Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, settembre 30, 2014

MENTRE IL GOVERNO GALLEGGIA IL PAESE AFFONDA

di Giacomo Stucchi

Il giorno dopo la conta nella direzione del Pd il risultato lascia sul campo molte incertezze. In primo luogo perchè non è detto che anche nei gruppi parlamentari i rapporti di forza siano confermati; in secondo luogo perchè questo inutile e pretestuoso dibattito sull’articolo 18 ha distolto il governo e la maggioranza, ma non certo la Lega Nord, dai veri problemi che stanno ancora lì sul tappeto. Seria riduzione delle tasse e del peso della burocrazia, incentivi alle piccole e medie imprese, razionalizzazione della spesa pubblica. Queste improrogabili urgenze  il Carroccio le pone da sempre al centro del dibattito politico, e ancor di più  dal giorno dell’insediamento del governo Renzi, ma a Palazzo Chigi si preferisce cincischiare. Sul lavoro il presidente del Consiglio, come è suo costume,  ha fatto un passo indietro e l’inziale “irremovibile” posizione del governo, che prevedeva tra l’altro una cancellazione tout court dell’articolo 18, è diventata una  ridefinizione mantenendo il reintegro per i licenziamenti disciplinari, ma lasciando anche nel limbo delle incertezze il contratto unico a tutele crescenti. Ma entrare nei dettagli non serve perché tanto è molto probabile che tra il passaggio in Aula e il successivo rinvio ai decreti applicativi le carte in tavola verranno cambiate chissà quante volte; è una prassi, purtroppo, alla quale il premier ha sempre fatto ricorso per rimanere a galla. Ma mentre il governo galleggia il Paese affonda. L’Istat infatti segnale l’ennesimo dato negativo che vede l’occupazione giovanile in diminuzione ad agosto del 3,6% rispetto al mese precedente (-33 mila) e del 9,0% su base annua (-88 mila); con un tasso di disoccupazione  dei 15-24enni che raggiunge il mostruoso tetto del 44,2%. Bastono  questi numeri  per rendere  palese a tutti l’incapacità del governo Renzi; e lo  stucchevole dibattito sul Jobs Act, che si protrarrà ora in Parlamento, non servirà  certo a cambiare le cose.

giovedì, settembre 25, 2014

IL PD LITIGA E GLI ANNUNCI DEL PREMIER NON INGANNANO PIU' NESSUNO

di Giacomo Stucchi

Sarà pure, come dice il premier Renzi, che il Jobs act non è rinviabile ma l'impressione  è che in questo momento per far andare avanti  il governo serva prima di tutto mettere ordine  nelle fila del Pd, anziché continuare con nuovi inutili annunci.  E' li infatti che si annidano i principali problemi del Presidente del Consiglio, in un partito che non ha mai smesso di celebrare il suo congresso e dove asti e rancori non hanno mai ceduto il passo ad una fattiva ed efficace collaborazione tra le varie correnti. Una condizione, quest'ultima, che potrebbe quasi essere considerata "normale" nella sinistra,  ma che tuttavia non può  essere ammessa in questo momento di grandissima difficoltà economica per il Paese. Soprattutto in considerazione dell’incapacità  di chi è chiamato a risolvere, anziché crearli, i problemi. Basti pensare, per esempio, all’ultima trovata di dare trenta euro al giorno per chi adotta un clandestino e lo ospita a casa sua. Una cosa fuori da ogni logica, che risulta persino difficile immaginare a chi possa essere venuta in mente. Un fatto che la dice lunga su come questo governa aggiri i problemi senza venirne a capo. Ma sembra che Renzi non possa più continuare con la sua politica degli annunci, per dare l’impressione di addivenire a delle soluzioni per i problemi dei cittadini; a  testimoniarlo sono anche gli attacchi  da parte di organi di informazione, a lui compiacenti sino a qualche mese fa, che però adesso hanno cominciato a dispiegare  tutto il loro potenziale per denunciare le incapacità del premier a governare. Non ci sono più alibi, quindi, né giustificazioni di sorta, per annacquare  le responsabilità di chi negli ultimi mesi ha fatto solo annunci e proclami. La legge di Stabilità  è alle porte e il governo ha l'obbligo di dire chiaramente dove intende reperire le risorse per portare avanti il programma annunciato, dall'estensione degli  ammortizzatori sociali al mantenimento del bonus degli 80 euro.  La nostra sensazione è che, alla fine della fiera, il risultato sarà quello di mettere ancora una volta le mani nelle tasche dei cittadini.

martedì, settembre 23, 2014

E I FALLIMENTI DEL GOVERNO CONTINUANO.....

di Giacomo Stucchi

I dati  sui fallimenti delle piccole e medie imprese diffusi dal Cerved (+14% nel secondo trimestre 2014, con 4 mila imprese che tra aprile e giugno hanno aperto una procedura fallimentare) non lasciano dubbi su quale sia la priorità assoluta. Secondo gli analisti tutti i dati economici mostrano il persistere della crisi: dal fatturato e gli ordini dell'industria, al Pil, passando per l'occupazione, tutto dice che la strada per la ripresa non è neppure imboccata. In particolare l'analisi sui fallimenti mostra tassi di crescita quasi ovunque a doppia cifra. Insomma, un vero e proprio disastro. Eppure, nonostante nella fattispecie i numeri  siano più eloquenti di mille parole,  la sinistra al governo e la maggioranza ad essa contigua (sia quella ufficiale, sia quella nascosta) vorrebbero far credere  che la querelle  sull’articolo 18, coi suoi risvolti giuridici e sociali,  sia il vero problema del momento. In realtà la questione è più un pretesto per “regolare” questioni interne al Pd, e anche tra le forze politiche della compagine di governo,  che non altro. Con una disastrosa situazione economica, che con l'attuale esecutivo a Palazzo Chigi si è pure notevolmente aggravata, e con la  riforma sul lavoro al centro dello scontro tra le “vecchia guardia” del Pd e i renziani, il Paese rischia grosso. Come nei mesi scorsi, il premier continua a mettere il carro davanti ai buoi; e così come avvenuto con la riforma della legge elettorale e del Senato, necessarie ma non prioritarie rispetto ad altri urgenti misure (penso all’adozione dei costi standard), allo stesso modo una modifica dell’articolo 18 dovrebbe essere abbinata almeno a un generale abbassamento delle tasse alle imprese (che vada ben oltre la modesta e inefficace riduzione dell’Irap del 10 per cento già applicata). Ecco perchè viene da sospettare che il premier sia disinteressato alla ricerca di soluzioni vere,  che risolvano i problemi delle imprese  e dei cittadini, e più attento invece all’ennesimo rimescolamento di carte in grado di garantirgli  (nonostante tutto) la permanenza nella stanza dei bottoni, che è poi l’attività che gli riesce meglio.

domenica, settembre 21, 2014

21/09/14 - CITTADELLA - Manifestazione Lega Nord Padania






venerdì, settembre 19, 2014

19/09/14 - CHIUDUNO - FESTA LEGA NORD





giovedì, settembre 18, 2014

I BUCHI NERI DEL GOVERNO

di Giacomo Stucchi

Siamo alle solite, il premier che avrebbe dovuto fare una riforma al mese, e che invece continua a navigare a vista, predica bene e razzola male. L’emendamento del governo alla riforma del lavoro (o Job act, come ama definirla l’ex sindaco di Firenze), che introduce per i neo assunti a tempo indeterminato contratti di lavoro con  tutele crescenti in base all’anzianità di servizio, crea più problemi di quanti non intenda risolverne. Altro che Job act,  la vera rivoluzione sarebbe stata quella di abbassare il costo del lavoro per favorire le assunzioni da parte delle imprese; queste, a loro volta, avrebbero dovuto essere incentivate con un deciso ridimensionamento della pressione fiscale e una semplificazione degli adempimenti amministrativi e burocratici. Sarebbe stato questo il vero shock da dare alla nostra economia ma per farlo avremmo dovuto avere, in primis, un governo sostenuto da una coalizione che lavorasse all’unisono; e poi una seria ed efficace revisione della spesa pubblica. Nel governo invece  si litiga su tutto, a cominciare dallo stesso Pd. In quel partito, infatti, sulla riforma del lavoro esistono sensibilità e opinioni molto diverse (che sono poi il motivo per cui sino ad oggi il provvedimento era stato messo in stand by) che adesso però si stanno già traducendo in opposizione aperta al disegno di legge delega, e forse non solo a quello. La soluzione del governo sarebbe allora quella di approvare  i contorni della riforma ma non la “sostanza”, ovvero i termini  della suddetta gradualità di tutele, che potrebbero essere decisi in un secondo momento coi decreti delegati. Insomma, siamo alla solita deleteria abitudine di legiferare su testi e norme che poi però, per  entrare in vigore, necessitano dell’approvazione di ulteriori interpretazioni; l’ennesima  “rivoluzione” annunciata che, come già tutte le altre messe in cantiere dall’esecutivo, rischia di fare un buco nell’acqua e diventare un altro buco nero di questa legislatura.

18/09/14 - COVO - FESTA LEGA NORD




martedì, settembre 16, 2014

MILLEGIORNI DI FAVOLE

di Giacomo Stucchi

Altro che puzzle e pezzi mancanti, dopo mesi di annunci e  di pochissimi fatti, adesso dovremmo credere alle favole raccontate oggi dal premier nella sua informativa urgente alle Camere sul programma dei Millegiorni, un vero e proprio ginepraio dove si trovano proclami per tutti i gusti ma senza soluzioni concrete ai problemi urgenti  del Paese. Che le piccole e medie imprese siano la storia vincente di questo Paese lo sappiamo bene, ma il punto è che il governo non ha fatto nulla per aiutarle in questo grave momento di difficoltà.  Lo credo bene  che il premier acceleri sulla riforma del mercato del lavoro, perché coi disastrosi dati economici esistenti sul fronte dell’occupazione, e con tutti gli altri parametri negativi sulla crescita e sui consumi, che  osservatori nazionali e internazionali sfornano ormai a ritmo quotidiano, ci mancherebbe altro che non lo dicesse! Ma la questione qui è un' altra e riguarda il fatto che il governo continua a prendere in giro i cittadini con un programma che di programmatico non ha proprio niente. Ancora una volta  si continuano a mescolare le carte senza riconoscere che, sul piano delle priorità, sono state sbagliate tutte le mosse. Se la riforma del lavoro è al palo la colpa non è del Parlamento, ma dell’esecutivo che lo ha impantanato con un’agenda strampalata, con la quale a parole si voleva fare tutto ma coi fatti non si è cavato un ragno dal buco. Tutte le stime danno il Paese in recessione per il 2014, con la previsione di una sostanziale stagnazione anche per il 2015; con l’aggravante che, secondo l’Ocse, la nostra economia sarà la peggiore tra quelle più avanzate. Insomma, un disastro totale rispetto al quale il premier e i suoi ministri appaiono impotenti. Persino gli studenti, ai quali  il presidente del Consiglio aveva promesso migliaia di cantieri nelle scuole per renderle  più belle e funzionali alla ripresa dell’anno scolastico, sono stati presi in giro.  Infatti, secondo i primi riscontri, i cantieri effettivamente partiti sono stati molto meno di quelli annunciati;  e quando dei lavori sono stati eseguiti spesso si è trattato di semplici tinteggiature. Anche questo è un fatto che la dice lunga sulle capacità di questo governo.

giovedì, settembre 11, 2014

SUI CONTI PUBBLICI IL GOVERNO CONTINUA A MENTIRE

di Giacomo Stucchi

Il monito della Banca centrale europea, secondo la quale “restano rischi sulla possibilità del governo Renzi di centrare l’obiettivo di un deficit di bilancio pari al 2,6% del Pil nel 2014, soprattutto dopo che il quadro economico è risultato peggiore del previsto”, spegne i facili, ma anche ingiustificati, entusiasmi di Palazzo Chigi che aveva visto nel governatore Mario Draghi (con la sua decisione di abbassare, tra l’altro, il principale tasso di rifinanziamento dallo 0,15 per cento allo 0,05) una scialuppa di salvataggio. Così non è perché la Bce ha ricordato a tutti ciò che il governo sa perfettamente, ma che tuttavia continua a negare all’opinione pubblica, e cioè la necessità di una manovra correttiva. Di quanti miliardi è difficile dirlo, perché dipende dalla congiuntura, certo, ma anche dalle priorità che il governo intende indicare. Noi pensiamo che ogni centesimo risparmiato, da un’accurata e selezionata razionalizzazione della spesa pubblica, vada utilizzato per abbassare le tasse e dare incentivi alle piccole e medie imprese. L’esecutivo, a parole, dice di essere d’accordo ma la verità è che non ha la minima idea di come intervenire e così si continua a restare solo nel campo delle ipotesi. Il presidente del Consiglio ha detto ai singoli responsabili dei ministeri di proporre loro i tagli da operare ma la sensazione è che tale “strategia”, più che dalla volontà di non tagliare indiscriminatamente, sia dettata da un’incapacità del governo a mettere le mani dove serve. In altre parole, il decisionismo, che inopinatamente da più parti è stato attribuito a questo governo, si sta invece rivelando un vero e proprio autolesionismo. Basti pensare, per esempio, ai tagli immaginati dal governo nel comparto sicurezza, con l’ennesimo blocco agli stipendi degli uomini e delle donne in divisa. Un'eventualità che non servirebbe a nulla, sul piano dei grandi numeri, ma che svilirebbe il lavoro di chi ogni giorno svolge una funzione fondamentale per la sicurezza di tutti i cittadini.


martedì, settembre 09, 2014

IL GOVERNO INNOVATORE TORNA AI TAGLI LINEARI

di Giacomo Stucchi

Se come cittadini la copertina de L'Economist di qualche giorno fa, con il premier con un cono gelato in mano, alle spalle di Hollande e la Merkel, e sullo sfondo Draghi mentre cerca di evitare l’affondamento della barchetta con il simbolo dell’euro, ha fatto indignare qualcuno, c'è da aggiungere che i redattori del settimanale inglese, come spesso accade, hanno visto giusto. Nel senso che le politiche del governo per affrontare i gravissimi problemi del Paese si stanno rivelando del tutto inefficaci; sicché  mentre la nave  affonda, il governo non sa che pesci pigliare. Certo, i cittadini sono disposti a dargli  ancora credito  ma è un pò come una batteria che si sta esaurendo e che non si può più ricaricare; anche perché le magagne diventano ogni giorno più evidenti. In primis sulle priorità. Avere  bloccato il Parlamento per mesi  con delle riforme, della legge elettorale e del Senato, che adesso non si  sa come mettere all'ordine del giorno, perché non prioritarie, è stato un errore madornale. Noi lo abbiamo sempre scritto. Il fatto è che l'esecutivo ha puntato le poche fiches che aveva sul fatto che ci sarebbe stata la ripresa, magari favorita da una crescita dei consumi dopo gli 80 euro in più in busta paga a una platea di contribuenti, ma la mossa, ancorché efficace dal punto di vista elettorale, si è dimostrata poco lungimirante dal punto di visto economico e, alla lunga, direi anche politico. Perché adesso i conti non tornano e il governo innovatore è costretto a operare coi tanto vituperati "tagli lineari' di tremontiana memoria. Un bel 3% di tagli a ogni ministero, alla faccia di tutte le belle parole sulla revisione della spesa, e del lavoro del commissario Cottarelli,  ed ecco fatta la politica economica! Ma di abbassare le tasse, razionalizzare la spesa pubblica e incentivare la vera attività d'impresa non se ne parla; troppo innovativo anche per questo governo!

giovedì, settembre 04, 2014

PASSO DOPO PASSO SI VA VERSO IL PRECIPIZIO

di Giacomo Stucchi
Passo dopo passo si va verso il precipizio, è questa la conclusione che si può trarre alla ripresa dei lavori parlamentari. Il premier ha tenuto a precisare che lui non è afflitto da “annuncite”, ovvero da quella tendenza che porta più a dichiarare che a fare, ma in realtà in questo scorcio di fine estate a farla da padrone sono ancora gli annunci a effetto del governo mentre di risultati concreti non se ne vedono. La riforma del lavoro, in particolare, difficilmente potrà andare in porto senza guardare a una revisione completa del sistema (formazione-lavoro-tutele per tutti i lavoratori) nel suo complesso. Ma su questo fronte esistono divisioni sostanziali sia dentro il Pd, sia tra i partiti alleati di governo. Sul versante della riforma della scuola invece, o del “nuovo patto educativo”, come l’ha definito il premier che ha pure registrato un video per presentarlo, la mirabolante promessa del governo è quella dell’assunzione entro il 2015 di 150 mila precari. Con quali risorse, però, il premier non lo spiega, visto che peraltro il ministro dell’Economia Padoan ha già un bel da fare nel mettere insieme una legge di Stabilità credibile, mentre la sua collega Madia ha già annunciato ai dipendenti pubblici che il loro stipendio rimarrà bloccato anche nel 2015. Insomma, siamo alle solite: tanto fumo e poco arrosto, tante parole e pochi fatti. La sensazione, sia pur sgradevole, e che davvero il premier non sappia da dove cominciare per affrontare i problemi e che la navigazione del suo governo proceda un pò a vista. Del resto ad essere insoddisfatti dell’azione di Palazzo Chgi sono alcuni esponenti del suo stesso partito, il Pd. Si dirà che qualcuno lo fa per ritorsione alle mancate soddisfazioni di aspettative personali, ma ai cittadini, e a chi scrive, tutto questo non interessa. Il punto è che proprio quando il Paese avrebbe bisogno della maggiore coesione possibile scopriamo, invece, che tale unità d’intenti non esiste nemmeno all’interno del più grande partito della coalizione di governo.

 

04/09/14 - PONTIROLO - FESTA LEGA NORD





martedì, settembre 02, 2014

1000 GIORNI PER NON FARE

di Giacomo Stucchi


Il premier prova a vendere ottimismo anche se non c’è proprio nessun motivo per farlo. La conferenza stampa di presentazione del programma dei mille giorni di governo futuri, che però vanno aggiunti ai quasi duecento già trascorsi a Palazzo Chigi, è uno stratagemma inventato dal presidente del Consiglio per giustificare la sua permanenza a capo del governo; ma difficilmente costituirà la soluzione ai problemi del Paese, che rimangono irrisolti e anzi si aggravano. Renzi guarda al futuro perché è l’unico modo per non rispondere ai cittadini del suo operato, che può già essere considerato fallimentare, ma ignora volutamente che disoccupazione e deflazione sono oggi la fotografia di un'economia afflitta da una pressione fiscale insopportabile e da una burocrazia imperante. Ecco perché gli 80 euro in più in busta paga a tutto sono serviti tranne che a far aumentare i consumi, come aveva auspicato il governo; e questo dato la dice lunga sia sulla situazione economica delle famiglie che hanno percepito il bonus, che poi sono tra quelle che godono di maggiori certezze rispetto a molte altre, sia della reale fiducia che i cittadini ripongono nelle capacità del governo Renzi. Il quale, oggettivamente, continua a gettare fumo negli occhi. Dopo aver impantanato per mesi i lavori del Parlamento con una riforma del Senato e della legge elettorale, che pur necessarie non costituivano certo le priorità assolute, adesso il governo “scopre” (finalmente!) che la priorità è quella del lavoro. Ma possiamo anticipare, con ragionevole certezza, che anche su questo fronte si rischia il flop. Il Pd infatti, del quale il premier è segretario, da tempo ha le idee confuse su come riformare il mercato del lavoro. Gli stessi riferimenti di Renzi al modello tedesco, che peraltro ha prodotto una maggiore occupazione ma in molti casi con bassi salari e tutele inesistenti per i lavoratori, appaiono più come un espediente per sfuggire alle contraddizioni del maggiore partito di governo che non una reale soluzione per venire a capo del dramma sociale di chi è senza un lavoro.