di Giacomo Stucchi
In attesa dei tanti ballottaggi che caratterizzano questa tornata di elezioni
amministrative, si può dire che al primo turno è andata molto bene per la Lega
Nord. Con la propria identità e con amministratori credibili, il Carroccio si
conferma forza trainante di tutto il centrodestra. Ma la partita si chiude
tra quindici giorni con i ballottaggi. L’obiettivo è vincere le molte sfide che
ci vedono protagonisti sul territorio, anche per dare un chiaro messaggio
politico a Renzi e un avviso di sfratto da Palazzo Chigi per il
governo Gentiloni. Considerati i rapporti di forza in
Parlamento al momento a dare le carte, sia sulla legge elettorale sia
sull’azione di governo, è sempre il Pd. Ma se i ballottaggi dovessero confermare
la vittoria dei candidati del centrodestra, il segretario dem, già uscito con
le ossa rotte dal primo turno del voto amministrativo, non potrà far finta di
niente.
Nel frattempo, però, non si può consentire a Renzi di
continuare a spararle grosse. Come, per esempio, sui nuovi posti di lavoro che
l’ex premier sostiene di avere creato nei suoi anni di governo. Al di là dei
numeri serve fare un po’ di chiarezza una volta per tutte. I dati
sull’occupazione che l’Istat snocciola periodicamente, infatti, si riferiscono
alla globalità dei posti di lavoro esistenti, quindi anche a quelli occasionali
e di pochi mesi. Si spiega così la singolare circostanza per cui all’aumento
“statistico” degli occupati, che i renziani sbandierano ai quattro venti, non
corrisponde poi una significativa ripresa della nostra economia.
Che invece, purtroppo, rimane ferma, soprattutto rispetto a quella di altri
Paesi europei. Ma di questo il governo, e la maggioranza che lo sostiene, non
sembrano preoccuparsi più di tanto. Dopo il fallimento dell’intesa sulla legge
elettorale, ad opera di quei partiti che nonostante i numeri parlamentari alla
Camera dei Deputati non sono riusciti ad assumersi le loro responsabilità, ma
soprattutto dopo la batosta elettorale del voto amministrativo, il Pd e i suoi
alleati di governo potrebbero mirare ad allungare il più possibile la vita al
governo Gentiloni. Magari per approvare
provvedimenti come lo ius soli, che potrebbero servire solo al Pd per offrire su un piatto
d’argento la cittadinanza ai migranti e poi riconoscergli il diritto di voto.
L’impressione, quindi, è che in molti nel Pd siano già all’opera per salvare la
cadrega in attesa di tempi migliori.