venerdì, settembre 28, 2012
giovedì, settembre 27, 2012
CON LA MACROREGIONE DEL NORD ARTEFICI DEL NOSTRO DESTINO
di Giacomo Stucchi
I guai di oggi sono le conseguenze della miopia politica di quanti, a cominciare dall'Udc di Casini, hanno sempre tirato il freno sul motore delle riforme promosse dalla Lega Nord. Se invece si fosse portato a termine il nostro processo riformatore, anziché prendere di mira i pensionati e i proprietari di casa, con politiche che hanno solo depresso l'economia e i consumi, vivremmo in una situazione diversa. Addossare oggi, sull'onda dello scandalo del Lazio, tutte le colpe al principio dell'autonomia amministrativa è sin troppo facile ma non serve a niente. Perché non risolve la questione principale che sta alla base del problema, ovvero la mancata introduzione nel nostro Paese del federalismo fiscale. Avere dato alle regioni l'autonomia della spesa, senza però averle responsabilizzate (così come prevede la nostra riforma), ha prodotto le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Se vivessimo in un Paese normale basterebbe un po' di onestà intellettuale e la semplice ammissione che, per evitare il ripetersi di nuove scandalose gestioni amministrative negli enti locali, la soluzione esiste già e si chiama federalismo fiscale. Così come se i costi standard non fossero stati lasciati sul binario morto dal governo dei tecnici, e dalla strana maggioranza che lo sostiene, probabilmente troppo impegnati ad inventare nuove tassazioni sui cittadini e le imprese che non possono più andare avanti, ora tutto il sistema ne avrebbe tratto vantaggio. Purtroppo però il governo Monti ha fatto altro, anche perché condizionato dalla politica di Casini, e dei suoi compagni di partito, che hanno preferito continuare a ciurlare nel manico del becero assistenzialismo, perché grazie a questo hanno sempre preso i loro voti, soprattutto al sud, ma anche del centralismo romano, linfa vitale per il loro sistema di potere. Il vero buco nell'acqua, quindi, lo hanno fatto loro e non il federalismo fiscale promosso dalla Lega Nord. Le posizioni di Casini, che vorrebbe continuare a togliere dalle tasche dei cittadini quel poco che è loro rimasto per mantenere un apparato inefficiente e centralista, costituiscono un motivo in più per portare avanti le battaglie della Lega. A cominciare dalla costituzione della Macroregione del Nord, che ha nell'esclusività delle competenze, nel gettito fiscale (il 75 per cento delle tasse pagate dai residenti) e nella responsabilità piena di chi governa, i suoi punti di forza. Si tratta di una risposta concreta alle istanze del Nord che continua ad essere la parte più produttiva del Paese ma anche quella più virtuosa, e che vuole essere artefice del proprio destino. Si tratta però anche di un'opportunità per il Paese, che altrimenti resterebbe nelle mani di Casini e di quanti, come lui, lo affonderebbero irreparabilmente.
martedì, settembre 25, 2012
LA PROTESTA NON BASTA, BISOGNA ANCHE PROPORRE
di Giacomo Stucchi
L'analisi politica di chi sostiene che la Lega Nord
non risente della disaffezione alla politica, perché "forte di uno zoccolo duro
poco sensibile agli eventi della quotidianità politica" (Alessandro Trocino sul
Corsera), appare un po' superficiale. Vista così, infatti, sarebbe come se i
nostri militanti fossero degli alieni, o vivessero nelle riserve, e tutto ciò
che accade li lasciasse del tutto indifferenti. Ovviamente non è così; anzi, è
vero proprio il contrario. Chi vota Lega, ma direi anche chi sino ad oggi non lo
ha fatto ma guarda (come lo facciamo noi) ai problemi che vive il Nord come ad
una priorità assoluta, si avvicina al nostro movimento, o conferma la sua
fiducia, proprio perché consapevole che non si può andare avanti senza cambiare
un sistema, politico e istituzionale, che penalizza sempre la parte più
produttiva del Paese. Accanto a questo, che è un aspetto di certo importante,
c'è poi l'attività della classe dirigente del Carroccio che non ha mai perso,
nemmeno nei momenti più difficili, il contatto con il territorio e con la sua
gente. Questo rapporto, se possibile, si è ancora più rafforzato negli ultimi
tempi. Ecco perché ci lasciano indifferenti i tentativi (ci si passi il termine)
di "invasione di campo" dei candidati alle primarie del centrosinistra che
vengono al Nord pensando di intercettare i voti della Lega e non rendendosi
conto, invece, che questo non è possibile perché il Carroccio non è oggi, così
come non lo è mai stato in passato, un movimento politico statico, che attende
gli eventi. Noi, gli eventi, li abbiamo sempre anticipati. Né ci preoccupa il
voto di protesta, che può essere anche legittima, e che serve a smuovere un
sistema che si è incancrenito e che necessita di essere rivisto e
razionalizzato; la protesta, tuttavia, non può essere tout court, quando cioè si
vota contro senza guardare al contenuto. Se la protesta vuol dire ricambio
allora, pur non condividendola, può essere un fatto positivo; ma quando la
protesta è fine a se stessa, allora non serve a nulla. Da questo punto di vista,
purtroppo, nel Paese siamo nel secondo caso. Vedremo però cosa decideranno i
cittadini. Anche il nostro movimento politico, del resto, è nato come movimento
di protesta, poi però è diventato di proposta. I sondaggi ci danno in decisa
crescita e questo, anche se chi scrive non vi attribuisce un valore eccessivo,
non può che fare piacere, ma la vera indagine di gradimento noi la facciamo ogni
giorno sul territorio. Ecco perché, sia che si tratti di Matteo Renzi, come ieri
di Veltroni, il tentativo di chi gira il Nord in campagna elettorale, pensando
che basti questo per raccogliere una messe di voti, non suscita in noi alcuna
preoccupazione.
domenica, settembre 23, 2012
sabato, settembre 22, 2012
giovedì, settembre 20, 2012
CONTRO IL GOVERNO MONTI A RAGIONE
di Giacomo Stucchi
Se lo scorso autunno il Carroccio non ha votato la fiducia al governo Monti per una precisa scelta politica, prevedendo cioè che l'esecutivo di tecnici e di professori, lungi dal fare delle riforme strutturali e federaliste nell'interesse del Paese, avrebbe fatto solo cassa sulla pelle dei cittadini, oggi ribadiamo tale sfiducia ma sulla scorta dell'esperienza dei dieci mesi trascorsi dal Professore a Palazzo Chigi! E' bastato infatti meno di un anno affinché a tutti, e non solo alla Lega Nord, fosse ben chiaro che tipo di musica avrebbe suonato questo governo e con quale spartito, quello delle tasse e dell'impoverimento sociale. Ma negli ultimi mesi non c'è stato solo questo, considerato che il governo ha inanellato una serie di strafalcioni davvero rilevanti. Primo fra tutti, quello che ha prodotto la drammatica questione (tutt'ora irrisolta!) degli esodati; cioè coloro che a seguito della riforma pensionistica varata dal governo Monti oggi si trovano in un limbo: niente stipendio perché senza rapporto di lavoro, e niente pensione perché privi dei nuovi requisiti introdotti dalla riforma. "Sapevamo che il loro numero si aggirava intorno ai sessantacinquemila - ha confessato candidamente nella sua ultima apparizione in televisione il ministro del Welfare, Elsa Fornero - ma purtroppo non risultava da nessuna parte il reale numero dei lavoratori che avevano sottoscritto accordi con le aziende e quindi alla fine gli esodati sono risultati molti di più". Insomma, una straordinaria ammissione di incapacità tecnico-legislativo (alla faccia dei ministri tecnici), visto che i lavoratori in queste condizioni potrebbero essere circa quattrocentomila, ma il condizionale è d'obbligo poiché ancora oggi non esiste un numero definitivo. Tutto questo però dà l'idea del modus operandi di questo governo: prima approva il provvedimento legislativo e poi verifica quanti cittadini coinvolge. Un modo di governare da irresponsabili, tanto più che il provvedimento legislativo riguarda una materia, quella della riforma pensionistica, ad altissimo impatto sociale. Ma tant'è, il governo è andato avanti per la sua strada ed oggi, quasi ad aggiungere al danno anche la beffa, rivendica persino dei meriti. Già, perché a sentire i rappresentanti del governo Monti, quando riferiscono in Parlamento (per la verità in poche occasioni) o quando vanno in televisione (molto più frequentemente), i cittadini dovrebbero essere grati a loro per essere stati "salvati". Noi non sappiamo se nel Paese oggi esista qualcuno che sia grato a Monti per essere stato "salvato", di sicuro però sappiamo che nessun cittadino del Nord ha motivi per essere riconoscente a questo governo. Anzi, è vero esattamente il contrario. Considerato che non uno dei provvedimenti approvati è servito per venire incontro, in modo legittimo, alle richieste della parte più produttiva del Paese. Che per questo sempre più forte sta gridando 'prima il Nord!'.
martedì, settembre 18, 2012
BERLUSCONI FACCIA SEGUIRE I FATTI ALLE PAROLE E TOLGA LA FIDUCIA A MONTI
di Giacomo Stucchi
Ciò che stupisce di più in alcune analisi giornalistiche, di certa stampa poco incline all'osservazione dei fatti concreti e più portata invece alla valutazione degli aspetti superficiali, è l'assenza di approfondimenti che servirebbero a spiegare le grandi contraddizioni politiche degli ultimi mesi. Più che il tema delle alleanze in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, o ancor peggio quello delle primarie di coalizione nel centrosinistra (diventate ormai, per numero dei partecipanti ma anche per qualità dei temi proposti, una boutade), al momento andrebbero infatti approfondite le parole dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, contenute nell'intervista rilasciata a Il Giornale, su alcuni importanti atti del governo Monti, come l'introduzione dell'Imu o l'approvazione del fiscal compact. Su entrambi i punti Berlusconi ha detto di essere contrario, annunciando persino una cancellazione dell'Imu nel caso di un suo ritorno al governo del Paese. Ma allora perché il Pdl, del quale fino a prova contraria (e con tutto il rispetto e la simpatia per Alfano) Berlusconi è ancora il leader indiscusso, ha votato i suddetti provvedimenti? La Lega Nord è stata l'unica forza politica che si è subito schierata all'opposizione del governo Monti e non per partito preso ma perché abbiamo intuito, sin dall'autunno scorso anno, dove sarebbero andati a parare coi loro provvedimenti il Professore e la sua squadra di tecnici. I fatti hanno confermato i nostri timori e così oggi, a dieci mesi dall'insediamento di un governo di emergenza che ha sostituito quello democraticamente eletto dal popolo, non c'è una sola misura approvata che abbia prodotto risultati positivi sul piano della crescita economica o dell'equità sociale. Anzi è successo il contrario: recessione totale e maggiore disagio sociale, infatti, sono sotto gli occhi di tutti ed è verosimile pensare che Monti e i suoi ministri lasceranno un Paese, in particolare il Nord, la sua parte più produttiva, in braghe di tela e i cittadini più poveri e tartassati di quanto non lo siano mai stati negli ultimi decenni. L'introduzione dell'Imu è la conseguenza più evidente della politica vessatoria del governo; così come il fiscal compact, ovvero quel patto scellerato di bilancio europeo, formalmente "Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria", costituisce invece il definitivo addio da parte del governo in carica alla nostra sovranità. Ecco perché le parole dell'ex premier non possono passare inosservate, ed ecco perché ha fatto bene il nostro Segretario Federale Roberto Maroni ad esortare Berlusconi a far cadere questo governo. Dinanzi al fallimento totale di Monti non ci sarebbe da aspettare un minuto di più!
Ciò che stupisce di più in alcune analisi giornalistiche, di certa stampa poco incline all'osservazione dei fatti concreti e più portata invece alla valutazione degli aspetti superficiali, è l'assenza di approfondimenti che servirebbero a spiegare le grandi contraddizioni politiche degli ultimi mesi. Più che il tema delle alleanze in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, o ancor peggio quello delle primarie di coalizione nel centrosinistra (diventate ormai, per numero dei partecipanti ma anche per qualità dei temi proposti, una boutade), al momento andrebbero infatti approfondite le parole dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, contenute nell'intervista rilasciata a Il Giornale, su alcuni importanti atti del governo Monti, come l'introduzione dell'Imu o l'approvazione del fiscal compact. Su entrambi i punti Berlusconi ha detto di essere contrario, annunciando persino una cancellazione dell'Imu nel caso di un suo ritorno al governo del Paese. Ma allora perché il Pdl, del quale fino a prova contraria (e con tutto il rispetto e la simpatia per Alfano) Berlusconi è ancora il leader indiscusso, ha votato i suddetti provvedimenti? La Lega Nord è stata l'unica forza politica che si è subito schierata all'opposizione del governo Monti e non per partito preso ma perché abbiamo intuito, sin dall'autunno scorso anno, dove sarebbero andati a parare coi loro provvedimenti il Professore e la sua squadra di tecnici. I fatti hanno confermato i nostri timori e così oggi, a dieci mesi dall'insediamento di un governo di emergenza che ha sostituito quello democraticamente eletto dal popolo, non c'è una sola misura approvata che abbia prodotto risultati positivi sul piano della crescita economica o dell'equità sociale. Anzi è successo il contrario: recessione totale e maggiore disagio sociale, infatti, sono sotto gli occhi di tutti ed è verosimile pensare che Monti e i suoi ministri lasceranno un Paese, in particolare il Nord, la sua parte più produttiva, in braghe di tela e i cittadini più poveri e tartassati di quanto non lo siano mai stati negli ultimi decenni. L'introduzione dell'Imu è la conseguenza più evidente della politica vessatoria del governo; così come il fiscal compact, ovvero quel patto scellerato di bilancio europeo, formalmente "Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria", costituisce invece il definitivo addio da parte del governo in carica alla nostra sovranità. Ecco perché le parole dell'ex premier non possono passare inosservate, ed ecco perché ha fatto bene il nostro Segretario Federale Roberto Maroni ad esortare Berlusconi a far cadere questo governo. Dinanzi al fallimento totale di Monti non ci sarebbe da aspettare un minuto di più!
venerdì, settembre 14, 2012
giovedì, settembre 13, 2012
INADATTI A GOVERNARE
di Giacomo Stucchi
Non ci stiamo a questo continuo incensare l'attività del governo Monti che, in qualche caso, arriva al punto di prevedere che nel prossimo futuro possa addirittura succedere a se stesso. I tecnici hanno fallito, non lo dice solo la Lega Nord ma tutti i dati economici disponibili, così come le tensioni sociali che sono sotto gli occhi di tutti. Non ci piace perciò questo sterile tentativo dei puntellatori del governo tecnico, già all'opera nei vari salotti televisivi alla ripresa dell'attività politica, che vorrebbero far credere all'opinione pubblica che i problemi di oggi sono la conseguenza delle azioni degli ultimi governi. Non è così! La verità è che i problemi di oggi sono la conseguenza di una serie di cose, tra le quali le politiche recessive e vessatorie varate dal governo Monti. Un fatto semplice, riconosciuto peraltro dallo stesso presidente del Consiglio, che fa capire perché negli ultimi mesi, per esempio, siano crollati gli acquisti di tutti i beni di consumo. Cosa c'entrano i governi precedenti con questa fortissima fase di recessione? Detto questo, il punto è che per tutto quanto sta accadendo negli ultimi mesi ci sono delle precise responsabilità politiche, soprattutto da parte di chi all'ombra del Professore trama le proprie strategie mentre il Paese affonda. Le responsabilità principali sono naturalmente della strana maggioranza che appoggia il governo. Ma mentre il Pdl constata che tergiversare, almeno secondo i sondaggi che lo danno in risalita, in fondo può anche essere utile alla causa del rilancio del partito, dall'altro lato il centrosinistra non sa più che pesci pigliare. Ma si tratta di un film già visto. La variegata ed eterogenea coalizione ripropone infatti il solito problema dell'assenza nel panorama politico di una sinistra riformista e progressista che guardi più alle grandi innovazioni istituzionali e amministrative, che servono davvero al nostro sistema, e meno alle strategie per la conquista del potere. Invece siamo alle solite. Nel Pd, e tra il Pd e coloro che dovrebbero essere i suoi prossimi alleati, ovvero il Sel di Vendola, ciò che divide è molto più di ciò che unisce. Quando alle sinistre è capitato di andare al governo sono state proprio queste divisioni e differenze a provocare pasticci storici nel nostro sistema legislativo, in primis la riforma del Titolo V della Costituzione, per i quali paghiamo ancora le conseguenze. Niente lascia quindi supporre che le cose siano cambiate. Persino sulla legge elettorale, banco di prova sul quale avrebbe dovuto saldarsi un'ipotetica alleanza tra il Pd e l'Udc, non c'è traccia di accordo. Figuriamoci su tutto il resto! Nessuno però, tra le forze politiche dell'attuale maggioranza, pensi di fare il furbo. Sulla legge elettorale, infatti, la Lega Nord non accetterà mai accordi di convenienza di questo o di quel partito. Anzi, a questo punto, sarebbe meglio portare subito il dibattito in Aula dove, alla luce del sole, le forze politiche si possano davvero confrontare sulle diverse proposte sul tappeto per dare al Paese una nuova e funzionale legge elettorale. La Lega Nord ha già avanzato la sua proposta, che vede nella salvaguarda dei principi di governabilità e di rappresentatività i punti cardine.
martedì, settembre 11, 2012
LA PAROLA AL POPOLO!
di Giacomo Stucchi
Di autunni caldi il nostro Paese, purtroppo, ne ha
vissuti davvero tanti. Ma quello che ci apprestiamo a vivere è il peggiore,
sotto tutti i punti di vista. Lo è di certo sul piano economico, perché il
crollo del Pil e dell'acquisto dei beni di consumo, la disoccupazione alle
stelle e il gettito fiscale impossibile da reggere, hanno fatto del nostro
sistema una nave che affonda inesorabilmente; ma lo è di certo anche dal punto
di vista politico e sociale, perché il governo in carica e la strana maggioranza
che lo sostiene hanno tolto ai cittadini, oltre che il loro diritto ad avere un
esecutivo democraticamente eletto, anche la speranza del futuro. Né di certo
aiutano le ultime strabilianti dichiarazioni del Presidente del Consiglio Monti,
che di fatto costituiscono un'ammissione di colpevolezza. Parole che del resto
fanno il paio coi cincischiamenti di Casini, con la sua ultima proposta di un
Monti-bis (che in realtà ha come unico obiettivo quello di sgombrargli la strada
che porta alla conquista del Quirinale), con il caos nel Pd (dove ad una ad una,
dalla leadership alle alleanze, sembra stiano crollando tutte le certezze di
quel partito), con l'attesa del Pdl (dove il Cavaliere non sembra avere nessuna
intenzione di scoprire le carte per non dare vantaggi ai suoi avversari);
insomma, con tutto quanto ha reso il quadro politico incerto e confuso. Ormai
parlare persino di legge elettorale, o di data del voto per le prossime
politiche, sembra un esercizio da funamboli, per quante sono le variabili
attualmente in gioco che inevitabilmente condizionano i partiti della strana
maggioranza. In questo quadro diventa fondamentale il ruolo della Lega Nord. Di
un Movimento cioè del popolo e per il popolo che bada al sodo, senza giri di
parole, e che mira a dare al più presto la parola ai cittadini. Posto che
qualsiasi altro governo eletto dal popolo, coi bilanci disastrosi che può
'vantare' il Professore, sarebbe stato sfiduciato all'istante, non si vede
perché invece questo governo di inetti e di incapaci debba rimanere ancora in
carica! Noi non ci rassegniamo al volere dei banchieri e dei tecnocrati, di casa
nostra ma anche di mezza Europa, che impongono scelte dall'alto e guardano ai
parlamenti come fossero delle assemblee atte a ratificare solo decisioni già
assunte. Perché è questo il destino che ci aspetta se il popolo non si
riapproprierà al più presto del suo diritto di autodeterminazione. Ecco perché
occorre che, contestualmente al voto per le politiche, i cittadini possano
esprimersi anche sull'Ue con il nostro referendum, già depositato in Cassazione,
che sarà la prima manifestazione di volontà popolare sull'integrazione europea.
L'Europa vista come un unico stato che decide dall'alto per tutti, dalla moneta
unica alle politiche economiche, non ci ha mai convinto né interessato e i fatti
ci stanno dando ragione. Ciò che vogliamo è invece un'Europa delle regioni che
possa tenere insieme i destini dei popoli senza per questo annientarli.
domenica, settembre 09, 2012
venerdì, settembre 07, 2012
giovedì, settembre 06, 2012
LA POLITICA DEL FARE DELLA LEGA NORD SPAZZERA' VIA LE CHIACCHIERE DI FALLI-MONTI
di Giacomo Stucchi
Le proposte di iniziativa popolare presentate in
Cassazione dal nostro Segretario federale Roberto Maroni costituiscono uno
spartiacque tra la politica del fare, quella cioè della Lega Nord che si
preoccupa di rappresentare al meglio le istanze e gli interessi di tutti i
cittadini del Nord, e quella delle chiacchiere da Palazzo, posta in essere da
tutte le altre forze politiche. In particolare, la proposta di referendum per la
"rifondazione di un'Unione Europea democratica e federale basata sui Popoli e
sulle Regioni, per l'adesione all'area euro limitata ai territori che rispettano
il pareggio di bilanci", costituisce un'iniziativa politica davvero dirompente.
Da mesi assistiamo, nostro malgrado, a sterili dibattiti: dalla famigerata nuova
legge elettorale, che ormai tutti hanno capito essere una coperta troppa corta
per soddisfare le esigenze dei partiti che compongono la strana maggioranza, al
tira e molla sulla candidatura di Berlusconi a presidente del Consiglio; dalle
promesse di Monti di una ripresa economica, di cui al momento non si vede
traccia, all'adozione di provvedimenti legislativi del Governo tanto inutili
quanto dannosi. Insomma, tutto questo basta e avanza per indignare e far
arrabbiare oltre ogni misura un'opinione pubblica già duramente messa alla prova
da una recessione che provoca la perdita dei posti di lavoro ma anche la
riduzione del potere d'acquisto per chi un lavoro lo possiede. Per la verità in
un Paese civile stabilire le nuove regole del sistema di voto non è certo roba
da poco, ma quando a prevalere non sono le ragioni della democrazia, o del
rispetto della volontà popolare, di certo tutto si complica. Se il tema poi
viene affrontato nel modo scelto da Bersani, Alfano, Casini, ovvero come fare
per portare acqua al proprio mulino, è facile intuire come sia davvero difficile
trovare una soluzione. Dinanzi a tutto questo il Carroccio va avanti e sbaglia
di grosso chi ritenesse il nostro motto 'Prima il Nord' solo uno slogan.
Sbaglierebbe di grosso perché non capirebbe che mentre le altre forze politiche
impiegano il loro tempo a dibattere in astratto, il Carroccio mira invece a
rappresentare gli interessi e le istanze di tutta le gente del Nord. La Lega
Nord, quindi, scende in campo con la sue proposte di iniziativa popolare anche
per sopperire al deficit legislativo ed esecutivo del governo, e della strana
maggioranza che lo appoggia, che sta portando il Paese al collasso. La gente è
molto arrabbiata non solo per il protrarsi della recessione economica ma anche
per l'inconcludenza di chi governa. Tra i provvedimenti legislativi approvati,
infatti, non uno è servito a migliorare la situazione. Noi però, dalle nostri
parti, siamo abituati a darci da fare con le nostre mani per venire fuori dai
problemi e non sarà certo falli-Monti, con le sue false promesse e le sue
iniziative a favore della crescita sempre annunciate e mai portate avanti
davvero, a farci tornare indietro rispetto ai nostri propositi.
martedì, settembre 04, 2012
NON BASTA DRAGHI A SALVARCI, SERVE UN NUOVO GOVERNO
di Giacomo Stucchi
Ha fatto bene 'La Padania' a porre in primo piano tutti i dati economici negativi del Paese, frutto dell'azione fallimentare del governo in carica: dal crollo dell'occupazione a quello della produzione industriale, dalla diminuzione dei prezzi delle case (che nessuno compra più anche perché gravate da una pressione fiscale che non ha eguali da nessun altra parte del mondo) alla chiusura di migliaia di esercizi commerciali. Leggendo tali dati viene da chiedersi come abbia fatto il presidente del Consiglio, in poco meno di un anno di permanenza a Palazzo Chigi, a mettere in ginocchio il Paese come meglio non si poteva! Tale situazione, resa evidente dai dati economici, è stata peraltro un po' celata da certi organi di stampa, forse perché nei mesi scorsi proprio quest'ultimi erano tra i grandi sponsor del Professore. Per uscire da questa empasse gli stessi organi di informazione si sono tutti concentrati sui tentativi del presidente della Bce, Mario Draghi, di attivare al più presto il sistema europeo salva Stati. Si tratta di un modo per far uscire dalle secche Paesi, come l'Italia o la Spagna, che trovandosi in piena fase di recessione non possono reggere ancora per molto tempo con spread sopra i 400 punti. Per aiutarli Draghi, nella sua audizione al Parlamento europeo, ha definito "legittimo" l'acquisto dei titoli di Stato a tre anni e ha rassicurato i tedeschi: "Lavoriamo nel pieno rispetto dei Trattati europei". Quindi adesso c'è molta attesa per le misure che la Bce annuncerà a breve. Monti ha subito ringraziato, e non poteva essere altrimenti, per l'assist fornitogli che tuttavia, comunque vada, non lo può assolvere dalla sue gravi responsabilità. Per tutti noi, in ogni caso, c'è da augurarsi che, assodata l'incapacità del presidente del Consiglio e dei suoi ministri di salvare il Paese dalla crisi economica, riesca almeno al presidente della Bce di calmare i mercati finanziari scongiurando il collasso delle economie dei Paesi europei più a rischio. Ma è davvero Draghi la soluzione ai problemi economici del Paese? Direi sì e no. Un po' lo è perché non c'è dubbio che l'attivazione del fondo salva Stati potrebbe servire ad allentare la morsa dei mercati finanziari calmierando i differenziali di rendimento sui nostri titoli di Stato, che come già detto non possono reggere ancora per molto tempo ai livelli degli ultimi tempi; ma, da solo, tutto questo non basta. Ciò che serve per mettere in moto una drastica inversione di rotta della nostra economia è un nuovo governo che non cerchi solo di sopravvivere, traendo vantaggio dalle preoccupazioni e indecisioni dei partiti che lo sostengono, ma che abbia la determinazione e la credibilità per fare scelte coraggiose ma risolutive; smettendola peraltro di vessare i cittadini e la parte più produttiva del Paese. Ecco perché serve mandare a casa Monti e rimettere la politica, e le sue scelte, al centro della scena. Magari riprendendo quel percorso riformatore, interrotto proprio dal Professore, che vedeva nel federalismo fiscale uno dei punti cardine.
Ha fatto bene 'La Padania' a porre in primo piano tutti i dati economici negativi del Paese, frutto dell'azione fallimentare del governo in carica: dal crollo dell'occupazione a quello della produzione industriale, dalla diminuzione dei prezzi delle case (che nessuno compra più anche perché gravate da una pressione fiscale che non ha eguali da nessun altra parte del mondo) alla chiusura di migliaia di esercizi commerciali. Leggendo tali dati viene da chiedersi come abbia fatto il presidente del Consiglio, in poco meno di un anno di permanenza a Palazzo Chigi, a mettere in ginocchio il Paese come meglio non si poteva! Tale situazione, resa evidente dai dati economici, è stata peraltro un po' celata da certi organi di stampa, forse perché nei mesi scorsi proprio quest'ultimi erano tra i grandi sponsor del Professore. Per uscire da questa empasse gli stessi organi di informazione si sono tutti concentrati sui tentativi del presidente della Bce, Mario Draghi, di attivare al più presto il sistema europeo salva Stati. Si tratta di un modo per far uscire dalle secche Paesi, come l'Italia o la Spagna, che trovandosi in piena fase di recessione non possono reggere ancora per molto tempo con spread sopra i 400 punti. Per aiutarli Draghi, nella sua audizione al Parlamento europeo, ha definito "legittimo" l'acquisto dei titoli di Stato a tre anni e ha rassicurato i tedeschi: "Lavoriamo nel pieno rispetto dei Trattati europei". Quindi adesso c'è molta attesa per le misure che la Bce annuncerà a breve. Monti ha subito ringraziato, e non poteva essere altrimenti, per l'assist fornitogli che tuttavia, comunque vada, non lo può assolvere dalla sue gravi responsabilità. Per tutti noi, in ogni caso, c'è da augurarsi che, assodata l'incapacità del presidente del Consiglio e dei suoi ministri di salvare il Paese dalla crisi economica, riesca almeno al presidente della Bce di calmare i mercati finanziari scongiurando il collasso delle economie dei Paesi europei più a rischio. Ma è davvero Draghi la soluzione ai problemi economici del Paese? Direi sì e no. Un po' lo è perché non c'è dubbio che l'attivazione del fondo salva Stati potrebbe servire ad allentare la morsa dei mercati finanziari calmierando i differenziali di rendimento sui nostri titoli di Stato, che come già detto non possono reggere ancora per molto tempo ai livelli degli ultimi tempi; ma, da solo, tutto questo non basta. Ciò che serve per mettere in moto una drastica inversione di rotta della nostra economia è un nuovo governo che non cerchi solo di sopravvivere, traendo vantaggio dalle preoccupazioni e indecisioni dei partiti che lo sostengono, ma che abbia la determinazione e la credibilità per fare scelte coraggiose ma risolutive; smettendola peraltro di vessare i cittadini e la parte più produttiva del Paese. Ecco perché serve mandare a casa Monti e rimettere la politica, e le sue scelte, al centro della scena. Magari riprendendo quel percorso riformatore, interrotto proprio dal Professore, che vedeva nel federalismo fiscale uno dei punti cardine.