionale non più al passo coi tempi, e magari contribuire a creare quel clima di fiducia che serve ad arginare le azioni speculative sui mercati, dobbiamo innanzi tutto soffermarci sul contesto internazionale, economico e politico, nel quale ci troviamo ad operare. Da parte dei centristi a volte si fa riferimento ai vecchi governi della Prima Repubblica che incentivavano le spesa pubblica, quasi come a dire che si stava meglio quando si stava peggio. Niente di più falso! Quei governi potevano agire in modo dissennato perché non avevano alcun tipo di controllo sul debito pubblico e se, per esempio, varavano un piano di assunzioni nella pubblica amministrazione non dovevano preoccuparsi di trovare nell’immediato la copertura finanziaria. Oggi per fortuna non è più così. L’Europa, tra l’altro, non consente ai singoli Stati di attuare in autonomia politiche economiche che abbiano come conseguenza quella di derogare a vincoli ben precisi. Di contro, per le speculazioni finanziarie, il cui unico obiettivo è quello di massimizzare i profitti, è più facile trovare terreno fertile. Attaccare un lato debole dell’euro, per esempio quello della Grecia, significa infatti mettere in crisi un intero sistema economico e monetario. In questa situazione cosa può fare il governo in carica? In primo luogo, può portare a compimento quelle riforme strutturali che, oltre a ridurre i costi della politica, e della macchina statale nel suo complesso, darebbero un forte segnale di cambiamento e di discontinuità con il passato. In tal senso lo schema di legge costituzionale presentato a firma del Ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, che sarà all’esame del prossimo Consiglio dei ministri, contiene giustamente disposizioni concernenti la riduzione del numero dei parlamentari (che diventano 500, tra deputati e senatori, e ricevono un’indennità in misura corrispondente alla loro effettiva partecipazione all’attività di Commissione e Aula), l’istituzione del Senato federale della Repubblica e la nuova forma di Governo. Il provvedimento rappresenta una risposta concreta alla duplice esigenza di una razionalizzazione dei tempi e dell’efficacia dell’azione politica, ma anche dei suoi costi, e inoltre è un valido strumento per mettere in sicurezza il Paese. La proposta, in particolare con l’introduzione della sfiducia costruttiva e anti-ribaltone ma anche con la possibilità di accelerare l’iter di approvazione dei disegni di legge per i quali il Governo dichiari il carattere di “urgenza”, costituisce un vero e proprio banco di prova sul quale la classe politica, sia di governo che di opposizione, si può misurare per dare risposte concrete ai mercati, ma anche alla pubblica opinione.

giovedì, luglio 14, 2011

MANOVRA DIFFICILE MA CREDIBILE

di Giacomo Stucchi


La richiesta di dimissioni del Governo da parte dei dirigenti dei partiti di opposizione, una volta approvata la manovra economica, appare come la classica minaccia con la pistola scarica. Bersani, in particolare, parla della necessità di una fase nuova “con nuovi protagonisti e non con chi ci ha portato fin qui”. Premesso che nessuno ha la palla di vetro per prevedere cosa accadrà nel medio e nel lungo periodo, il punto è che appare poco credibile chiedere le dimissioni di un Governo che di fatto sta mettendo in sicurezza i conti dello Stato. Se si guarda alla storia recente, ma anche a cosa accade in giro per il mondo nelle più forti economie e nelle democrazie più consolidate (penso agli Stati Uniti), non ci pare un risultato di poco conto. Sulla manovra varata dal Governo, e già approvata dal Senato, del resto sono stati espressi giudizi positivi anche dalle più importanti istituzioni politiche ed economiche internazionali. Al momento quindi il Governo ha il dovere di andare avanti tanto più in un momento di emergenza qual è quello attuale. La manovra peraltro, migliorata anche dalle modifiche apportare dalla Lega Nord, come quelle sulle pensioni o sul patto di stabilità interno degli enti locali, è una risposta difficile ma credibile all’esigenza di pareggio di bilancio che l’Europa chiede entro il 2014. La sfida che lanciamo all’opposizione quindi non è su quanto durerà l’attuale Governo in carica ma sulle cose che potrà ancora fare. Sui giornali di mezzo mondo sono state scritte parole di apprezzamento per la classe politica italiana che in pochi giorni, con l’intesa sui tempi dell’approvazione in Parlamento della manovra economica, sia pur nelle diversità delle posizioni, ha dimostrato di saper reagire nei momenti difficili. Quando cioè i titoli di Stato, e con essi il benessere e la qualità della vita di tutti i cittadini, sono stati messi sotto attacco dalla speculazione, provocando anche qualche vendita per crisi di panico. Quale migliore occasione quindi per fare quelle riforme strutturali che servono davvero al Paese e delle quali parliamo ormai da decenni? Sbaglia chi, dentro e fuori il Parlamento, non guardasse al di là dell’immediato facendo peraltro finta di niente dinanzi agli ormai innumerevoli inviti del presidente della Repubblica, ma anche del governatore uscente della Banca d’Italia Mario Draghi, che esortano ad andare avanti anche per fare le riforme strutturali che servono al Paese. La Lega Nord è pronta da sempre a compiere questo percorso. La manovra ora passa alla Camera e dopo si vedrà cosa c’è dietro l’angolo ma, comunque vada, è probabile servano nuove assunzioni di responsabilità da parte di tutte le forze politiche per varare provvedimenti a favore del bene comune. Come ha ricordato il ministro del Tesoro Tremonti, nel suo intervento al Senato, si tratta del futuro delle nuove generazioni, a favore delle quali abbiamo il dovere di lasciare una società migliore.

martedì, luglio 12, 2011

E' L'ORA DELLA RESPONSABILITA'

di Giacomo Stucchi



Forse oggi a qualcuno sarà più chiaro perché nel 2008 il Governo Berlusconi varò la manovra triennale e forse oggi è ancor più chiaro perché da allora, sino alla presentazione della manovra della quale stiamo discutendo in questi giorni, si sia sempre continuato sulla strada del rigore economico. Una scelta che, certo, sul piano politico ed elettorale ha pesato in termini di consensi al governo, ma che adesso, alla luce di quanto sta accadendo ai nostri titoli di Stato, presi di mira dalla speculazione finanziaria, può essere più comprensibile a tutti. Il fatto è che quando si scherza col fuoco alla fine c’è il rischio di scottarsi. E’ quanto probabilmente avranno capito le forze politiche di opposizione che dopo mesi e mesi di ostruzionismo strumentale, e non solo sui provvedimenti di natura economica ma più in generale su qualsiasi cosa dicesse o facesse il Governo, adesso si sono dichiarate disponibili ad un’approvazione al Senato della manovra economica entro giovedì. Un atteggiamento positivo del quale prendiamo atto, nella speranza che subito dopo l’approvazione della manovra non si ritorni sulla strada seguita nel recente passato quando, in un momento economico e finanziario oggettivamente difficile a livello planetario, Bersani e Di Pietro anziché fare quadrato hanno preferito continuare a spararle grosse contro il premier e i suoi ministri. Corroborati in questa loro azione scriteriata, da un tritacarne mediatico giudiziario che ha fatto di tutto negli ultimi mesi per abbattere il presidente del Consiglio dopo avere cercato di screditarlo a livello mondiale. La nostra non è una difesa d’ufficio del premier, il quale peraltro di avvocati ne ha già anche troppi, ma l’analisi della situazione con gli occhi di chi ha visto in Parlamento gli innumerevoli tentativi, tutti miseramente falliti, di imboscate per far cadere il Governo. Un’azione di sabotaggio, condotta da vecchi e nuovi oppositori (che adesso peraltro cominciamo a pentirsi), alla quale solo un Governo forte e coeso, con l’appoggio serio e responsabile della Lega Nord, ha potuto resistere. Durante gli incontri con la nostra gente, qualche volta capita di sentire militanti che invocano all’abbandono della coalizione di Governo. So, per essere prima che deputato un leghista militante, che l’istinto suggerirebbe di adottare subito questa decisione. Perché l’autonomia dai vincoli di coalizione ci metterebbe nelle condizioni di rivendicare in ogni momento la nostra identità e di batterci per le nostre idee e programmi. Ma poi? Se vogliamo davvero portare a termine le riforme che possono dare libertà e autonomia alla Padania allora dobbiamo assumerci anche delle responsabilità. Questo Governo, che la sinistra, i poteri forti, e certi settori militanti della magistratura, stanno cercando di far cadere in tutti i modi, ha sempre mantenuto i patti con la Lega Nord e non ha mai fatto mancare i voti in Parlamento per l’approvazione del federalismo fiscale. Inoltre, come ha giustamente ricordato Bossi, se non ci fosse il Governo Berlusconi, e soprattutto se non ci fosse la Lega Nord, che ha sempre garantito stabilità e serietà nell’esecutivo, noi oggi staremmo messi come la Grecia.

domenica, luglio 10, 2011

SOLZA - 10/07/11 - FESTA LEGA NORD