SUL DEF PESANO GLI ERRORI DEL GOVERNO
di Giacomo Stucchi
Lungi dal mantenere le promesse annunciate, a cominciare dai precari della
scuola ancora nel limbo dell’incertezza dopo l’annuncio di una prossima
assunzione almeno per una parte di loro, il governo è ora alle prese con il
Documento di economia e finanza. Un passaggio importante reso più complicato
dalla politica economica adottata da Palazzo Chigi nei mesi scorsi, che non ha
dato i frutti sperati e che costringe ora a fare i salti mortali per far
quadrare i conti. I 10 miliardi utilizzati da Renzi per finanziare il bonus
degli 80 euro costituiscono infatti la stessa quantità di risorse che serve per
scongiurare il disinnesco della clausola di salvaguardia che prevede l’aumento
di due punti di Iva dal prossimo anno (dal 10 al 12% nel 2016, al 13% nel 2017 e
dal 22 al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 al 25,5% nel 2018). Il governo dice di
voler reperire i miliardi necessari grazie alla spending review e alla revisione
delle detrazioni fiscali, ma si tratta solo di buone intenzioni che abbiamo
udito già altre volte e alle quali però non sono poi seguiti fatti concreti. Le
uniche certezze sono state i tagli ai Comuni e l’aumento della tasse,
soprattutto sulla casa. Ecco perché il varo del Def sta mettendo in allarme i
Comuni che temono nuovi tagli alle loro risorse, che a loro volta
andrebbero a ripercuotersi o sulla qualità dei servizi (dagli asili nidi ai
trasporti, dall’assistenza agli anziani alla raccolta dei rifiuti) che gli
stessi erogano, o sull’aumento della tassazione locale. C’è poi il capitolo
local tax, la nuova tassa sugli immobili che sostituirebbe l’Imu e la Tasi, che
il governo vorrebbe far entrare in vigore nel 2016. Un’eventualità che fa già
tremare i piccoli proprietari di casa che di certo non credono più alle
promesse dell’esecutivo governo di lasciare invariato il gettito. Doveva essere
così, infatti, anche nel passaggio dall’Ici all’Imu e invece l’aumento della
tassazione è stato, in alcuni casi, sino a quasi il 200 per cento!
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