Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

lunedì, marzo 30, 2015

30/03/015 - ROMA - Convegno "Libia in bilico" Camera dei deputati


30/03/15 - ROMA - Convegno il "NododiGordio" Master of terror


domenica, marzo 29, 2015

29/03/15 - VERDELLO - Pranzo con la mia Sezione di Verdello della Lega Nord.




sabato, marzo 28, 2015

28/03/15 - "30 ANNI DI LEGA A BERGAMO" - FIERA DI BERGAMO







venerdì, marzo 27, 2015

LE PRIORITA' DI RENZI NON SONO QUELLE DEI CITTADINI

di Giacomo Stucchi
L’intervento del premier alla Luiss, con il quale ha per lo più magnificato la nuova legge elettorale sostenendo che sarà copiata in tutta Europa, rappresenta l’iperbole della propaganda renziana. Pensavamo di averle sentite davvero tutte ma questa dichiarazione di Renzi batte le altre per eccesso di autocelebrazione. Peccato che quasi in coincidenza con queste affermazioni un altro dato, ma questa volta più realistico e concreto, sia stato “riconosciuto” al nostro Paese dall’Ocse che, col 90%, ci ha posto al vertice delle classifiche in Europa per corruzione percepita. Un dato che abbinato al fatto che solo oggi il Senato sta votando sul provvedimento anti-corruzione, dopo una giacenza in Parlamento che durava dal 15 marzo del 2013, la dice lunga sulla volontà dell’esecutivo Renzi di affrontare i veri problemi del Paese. L’agenda politica del premier prevede infatti solo provvedimenti utili al Pd e al suo segretario, come l’Italicum, la riforma costituzionale o quella della Rai, ma non necessariamente ai cittadini. Ai quali invece si continua a raccontare che c’è la ripresa economica anche se poi nella vita reale di tutti i giorni non è così. Perchè un conto è il fatto che, grazie alla competitività dell’euro e ai bassi costi del petrolio, alcuni settori dell’economia siano avvantaggiati e abbiano ripreso a produrre ed esportare, un' altra cosa sono le difficoltà dei cittadini, degli artigiani, del popolo della partite iva, dei piccoli proprietari di case o di terreni agricoli, delle aziende familiari. Per tutte queste categorie la ripresa è un miraggio e già da questo mese di marzo comincia una lunga stagione di pagamenti di tasse e imposte, che andrà avanti sino al mese di dicembre, alla quale si aggiungono tantissime complicazioni burocratiche. Basta citare le complicate procedure per accedere al sistema di fatturazione elettronica ma anche alla miriade di problemi di tantissimi lavoratori autonomi.

giovedì, marzo 26, 2015

26/03/15 - ROMA - Convegno Eurispes Intelligence e Società

martedì, marzo 24, 2015

LA DERIVA DELL'INCONCLUENZA

di Giacomo Stucchi
Il rischio che si potrebbe correre nell’attuale quadro politico non è la deriva autoritaria paventata da alcuni ma l’inconcludenza. Sul lavoro, con un provvedimento qual è il Jobs Act che pare stia già producendo più trasformazioni di contratto di lavoro (in specie dalle collaborazioni coordinate all’assunzione a tempo indeterminato a tutele crescenti) che non nuovi posti di lavoro; sulla scuola, con la più grossa delle promesse di Renzi che probabilmente non sarà mantenuta e che riguarda l’assunzione di oltre centomila precari; sulla sicurezza, che dopo mesi di sottovalutazione del governo delle evoluzioni degli scenari internazionali ci porta oggi a una affannosa rincorsa, strategica e militare, per recuperare il tempo perduto; sul fisco, che non ha visto diminuire nemmeno di un euro la pesante tassazione sulla casa ma ha provveduto a un’applicazione generalizzata e discriminatoria' dell'Imu agricola. Una tassa particolarmente odiosa che, secondo una sentenza delle Corte Suprema di Cassazione, dovrebbe essere pagata addirittura dai gestori degli impianti di risalita delle stazioni sciistiche. Insomma, sono queste alcune tra le tante paure dei cittadini, altro che deriva autoritaria. Un timore, quest’ultimo, che se esistesse davvero sarebbe solo funzionale al soddisfacimento della vanagloria di un premier che pensa di poter risolvere tutto concentrando poteri e ministeri nelle sue mani. A tal proposito è sospetta la genericità temporale con la quale si è detto che il premier terrà l’interim del ministero delle Infrastrutture per un pò. Vedremo se questo riferimento temporale sarà meglio precisato nell’immediato futuro o se invece i giorni diventeranno settimane e poi mesi. Un’occasione troppo ghiotta per il presidente del Consiglio, che potrebbe utilizzare tale periodo per svuotare la struttura ministeriale dei suoi centri decisionali e portarli nell’alveo del controllo diretto di Palazzo Chigi.

venerdì, marzo 20, 2015

23/03/15 - PARMA - Convegno su sicurezza e terrorismo




giovedì, marzo 19, 2015

LE MEDAGLIE CHE NON ESISTONO

di Giacomo Stucchi
In un momento non certo facile per il Paese, dalla strage di Tunisi nella quale hanno perso la vita per mano della follia jihadista anche degli italiani, alle vicende politiche interne che rendono il governo poco credibile agli occhi di un’opinione pubblica sempre più perplessa, l'ultima cosa che serve è eludere la realtà dei fatti, come continua a fare Matteo Renzi. Attaccandosi al petto medaglie che non esistono, come quella relativa a un presunto ruolo del suo esecutivo e del semestre italiano nelle politiche economiche dell’Ue, il presidente del Consiglio ancora una volta cerca di porre rimedio con le parole al grave deficit di fatti concreti che invece caratterizza la sua esperienza di governo. Una carenza che si risconta anche nella politica internazionale nonostante i recenti tentativi di recuperare il tempo perduto sui diversi scenari internazionali, dalla Libia all’Ucraina. Per mesi Renzi si è anche disinteressato degli sbarchi che hanno portato sulle coste del nostro Paese 170mila immigrati, solo nel 2014. Ai quali tra il 1° gennaio ed il 9 marzo 2015 si devono aggiungere ben 68 sbarchi per un totale di 9.117 stranieri giunti nei porti italiani, contro i 5.611 del corrispondente periodo dell’anno scorso. Un problema gravissimo, gestito da tutto il governo, in primis il ministro dell'Interno Alfano, con una disinvoltura davvero preoccupante. Dinanzi a tanta improvvisazione è risibile il tentativo del capo del governo di spacciare per risolutive delle riforme approvate negli ultimi mesi, o ancora in cantiere, i cui effetti nel migliore dei casi saranno tutti da verificare nel medio e nel lungo periodo. Del Jobs act abbiamo già scritto ma su molto altro, a cominciare dal fatto che nel 2015 il nostro tasso di crescita economica sarà dello 0,8%, ovvero la metà di quello dell'eurozona, con un divario dall'Europa in netto aumento, ci sarebbe da smentire la propaganda governativa. Basti pensare alla pressione fiscale da record mondiale, in particolare sulla casa, o ai disoccupati che sono ancora al massimo storico.


mercoledì, marzo 18, 2015

CON IL JOBS ACT SOLO UN FUOCO DI PAGLIA

di Giacomo Stucchi
Parlando alla Scuola superiore di Polizia il premier Matteo Renzi ha detto, tra l’altro, che “se l’Italia si rimette in moto è grazie a fattori esterni ed interni con il Jobs act e la legge di stabiltà”. Vedremo se sarà così, al momento però l’impressione è che gli unici effetti certi della riforma del lavoro siano quelli di aver creato un’odiosa disparità tra i lavoratori del settore pubblico e quelli del privato ma anche l’inesistenza di una sicurezza del posto di lavoro per i neo assunti. Sul primo punto peraltro c’è da registrare l’ennesima divisione nella sinistra tra chi pensa che le nuove norme valgano anche per il pubblico e chi no. Il contratto a tutele crescenti comunque cancella il diritto al reintegro in caso di licenziamenti per motivi economici e quindi, al di là delle connotazioni politico-ideologiche che inevitabilmente hanno accompagnato l’iter del Jobs act, la domanda da porsi è se sia verosimile che a fronte della cancellazione di un diritto acquisito da parte dei lavoratori la nuova normativa possa almeno produrre effetti positivi duraturi sulla nostra economia. La risposta al quesito sta nel combinato disposto tra l'abolizione dei contributi a carico delle imprese per i primi tre anni di assunzione e l'abolizione dell'articolo 18, sostituito con gli indennizzi previsti dal contratto a tutele crescenti, che rende le assunzioni molto meno impegnative per le aziende rispetto al passato e aumenta però in modo esponenziale il rischio di licenziamenti a catena. Molte simulazioni mettono in luce come gli sgravi fiscali previsti dalla legge di stabilità siano di certo superiori agli indennizzi che le aziende sono obbligate a pagare in caso di licenziamento di un dipendente assunto con il contratto a tutele crescenti. L’ancora di salvataggio dei sussidi alla disoccupazione che il governo ha promesso di estendere a tutti potrebbe poi rivelarsi un rimedio peggiore del male, soprattutto sotto il profilo della sostenibilità finanziaria. Insomma, con queste premesse il Job act potrebbe avere sulla nostra economia solo l’effetto di un fuoco di paglia.

martedì, marzo 17, 2015

17/03/15 - Cerimonia di inaugurazione Anno Accademico della Scuola Superiore di Polizia


venerdì, marzo 13, 2015

SULL'IMMIGRAZIONE ALFANO DA' RAGIONE ALLA LEGA

di Giacomo Stucchi
Apprendiamo che il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a margine del Consiglio Ue Affari interni, ha sostenuto la proposta di istituire nei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo dei centri per la gestione delle richieste di asilo in Europa. Meglio tardi che mai! La Lega Nord chiede da anni una revisione della normativa sul diritto d'asilo  ma una sinistra ipocrita, con la collaborazione di un pezzo del centrodestra cha fa la stampella a Renzi pur di restare attaccato alle poltrone, ha fatto degenerare la situazione sul fronte dell’immigrazione. Solo nel 2014 sono sbarcati sulle nostre coste 170mila immigrati e i primi mesi del 2015 segnano, nonostante il mal tempo, un netto aumento degli arrivi. Una situazione che con la bella stagione potrà solo peggiorare. Il problema deve esserselo posto anche il ministro Alfano, l’artefice di quella operazione Mare Nostrum che ha costretto la nostra Marina a fare un servizio traghetti nel Mediterraneo. Adesso anche Alfano potrebbe aver compreso, ancorché con un pò di ritardo, che bisogna organizzare dei campi sul suolo africano in modo tale che già lì si facciano le richieste d’asilo alle quali, dopo i necessari controlli, possa far seguito l’accettazione o il diniego di ingresso. Le notizie che da più parti arrivano dall’altra sponda del Mediterraneo parlano di centinaia di migliaia di persone che potrebbero verosimilmente imbarcarsi sulle navi razziate e utilizzate da criminali e mafie senza scrupoli. Sino a oggi la politica del governo non ha saputo scoraggiare queste attività con l’aggravante di far crescere in maniera esponenziale anche la potenzialità della minaccia terroristica. A oggi non c’è una relazione diretta tra immigrazione e terrorismo jihadista ma allo stesso modo nessuno può escludere che questa non possa crearsi in qualsiasi momento. Soprattutto se, come pare probabile, dovessero a breve aumentare le navi in partenza verso il nostro Paese con migliaia di immigrati a bordo.

mercoledì, marzo 11, 2015

ALLE PROMESSE VIA TWITTER NON CREDE PIU' NESSUNO


di Giacomo Stucchi

Il voto finale alla Camera, in prima lettura, sul disegno di legge costituzionale per il superamento del bicameralismo perfetto e sulle modifiche al Titolo V della Costituzione, in occasione del quale una Forza Italia sino a oggi troppo accondiscendente con la politica dell’esecutivo sembra aver finalmente aperto gli occhi, non cambia la sostanza delle cose. Ovvero di un Paese abbandonato a se stesso e di un governo incapace che dopo aver inanellato una serie di fallimenti, dall’economia alla sicurezza, continua a gettare fumo negli occhi ai cittadini. La verità è che la riforma costituzionale targata Renzi, lungi dal risolvere il vero problema dell’ammodernamento del processo legislativo, è stata costruita, così come del resto la nuova legge elettorale, a uso e consumo del premier e del suo partito; o meglio della gran parte del Pd, visto che non sono mancati i voti in dissenso anche tra i deputati del partito di governo e suonano già i tamburi di guerra sull’Italicum. L’opposizione interna al Pd infatti ha già messo in chiaro che sulla nuova legge elettorale farà valere tutto il suo peso e che non la voterà se non sarà cambiata. Quindi, se davvero si voleva volgere lo sguardo al futuro, guardando al vero interesse del Paese, bisognava prendere altre strade anziché approvare un sistema parlamentare così pasticciato. Allo stesso modo non promette nulla di buono il ritorno in grande stile del centralismo introdotto con la riforma del Titolo V, fortemente voluta da Renzi per mortificare le specificità territoriali. Si tratta di un film già visto che farà tornare il Paese indietro di decenni e del quale, francamente, nessuno sentiva la mancanza. Il presidente del Consiglio ha detto che con queste riforme avremo un “Paese più semplice e giusto”, ma sono sempre meno le persone disposte a credere alle sue solite promesse annunciate su Twitter.

giovedì, marzo 05, 2015

QUANDO TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE

di Giacomo Stucchi

Difficile dire se la missione del premier Renzi, volato prima a Kiev e poi a Mosca, sortirà degli effetti diplomatici positivi nei complicati scenari internazionali esistenti, di certo sappiamo però che ha lasciato in casa una maggioranza e un governo con le idee confuse. A cominciare dal provvedimento sulla lotta alla corruzione che subisce l’ennesimo rinvio (se ne discute da due anni!). Al di là dei tecnicismi giuridici il dato politico è che la maggioranza non trova l’accordo per approvare le nuove norme per combattere la corruzione. Un fatto che, abbinato all’approvazione nei mesi scorsi del cosiddetto decreto “svuotacarceri”, la dice lunga su quanto stia a cuore al governo in carica la tutela del cittadino onesto. Ma altri pasticci o rinvii arrivano anche su altri fronti. La scorsa settimana è stato comunicato che non ci sarebbe più stato alcun decreto sulla “Buona Scuola”. Dopo mesi di annunci, giornate tematiche sulla riforma che doveva rivoluzionare la scuola italiana, Renzi ha infatti messo da parte “l’urgenza” e ha deciso di passare la palla al Parlamento chiamato a legiferare sulla materia. Un fatto del quale, personalmente, non possiamo che rallegrarci ma che mette in qualche modo le Camere in seria difficoltà visto che il presidente del Consiglio ha promesso 160mila assunzioni nella scuola. Avere creato queste aspettative condiziona adesso enormemente il percorso legislativo. Sul fronte del Jobs Act, invece, cominciano a manifestarsi i primi limiti della riforma. Da un’inchiesta giornalistica risulterebbe infatti come tra le conseguenze del nuovo contratto di assunzione a tutele crescenti ci sia, per esempio, l’impossibilità per i nuovi assunti di accedere all’erogazione di un mutuo immobiliare. Dei tanti istituti di credito interpellati è infatti venuto fuori che nessuno di questi ritiene il nuovo contratto di lavoro voluto da Renzi come una garanzia valida per erogare un prestito. Che è un po’ come dire che le future generazioni di lavoratori non potranno mai comprarsi una casa!

VERDELLO - 05/03/15 - Inaugurazione nuova RSA Casa Mia Verdello.





martedì, marzo 03, 2015

FISCO E LAVORO DI SCARSA QUALITA' AFFONDANO L'ECONOMIA

di Giacomo Stucchi
Ci sono due dati che, in particolare, danno la misura sia del fallimento delle politiche dei governi che si sono succeduti dalla fine del 2011 a oggi, sia di quanto fuori luogo e immotivata è l’euforia del governo Renzi su presunti segnali di ripresa economica. Il primo riguarda la pressione fiscale, il secondo la disoccupazione. Sul primo fronte il 2014 ha segnato il livello mai raggiunto in passato del 43,5%, appena mitigato dall’effetto 80 euro. Che però non deve trarre in inganno perché per trovare le risorse al bonus (9,5 miliardi di euro l’anno) riconosciuto a una platea di contribuenti l’esecutivo ha raschiato il fondo del barile anche nei trasferimenti agli enti locali che adesso, per poter sopravvivere e continuare a garantire un minimo di servizi ai cittadini, sono costretti ad aumentare la tassazione locale. Insomma, con una mano il governo Renzi ha dato ma con l’altra si è abbondantemente ripreso tutto con gli interessi. Inoltre, fanno notare gli analisti, il peso di fisco e contributi sul complesso dell’economia è cresciuto in quattro anni di circa 2 punti percentuali e, stando ai dati dell’ultima legge di stabilità, nel 2015 saremo più o meno allo stesso livello (43,2%). Ma la propaganda del governo mira a mistificare pure i dati effettivi sul fronte dell’occupazione, che rimane debole. Quel poco di lavoro che c’è, infatti, riguarda gli stranieri regolari, alcuni comparti che riescono purtroppo un basso valore aggiunto e i part-time non per scelta dei lavoratori ma per cause di forza maggiore. Cresce di poco soprattutto il terziario (ristoranti, alberghi, servizi alle famiglie e assistenza sociale) e di pochissimo l’industria; crollano pesantemente le costruzioni, tradizionale volano di sviluppo nella nostra economia. Ecco perché sarebbe il caso che il governo Renzi, prima di cantare vittoria, portasse a casa risultati concreti che al momento non esistono.