UNA STORICA RIFORMA CHE NESSUNO POTRA' PIU' FERMARE
di Giacomo Stucchi
Solo con la spinta propulsiva della Lega è possibile portare avanti quelle
riforme che servono davvero al Paese. È questa la sostanza della storica firma
al Patto per l'autonomia, sottoscritto dai governatori di Lombardia, Veneto ed
Emilia e dal sottosegretario Gianclaudio Bressa. Il Patto per
l’autonomia non è più soltanto un grande progetto ma diventa un fatto concreto
che consente di guardare ad uno vero proprio sistema federalista come assetto
dello Stato. Non è retorica, quindi, definire storico questo primo passo, e
almeno per due ragioni. La prima perché dimostra, ancora una volta, come solo
la Lega è in grado di portare avanti processi autenticamente riformatori sanciti
dalla volontà popolare. La firma del Patto per l’autonomia, infatti, è stata
preceduta dal referendum dello scorso ottobre che ha portato al voto milioni di
cittadini. Al contrario di altri referendum che invece, forse anche perché
indetti per consolidare il potere di chi li ha proposti, sono stati poi
bocciati dal popolo nell’urna elettorale. La seconda ragione dell’importanza
storica della firma del Patto per l'’autonomia risiede nella visione di futuro
che lo stesso accordo determina. Ovvero la libertà riconosciuta alle Regioni di
avere piena autonomia su molte materie, a cominciare da alcune principali:
istruzione, lavoro, salute, ambiente, rapporti internazionali. Per un
movimento come la Lega, che ha sempre creduto nell’autonomia dei territori, si
tratta di un passaggio fondamentale che apre la strada, peraltro, alla richiesta
di una maggiore autonomia da parte di tutte le altre Regioni. Penso, per
esempio, al Piemonte e alla Liguria, ma anche alla Campania e alla Puglia, che
hanno già in fase avanzata le trattative con lo Stato centrale. Questo effetto
domino, partito dalla Lombardia e dal Veneto, dà di certo l’idea di quanto sia
importante la firma del Patto per l’autonomia, non solo per i territori del nord
ma anche per tutto il Paese. Si tratta, probabilmente, della più significativa
riforma sull’assetto dello Stato messa in campo negli ultimi anni. Una riforma
che in alcun modo potrà restare lettera morta nel prossimo Parlamento. Infatti,
qualunque siano i rapporti di forza determinati dai risultati elettorali, a
questo punto nessuno potrà più mettere i bastoni tra le ruote a un processo
riformatore in senso federalista che non si fermerà più.
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