Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, ottobre 30, 2009

COLOGNO AL SERIO: CENA DI SEZIONE
















































giovedì, ottobre 29, 2009

STOCCOLMA - 28-29/10/09 - UNIONE EUROPA OCCIDENTALE
















mercoledì, ottobre 28, 2009

LA SINISTRA COME UN FRULLATORE IMPAZZITO

di Giacomo Stucchi

Avevamo sperato che l’avvento del nuovo segretario alla guida del Paritio Democratico, chiunque fosse stato il vincitore, portasse almeno ad una inversione di tendenza nella gestione dei rapporti istituzionali tra maggioranza e opposizione al fine di portare a compimento, presto e bene, il percorso sulle riforme. Purtroppo, temiamo, che le nostre speranze siano state vane. Nel senso che le prime apparizioni in tv post primarie di alcuni dirigenti del partito, come quelle della presidente del gruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro a Otto e Mezzo o l’altra della vicepresidente della Camera Rosi Bindi a Ballarò, danno la misura di come non solo non sia stato cambiato registro ma, anzi, si sia riesumato un armamentario ideologico degno del Pci! Peccato, ancora una volta la sinistra rischia di perdere una buona occasione per far qualcosa di buono per il Paese. Bastava sentire le due rappresentanti del Pd, che come argomenti utilizzavano il consueto aintiberlusconismo militante alla Di Pietro, unitamente alla demagogia ma anche all’ipocrisia che spesso caratterizza le analisi politiche degli esponenti della sinistra, per avere la sensazione netta di essere tornati indietro di anni. Noi non sappiamo fino a che puntio sia vero o meno che Berlusconi, come lui dice, sia perseguitato dai giudici comunisti, ma ci limitiamo ad osservare che non si riesce a fare un dibattito politico, televisivo o meno, senza andare a parare sulle vicende giudiziarie del premier. Ma quand’è che la sinistra capirà che alla gente, la quale nel frattempo continua a votare Berlusconi, non gliene frega un accidenti delle sue pendenze giudiziarie e lo vuole giudicare solo per il suo operato di presidente del Consiglio? Possibile che autorevoli rappresentanti istituzionali del Pd, ma anche accreditati giornalisti e opinionisti di sinistra, che dovrebbero avere il polso della situazione politica e sociale in ogni momento, non capiscano che ormai anche le regioni più “rosse”, come l’Emilia, o categorie sociali tradizionalmente di sinistra, come gli operai, guardano, per esempio, più alla Lega Nord che non al Pd? L’opposizione appare oggi come un frullatore impazzito che tra scandali di vario genere, che coinvolgono personaggi di primo piano del Pd, e dichiarazioni di scissioni, come quella già annunciata da Rutelli, rischia davvero di far affondare anche ogni ipotesi di collaborazione costruttiva con la maggioranza di governo.

lunedì, ottobre 26, 2009

BENE IL GOVERNO SULL'ECONOMIA MA SERVONO PIU' RISORSE PER IL FEDERALISMO

di Giacomo Stucchi

Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale non può che riconoscere come la politica economica del governo in carica abbia contribuito a far sì che la sfavorevole congiuntura internazionale non avesse da noi le stesse disastrose conseguenze sociali, seppur molto gravi al Nord, rispetto ad altri Paesi europei e d’Oltreoceano. Inoltre, fra i tanti impegni mantenuti da questo governo, uno in particolare è stato quello di non aver aumentato le tasse. Un risultato che, considerato lo stato non certo brillante dell’economia di mezzo mondo, dimostra l’affidabilità e la serietà dell’Esecutivo e della maggioranza che lo sostiene. Nella situazione attuale garantire gli ammortizzatori sociali a un gran numero di lavoratori rimasti senza occupazione, ma anche mantenere lo standard del nostro welfare, senza aumentare le tasse, è già un buon risultato. Questo non significa che i problemi siano tutti alle nostre spalle, anzi, ma è proprio per questo che forse occorre avere più prudenza oggi di quanto non ce ne sia stata nei mesi scorsi. Chi ignora questa circostanza, magari “rimproverando” al ministro del Tesoro Giulio Tremonti di non voler allargare i cordoni della spesa pubblica, o di non voler concordare a sufficienza le decisioni di carattere economico, rischia di fare soltanto della demagogia. Anche i bambini infatti sanno che in Italia aumentare o meno la spesa pubblica non è un fatto soltanto discrezionale del ministro Tizio o Caio. L’enorme debito pubblico, con il quale bisogna fare i conti, lascia infatti poco spazio alle facoltà di spesa e condiziona fortemente chiunque si trovi a gestire l’economia. Si tratta, purtroppo, di un lascito della Prima Repubblica che ci porteremo dietro chissà per quanto tempo e che non permette certo di scialacquare. La cosa, tanto per essere chiari, non ci piace per nulla e non ci fa certo stare tranquilli, ma è un fatto del quale bisogna tenere conto e non si può agire come lo struzzo nascondendo la testa nella sabbia e facendo finta che il problema non esista. Ma c’è un altro aspetto che bisogna considerare e che dovrebbe portare a più miti consigli a chi oggi fa dell’incremento della spesa pubblica la panacea di tutti i mali: la stretta connessione esistente tra il fronte economico e quello delle riforme. Se Tremonti, o chiunque altro al suo posto, avviasse una politica di incremento della spesa pubblica, senza prima aver reso operative le riforme fondamentali, come quella del federalismo fiscale, il rischio di una nuova impennata del debito pubblico sarebbe concreto. Con il sistema vigente, basato sul centralismo romano che gestisce le risorse, il denaro dei contribuenti si disperderebbe nei mille rivoli della burocrazia dello Stato prima di arrivare là dove necessita davvero. Ecco perché se ci sono delle risorse da incrementare queste sono quelle che servono alla realizzazione del federalismo fiscale, affinché ogni euro impegnato per la spesa pubblica sia speso davvero sul territorio al quale è destinato . Anche in questo caso non si tratta di scegliere ma di andare avanti lungo un percorso obbligato, rispetto al quale non c’è una valida alternativa.

domenica, ottobre 25, 2009

PIZZINO DI TALEGGIO: FIERA AGRICOLA










venerdì, ottobre 23, 2009

SOTTO IL MONTE GIOVANNI XXIII: FESTA LEGA NORD











DALMINE: CONSIGLIO COMUNALE APERTO SUL CASO TENARIS















giovedì, ottobre 22, 2009

HELSINKI: MISSIONE UEO







martedì, ottobre 20, 2009

CI SARA' TEMPO PER I TEMI SOCIALI MA ORA SI PENSI AL PROGRAMMA

di Giacomo Stucchi

“Il governo e la sua maggioranza parlamentare sono impegnati ad attuare nel corso di questa legislatura le riforme istituzionali (superamento del sistema bicamerale perfetto, riduzione del numero dei parlamentari, maggiori poteri per il premier) nonché la riforma della giustizia”. Queste parole, pronunciate oggi dal capogruppo dei deputati del Pdl Cicchitto, non possono che trovarci pienamente d’accordo. Anche perché è davvero difficile immaginare ogni altro genere di percorso che non sia quello del programma su cui il Pdl e la Lega Nord hanno ottenuto, appena un anno e mezzo fa, un largo consenso da parte degli elettori. Il punto è che se l’opposizione di centrosinistra fa di tutto per mettersi di traverso sulla strada delle riforme, non avendo peraltro nessun altro collante che non sia quello dell’antiberlusconismo a tutti i costi o del muro contro muro con il governo, la maggioranza dal canto suo deve assolutamente evitare di cadere nel tranello della confusione e dell’annacquamento del programma originale. “Su una serie di altri temi – giusto per rimanere alle parole di Cicchitto - tutti meritevoli di approfondimento e di un confronto all'interno del Pdl, ma che non fanno parte del programma - come cittadinanza, voto agli immigrati per le elezioni amministrative, ora di religione per i mussulmani ed altro ancora - è opportuno procedere con la massima cautela, equilibrio e, soprattutto, evitando fughe in avanti promuovendo addirittura intese bipartisan concretizzate con proposte di legge, ancor prima di averne discusso nei gruppi parlamentari e nel partito”. Crediamo si tratti di un saggio monito, a certe “anime irrequiete” del Pdl, che non solo condividiamo ma che auspichiamo venga preso in seria considerazione dai diretti interessati. Che senso ha, infatti, parlare di voto agli immigrati o dell’ora di religione ai mussulmani, quando c’è una riforma istituzionale epocale da portare avanti e sulla quale ci siamo direttamente impegnati con gli elettori? Attuare in concreto il federalismo fiscale, ma anche cambiare radicalmente un sistema istituzionale e amministrativo da tempo inefficiente e ingessato, sono le priorità di questo governo, e non altro! Ogni diversivo, ogni tentennamento, ogni deviazione da questa via maestra, altro non è che un enorme, quanto inatteso, regalo ad una sinistra che ogni giorno di più dimostra di non avere una sola idea valida. C’è un tempo per l’attuazione del programma elettorale, che è quello attuale e che vede al primo punto le riforme, e ce ne sarà un altro per confrontarsi su temi di carattere etico, religioso e sociale. A mettere tutto insieme in un unico calderone si rischia solo di fare un ginepraio che non serve a niente e a nessuno. Bastano, e avanzano, le emergenze, con tutte le loro tragiche conseguenze, soprattutto in termini di perdita di vite umane, ad impegnare il governo di certo non si sente la necessità di aprire nuovi fronti di discussione e di dibattito dei quali, francamente, se ne può fare anche a meno.

sabato, ottobre 17, 2009

TELGATE: INCONTRO PUBBLICO SULLA SITUAZIONE OCCUPAZIONALE DELLA SYSTEM PLAST







VALLE SERIANA: CENA DEL "MOVIMENTO GIOVANI PADANI"

















































BERGAMO : "AVIS, NON SOLO DONAZIONE"






















venerdì, ottobre 16, 2009

ZINGONIA: SOLIDARIETA' AL TABACCAIO MINACCIATO DI MORTE
















giovedì, ottobre 15, 2009

PER FARE LE RIFORME AVANTI CON IL METODO CARROCCIO

di Giacomo Stucchi

“Mantengo la mia serenità, il mio è un potere neutro”. Così il presidente della Repubblica, intervenendo a Torino alle celebrazioni per il centenario della nascita di Norberto Bobbio, ha voluto sottolineare il suo ruolo istituzionale. Giorgio Napolitano ha anche aggiunto che proseguirà “nell'esercizio sereno e fermo dei doveri e delle prerogative costituzionali” ma, ha lasciato intendere il capo dello Stato, ciò non significa chiusura davanti alle riforme, alla sfida del cambiamento:"Guai a noi se daremo l'impressione di essere fedeli alla Costituzione fino a considerarla intoccabile". Si tratta, a nostro avviso, di un segnale politico importante che, dopo giorni di polemiche seguite alla bocciatura del Lodo Alfano da parte della Consulta, serve anche a ribadire la disponibilità di Napolitano alle riforme istituzionali e quindi la sua piena condivisione. Per la verità non avevamo mai dubitato che fosse così. Inoltre, fare le riforme non è un atto di cortesia, o se si vuole un favore, nei confronti di questo o di quel partito, ma è un dovere che le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, hanno nei confronti di tutti i cittadini che le attendono da anni. La Lega Nord poi è forse il movimento politico che, soprattutto nella legislatura in corso, più di ogni altro ha cercato di fare del Parlamento, e di tutti gli altri contesti istituzionali deputati al dialogo politico democratico, un punto di sintesi delle varie posizioni. E’ nato così il federalismo fiscale, che ora dovrà essere tradotto in azione concreta con i provvedimenti attuativi, e non potrà che essere così anche per le altre grandi riforme istituzionali. Il metodo Lega, insomma, funziona bene e può servire a fare uscire, una volta per tutte, il nostro sistema politico e istituzionale dalle secche nelle quali è rimasto impantanato per troppi anni. Tutti devono quindi capire che rispetto all’esigenza di fare le riforme non c’è una possibilità di scelta, trattandosi ormai di un percorso obbligato. Fare le riforme significa anche discutere tutto il tempo necessario a trovare un percorso quanto più condiviso possibile, ma poi arriva il momento in cui bisogna decidere senza ulteriori tentennamenti. Ben vengano, quindi, i buoni auspici di Napolitano che, sempre quest’oggi a Torino, ha anche aggiunto che quando si assumono ruoli istituzionali “l'approccio partigiano, naturale in chi fa politica, è qualcosa di cui ci si spoglia in nome di una visione più ampia”. Un’affermazione che ci trova d’accordo e che, aggiungiamo noi, dovrebbe essere condivisa da tutte le forze politiche ma anche da tutti gli uomini e le donne che, a vario titolo, rappresentano le istituzioni. Dal consigliere comunale al deputato è ormai giunta l’ora di abbandonare l'approccio “partigiano” alle riforme intese come patrimonio esclusivo di questo o di quel partito, come purtroppo è accaduto in passato, per assumerne un altro, direi “ecumenico”, che serva ad accelerare i processi riformatori in corso ma, soprattutto, a lasciare a chi verrà dopo di noi un sistema migliore e più confacente agli interessi di tutti i cittadini.


martedì, ottobre 13, 2009

SUL MERIDIONE IL PD FACCIA AUTOCRITICA

di Giacomo Stucchi

“Le gabbie salariali sono ingiuste perché già i salari del sud sono in media più bassi del 20-25% rispetto a quelli del nord. La proposta delle gabbie salariali è ancora più inaccettabile perché arriva da una propaganda politica, specie della Lega, che getta discredito sul Mezzogiorno, aggrava le divisioni del Paese e propone misure assurde e discriminatorie come le gabbie salariali”. Sono parole del segretario del Pd, Dario Franceschini, pronunciate oggi nel corso di una manifestazione in Calabria e riportate dalle agenzie di stampa. Ne parliamo perché, purtroppo, constatiamo che non è la prima volta che il segretario del Pd sputa sentenze nei confronti del Carroccio, un movimento del quale non sa praticamente nulla ma che è sempre nelle sue “attenzioni”. Sarà perché nel Pd si parla poco di politica, visto che la sua classe dirigente passa il tempo a litigare, oppure perché Franceschini e compagni soffrono sempre più un complesso di inferiorità nei confronti del loro ex alleato Di Pietro. Fatto sta che il Nostro non trova mai niente di meglio da fare che attaccare la Lega. Peraltro, anche nel caso in questione, senza alcun motivo veramente valido. Sulle gabbie salariali infatti, che possano piacere o meno, rispondono ad una esigenza reale e nessuno nella Lega Nord ha mai detto cha la differenziazione degli stipendi del nord debba avvenire a scapito di quelli del sud. Anzi, prendendo per buono quanto afferma Franceschini, e cioè che al sud i salari “già sono in media più bassi del 20-25% rispetto a quelli del nord”, bisognerebbe chiedersi perché! A maggior ragione dovrebbe farlo il Pd che per molti anni ha amministrato regioni meridionali, penso alla Campania ma anche alla Calabria, evidentemente però senza ottenere grandi successi. Ecco perché quando il segretario del Pd parla di salari più bassi al sud, dovrebbe forse fare un esame di coscienza e guardare alle responsabilità del suo partito anziché dare addosso alla Lega. Ma c’è di più. Sarebbe ora che Franceschini, e coloro che nel centrosinistra la pensano come lui, si rendessero conto che la storiella della Lega Nord che “getta discredito sul Mezzogiorno” non solo non è vera, ma non “rende” neppure in termini di voti. Anche i sassi sanno ormai che nessun esponente del Carroccio ha mai inteso offendere, denigrare e, tanto meno, screditare le regioni o i cittadini del sud, anzi. Ricordo a Franceschini che alle ultime elezioni europee gli uomini e le donne del Carroccio sono andati in tutte le maggiori città del Meridione, da Napoli a Bari, da Reggio Calabria a Catania, e ovunque sono stati accolti favorevolmente. Posso anche aggiungere che la politica della Lega Nord, di forte tutela dei cittadini e dei territori che rappresenta, ha più volte fatto da volano affinché anche nel sud nascessero e si sviluppassero movimenti politici autenticamente territoriali, con una classe dirigente che rispondesse del proprio operato direttamente ai suoi elettori. Se questo sia poi effettivamente accaduto, o sia riuscito solo in parte, non spetta a me dirlo ma semmai dovrebbero essere gli stessi meridionali a domandarselo.

domenica, ottobre 11, 2009

BERGAMO: CELEBRAZIONE PER LE VITTIME DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO



























venerdì, ottobre 09, 2009

COLOGNO AL SERIO: CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEL COLLEGIO DEI GEOMETRI











giovedì, ottobre 08, 2009

CONSULTA DI PARTE? BASTA VEDERE DA CHI E' ELETTA

di Giacomo Stucchi

In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza con la quale i giudici della Corte costituzionale hanno bocciato il Lodo Alfano è forse utile chiedersi cos’è e quali compiti svolge la Consulta ma, soprattutto, da chi è composta è come vengono eletti i suoi componenti. L’Alta Corte, in sintesi, è chiamata a pronunciarsi sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni; sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma della Costituzione. I suoi quindici componenti vengono così eletti : un terzo dal capo dello Stato, un terzo dalla magistratura e un altro terzo dal Parlamento. Già questo aiuta a capire perché il presidente del Consiglio Berlusconi, commentando ieri a caldo la sentenza, e ribadendo poi il concetto anche nell'intervento telefonico di ieri sera a Porta a Porta, ma anche oggi alla radio, ha detto che la Consulta è dominata dalla sinistra. In una democrazia normale, dove vigono sistemi di equilibrio istituzionale che garantiscono la funzionalità del sistema, nessuno si sognerebbe mai di attribuire patenti politiche agli organi costituzionali. Purtroppo da noi non funziona così, e non potrebbe essere diversamente. Come si fa infatti a ritenere al di sopra delle parti un organismo che per due terzi è nominato dalla magistratura, nella stragrande maggioranza dichiaratamente di sinistra, e dal capo dello Stato che, in tutta la storia della Repubblica, non ci risulta essere mai stato espressione del centrodestra? Si può discutere quanto si vuole sulla colpevolezza o meno di Berlusconi per gli atti compiuti nella sua qualità di imprenditore e uomo d’affari, ma il punto è che negli ultimi quindici anni (nel corso dei quali per ben otto anni la sinistra è stata al Governo!) tutte le volte che il centrodestra è stato a un passo dal riformare davvero il sistema politico e istituzionale sono spuntate come i funghi le inchieste sul premier e le relative condanne a suo carico. Tutte le sentenze che riguardano il premier, cosi come tutte le inchieste pubblicate sui media che fiancheggiano l’opposizione (vedi quella sulle escort), ma anche le trasmissioni televisive della Rai, spudoratamente di sinistra ma pagate coi soldi dei contribuenti, guarda caso arrivano sempre quando si sta per mettere mano a importanti riforme di sistema. Il sospetto che in Italia alcuni poteri forti stiano cercando di impedire per via giudiziaria, ma anche con una massiccia campagna mediatica, che si realizzi ciò che la volontà popolare ha sancito (e cioè un radicale cambiamento di tutto il sistema politico e istituzionale) è forse audace ma più che legittimo. In questi ultimi giorni abbiamo letto sui giornali le ipotesi più strampalate sul futuro del governo in carica e sui destini della legislatura. Ieri il nostro segretario federale Umberto Bossi ha detto che non ci saranno elezioni anticipate e che si va avanti con le riforme. Il che basta e avanza a chiarire che, ancorché la sentenza costituzionale sul Lodo Alfano esuli dal mero ambito giuridico e istituzionale per tracimare prepotentemente nelle vicende politiche, la maggioranza di centrodestra non intende tradire il mandato degli elettori e per questo porterà a compimento il suo programma.

martedì, ottobre 06, 2009

UFFICIO DI PRESIDENZA