Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, giugno 30, 2009

TENTANO DI SCREDITARE IL PREMIER MA RESTERANNO CON IL CERINO IN MANO

di Giacomo Stucchi

L’appello del presidente Giorgio Napolitano ad “una tregua” nello scontro politico, sino alla celebrazione del G8, non è stato condiviso, e forse nemmeno capito, proprio dai giornalisti di quel giornale, la Repubblica, che nelle ultime settimane hanno fatto di tutto per attizzare il fuoco delle polemiche. D’altra parte non c’era da aspettarsi più di tanto da chi, con il pretesto di fare del giornalismo d’assalto (contro il quale non abbiamo nulla in contrario, a condizione che non abbia, come nel caso in questione, sempre e solo un unico obiettivo), ha impiantato una campagna di stampa sulle frequentazioni delle residenze del premier Berlusconi. Il presidente della Repubblica quindi, interpretando il suo ruolo con forte senso di responsabilità, e prevedendo che il prossimo summit internazionale in Italia potesse “scatenare” giornali e gruppi di protesta organizzati dalla sinistra, ha inteso “proteggere” le istituzioni per metterle a riparo da quanti hanno poca dimestichezza con la democrazia. Purtroppo, però, dobbiamo tutti prendere atto che nel nostro Paese esiste un preciso gruppo editoriale, spalleggiato da un’ opposizione ridotta ormai ad organizzare soltanto cori di protesta ovunque vada Berlusconi, con scarsa attitudine ad accettare la realtà dei fatti, ovvero che il centrodestra in due anni ha stravinto tutte le elezioni che si sono celebrate. Dalle Politiche del 2008 alle Europee del 2009, alle quali si è poi aggiunta la marcia trionfale nei due turni per le Amministrative. L’alleanza Lega Nord-Pdl ha sempre dimostrato, da Nord al Sud, passando per un centro una volta serbatoio di voti della sinistra, di essere ampiamente maggioritaria. Questo stato di cose, unitamente al fatto che la coalizione di centrodestra (al contrario dei soliti cartelli elettorali messi in piedi dalla sinistra) ha le idee chiare sulle cose da fare, ha fatto perdere la testa ai giornalisti di parte e agli avversari politici, che sono arrivati persino a vaticinare un’ ipotetica, quanto incredibile, crisi di governo. Ma di che cosa si occupa questa gente? Che analisi fa e, soprattutto, che realtà osserva ogni giorno? Capisco che, in attesa che nel Pd si trovi un nuovo segretario e che questi provveda a dare al partito almeno una parvenza di linea politica, bisogna intrattenere i lettori e l’opinione pubblica, ma farlo con l’ingiuria è davvero troppo! La verità è che l’opposizione non riesce a tirasi fuori dal guazzabuglio nel quale si è cacciata con le proprie mani. Dopo le dimissioni di Veltroni, e la sciagurata campagna elettorale di Franceschini, sono davvero a corto di argomenti. Si illudono che un album fotografico da quattro soldi possa mandare in frantumi una coalizione di governo vincente e mettere alle corde un premier democraticamente eletto, magari screditandolo proprio in occasione di un vertice internazionale del quale è padrone di casa. Ma hanno sbagliato i loro calcoli e ancora una volta resteranno con il cerino in mano!

lunedì, giugno 29, 2009

PRIMA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI OSIO SOTTO










domenica, giugno 28, 2009

COLOGNO AL SERIO: FESTA LEGA NORD
















sabato, giugno 27, 2009

ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO PROVINCIALE
















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mercoledì, giugno 24, 2009

FESTA POST VOTO







martedì, giugno 23, 2009

STRASBURGO: CONSIGLIO D'EUROPA







lunedì, giugno 22, 2009

VINCE LA LEGA, IL GOVERNO VA AVANTI

di Giacomo Stucchi

L’indicazione del nostro segretario federale Umberto Bossi di un’astensione attiva al referendum, per non mettere a repentaglio le sorti della democrazia (affidando tutto nelle mani del partito che avesse preso anche un solo voto più degli altri!) è stata ampiamente recepita. Segno evidente che quando un leader politico è credibile (perché ha dimostrato coi fatti di esserlo) allora la gente lo segue. Il dato dell’affluenza alle urne per il voto referendario (che per tutti e tre i quesiti è rimasto molto al di sotto del quorum richiesto), ha detto chiaramente che l’opinione pubblica non ha condiviso le ragioni del sì. A nostro modo di vedere, però, sbaglierebbe chi da questo risultato si limitasse a trarre solo questa conclusione. A noi pare infatti che dietro all’astensione, più che una disaffezione alla politica (come riferito in alcune frettolose analisi del voto), ci sia la volontà dei cittadini di rafforzare l’alleanza tra la Lega e il Pdl, mettendo fuori causa i perditempo, gli artefici del complotto dell’ultima ora, gli oppositori da strapazzo, i gattopardisti e i nemici della democrazia. E’ come se a tutti costoro gli elettori avessero detto di mettersi l’anima in pace e, forse, di andare anche a quel paese. Chi pensava di influenzare i cittadini con le chiacchiere da bar e il gossip da spiaggia, come hanno fatto nelle ultime settimane certa stampa e buona parte della sinistra, anche per mettere zizzania nella coalizione di governo, adesso è servito. Tutto questo, oltre al fatto che l’attuale legge elettorale per il momento rimane com’è, non può che avere due dirette conseguenze politiche. La prima, è che l’esecutivo in carica può quindi portare avanti il programma a suo tempo approvato dagli elettori, sino all’ultimo minuto utile di questa legislatura; la seconda, è che Palazzo Chigi può continuare a contare, oltre che su una schiacciante maggioranza parlamentare, anche sull’apporto determinante della Lega Nord: l’unico movimento politico autenticamente popolare il quale agisce nell’esclusivo interesse del popolo che rappresenta. A dispetto delle campagne di stampa e dei tanti imbonitori mediatici, che ogni giorno tentano in tutti i modi di ostacolare il processo riformatore, il governo può quindi andare avanti spedito. Altro che scuse da fare alle Camere, altro che preoccupazioni politiche per ipotetici logoramenti del premier. Oggi l’imperativo categorico che ci viene dal popolo non è fare una nuova legge elettorale, ma lavorare in Parlamento per fare le riforme e cambiare davvero il Paese. Sarebbe meglio se a farlo fossero tutti i partiti rappresentati nel massimo organo costituzionale, ma se questo non fosse possibile (magari perché qualche esponente dell’opposizione più che ai problemi dei cittadini è interessato alle “scosse” politiche) sia chiaro che la Lega Nord non ha nessuna intenzione di indugiare alla ricerca di una volontà costruttiva altrui che non c’è. Le sorti delle famiglie in difficoltà, o delle imprese che non ce la fanno a mantenere i livelli di produttività e di occupazione, ci stanno troppo a cuore per poterci permettere di perdere tempo con sterili chiacchiere.

STRASBURGO -22/06/09- CONSIGLIO D'EUROPA







martedì, giugno 16, 2009

LEGA: IN PARLAMENTO LA PIU' PROPOSITIVA

di Giacomo Stucchi

Nelle “pagelle” pubblicate su Repubblica, relative alla presenza dei deputati nei primi dodici mesi di vita delle Camere e redatte sulla base di un rapporto di un pool di tre associazioni, radicali e Idv risulterebbero essere i gruppi parlamentari più stakanovisti. Secondo gli autori del rapporto “l’indice di attività” (elaborato in base a una serie di parametri:quante volte ogni parlamentare è stato primo firmatario o cofirmatario di un atto legislativo o ispettivo, quante volte è intervenuto in aula o in commissione) dovrebbe essere indicativo della quantità e della qualità del lavoro dei gruppi. Si scoprirebbe così che i deputati dell’Italia dei valori sono i più attivi fra tutti i gruppi presenti alla Camera, su una scala da 0 a 10. Seguiti dal gruppo della Lega e dal Pd. Stesso discorso varrebbe anche al Senato. Usiamo il condizionale non perché dubitiamo delle buone intenzioni dei ricercatori che hanno condotto il suddetto studio, anche perché in tal senso possiamo dire che la Lega Nord non ha mai temuto classifiche e statistiche sulla presenza e sul lavoro dei propri deputati, visto che sono sempre in aula a fare il loro dovere, ma perché riteniamo che nell’analisi sia stata fatta una omissione di non poco conto. La qualità del lavoro di un parlamentare, infatti, non può essere ricavata da una mera enunciazione di numeri (chi presenta più interrogazioni è il più bravo, tanto per capirci) ma dal merito delle proposte e dal loro buon fine. Cerchiamo di essere più chiari. Un Parlamento non è strutturato come una fabbrica, con le catene di montaggio, dove la capacità produttiva si misura con la quantità di pezzi prodotti in un’unità di tempo (per esempio, una,dieci o cento auto al mese), pertanto ha poco senso parlare di “produttività” del parlamentare riferito solo al tempo trascorso in aula o al numero di provvedimenti firmati. Facendo riferimento al merito degli interventi, e non solo alla presenza in aula, “scopriamo” per esempio che i deputati della Lega Nord sono di gran lunga i più efficienti e propositivi di tutto il Parlamento. Non parlano ore e ore solo per fare un opposizione, che il più delle volte risulta poi essere fine a se stessa, ma intervengono su fatti concreti, anche per essere sempre presenti sul territorio ove sono stati eletti e quindi a conoscenza dei problemi dei loro concittadini. Ecco dove sta la differenza. E’ molto facile fare ostruzionismo, intervenendo praticamente su tutto e votando sempre contro alle proposte della maggioranza, mentre è molto più difficile intervenire sul merito dei problemi, portare avanti proposte mirate e, cosa ancor più complicata, fare andare a buon fine i provvedimenti presentati. Al cittadino, infatti, importa sino a in certo punto quante interrogazioni presenta un deputato ma, semmai, quanti problemi risolve il suo rappresentante una volta eletto in Parlamento. Ecco perché una “classifica” che si rispetti, sulla qualità del lavoro dei parlamentari, non può prescindere dal merito delle cose che si dicono. Fare riferimento solo ai numeri sarebbe infatti troppo comodo ma anche un po’ inutile.

domenica, giugno 14, 2009

PONTIDA: FESTA LEGA NORD
















mercoledì, giugno 10, 2009

LA SINISTRA RICONOSCA LA SCONFITTA E SI ADOPERI PER LE RIFORME

di Giacomo Stucchi

L’anomalia di un sistema politico dove chi perde le elezioni in modo pesante, come il Pd guidato da Franceschini, quasi festeggia come se le avesse vinte, la dice lunga su quanta strada abbiamo ancora davanti per cambiare davvero le cose. Va bene che al peggio non c’è fine, ma non si può far finta di niente dinanzi ad una sonora batosta elettorale! L’opposizione esce dalla urne con un “uno-due” pugilistico che non ha precedenti. Prima il dato delle Europee, e poi quello inequivocabile delle Amministrative, non lasciano spazio a nessun artifizio verbale: si tratta di un disastro! Un’ intera classe dirigente, soprattutto nelle Province e nei Comuni, è stata letteralmente azzerata e in un Paese normale, quale purtroppo non è ancora l’Italia, il segretario del partito così sonoramente sconfitto si sarebbe messo da parte. E invece no! Franceschini continua a blaterare in tv e, forse per ritegno o per un recondito pudore politico, manda allo sbaraglio a Ballarò, la trasmissione di Floris in onda su Rai Tre, la neo eletta al Parlamento europeo in Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiana: l’unica a sinistra che, a parte Di Pietro, può dire di aver vinto. Ma gli argomenti della parlamentare (consistenti in molta disinformazione montata ad arte, soprattutto sulle cifre dei provvedimenti economici del governo, e in qualche bugia di troppo) non si discostano molto da quelli che il suo segretario di partito ha utilizzato in campagna elettorale coi risultati che tutti conosciamo. Se questo è il “nuovo” che avanza nel Pd, viene quindi da chiedersi quando a sinistra cominceranno davvero ad analizzare le ragioni della loro sconfitta. Non che la cosa ci interessi particolarmente (ognuno in casa propria può fare quello che gli pare) ma il punto è che, come previsto nel nostro ultimo intervento su La Padania, gran parte dei commenti sui media di questi giorni si concentrano sul ruolo della Lega Nord nel dopo-voto, sugli equilibri di governo e, naturalmente, sull’agenda delle cose da fare. Ebbene, su tutti e tre i fronti il Carroccio ha le idee molto chiare: non alterare gli equilibri consolidati a Palazzo Chigi, ma continuare ad esercitare fortemente il ruolo di propellente per portare avanti le riforme quanto più condivise possibili. Sempre che, naturalmente, dall’altra parte dello schieramento politico cambino i toni degli ultimi mesi. A giudicare però dalle ultime dichiarazioni del segretario dell’Idv, “siamo in piena notte della Repubblica e dobbiamo fermare democraticamente questa dittatura fascistoide e piduista prima che sia troppo tardi”, e dalle nuove leve del Pd, non sembra che ci siano le premesse per un inversione di tendenza. Speriamo quindi che i prossimi giorni portino consiglio, a Franceschini come a Di Pietro, affinché si possano rendere finalmente conto che la legislatura in corso ha ormai preso la strada irreversibile delle riforme e che, a maggiore ragione dopo il responso delle urne (che premia nel suo complesso l’azione di governo, a differenza peraltro di ciò che è accaduto in gran parte degli altri Paesi europei), nessuno è legittimato o può avere alibi a tirarsi indietro.

martedì, giugno 09, 2009

I FESTEGGIAMENTI DELLA LEGA






















lunedì, giugno 08, 2009

I POPOLI HANNO DECISO: NO ALLE IDEOLOGIE, SÌ AL PRAGMATISMO


di Giacomo Stucchi

Una prima analisi del voto per le elezioni europee deve tener conto di due diversi livelli di discussione: uno europeo e l’altro nazionale. Al primo livello non c’è dubbio che il dato sostanziale è l’astensionismo che ha prevalso in tutto il Vecchio Continente. In tal senso, usando un eufemismo, potremmo dire che il nostro Paese (dove si è registrata la più alta percentuale di votanti d’Europa) è il più europeista, ma in realtà le cose non stanno proprio così. Il punto è che l’Europa politica, intesa come organo sovranazionale che coordina e sovrintende a livello generale, non solo non entusiasma ma non è neppure voluta dai popoli. Farebbero bene quindi tutti i capi di stato e di governo a riflettere su un dato: i cittadini non vogliono un super stato che neutralizzi le specificità locali e mortifichi i parlamenti nazionali. Anzi, con la loro astensione, gli elettori hanno detto esattamente il contrario, e cioè che sono stufi dei regolamenti comunitari e dei mille lacci e laccioli dei burocrati di Bruxelles. Sul piano poi squisitamente politico, le elezioni del 2009 saranno ricordate per il definitivo crollo dei partiti a forte identità ideologica, di sinistra-socialista in particolare. Ancora una volta, quindi, possiamo dire di averci visto giusto. Ma è naturalmente sul piano nazionale che il Carroccio raccoglie le maggiori soddisfazioni. A tal proposito sottoscriviamo in pieno le parole del nostro Segretario federale, Umberto Bossi, che ha sottolineato come l’indiscutibile e riconosciuta straripante vittoria della Lega Nord non altera gli equilibri di governo, ma anzi ci stimola ad andare avanti sulla strada sino ad oggi seguita. Più volte nei giorni scorsi abbiamo raccontato sulle colonne de La Padania le impressioni e le sensazioni, assolutamente positive per il nostro Movimento, raccolte a contatto con la gente, e non solo nelle settimane di campagna elettorale che hanno preceduto il voto. Adesso, che si moltiplicano le analisi e i commenti di opinionisti e osservatori sulle ragioni del successo della Lega Nord, credo basti una parola a riassumerle: affidabilità. Dopo le disillusioni per i grandi partiti, che si ispiravano alle grandi ideologie del Novecento, pragmatismo ed efficienza divengono il nuovo credo politico di milioni di uomini e donne. In tal senso i rappresentanti in Parlamento del Carroccio hanno saputo dimostrare che anche un solo voto in loro favore è ben riposto e mai fine a se stesso. Si spiega così, a nostro modo di vedere, il grande balzo in avanti del nostro Movimento che non è più solo del Nord ma, a voler rimanere coi piedi per terra, del Centro-Nord. Già, perché i voti dell'Emilia e della Toscana, ma anche quelli del Lazio e delle circoscrizioni meridionale e insulare, dove il Carroccio ha potuto fare riferimento solo su uno sparuto ma determinato numero di militanti, fanno riflettere. Fanno pensare al fatto che le nostre battaglie sulla sicurezza, sulla difesa dei prodotti tipici, sulle agevolazioni al credito per le piccole e medie imprese, che più delle altre soffrono la crisi, non hanno confini di nessun tipo. E’ quindi una Lega Nord fortemente responsabilizzata, quella che esce dalle urne di queste elezioni europee, e ancor più determinata ad incidere sull’azione di governo.

FRANCO TENTORIO SINDACO




I FESTEGGIAMENTI DELLA LEGA



























domenica, giugno 07, 2009

ELEZIONI EUROPEE ED AMMINISTRATIVE







venerdì, giugno 05, 2009

MA QUALE "DERBY LEGA-PDL", E' L'OPPOSIZIONE CHE NON ESISTE!

di Giacomo Stucchi

L’aspetto più singolare di questa campagna elettorale ormai conclusa è che, mancando per la coalizione di governo un avversario credibile con il quale confrontarsi, i mass media hanno dovuto inventarsi un’altra competizione, che è stata definita il “derby Lega-Pdl”. In realtà, complice una legge elettorale (che per il rinnovo del Parlamento europeo prevede una proporzionale pura) che obbliga tutti i partiti a portare acqua al proprio mulino, ma soprattutto a causa dell’atteggiamento della sinistra che, da Franceschini a Di Pietro, e dal redivivo Diliberto a Giordano, ha improntato la campagna elettorale solo sulle veline e sui voli di Stato del premier, l’attenzione di osservatori e opinionisti si è concentrata sul presunto “derby Lega-Pdl”. In questo modo però non c’è stato un vero dibattito sul futuro dell’Unione europea e tanto meno un reale confronto sulle questioni vere che sono attualmente sul tappeto e che interessano da vicino la gente. Certo, da che mondo è mondo, il gossip (soprattutto quello che riguarda capi di Stato e di Governo) fa notizia e aiuta a vendere qualche copia in più di giornale o a conquistare telespettatori, ma alla lunga, sul piano squisitamente politico, non paga. In queste ore poi il segretario del Pd continua a ripetere, come una litania, che se vince Berlusconi “la democrazia è a rischio e che quindi bisogna votare il Pd per porre un argine allo strapotere del premier”. Ma insomma, di che cosa stiamo parlando? Franceschini si comporta come se il tempo si fosse fermato a dieci o quindici anni fa! Come si fa a dire sempre le stesse cose come un disco rotto? La gente ti dà il voto se tu proponi qualcosa, non se parli contro qualcuno. Possibile che dalle parti del Pd non abbiano ancora compreso questa lezione? La verità è che l’opposizione annaspa su tutto ed è sempre indietro rispetto all’agenda di governo. Denuncia al mondo intero un inesistente pericolo per la democrazia in Italia, ma poi non riesce nemmeno a dire all’opinione pubblica in quale gruppo parlamentare europeo si iscriveranno i suoi deputati una volta eletti! L‘altra sera Franceschini, ospite della trasmissione televisiva Otto e Mezzo, alla domanda della Gruber su quale fosse la destinazione nel Parlamento europeo dei futuri parlamentari del Pd, non è riuscito a nascondere l’imbarazzo perché neppure lui sa dove andranno i suoi deputati. Che credibilità può avere quindi un segretario di partito che non sa nemmeno a quale gruppo parlamentare iscrivere i suoi deputati? Noi non sappiamo cosa sarà del Pd dopo il 7 giugno, sappiamo però che dopo il voto il governo riprenderà a lavorare a pieno ritmo al processo riformatore, al quale la Lega contribuisce in modo determinate. E sappiamo anche che le traversie dell’opposizione, le beghe interne, i rapporti conflittuali tra Pd e Italia dei Valori, in alcun modo potranno costituire una scusa per frenare le riforme delle quali il Paese ha urgentemente bisogno.

giovedì, giugno 04, 2009

ZOGNO: INCONTRO PUBBLICO




SEDRINA: INCONTRO PUBBLICO































SAN GIOVANNI BIANCO: INCONTRO PUBBLICO