Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

lunedì, marzo 30, 2009

RIFORME, LE PAROLE DEL PREMIER FANNO BEN SPERARE

di Giacomo Stucchi
“Il nostro federalismo, quello vero non quello falso della sinistra, servirà -a regime- a ridurre gli sprechi, i costi della politica, a razionalizzare e a tagliare le spese inutili. Servirà ad abbassare le tasse ed è lì che metteremo le risorse del federalismo. Noi la riforma istituzionale l'avevamo già fatta, completata nel 2005, ma la sinistra, la stessa che oggi plaude alla richiesta di riforme, con un comportamento contraddittorio e irresponsabile di cui ancora oggi scontiamo le conseguenze, rifiutò di collaborare impedendo di raggiungere la maggioranza dei due terzi del Parlamento, e promosse il referendum che abolì quella riforma”. Sono questi, per quanto ci riguarda, i passaggi salienti del discorso conclusivo del premier al congresso del neonato Pdl. Tutto il resto, dai messaggi (più o meno velati) di qualche ex colonnello di An al Carroccio alla scenografia ad uso e consumo delle telecamere, fa parte del gioco ma non è dirimente ai fini del nostro obiettivo, che era e rimane quello di cambiare il sistema istituzionale mediante la rapida approvazione di riforme, in primis quella del federalismo fiscale. Parole del tutto condivisibili, quindi, quelle del presidente del Consiglio, che peraltro rendono giustizia agli sforzi che la Lega ha compiuto negli ultimi anni per modernizzare la struttura amministrativa e istituzionale dello Stato. I cittadini, infatti, ricorderanno come tra il 2001 e il 2006 sia stato proprio il Carroccio il propellente principale che ha fatto funzionare a pieno regime il motore delle riforme. Non ci stancheremo mai di ricordare, a futura memoria per tutti gli elettori di buona volontà, che se la sinistra non si fosse messa di traverso sul referendum costituzionale di tre anni fa, oggi noi avremmo già avuto molte delle soluzioni agli attuali problemi: dalla diminuzione del numero dei parlamentari ai nuovi poteri del capo del governo. La circostanza che Berlusconi abbia ricordato questo percorso non può che farci piacere, anche perché è di buon auspicio per l’immediato futuro. Completato l’iter di approvazione del federalismo fiscale, manca ancora un altro passaggio per il voto al Senato (considerato che il testo è stato perfezionato dalla Camera), e poi bisognerà da subito mettere mano alle riforme costituzionali. Magari seguendo lo stesso percorso di dialogo, sia all’interno della maggioranza sia tra gli alleati di governo e l’opposizione, che ha dato i suoi buoni frutti nell’approvazione del federalismo fiscale. Del resto si tratta di cambiamenti dei quali si discute ormai da decenni, fuori e dentro il Parlamento, e sarebbe davvero un peccato non fare tesoro dell’esperienza accumulata nel passato. Inoltre, un quadro politico ulteriormente semplificato, con la nascita del partito unico del centrodestra, dovrebbe agevolare il dialogo ma anche il processo decisionale. Il Carroccio ha sempre avuto le idee molto chiare sulle cose da fare e la sua classe dirigente, riguardo alle soluzioni da dare ai problemi attualmente sul tappeto, si può dire sia stata antesignana; quindi il fatto che adesso nella coalizione di governo ci sia un altro solo partito, guidato da un leader che ha già chiaramente manifestato la sua volontà di andare avanti velocemente sulla strada delle riforme, non può che essere positivo.

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domenica, marzo 29, 2009

BREMBATE DI SOPRA: PARCO ASTRONOMICO "LA TORRE DEL SOLE"










sabato, marzo 28, 2009

ALZANO LOMBARDO: CENA PROVINCIALE











venerdì, marzo 27, 2009

BERGAMO. TAVOLA ROTONDA: "CRISI E FUTURO DELL'INDUSTRIA MANIFATTURIERA"


giovedì, marzo 26, 2009

UNA LEGA ‘PONTIERE’ PORTERÀ ALLA LIBERTÀ DEI POPOLI PADANI

Giacomo Stucchi
Sono tante le analisi e i punti di vista dei vari osservatori (più o meno di parte!), che mirano a spiegare cosa significhi davvero per la Lega Nord il voto favorevole della Camera sul federalismo fiscale. Nessuno, meglio di chi vive la realtà del Carroccio ogni giorno, può dare un contributo in tal senso, ma prima di tutto bisogna sempre ricordare che l’attuale percorso legislativo, e tutti gli altri che lo hanno preceduto negli ultimi anni, non sarebbero mai esistiti se, venticinque anni or sono, non ci fosse stato un uomo a cominciare la battaglia per il federalismo, e cioè il nostro Segretario federale e ministro Umberto Bossi. Senza il suo intuito politico, alla fine degli anni Ottanta parlare di federalismo era davvero un‘utopia, e senza la sua determinazione, oggi tutti noi non potremmo festeggiare lo storico traguardo del federalismo fiscale, che è ormai a un passo dal divenire legge dello Stato. Certo, non tutto è compiuto. Nel senso che oggi disponiamo di una quadro normativo, che costituisce un imprescindibile punto di partenza, che andrà completato con l’approvazione dei decreti legislativi ma anche con quella riforma costituzionale che da troppo tempo aspetta di essere approvata. Riduzione del numero dei parlamentari e modifica del bicameralismo perfetto sono modifiche costituzionali, tra le tante possibili, ormai sedimentate da tutte le forze politiche, così come dall’opinione pubblica, e quindi vanno approvate al più presto. In tal senso il voto dell’altro giorno alla Camera sul federalismo fiscale, oltre ad essere il grimaldello con il quale scardinare il sistema politico e amministrativo per cambiarlo davvero, acquisisce una valenza ancor più importante se si pensa al fatto che è stato condiviso da quasi tutto il Parlamento. L’astensione del Pd, e il voto favorevole dell’Italia dei Valori, conferiscono infatti al testo approvato una valenza direi quasi costituente e al Carroccio un ruolo di ‘cerniera’, nell’attuale sistema politico, che diviene al contempo strategico ed operativo. Solo il pragmatismo di un movimento territoriale come quello della Lega Nord, non imbrigliato dai lacci e laccioli dell’ideologia né da retaggi storici di alcun tipo, può infatti guardare alla sostanza delle cose senza pregiudizio alcuno, ma soprattutto con la volontà di trovare davvero le soluzioni ai problemi della gente. Se l’approvazione del federalismo ha avuto, tra l’altro, come conseguenza quella di un riconoscimento per la Lega Nord e per la sua classe dirigente di un ruolo da ’pontiere’, nell’attuale sistema politico bipolare,allora bisognerà continuare su questa strada. Non è una sfida da poco ma si tratta dell’unica soluzione per dare ai popoli padani la libertà tanto agognata.

lunedì, marzo 23, 2009

TUTTO DA GUADAGNARE DALLA NASCITA DEL PDL

di Giacomo Stucchi

La nascita del Pdl, inteso come unico punto di riferimento per gli elettori di Forza Italia e Alleanza Nazionale e non più solo come partito unico in Parlamento, è senza dubbio un grosso contributo alla semplificazione del quadro politico, iniziata già più di un anno fa e conclamata poi dal risultato elettorale delle Politiche dello scorso anno. In molti si chiedono cosa cambierà adesso nei rapporti con la Lega Nord e se il nostro movimento trarrà un vantaggio elettorale dalla suddetta fusione. Sul primo punto ritengo che non ci saranno grossi cambiamenti, considerato che già da un anno, ma anche nella XIV legislatura e poi dalle fila dell‘opposizione nei due anni di governo Prodi, il centrodestra e la Lega hanno dato prova di coesione non solo elettorale ma anche programmatica, che si è poi tradotta in un'efficace azione di governo. Certo, non sono mancati momenti di confronto, qualche volta anche animato, ma questo fa parte della dialettica politica, e più in generale della democrazia, e sarebbe davvero inusuale se non esistesse. Inoltre, la consolidata alleanza tra il Carroccio, da un lato, e Berlusconi e Fini dall’altro, non è stata né dettata da compromessi dell’ultima ora né improntata alla gestione dell’ordinario. La storia della Repubblica insegna che non tutti i governi sono stati uguali per ambizioni, forza della maggioranza che li sosteneva, carisma dei presidenti del Consiglio e dei segretari dei partiti che appoggiavano l’esecutivo, contesti politici nazionali ed internazionali nei quali si trovavano ad operare. Lega e Pdl, insomma, non hanno mai governato per la gestione dell’ordinario, né tanto meno per il mantenimento del potere a fini clientelari, ma per cambiare davvero un sistema istituzionale che ha dimostrato di non essere più all’altezza delle sfide, economiche e sociali, dei nostri tempi. In tal senso, ne siamo certi, la fusione del partito del premier con quello del presidente della Camera non può che contribuire ad accelerare le riforme che, oltre a quella determinante del federalismo, in futuro potrebbero anche riguardare quelle costituzionali, come il Senato federale e i nuovi compiti del parlamento. Per quanto riguarda poi il secondo punto, e cioè se la Lega trarrà un vantaggio elettorale dalla nascita del nuovo partito, condividiamo le parole del presidente del gruppo parlamentare del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, quando dice che “la concorrenza è l'anima della vita, anche in politica”. Aggiungiamo che la Lega Nord non ha paura di concorrere né con il Pdl né con altre forze politiche, a maggior ragione poi se si tratta di confrontarsi sui temi che ci stanno più a cuore, come il decentramento politico e amministrativo delle istituzioni, la sicurezza dei cittadini, la valorizzazione delle specificità locali. Su queste battaglie, che costituiscono peraltro il nostro DNA da sempre, siamo disposti a confrontarci con tutti gli attori del sistema politico,nell’esclusivo interesse dei cittadini padani.

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mercoledì, marzo 18, 2009

LE BANCHE DIANO IL BUON ESEMPIO

di Giacomo Stucchi

Dall’altra parte dell’Oceano, il colosso assicurativo Aig dovrà rimborsare il governo americano per un ammontare pari ai 165 milioni di dollari di denaro pubblico,che ha distribuito come bonus ai propri manager, come condizione per ricevere gli ulteriori 30 miliardi di dollari che attende. A confermarlo è stato il ministro del Tesoro Timothy Geithner, annunciando una dura presa di posizione dell'amministrazione Obama sul caso Aig. "Imporremo a Aig un impegno contrattuale a ripagare il Tesoro" per importi pari ai premi versati, ha detto Geithner in una lettera inviata al Congresso. Il Tesoro dedurrà i 165 milioni di dollari dagli ulteriori 30 miliardi di stanziamenti previsti per Aig. Da noi invece, ad eccezione della decisione del consiglio di amministrazione di Unicredit, che ha previsto di non distribuire alcun bonus relativo alla performance 2008 per l'amministratore delegato Alessandro Profumo e per tutti i componenti del Management Commitee, al momento non ci risultano né provvedimenti simili da parte di altri istituti né tantomeno norme legislative. La lega Nord, con un emendamento al provvedimento sugli incentivi, in Commissione Finanze e Attività Produttive, sta provando a porre un tetto allo stipendio dei manager, ed è l’unica forza politica a farlo. Ma al di là degli aspetti tecnici dell’iniziativa parlamentare citata, sul piano di principio è giusto porre un limite a retribuzioni faraoniche di manager in un simile momento di crisi? La nostra risposta è che se l’istituto per il quale questi fortunati professionisti lavorano, ha usufruito di aiuti economici pubblici, per restare a galla in questa fase di congiuntura sfavorevole, pensiamo sia giusto calmierare le loro retribuzioni. Non si capisce perché, infatti, a fronte di sacrifici richiesti a tutti i contribuenti, non possa corrispondere qualche rinuncia da parte di pochi. E’ vero che in Italia per il momento non si sono verificati casi clamorosi di default, come quelli americani o anglosassoni, da imputare alla scellerata gestione manageriale degli istituti di credito, ma lo è altrettanto il fatto che l’opinione pubblica non comprende perché a un dipendente, sia pur di “lusso”, viene riconosciuto un invidiabile stipendio, mentre poi nei confronti di una piccola impresa, che oggi più che mai ha bisogno di liquidità, gli si oppone una stretta creditizia. Si tratta di una contraddizione che andrebbe risolta.

mercoledì, marzo 11, 2009

SUL FEDERALISMO PROPOSTE CONDIVISE

di Giacomo Stucchi

Non entriamo nel merito della polemica sulle dichiarazioni del premier a proposito del voto unico ai capogruppo, perché le reazioni, in qualche caso davvero spropositate, dell’opposizione la dicono lunga su quanto alcuni esponenti del Pd e dell’Idv di Di Pietro smanino di buttare benzina sul fuoco ad ogni occasione. C’è un momento per il confronto politico, che in qualche occasione può rivelarsi anche duro, e ce n’è un altro per il dialogo. Quello dei prossimi giorni deve sicuramente essere del secondo tipo. In tal senso sarebbe utile alla politica, ma soprattutto all’interesse dei cittadini, per il bene dei quali la politica dovrebbe sempre operare, che almeno per i temi sui quali esiste già una condivisione tra le forze politiche, si mettessero da parte le polemiche e le discussioni pretestuose. Tra queste esigenze condivise, in primis, ci sta sicuramente quella, direi unanimemente riconosciuta, di cambiare molte cose del nostro sistema politico, istituzionale e amministrativo. La storia degli ultimi quindici anni, solo per restare al periodo più vicino a noi, è costellata di passaggi istituzionali intesi ad attuare i suddetti cambiamenti. Dalla commissione Bicamerale del 1997, che vide Massimo D’Alema presidente, alla riforma del Titolo V della Costituzione, approvata dal centrosinistra nel 2001 allo scadere della legislatura, sino a tempi più recenti con il referendum sulla riforma costituzionale approvata dal centrodestra e fermata solo da un voto referendario molto politicizzato dalla sinistra. Insomma, il passato recente (ma anche quello remoto) delle riforme istituzionali del nostro sistema, è fatto di continui tentativi. L’esperienza di questi anni dovrebbe quindi essere servita a far capire a tutte le forze politiche che, su questo fronte, senza una condivisione di obiettivi non si va da nessuna parte. Per questo motivo la Lega Nord, sin dagli esordi di questa legislatura, ha posto in essere tutti gli sforzi possibili per trovare un percorso condiviso che portasse all’approvazione del federalismo fiscale, unica soluzione in grado di dare una sferzata al sistema nel segno del cambiamento. Un lavoro difficile, fatto di cesello ma anche di diplomazia, che ha già dato i suoi frutti con l’approvazione del provvedimento in questione al Senato. Un traguardo importante che però, in un sistema bicamerale perfetto come il nostro, non è sufficiente ad approvare una legge. Al ddl sul federalismo fiscale, quindi, stanno attualmente lavorando Ie commissioni Bilancio e Finanze della Camera. In un clima di dialogo costruttivo, l’unico possibile quando si mette mano alle riforme istituzionali, si sta procedendo all’approvazione degli emendamenti. Relatori e governo, per esempio, hanno dato parere favorevole a un emendamento presentato dal Pd, in base al quale saranno i presidenti delle Camere a nominare il presidente della bicamerale di controllo dei decreti attuativi della legge delega sul federalismo fiscale. Così come è stato giudicato “positivo”, dagli stessi esponenti del Pd proponenti, l’accoglimento da parte della maggioranza di un altro emendamento sul superamento della riserva di aliquota Irpef tra le fonti che le regioni utilizzano per finanziare le spese essenziali, sostituita da compartecipazioni ai tributi erariali e, 'in via prioritaria', al gettito dell'Iva. Si tratta di esempi indicativi del fatto che quando l’obiettivo è quello di porre al centro del dibattito l’interesse dei cittadini, le forze politiche possono trovare un percorso condiviso e procedere sulla medesima lunghezza d’onda.

PRAGA: RIUNIONE ASSEMBLEA UEO







lunedì, marzo 09, 2009

“VOLA”, MA PREOCCUPA L'ECONOMIA

di Giacomo Stucchi

Premesso che non siamo tra gli iscritti al partito del sondaggio inteso come verità assoluta, preferendo di solito il contatto diretto con la gente per toccare con mano gli umori popolari, è indubbio che gli ultimi dati forniti da vari istituti sono davvero molto incoraggianti per la Lega Nord. In particolare, secondo l’Ispo di Renato Mannheimer, che ha analizzato per il quotidiano online Affaritaliani.it le potenzialità elettorali del Carroccio a pochi mesi dalle elezioni di giugno, il nostro movimento, che alle elezioni europee (occorre ricordarlo) si presenterà in tutta Italia, "ha la possibilità di raccogliere consensi dappertutto. Comunque può essere benissimo che alle prossime elezioni prenda qualcosa anche nel Mezzogiorno. Qualche percentuale può essere raggiunto anche in alcune regioni del Sud”. Ma è soprattutto al Nord che la Lega farebbe il pieno di voti, attestandosi come primo partito in Veneto e, potenzialmente, anche in Lombardia, e raggiungendo una percentuale nazionale attorno all'11%. Si tratta di numeri che potrebbero farci dormire comodamente tra due guanciali. Invece non è così, perché siamo consapevoli delle preoccupazioni dei cittadini per la situazione economica e, quindi, se il fatto che molti di loro ci danno fiducia fa certamente molto piacere, il nostro pensiero in questo momento non può che andare a come risolvere i problemi. Basti pensare, per esempio, alle difficoltà crescenti che famiglie e imprese stanno trovando nell’accesso al credito. Secondo un’inchiesta de 'Il Sole 24 ore' presso gli sportelli bancari, mentre le banche chiedono più garanzie a chi vuole accendere un mutuo, dalle fideiussioni alle coperture assicurative, allo stesso tempo le famiglie chiedono sempre di più mutui a tasso variabile. Una tendenza confermata da un'inchiesta presso gli sportelli bancari, che rivela come anche gli istituti di credito siano propensi a concedere il tasso variabile. L'analisi sottolinea anche la prudenza delle banche nel finanziare l'acquisto della casa fino all'80% del valore, laddove per coprire una percentuale maggiore si ricorre alle assicurazioni che tutelano le banche per il restante 20%, anche se non tutte le hanno sottoscritte. Inoltre, la crisi di liquidità ha determinato il ricorso alle assicurazioni sul credito, come evidenzia un'altra ricerca (condotta da 'Italia Oggi Sette’) tra gli operatori del settore, e che evidenzia una crescita delle domande di coperture assicurative che in alcuni casi supera il 100%. Nell'indagine si parla addirittura di 'Allarme insolvenze' con "un boom di mancati pagamenti rispetto a un anno fa”. Insomma, ai problemi delle insolvenze e dei ritardi nei pagamenti da parte di molte aziende, si aggiunge il rapporto sempre più difficile con le banche che dilatano i tempi e aumentano le richieste di garanzie prima di concedere i finanziamenti. Ecco perché il nostro Segretario Federale Umberto Bossi ha già messo sul chi va là il governo, affinché gli eventuali aiuti dello Stato agli istituti bancari siano effettivamente finalizzati, a loro volta, a venire incontro alle esigenze di famiglie e imprese, aspettando anche gli effetti delle contromisure già prese dal Parlamento con il decreto anticrisi ed altri provvedimenti analoghi.

giovedì, marzo 05, 2009

BONN: RIUNIONE ASSEMBLEA UEO
















LE CRITICHE DI EPIFANI SONO FUORI LUOGO

di Giacomo Stucchi

Il ministro dell'Economia, nel suo intervento al 'Liquidity Day', la giornata di lavori tra governo, imprese e banche per individuare soluzioni in grado di fronteggiare la crisi, ha sottolineato la necessità di "strumenti nuovi da mettere in campo”. Affermazione assolutamente condivisibile, che vede peraltro su questo fronte il governo già attivato, ma va ricordato che da questa situazione si esce soltanto se ognuno degli attori istituzionali svolge il proprio ruolo. Bene ha fatto quindi Tremonti ha ricordare anche che "le banche sono utili solo se fanno le banche e non se il loro operato resta fine a se stesso". Gli istituti di credito, quindi, "non devono avere un profilo di rischio oltre misura, altrimenti si produce un rischio sul risparmio depositato". Ma c’è di più. Una macchina, mi si passi il paragone, gira alla perfezione quando tutte le sue componenti sono ben oliate e si muovono all’unisono. Allo stesso modo, governo, parlamento, forze politiche e sociali, in primis quelle sindacali, dovrebbero marciare tutte nella stessa direzione, perché dinanzi alle difficoltà delle famiglie, soprattutto di quelle monoreddito, o di chi ha già perso o sta per perdere il lavoro, non c’è una posizione politica di destra o di sinistra, ma la soluzione al problema stesso. Ecco perché, per esempio, non serve che il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, dica al governo che piuttosto delle grandi opere le quali, secondo lui, porteranno occupazione solo tra molto tempo, sarebbero necessari piccoli interventi che rilancino l'economia a breve. “Questa crisi va anticipata. Se fai tutto “dopo” il Paese lentamente affonda. Quando la crisi è forte bisogna misurarsi con progetti di piccole dimensioni come ad esempio la messa in sicurezza del territorio. Solo queste cose possono essere fatte in sei mesi”. Le Parole di Epifani, riferite all’operato del governo in carica, lasciano davvero di stucco. Quando tutto il mondo, da est ad ovest, annaspa per affrontare le conseguenze di una crisi i cui contorni giorno dopo giorno sfuggono a tutti, e mentre il governo Berlusconi è stato uno dei primi a muoversi (soprattutto nel tenere sotto controllo i conti pubblici e mettere così fieno in cascina per i momenti più difficili), il segretario generale di uno dei maggiori sindacati nazionali viene a dirci che il governo avrebbe dovuto muoversi prima! Ma si ricorda Epifani le dispute dell'esecutivo di centrosinistra, che per un anno ha saputo soltanto litigare sui Dico? Ha mai pensato Epifani a cosa sarebbe stato oggi della nostra economia se Prodi fosse rimasto un semestre in più a Palazzo Chigi, con una coalizione che litigava su tutto? In questo momento, cosa può fare il governo più di ciò che sta già facendo, in particolare sul fronte degli ammortizzatori sociali (con l’accordo tra il governo e le regioni, raggiunto lo scorso mese di febbraio, che ha dato il via libera all'uso di 8 miliardi di euro - 5,35 da fondi nazionali e 2,65 regionali - per sostenere i lavoratori colpiti dalla crisi) e poi su quello degli investimenti in infrastrutture per rilanciare il sistema economico, con un piano da 16,6 miliardi di euro? A noi pare che le critiche di sindacati e partiti, più attenti alle loro sorti che non agli interessi dei cittadini, siano pretestuose e soprattutto non diano un contributo alla soluzione dei problemi. Tuttavia, il giorno che tutto questo dovesse verificarsi saremo ben lieti di smentirci.

lunedì, marzo 02, 2009

FRANCESCHINI LAVORI ALLE COSE CONCRETE

di Giacomo Stucchi

La proposta di un assegno per i disoccupati avanzata da Dario Franceschini è fattibile, ovvero ha qualche possibilità di diventare operativa nell’ambito delle risorse già stanziate dal governo per fronteggiare la crisi, o (come sottolineato dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonannni) “può maturare dentro l’accordo tra governo e amministrazioni regionali sugli ammortizzatori sociali”, o non è piuttosto un’iniziativa soltanto mediatica? A porsi la domanda non è solo la coalizione di centrodestra (non tanto sul piano del merito, ovviamente, ma su quello della disponibilità di bilancio!),ma addirittura la stessa classe dirigente del Pd, che di fatto smentisce il suo segretario. Secondo il senatore ed economista del Pd, Nicola Rossi, infatti l’idea è soltanto “mediatica”. “Non vedo infatti nessun cambio di rotta” – spiega Rossi in un intervista al Corsera – rispetto alle posizioni di Veltroni e il riferimento implicito è alla manovra in disavanzo. Non mi sembra un passo in avanti”. Senza contare che “ci sono ragioni di finanza pubblica che lo sconsigliano caldamente. Il succo – conclude quindi l’economista – è che non ci possiamo permettere di fare una riforma sfondando il bilancio dello Stato”. Insomma, aggiungiamo noi, non sarebbe meglio se Franceschini, prima di avanzare proposte, ne parlasse prima con la classe dirigente del suo stesso partito per trovare un’unità d’intenti sulle cose da fare? Con tutto quello che accade nel mondo in questo periodo, con migliaia di aziende in crisi e altrettante migliaia di licenziamenti, il governo italiano sta facendo tutto quanto è nelle sue concrete possibilità, soprattutto di bilancio, per venire incontro alle esigenze dei cittadini, soprattutto di quelli più deboli ed esposti alle conseguenze della crisi. Come ha ricordato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, sono state messe in campo cifre che toccano i 16,5 miliardi di euro solo nel 2009. In questo momento, però, di tutto c’è bisogno, fuorché di proposte che illudano la gente, e nel caso dell’idea di Franceschini soprattutto i disoccupati, che non abbiano poi la concreta possibilità di diventare fatti. Nel caso specifico, infatti, ogni stima sul possibile numero di senza lavoro nel prossimo futuro sarebbe priva di ogni fondamento poiché nessuno, oggi, è in grado di fare delle previsioni attendibili a riguardo. Ecco perché al segretario del Pd consigliamo vivamente di lasciar perdere le proposte demagogiche e di pensare, invece, alle riforme concrete e fattibili che peraltro, se realizzate adesso, nel medio periodo daranno luogo anche ad una razionalizzazione della spesa e, quindi, ad una maggiore disponibilità di risorse. Ci riferiamo al federalismo fiscale che, questa settimana, è all’ordine del giorno dei lavori delle Commissioni parlamentari della Camera e che, se anche il Pd è d’accordo, potrebbe diventare velocemente un’ottima legge dello Stato e venire incontro, davvero, alle esigenze dei cittadini.