Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, gennaio 31, 2017

LE URNE SUBITO SONO GIUSTE E NECESSARIE


di Giacomo Stucchi

E’ bastato il ritorno sulla scena dell’ex premier per dare fuoco alle polveri nel dibattito all’interno del Pd. La pausa di riflessione, per la verità, non è servita un granché a Renzi, visto che continua a non avere né idee né un programma; e anziché fornire spiegazioni sui suoi plurimi fallimenti politici, dalla riforma costituzionale alla legge elettorale, dal lavoro alla scuola, dalle banche all’immigrazione, dai conti pubblici ai rapporti con l’Ue, medita solo vendetta. Dopo i disastri del suo governo, però, le solite battute, più adatte ad un intrattenitore televisivo che non a un leader politico, non incantano più nessuno. Renzi vuol fare credere all’opinione pubblica di non essere interessato ad un suo ritorno a Palazzo Chigi, “le elezioni sono un tema che sento molto lontano, non riesco a capire come si possa dedicare tanto tempo a questo dibattito”, ma in realtà freme per tornare in sella. L'unico desiderio del segretario del Pd è quello di buttare fuori il prima possibile Gentiloni da Palazzo Chigi per riprendersi quella poltrona alla quale, evidentemente, non ha mai smesso di pensare. Frattanto il Paese viene lasciato in un mare di guai ed è costretto ad assistere alla resa de conti tutta interna al Pd, dove monta l’insofferenza per le intemerate dell’ex premier. A questo punto tornare alle urne il prima possibile è quindi giusto e necessario. Dopo quattro anni di governi inconcludenti a guida Pd, legittimati dal “non vittoria” di Bersani del 2013, e dopo un voto referendario che ha seppellito l’architrave delle riforme renziane, è giusto dare ai cittadini la possibilità di dire la loro sull’operato di una classe dirigente che ha fatto il bello e il cattivo tempo, creando solo danni. Con le elezioni, momento di massima espressione della democrazia, si metterebbe anche fine al governo Gentiloni; mentre Renzi, una volta per tutte, sarebbe messo dinanzi alle proprie responsabilità e l'elettorato potrebbe finalmente esprimersi.

venerdì, gennaio 27, 2017

27/01/17 - FESTA DEL TESSERAMENTO



giovedì, gennaio 26, 2017

LA TELA DI GENTILONI E LA PAURA DI RENZI

di Giacomo Stucchi
La buona notizia è che siamo nelle condizioni di andare a votare al più presto, quella brutta è che, grazie ai governi Letta e Renzi, sono stati buttati al vento quattro anni di legislatura. È questa la sintesi alla quale si può arrivare a seguito della sentenza della Consulta sui ricorsi contro l’Italicum. Cosa accadrà adesso? In primo luogo, chi negli ultimi tempi ha cincischiato sulla possibilità di andare a votare sarà ora costretto a scoprire le sue carte. L’immediata applicazione della legge elettorale rende infatti percorribile la strada del voto anticipato. In secondo luogo, si può certo dire che la Consulta, ritenendo costituzionale il premio di maggioranza del 55% al primo turno e bocciando invece il ballottaggio, ha di fatto sconfessato il governo Renzi e la sua presunzione di approvare una legge senza una larga condivisone parlamentare. Ricordiamo, infatti, che sull’Italicum, che tra l’altro passerà alla storia per essere la prima legge elettorale entrata in vigore ma senza trovare applicazione pratica, l’ex premier ha chiesto la fiducia in Parlamento. Insomma, dalla riforma costituzionale a quella della pubblica amministrazione, dalla legge elettorale a tutte le altre riforme (dal lavoro alla scuola) il segretario del Pd non ne ha azzeccata una! Come oggi, dalle parti del Nazareno, si possa dire di essere soddisfatti è davvero un mistero. La sensazione, quindi, è che sia già cominciato un nuovo braccio di ferro all’interno del Pd. Con il governo Gentiloni, e i suoi sostenitori, impegnato a tessere la tela di Penelope, che consisterà nel fare e disfare accordi per una nuova legge elettorale e prendere tempo per restare al proprio posto; e il segretario Renzi che continuerà a far chiedere ai suoi replicanti il voto subito, ma non per occuparsi davvero dei mille problemi del Paese, che ha già dimostrato di non saper risolvere, ma per paura di non riuscire a tornare più a Palazzo Chigi.

sabato, gennaio 21, 2017

21/01/17 - CASTIONE DELLA PRESOLANA - Inaugurazione nuovi locali Servizi Sociali e nuova sede Polizia Locale


giovedì, gennaio 19, 2017

GENTILONI NEL SOLCO DELL'INCONCLUDENZA DI RENZI

 di Giacomo Stucchi
La narrazione secondo la quale il premier Gentiloni è andato a Berlino per fare la voce grossa con la Merkel sulla rigidità a due velocità, con la quale da una lato si chiede la correzione decimale dei nostri conti pubblici ma dall’altro non si tiene conto degli sforzi sul fronte degli immigrati e dell’emergenza terremoto, non è credibile. Non lo è perché in realtà l’attuale premier nei rapporti con i partner europei più forti, Germania e Francia in primo luogo, continua nel solco tracciato dal suo predecessore. Mentre i tedeschi e i francesi hanno salvaguardato concretamente i loro interessi, Renzi ha sempre cincischiato utilizzando male (con bonus e quant’altro) il margine di discrezionalità che l’Ue gli aveva concesso per opportunità politiche. Una strategia rivelatasi del tutto fallimentare, come certificano tutti i dati economici, perchè non ha guardato alla soluzione dei problemi, né di quelli strutturali né di quelli emergenziali, ma solo al tornaconto elettorale. Nei giorni scorsi l’ex premier ha detto di voler stare “lontano da flash e polemiche ma vicino alle difficoltà della quotidianità”. Viene da chiedersi, però, di quale quotidianità parli; perché per affrontare e risolvere i problemi della gente ha avuto tre anni di tempo ma non ha fatto granché. Basti pensare al dramma delle popolazioni del Centro Italia colpite dal mostro del terremoto sin dallo scorso agosto. Per la vita di queste persone, ancorché alleviata dallo spirito di abnegazione dei singoli, dalle forze dell’ordine ai volontari, non si può certo dire che i governi Renzi-Gentiloni abbiano fatto il massimo. Soprattutto per snellire e velocizzare le procedure burocratiche che hanno impedito, sino ad oggi, una rapida ricostruzione di strutture minime ed essenziali. Se la nuova scossa di terremoto non era prevedibile, la neve invece, soprattutto in quelle zone, lo era senz’altro. Eppure abbiamo visto tutti nei servizi televisivi la disperazione dei sindaci di alcuni Comuni con frazioni completamente isolate, irraggiungibili per mancanza di mezzi in grado di liberare le strade dalla neve, o senza i servizi essenziali a causa del distacco della luce e del gas; ma anche l’angoscia degli allevatori, costretti a vedere morire gli animali sotto i loro occhi.

martedì, gennaio 17, 2017

E' SEMPRE IL RENZI DELLO "ZERO VIRGOLA"

di Giacomo Stucchi
Dalle dichiarazioni rilasciate dall'ex premier nella sua intervista a Repubblica non sembra proprio che il segretario del Pd abbia sedimentato i postumi della sconfitta referendaria. L'impressione è che Renzi attribuisca la disfatta più a un fatto umorale dell’elettorato che non alla bocciatura dei suoi mille giorni di governo. Basti pensare al Jobs act, che di conseguenze positive sul fronte dell'occupazione ne ha avute veramente poche. L'ex premier nella sua intervista ha anche auspicato un rapido inizio dei lavori della commissione d’inchiesta sul Monte dei Paschi, vedremo. Speriamo che tale strumento sia utile all’accertamento della verità e non sia invece soltanto una foglia di fico dietro la quale nascondere palesi responsabilità politiche. Che consistono, in primis, nell’aver perso del tempo prezioso quando qualcosa poteva essere fatto per salvare la banca e non far perdere i propri soldi a tanti risparmiatori. Oggi Renzi dice che i 20 miliardi di euro messi dal governo Gentiloni per salvare il sistema bancario si sarebbero potuti risparmiare se al referendum avesse vinto il Sì, ma la storia non si fa con i se e con i ma. Sulla vicenda l’ex presidente del Consiglio per mesi e mesi si è limitato a fare dichiarazioni, con formali inviti a investire sulla banca perché ritenuta affidabile e quindi un buon affare. Tutti sanno come sono andate le cose. Frattanto l’Europa ci presenta il conto della politica dei bonus portata avanti da Renzi e intima una correzione ai nostri conti. A di là delle misure che Gentiloni intenderà adottare il punto è che con la politica dello “zero virgola”, portata avanti da governi a guida Pd, non andremo da nessuna parte e la cosiddetta crescita, tanto evocata dal ministro Padoan, resterà solo un miraggio. La verità è che a un mese e mezzo dal referendum costituzionale né Renzi né il Pd hanno capito le ragioni del profondo malessere sociale che hanno portato alla sconfitta dello scorso 4 dicembre; e quindi, non appena gli eventi lo consentiranno, si riproporranno agli elettori ma senza avere la più pallida idea di come fare ripartire il Paese.

giovedì, gennaio 12, 2017

IL JOBS ACT RIMANE UN FALLIMENTO

di Giacomo Stucchi
 
I toni trionfalistici della maggioranza di governo dopo la sentenza della Consulta, che ha bocciato il referendum sull'articolo 18 ma ha ammesso gli altri due quesiti referendari sul Jobs Act, sono davvero fuori luogo. Si plaude al fatto che rimane comunque in piedi la riforma del lavoro voluta dal governo Renzi ma si fa finta di dimenticare che il Jobs Act, soprattutto sul fronte dell’occupazione giovanile, non ha prodotto alcun effetto positivo. Le attese disilluse di chi continua a non avere un impiego o lo perde a causa della crisi che non demorde, e i tanti miliardi di euro dei contribuenti messi sul piatto dall’ex premier, per finanziare gli sgravi contributivi alle imprese che hanno assunto solo sino a quando ne hanno avuto una convenienza, sono fatti che stanno a dimostrare il fallimento delle politiche governative sul fronte del lavoro. La sentenza della Consulta ha bocciato il quesito che probabilmente i promotori del Jobs Act temevano di più, ma le storture della legge rimangono tutte. Perciò, sia che Parlamento e governo decidano di intervenire sulle altre materie oggetto dei referendum dichiarati ammissibili, cioè voucher e appalti, sia che si vada al voto referendario su queste due questioni, il dato politico rimane il disastro renziano in materia di politiche sull’occupazione. Del resto, l’immagine del ministro del lavoro Poletti lasciato solo in aula al Senato quando si trattava di difendere quelle politiche, oltre che presentare le scuse per le sue infelici (davvero indifendibili!) dichiarazioni sui giovani costretti ad andare all’estero pur di costruirsi un futuro, è la rappresentazione plastica di un fiasco totale dal quale tutti nell’attuale governo e maggioranza prendono le distanze. Il governo Gentiloni, quindi, potrà pure evitare i referendum dichiarati ammissibili (con il paradosso, in questo caso, di riformare la riforma!) ma rimane il fatto che il Jobs Act sino ad oggi non è servito a risolvere, nemmeno in minima parte, il dramma della disoccupazione.

martedì, gennaio 10, 2017

TUTTI I NODI DEL GOVERNO RENZI VENGONO AL PETTINE

di Giacomo Stucchi
Tra i temi più importanti all'ordine del giorno dell’agenda politica dell’anno appena iniziato c’è di certo quello della nuova legge elettorale. Il vuoto legislativo lasciato dal governo Renzi, che com’è noto con l’Italicum ha fatto approvare al Parlamento una legge valida solo per la Camera, mette oggi il Paese nell’impossibilità di andare rapidamente al voto. La Lega Nord è per iniziare subito l’iter legislativo per il varo della nuova legge, mentre altre forze politiche vorrebbero attendere la pronuncia della Consulta sull’Italicum del prossimo 24 gennaio. I prossimi passaggi parlamentari diranno quanto queste forze politiche siano davvero desiderose di approvare subito una buona legge elettorale o se invece mirino a portare avanti una legislatura che ormai non ha più nulla da dire. Frattanto i numerosi nodi della stagione di governo renziana vengono al pettine: dalla riforma costituzionale a quella della pubblica amministrazione, dal Jobs Act alla Buona scuola, dalle banche al controllo dell’immigrazione, non c'è un solo risultato positivo. Anzi, si constatano gli ennesimi dati negativi sul lavoro, che soprattutto per i giovani confermano un vero e proprio disastro; e si prende atto che il ministro dell’Interno Minniti, andando in Libia, ancorché con una situazione locale molto complicata, nella quale non è certo facile avere degli interlocutori affidabili e soprattutto nelle condizioni di prendere e rispettare impegni precisi, stia almeno tentando di fare ciò che il suo predecessore in tre anni al governo non ha mai fatto. Ovvero tentare di collaborare con le autorità libiche (almeno quelle riconosciute) per cercare di bloccare sul nascere le partenze dei barconi che si avventurano per mare. Insomma, per il governo Gentiloni non è certo facile porre rimedio ai disastri dell'era renziana. D'altra parte il primo ad aver espresso un giudizio negativo sull'esperienza di governo di Renzi, asfaltata dal risultato del referendum, è stato il capo dello Stato. Nel suo discorso presidenziale di fine anno Mattarella ha, tra l'altro, posto l'accento sulla disastrosa situazione del lavoro, dei salari e della disoccupazione giovanile; e i toni utilizzati sono stati molto diversi da quelli trionfalistici di Renzi e Poletti.

mercoledì, gennaio 04, 2017

04/01/17 - ASCOLI PICENO - CONFERENZA STAMPA LEGA NORD SU TERRORISMO E INTELLIGENCE