sabato, febbraio 28, 2015
giovedì, febbraio 26, 2015
UN UOMO SOLO "ALLO SBANDO"
di Giacomo Stucchi
Il dibattito sull’uomo solo al comando non è di quelli che appassionano il
sottoscritto e credo nemmeno la maggior parte dei cittadini alle prese con ben
altri problemi. Certo il premier sembra proprio che se le vada a cercare e anzi
non fa nulla per dissimulare questo dubbio. Però l’annuncio sulla riforma della
Rai fatta per decreto, ancorché sia condivisibile snellirla, a noi pare più una
provocazione che un percorso legislativo concreto; e comunque giustificare
un’adozione assidua e incessante della decretazione d’urgenza e della questione
di fiducia, che da tempo costituiscono una patologia del nostro sistema
legislativo, con il fatto che bisogna bypassare l’ostruzionismo delle
opposizioni è un’aberrazione del ruolo del Parlamento e di quello che esso
rappresenta. Ma il presidente del Consiglio, ormai lo sappiamo, è fatto così.
Deve sempre alzare l’asticella dello scontro e far passare chi non la pensa come
lui per un conservatore. Noi della Lega Nord però, che conservatori non lo siamo
mai stati, pensiamo che la strada da lui imboccata sia sbagliata e per questo
democraticamente scendiamo in piazza sabato prossimo a Roma per contestarlo su
cose concrete: dall’aumento delle tasse sulla casa alla riforma del lavoro
appena varata che crea solo l’illusione dell’impiego sicuro; dal trattamento
riservato alle partite Iva (i cui bocconi amari fatti ingoiare da Renzi alla
fine del 2014 solo in parte sono stati addolciti da qualche correzione adottata
all’ultimo minuto nel Milleproroghe) ai continui tagli ai trasferimenti degli
enti locali costretti ad alzare le tasse a livello territoriale per poter
mantenere i servizi; dalle liberalizzazioni “a macchia di leopardo” alle
riforme costituzionali e alla legge elettorale pensate solo per favorire il Pd.
Si tratta di misure che mirano a magnificare l’azione del governo più che a
determinare una vero rilancio del sistema Paese. In quest’ottica, del resto, è
già cominciata la propaganda del governo per prendersi i meriti di una
timidissima ripresa dovuta a una favorevole congiuntura che non si registrava
da tempo, con ribasso del petrolio ed euro competitivo, nonostante la quale
peraltro rimaniamo sempre il fanalino di coda tra le grandi economie.
mercoledì, febbraio 25, 2015
LE RIFORME DI RENZI UNA SCOMMESSA SULLA PELLE DEI CITTADINI
di Giacomo Stucchi
La prospettiva temporale che il premier si è dato, arrivare cioè sino al
completamento della legislatura Nel 2018, non è certo una buona notizia per i
cittadini. La sicumera del presidente del Consiglio, infatti, è pari solo
all’inconcludenza del suo governo che nei primi dodici mesi di vita non ha
risolto nulla delle grandi questioni del Paese. Basti pensare alle riforme
istituzionali e alla nuova legge elettorale spacciate come la panacea di tutti i
mali e aventi, invece, l’obiettivo di ridurre in un prossimo futuro il
Parlamento a uno zerbino del premier più di quanto già non lo sia. Se davvero si
voleva velocizzare il procedimento legislativo bastava, come suggeriscono
autorevoli costituzionalisti, mettere mano a una seria riforma dei regolamenti
parlamentari. In quel caso non sarebbe stato nemmeno necessario iniziare il
lungo e complesso processo di revisione costituzionale che invece sta servendo a
Renzi per giustificare la sua permanenza a Palazzo Chigi. Da dove, se solo
avesse voluto, avrebbe potuto fare una cosa davvero gradita a tante persone e
cioè mettere mano alla riforma della legge Fornero (questa davvero utile!) e
porre rimedio al dramma degli esodati, triste eredità del governo Monti
sostenuto dalla sinistra. La speranza è che adesso anche Renzi non ci lasci
un’altra triste eredità della sinistra, questa volta con il Jobs Act i cui
effetti, già sbandierati dal governo ancora prima che questi si possano
eventualmente dispiegare, sono ancora tutti da verificare. Basti pensare al
destino delle centinaia di migliaia di collaborazioni coordinate e continuative,
che di certo andavamo migliorate (soprattutto sul fronte dell’estensione dei
diritti ai lavoratori), che saranno abrogate nel 2016 senza nessuna certezza
che le stesse vengano trasformate in assunzioni con il nuovo contratto a tutele
crescenti, come invece sostiene il governo. Vedremo come andranno le cose, ma
la sensazione è che Renzi stia scommettendo un po’ troppo sulla pelle dei
cittadini e sul loro futuro.
domenica, febbraio 22, 2015
giovedì, febbraio 19, 2015
RENZI, LA LIBIA E LA POLITICA DELLO STRUZZO
di Giacomo Stucchi
Purtroppo siamo alle solite. Anche sul fronte del contrasto all’Isis, e alle
gravi conseguenze che potrebbero derivare al nostro Paese per la sua presenza in
Libia, il governo Renzi mischia le carte. Spacciare la soluzione politica
dell’Onu sulla crisi libica come un successo dell’esecutivo è infatti falso e
inconcludente allo stesso tempo. La verità è che l’Onu su questa vicenda ha
deciso, mi si passi il gioco di parole, di non decidere nulla. Semplicemente
perché probabilmente dei top player che lo guidano, quali forse Cina, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna
e Russia, nessuno, e ognuno per motivi diversi, ha interesse ad accelerare sulla
Libia. Il risultato è che le Nazioni Unite, almeno nell’immediato, non faranno
nulla e il governo Renzi invece continuerà ad affermare di essere riuscito
nell’intento di coinvolgerle. Nel frattempo però il ginepraio libico continua a
modificarsi rapidamente e i diretti protagonisti, che sono molteplici, assumono
le loro decisioni; mentre per il nostro Paese rimangono tutte le preoccupazioni
già esplicitate nei giorni scorsi. Quando parliamo di prevenzione sul fronte
degli sbarchi degli immigrati, infatti, non significa avere la certezza del
pericolo di infiltrazioni jihadiste. Ma poiché esistono evidenze del fatto che
il numero dei barconi pronti a salpare dalla Libia per raggiungere le nostre
coste potrebbe aumentare, e tenuto nel dovuto conto l’inesistenza su quel
territorio di una struttura statale in grado di controllare e di essere un
interlocutore affidabile, bisogna quindi porsi il problema e non adottare la
politica dello struzzo nascondendo la testa sotto la sabbia e facendo finta di
niente. Se già oggi abbiamo difficoltà ad accogliere e verificare l’identità di
tutte le persone che in un solo giorno sbarcano sulle nostre coste, se ne
arrivassero molte di più come si fa ad avere la certezza che tra loro non ci
siano terroristi?
martedì, febbraio 17, 2015
NEGLI ATTUALI SCENARI INTERNAZIONALI NON C'E' SPAZIO PER L'APPROSIMAZIONE
di Giacomo Stucchi
Il grido d’allarme sui rischi che un’immigrazione incontrollata potrebbe
rappresentare per la sicurezza del Paese noi della Lega Nord lo abbiamo lanciato
da tempo. Qui non si tratta di alimentare paure e preoccupazioni, che pur
esistono ma che devono essere controllate, ma di denunciare l’incapacità del
governo su tutti i fronti. In primis su quello della prevenzione, per aver
messo in piedi un’operazione come Mare Nostrum che ha portato sulle nostre
coste, per di più a bordo delle navi della Marina utilizzate come traghetti,
170.00 immigrati solo nel 2014. Constatato il disastro il governo è poi corso
ai ripari con Triton ma ormai il danno era fatto, sicché i numeri degli sbarchi
del 2015 si annunciano già allarmanti e le nostre strutture di accoglienza al
collasso. Il governo ha poi fallito anche sul piano della capacità di reazione
alle mutate circostanze sull’altra sponda del Mediterraneo. Dinanzi alle minacce
dei tagliagole jihadisti, e ai loro atti disumani sulla spiaggia libica, i
ministri hanno dato due o tre versioni diverse su come reagire, per giungere poi
alla conclusione, come dichiarato dal presidente del Consiglio, che un intervento
militare non era in programma nell’immediato. Eppure il ministro della difesa,
appena il giorno prima, aveva parlato di cinquemila uomini da inviare subito!
Tanta approssimazione preoccupa ancor di più se si pensa che nessuno può
escludere che la presenza in Libia dell’Isis si possa tradurre in un possibile
controllo da parte dei suoi miliziani delle partenze dei gommoni carichi di
immigrati, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero. Insomma, a fronte di
scenari internazionali che mutano in fretta, in Libia ma non solo, a un governo
che non fosse in grado di reagire prontamente la situazione potrebbe davvero
sfuggire di mano, con delle conseguenze non certo piacevoli.
giovedì, febbraio 12, 2015
RIFORME SI, IMPOSIZIONI NO
di Giacomo Stucchi
Il dibattito a tappe forzate voluto da Renzi per portare avanti le riforme
costituzionali non è stato un bel segnale di democrazia. La strada è stata
sbagliata nel merito, per i contenuti cioè delle riforme stesse che abbiamo più
volte criticato, ma anche nel metodo, per aver trasformato il Parlamento in un
luogo di scontro. La defaillance, della stessa maggioranza,
che prima impone una seduta fiume e poi però non fa nulla per scongiurare la
mancanza del numero legale in Aula alla Camera, è un segnale gravissimo perché
l’oggetto della seduta non è una legge qualunque ma la riforma della
Costituzione, che tutti vogliamo ma nel migliore dei modi. Invece in questa
fase costituente voluta da Renzi registriamo una gran confusione dettata, forse,
da una lettura sbagliata da parte del governo del processo riformatore, che non
può essere una “trattativa” tra le esigenze di Tizio e Caio ma la sintesi di ciò
che è meglio per tutti i cittadini. Noi abbiamo sempre pensato che il ruolo
delle opposizioni fosse quello di migliorare le misure proposte e di trovare nel
Parlamento un luogo dove gli steccati, a maggior ragione poi se in una fase
costituente, vengano abbattuti senza far valere la forza dei numeri. Impegnare
il Parlamento per mesi in una procedura così complessa, qual è appunto quelle
prevista per cambiare la nostra Carta costituzionale, ha inevitabilmente
significato mettere da parte altri importanti provvedimenti, in primis quelli
economici, che invece a nostro avviso avrebbero dovuto avere la priorità.
Tuttavia la Lega Nord, pur non condividendo tempi, modi, e contenuti, non si
chiama fuori dal dibattito costituente e anzi si pone a presidio della nostra
battaglia di sempre a favore del federalismo. A maggior ragione poi se ad essere
in ballo sono i temi per i quali ci siamo sempre battuti, a cominciare dalla
riforma del Titolo V sull’Autonomia finanziaria degli enti territoriali.
martedì, febbraio 10, 2015
UN'OPPOSIZIONE PER IL BENE DELLA DEMOCRAZIA
di Giacomo Stucchi
Mentre il governo Renzi è affaccendato nel serrare le fila della sua
maggioranza in Parlamento, i temi economici continuano a destare
preoccupazione. Gli ultimi dati forniti dall’Istat certificano infatti, nella
media dell'intero 2014, una produzione industriale in calo dello 0,8% rispetto
allo stesso periodo dell'anno precedente. Altro che anno felix, del quale
continua a parlare in ogni occasione il presidente del Consiglio, la verità è
che nonostante il calo del petrolio e un euro competitivo, come non si
registrava da tempo, non c’è alcun segnale di ripresa effettiva; mentre è ormai
conclamata l’incapacità del governo di creare le condizioni affinché l’economia
si possa risollevare. Drastica riduzione dei consumi, contrazione del potere
d'acquisto delle famiglie e gravissima crisi del mercato occupazionale,
rispetto alla quale le misure previste del Jobs act non appaiono essere per
niente risolutive, sono i segnali più evidenti del fallimento della politica
economica del governo. Non aiuta poi di certo a venire fuori da questa
situazione il fatto che l’esecutivo Renzi continui a portare avanti un' agenda
con all’ordine del giorno temi importanti, come la modifica della composizione
del Senato, la riforma del procedimento legislativo e quella sulla ripartizione
di competenze tra Stato e Regioni (che come proposte segnano peraltro un
pericoloso rigurgito centralista), incuranti però del ruolo e delle prerogative
del Parlamento. Le riforme costituzionali, ma anche la legge elettorale, vanno
certamente fatte ma non possono essere approvate solo perché “funzionali” alle
convenienze del partito di maggioranza e ai disegni politici del suo
segretario. E registriamo positivamente l'intenzione manifestata da Forza
Italia di volersi schierare all’opposizione nell’interesse dei cittadini e per
il bene della democrazia, come la Lega Nord ha sempre fatto al governo Renzi.
martedì, febbraio 03, 2015
IL BISOGNO DEI CITTADINI MAI STATO IN CIMA AI PENSIERI DEL GOVERNO RENZI
di Giacomo Stucchi
Più che commentare il discorso di insediamento, nel quale come sempre accade
ognuno vi legge ciò che più interessa, preferisco aspettare e giudicare
l’operato del nuovo presidente della Repubblica dalle sue scelte. L’invito di
Mattarella a prestare attenzione “ai bisogni dei cittadini” penso però vada
rivolto principalmente al governo Renzi, che nei dodici mesi già trascorsi a
Palazzo Chigi non ha proprio avvertito come primaria tale esigenza. I dati
dell’economia reale parlano infatti di una società impoverita e impaurita, con
grandissime difficoltà ad onorare i propri impegni (come il pagamento di un
mutuo o di una casa in affitto), incapace di reagire perché messa alle strette
da una politica fiscale che stronca sul nascere ogni velleità di ripresa. Basti
pensare al trattamento riservato dal governo alle partite Iva, in particolare
quelle interessate al nuovo regime dei minimi, per capire che la ricetta
economica della sinistra è sempre la stessa e consiste nel tartassare il povero
cittadino. Sul piano squisitamente politico il premier ha detto di voler mettere
il turbo alle riforme e Alfano ha ribadito che queste andranno avanti, ma
intanto nella maggioranza sono già volati gli stracci con il presidente del
Consiglio che ha dichiarato di non voler perdere tempo a dialogare coi
partitini, che invitava anzi a leccarsi le ferite. Insomma, l’aria che tira
dalle parti dell’esecutivo non è certo delle migliori; e quindi se fino ad oggi
la maggioranza che lo sostiene non è stata in grado di ottenere alcun risultato
concreto, niente lascia sperare che questo possa accadere nel momento in cui le
scorie dell'elezione quirinalizia avranno bisogno ancora di tempo per essere
smaltite. Nel frattempo l’impressione è che il presidente del Consiglio
continuerà a fare ciò che gli riesce meglio, ovvero andare avanti con la sua
politica dei due, tre o anche quattro forni, con l’unico intento di restare
sulla sua poltrona il più a lungo possibile ma incurante delle reali esigenze
dei cittadini.