Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, ottobre 30, 2014

SE IL MALESSERE SOCIALE CRESCE NON E' COLPA DELLE FORZE DELL'ORDINE

di Giacomo Stucchi
 
E’ facile, fin troppo direi, trovare nelle forze dell'ordine il capro espiatorio per errori che, se sono stati commessi, non possono essere certo addossati solo agli uomini in divisa. Chi scrive non è certo avvezzo a facili, e ingiustificati, allarmismi ma è certo che ogni giorno le forze dell'ordine sono chiamate ad operare in un contesto sociale sempre più difficile. Le fabbriche che chiudono, i malesseri sociali (con le tasse che aumentano e i consumi che si restringono sempre più) e l’impressione che, al di là delle parole, il governo non sappia o non voglia andare oltre i buoni propositi. Disagi sociali dovuti di certo anche all’impoverimento delle famiglie il cui reddito negli ultimi anni, come certificano anche i dati forniti dall’Istat, è in costante diminuzione. Certo, non tutto può essere imputato al governo Renzi, l’ultimo arrivato in ordine di tempo a Palazzo Chigi, ma tuttavia non può passare inosservata la circostanza che dalla fine del 2011, in nome dell’emergenza, sono stati adottati una serie di provvedimenti che hanno messo i cittadini in grandissima difficoltà. Dalla riforma delle pensioni firmata Fornero alla crescita esponenziale della tassazione sugli immobili, comprese le prime case, il punto è che gli ultimi governi, per far cassa, si sono accaniti contro i meno forti, spazzando via peraltro un ceto medio che non esiste più e creando disagi sociali come quello degli esodati. Il premier vuol farci credere che il suo governo rappresenta una svolta perchè ha dato 80 euro in più in busta paga a una platea di cittadini, ma è ormai chiaro, dai numeri della manovra, che questa apparente boccata di ossigeno i contribuenti la pagheranno con gli interessi. Ecco perché appare sempre più evidente come Renzi agisca come già i suoi predecessori Monti e Letta, con il risultato che mentre si discuterà ancora su provvedimenti inefficaci, come temiamo sia il Job Act, nel frattempo si sarà perso dell’altro tempo prezioso.

30/10/14- PALAZZAGO - SöcaFest




martedì, ottobre 28, 2014

DA PALAZZO CHIGI SOLO TATTICA E IMPROVVISAZIONE

di Giacomo Stucchi

Dopo il diktat di Bruxelles sulla correzione dei conti pubblici il governo è costretto a gettare la maschera. La manovra così come è stata presentata non va, Renzi non ha vinto alcuna battaglia, piuttosto ne esce perdente,  e con lui il nostro paese. Il governo non ha quindi vinto nessun contenzioso e il rapporto epistolare   tra Padoan e Katainen non determina alcuna rivoluzione nei rapporti tra il nostro paese e l’Ue; e, al contrario, certifica la subalternità del primo rispetto alla seconda.  Con la risposta alle richieste della commissione Ue sul documento programmatico 2015 il governo annuncia nuove misure cambiando, però, i saldi della legge di stabilità. Insomma, altro che tempi rapidi, qui si va per le lunghe  con l’aggravante che la legge di stabilità  si somma a tutti gli altri fronti, dal jobs act  alle riforme istituzionali, che il premier ha aperto simultaneamente e inopinatamente. Un’accelerazione che, ci siamo sforzati di spiegare in questi mesi di governo Renzi, non denota né efficienza né operatività  ma soltanto improvvisazione. A cominciare dai rapporti con l’Unione europea, con la quale Renzi continua a sostenere di aver ingaggiato una “battaglia” per ottenere una presunta flessibilità sui conti pubblici; e  che invece,  sono i fatti a dimostrarlo, si traduce nell’eterna subalternità del governo  ai tecnocrati e ai burocrati europei  che continuano a dettare l’agenda economica. Forse per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla  questione il premier ha allora deciso di sparigliare le carte, cosa che gli riesce benissimo, decidendo di aprire un altro fronte, questa volta con la Cgil guidata da Susanna Camusso. Ma anche qui  si tratta più di tattica politica, tutta interna alla sinistra, che non di sostanza. In cima ai pensieri del sindacato in questione e del governo, infatti, non c’è  il dramma di milioni di persone senza lavoro, ma la contesa della leadership della sinistra. Un fatto non da poco se, come si dice da più parti, la reale intenzione del premier sembra quella di andare presto al voto.

giovedì, ottobre 23, 2014

FINALMENTE DANNO RAGIONE ALLA LEGA

di Giacomo Stucchi

La vera garanzia ai saldi della legge di Stabilità targata Renzi, sulla quale l’Ue ha avanzato le sue riserve, è costituita dalla clausola di salvaguardia che prevede dal 2016 l’aumento delle aliquote IVA oggi al 22% e 10%. Il premier, quindi, dice di voler ridurre la pressione fiscale ma sa già che se nel 2015 non ci saranno adeguati risparmi per assicurare i saldi di bilancio la soluzione sarà quella di aumentare l’IVA. L’aumento dell’imposta andrebbe però a pesare indistintamente su tutti i contribuenti non favorendo di certo quella ripresa dei consumi che, sulla carta, dovrebbe essere uno dei punti chiave del programma di Renzi. E’ uno scenario che certamente non auspichiamo ma che potrebbe diventare verosimile se i saldi previsti non dovessero essere rispettati. Ecco perché prendiamo atto con favore dell'impegno del governo ad adottare i costi standard, ma auspichiamo che non sia l'ennesima promessa alla quale poi non seguono i fatti concreti. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, ha detto che costituisce “impegno comune quello di intraprendere la strada dei costi standard per portare avanti una razionalizzazione della spesa a tutti i livelli", e noi della Lega, che da sempre chiediamo di adottarli, in particolare dal 2011 (quando era apparso evidente che la crisi economica non sarebbe stata passeggera e comunque avrebbe richiesto interventi strutturali) non possiamo che condividere. L'importante è che non si perda altro tempo prezioso e che si diano certezze ai cittadini che, giustamente, temono un taglio dei servizi o un aumento delle tasse locali. Un salasso che si aggiungerebbe all’insostenibile imposizione sulla casa, che nel 2014 porterà all’assurda cifra di 28 miliardi di euro il gettito Imu-Tasi, pari al triplo di quello dato dall’Ici (9 miliardi), che lo stato incamererà dalla tassazione sugli immobili. Altro che 80 euro per i pannolini!

martedì, ottobre 21, 2014

QUELLA NEBULOSA CHIAMATA LEGGE DI STABILITA'

di Giacomo Stucchi

Sarà per i tanti miliardi snocciolati con molta disinvoltura, o forse per i tanti contenziosi  aperti, con Regioni e Comuni, ma anche con Unione europea e sindacati,  fatto sta che la  legge di Stabilità continua ad essere una nebulosa. Le stesse rassicurazioni del Quirinale, che ha comunicato di aver ricevuto il disegno di Legge di Stabilità varato dal governo Renzi, ancorché senza la prevista bollinatura della Ragioneria dello Stato, ovvero senza la relazione tecnica che accompagna il provvedimento, sembrano avere lo scopo più di mitigare la confusione che di dare certezze. La verità è che al momento il Parlamento, che sino a Costituzione vigente dovrebbe essere il luogo deputato a discutere delle leggi, continua ad essere uno spettatore ignaro di tutto. Potremmo entrare nel merito delle misure annunciate dal premier, come quella del bonus degli 80 euro alle neo mamme, per ricordargli che esiste una proposta della Lega Nord per gli asili nido gratis, che per una famiglia con padre e madre che lavorano sarebbe senza ombra di dubbio un sostegno ben più significativo del bonus, ma il punto è che occorre prima superare l'attuale Babele. Ogni approvazione di leggi finanziaria, ancorché oggi abbia cambiato il nome in Legge di Stabilità,  è sempre stata  preceduta da dibattiti e polemiche, ma qui ogni giorno esce  fuori una nuova proposta la cui copertura  nessuno sa dove andare a recuperare. Anche il ministro dell’Economia Padoan, che sino a questo momento era parso tra i membri del governo quello più prudente, ha cominciato a sparare numeri con l’annuncio di ottocentomila nuovi posti di lavoro; ma si tratta di una comunicazione che non poggia su nessuna certezza e crea solo delle illusioni e delle aspettative infondate.  Il premier e i suoi ministri parlano di miliardi con disinvoltura e promettono di tutto, alimentando  voci di palazzo e retroscena  giornalistici che parlano con sempre maggiore insistenza di elezioni a breve , ma la verità è che al momento sui saldi di questa manovra, sulle coperture, quanto in deficit e quanto di tagli, quali gli enti interessati e per quale ammontare, nemmeno la Ragioneria dello Stato è disposta a metterci la firma.

sabato, ottobre 18, 2014

18/10/14 - MILANO - Manifestazione Lega Nord "STOP INVASIONE"






venerdì, ottobre 17, 2014

17/10/14 - BERGAMO - Inaugurazione Anno Accademico GDF


17/10/14 - SOTTO IL MONTE - Festa Lega Nord




giovedì, ottobre 16, 2014

SIAMO AL GIOCO DELLE CARTE

di Giacomo Stucchi

I 36 miliardi di euro della legge di Stabilità, al di là della cifra consistente, sono una montagna di denaro che però poggia sull’argilla. A cominciare dal taglio delle tasse nella misura di 18 miliardi, del quale Renzi si fa vanto, ma che rimane tutto da verificare nella realtà delle cose. Il ministro dell’Economia Padoan, dal punto di vista politico probabilmente meno smaliziato dell’ex sindaco di Firenze, ha messo infatti il dito sulla piaga ammettendo che “forse, a seguito dei tagli previsti dalla legge di Stabilità, le Regioni aumenteranno le tasse, ma i cittadini potranno valutare le decisioni dei loro amministratori”. Insomma questo è il più classico gioco delle tre carte, si abbassa l’Irap all’imprenditore e si confermano gli 80 euro in più in busta paga a chi ne guadagna meno di 1500 al mese, ma lo si fa togliendo risorse a Regioni e Comuni che, a loro volta, saranno costretti a reperirle aumentando le tasse sul territorio. Questo significa che forse un impiegato avrà ancora gli 80 euro di bonus ma, di contro, pagherà di più i servizi locali, dalla raccolta dei rifiuti al trasporto. Certo, per cittadini e imprese, qualsiasi riduzione delle tasse va bene, ma sbaglia chi ritenesse che questo “regalo” dato oggi sia a costo zero anche per il futuro. Vedremo, perciò, le carte in Parlamento e cercheremo bene di capire i dettagli di questa manovra. Le cose da chiarire sono tante. Basti pensare, alle previsioni di entrata sul fronte della lotta all’evasione, i cui miliardi previsti non si capisce bene come verranno recuperati. Inoltre, bisogna anche dire che oltre all’incertezza sui numeri della manovra c’è anche quella sui numeri della maggioranza in Parlamento. Al Senato la soglia di sopravvivenza per il governo Renzi è ormai al limite e se non fosse stato per il soccorso di un senatore ex M5S, che con il suo voto ha permesso l’approvazione della risoluzione alla nota di variazione al Def, quella che contiene il rinvio del pareggio di bilancio al 2017 (passata appunto con 161 voti), il governo sarebbe già a gambe per aria.

martedì, ottobre 14, 2014

L’ANNUNCITE NON PASSA MAI

di Giacomo Stucchi

Se il presidente del Consiglio mirava a “scioccare” gli imprenditori riuniti a Bergamo, con il mirabolante annuncio di una manovra da trenta miliardi di euro, penso che abbia sbagliato decisamente uditorio. I bergamaschi, infatti, sono persone concrete e come tali non inclini a farsi abbindolare dalle belle parole. Ancor di più, se possibile, lo sono poi gli imprenditori che sono sopravvissuti alla crisi economica, e alle politiche vessatorie degli ultimi governi tecnici e di sinistra, ma che adesso non ne possono proprio più di sentire proclami e vogliono solo vedere i fatti. Tutto il contrario, insomma, di ciò che il governo Renzi  continua a fare con le sue promesse, dimostrando di non essere per niente guarito dall’annuncite, quella strana malattia della quale è  ormai irrimediabilmente affetto. Vedremo quindi nel dettaglio questa manovra (sempre che resti nella versione annunciata a Bergamo sino alla sua approvazione) e valuteremo se davvero può essere utile alle imprese  e alle famiglie.  Da subito possiamo dire, però, che gli effetti speciali  che dovrebbero convincere gli  imprenditori ad assumere  (ovvero "via la componente lavoro dall'Irap e tre anni a zero contributi") non sono certo una svolta epocale per chi ogni giorno apre i battenti della sua impresa sapendo di avere un socio occulto nello Stato che gli porta via oltre il sessanta per cento del suo guadagno senza dare nulla in cambio, né in termini di servizi né di sicurezza. Sul fonte delle risorse, poi, tutto sembra basarsi su una spending review di molti miliardi  e da altrettanti   che deriverebbero  da un rapporto deficit-pil portato al limite  dei vincoli europei. Mere previsioni, quindi, con tutte le variabili e le incognite che queste comportano. Abbiamo già visto, infatti, come le previsioni del governo di rilanciare i consumi con il bonus degli 80 euro  si siano poi rivelate del tutto errate.  Per il momento, quindi, di certo non c’è proprio nulla, a cominciare dall’entità della manovra stessa, che prima era stata annunciata di dieci, poi di quindici, adesso addirittura di  trenta miliardi.

domenica, ottobre 12, 2014

12/10/14 - STOP INVASIONE - Sezione LegaNordPadania ‪‎Verdello‬



12/10/14 - TREVIGLIO - ANMIL Giornata Nazionale Vittime del Lavoro




sabato, ottobre 11, 2014

11/10/14 - BERGAMO - Conferenza a bgscienza




venerdì, ottobre 10, 2014

10/10/14 - ZOGNO - Inaugurazione nuovo sito produttivo ‪CMS‬ ‪



10/10/14 - VEDESETA (BG) -‬ Festa della Montagna LegaNordPadania




giovedì, ottobre 09, 2014

UNA DELEGA IN BIANCO PER PRENDERE IN GIRO I CITTADINI

di Giacomo Stucchi

Non credo proprio che  l’approvazione della fiducia sul Jobs Act renda più forte la maggioranza di governo, come ha tenuto a precisare  il premier Renzi, mentre è certo che non contribuirà a creare molti posti di lavoro. Nell'attesa registriamo intanto il clima di confusione generale nel quale il governo continua a operare. Al punto che Palazzo Chigi, prima del voto sulla fiducia, è stato costretto a chiarire in un comunicato stampa cosa il Senato si apprestava a votare visto che, né la stampa né alcuni esponenti della sinistra, avevano capito esattamente quali fossero i contenuti della delega.  Un fatto questo che la dice lunga su quale sia l’atteggiamento del governo, non solo sulla riforma del lavoro ma più in generale sui temi di politica economica che interessano i cittadini. Considerato anche l’ennesimo annuncio  del premier, che ha twittato di voler mettere mano alla semplificazione del fisco, c’è di che stare poco tranquilli. Se questo è l’andazzo si capisce bene allora quale grossa responsabilità  i senatori della maggioranza si siano presa nell’affidare al governo una delega in bianco sulla riforma del lavoro, ma anche nel tenere in piedi un governo le cui mosse sanno tanto di presa in giro. Sul lavoro i contorni entro i quali l’esecutivo dovrà muoversi, per mettere nero su bianco le norme della riforma nei decreti delegati, non sono chiari nemmeno all’indomani del passaggio al Senato sul voto di fiducia. Tutto appare aria fritta e comunque rimandato all’ennesimo accordo che dovrà essere trovato nel Pd e nella sinistra più in generale. Persino gli accenni alla   riforma degli ammortizzatori sociali appaiono aleatori  considerato che le risorse stanziate sono davvero esigue. Vedremo, comunque,  nei prossimi mesi quali contenuti il governo metterà nelle legge delega ma la sensazione è che continueremo ad assistere a uno sterile gioco delle parti tra chi fa finta di difendere i temi cari alla sinistra, in primo luogo il totem dell’art.18,  e chi invece finge di volerli riformare. Un giochetto che persino i partner europei hanno capito  nel loro incontro milanese, fortemente voluto da  Renzi per “annunciare al mondo “ la sua riforma sul lavoro e  dimostratosi invece  l’ennesima inutile passerella.

martedì, ottobre 07, 2014

CON IL JOBS ACT UN ALTRO SPOT PER IL GOVERNO

di Giacomo Stucchi

Ci sarebbe piaciuto molto poter dare il nostro contributo in Parlamento alla riforma del lavoro, considerato che il problema dell’occupazione è di certo quello principale tra i tanti che, purtroppo, continuano a rimanere irrisolti; ma questo non è stato consentito da un governo che ha scelto la strada della delega, ovvero di legiferare al posto del Parlamento. Un percorso che noi non condividiamo, almeno per un paio di ragioni: la prima di metodo e la seconda di merito. Di metodo, perché è nella nostra cultura politica, oltre che nella nostra storia parlamentare, quello strano virus che si chiama democrazia e che consiste nel riconoscere pienamente al Parlamento il suo ruolo legislativo. Se fosse stato così, gli ultimi due governi (Monti e Letta) che hanno preceduto quello attuale, forse non avrebbero prodotto mostruosità legislative come la riforma Fornero sulle pensioni.  Di merito, perché riteniamo il governo Renzi non all’altezza del compito al quale sarebbe delegato, in primis quello di creare posti di lavoro non per decreto ma mettendo le imprese nelle condizioni di assumere. Se l’obiettivo fosse stato davvero questo allora avremmo dovuto parlare di incentivi alle imprese o di defiscalizzazione; e invece continuiamo ad apprendere, a mezzo stampa, di annunci da parte del governo su presunti accordi, con Tizio e con Caio, per un' inutile riforma dell’art. 18. Continuiamo ad assistere a teatrini della politica, l’ultimo dei quali andato in scena con l’incontro del governo coi sindacati, per continuare a discutere del nulla. Non occorre infatti essere  degli esperti per capire che la riforma sul lavoro, nelle sue molteplici versioni annunciate in diverse occasioni dal governo, altro non è che un provvedimento machiavellico aperto a molte soluzioni, fatto apposta  per non decidere nulla di concreto.  Rinviando peraltro i punti più controversi in grado di mettere in fibrillazione lo stesso Pd, i suoi rapporti con i sindacati,  ma anche la maggioranza di governo.  Il Jobs Act non serve né alle imprese che intendono assumere né a chi cerca un posto di lavoro; ma serve  a Renzi, come provvedimento spot,  da sbandierare in Europa come un trofeo.
 

domenica, ottobre 05, 2014

05/10/11 Sapori della Val Seriana



sabato, ottobre 04, 2014

04/10/14 - Inaugurarzione nuova Farmacia a Terno d’Isola.


04/10/14 - I sapori della Bassa. Ottima iniziativa a Brignano Gera d’Adda - Palazzo Visconti




giovedì, ottobre 02, 2014

CON RENZI AL GOVERNO AL PEGGIO NON C'E' MAI FINE

di Giacomo Stucchi

"Sono qui per presentare le riforme", avrebbe detto il premier Matteo Renzi arrivando a Downing Street, ma se le autorità inglesi avessero l'esatta cognizione di qual è l'andazzo nel nostro Paese si metterebbero le mani nei capelli.  Ciò che lascia molto perplessi della sua azione di  governo è l’approssimazione con la quale vengono fatte le previsioni, soprattutto quelle che dovrebbero riguardare l’economia. Il condizionale è d’obbligo perchè ad oggi più che occuparsi di economia, e di conseguenza di politiche sociali, il governo dà l’impressione di aver giocato coi numeri al Lotto. In cima a questo primato delle previsioni errate ci sta l’ormai famigerato bonus degli 80 euro, destinato nelle intenzioni del governo a far ripartire i consumi e invece (a ragione) messo dai cittadini sotto il materasso in attesa di tempi migliori. Un atteggiamento lungimirante, quello dei contribuenti, che difatti si sono trovati in questi giorni alle prese coi conteggi per il pagamento della Tasi, spesso superiore all’Imu del 2012. In primo luogo perché in molti casi  le aliquote adottate da ogni singolo Comune sono state portate al massimo (magari per compensare i tagli indiscriminati alle loro risorse)  e poi perché la cosa paradossale è che proprio per le prime case, con la rendita catastale più bassa, si pagherà mediamente di più. Quindi viene da dire che i cittadini hanno avuto ragione a conservarsi gli 80 euro. Ma adesso si fa strada un’altra “geniale” iniziativa del governo che sarebbe quella di anticipare il Tfr in busta paga, anche qui nell’ottica di lasciare più soldi in tasca ai lavoratori per metterli nelle condizioni di spendere e far ripartire i consumi. Ma anche qui "gatta ci cova", perchè il governo non spiega bene dove  le aziende, già stremate dalla crisi e dalla pressione fiscale da guinness mondiale, dovrebbero prendere i soldi da mettere nelle buste paghe dei loro dipendenti. Si dice che ci sarà un’intermediazione del governo per far sì che le banche collaborino per anticipare i denari necessari, ma a noi pare più facile credere che volino gli asini!  Infine, ci sono i numeri del Def presentati dal ministro Padoan. Questi, in sostanza, certificano lo stato comatoso della nostra economia, rinviano al 2017 la quadratura dei conti e portano le previsioni del debito pubblico a nuovi stratosferici livelli.  Insomma, con questo governo al peggio non c'è mai fine.