MANCA IL LAVORO E ANCHE UN GOVERNO CHE CI PENSI
di Giacomo Stucchi
Nell'ennesima lotta di potere all'interno del Pd la nuova legge elettorale
diventa il terreno di scontro di correnti e fazioni ma in quel partito a
nessuno interessa occuparsi dei veri problemi del Paese. Che sono, in primo
luogo, quelli legati alla mancanza del lavoro. L’Istat infatti segnala che a
marzo i senza lavoro sono tornati a crescere di 0,2 punti percentuali (da
febbraio) toccando il 13%, ma non solo. In un quadro desolante ad essere
drammatici sono i dati sul calo degli occupati, - 0,3% con 59 mila unità in
meno rispetto a febbraio, e quelli sulla disoccupazione giovanile che a marzo
risale oltre il 43%. Insomma, un disastro totale per un partito il cui
segretario è anche il presidente del Consiglio di un governo che gioca
spregiudicatamente con le istituzioni, e le sue regole, avendo anche la faccia
tosta di chiedere la fiducia al Parlamento. Si può essere sicuri, poi, che la
battaglia dentro il partito del premier, il cui congresso non è mai finito negli
ultimi mesi, si sposterà dall'Italicum alla riforma costituzionale del Senato.
Ancora una volta, quindi, le leggi fondamentali di uno Stato democratico, in
primis quella elettorale, e le riforme costituzionali, che dovrebbero essere
patrimonio di tutti e non solo di una parte politica, saranno terreno di scontro
tra Renzi e le varie componenti del suo stesso partito. Vedremo cosa ci riserva
ancora il percorso legislativo sulle riforme, di certo però non c'è alcuna
vittoria né del governo né delle forze politiche che lo sostengono, ma un
“capolavoro” di compromesso politico e di potere che permetterà a un solo
partito di ottenere un premio in seggi parlamentari decisamente esagerato.
Al contempo però la soglia di sbarramento al 3%, che è giusto definire "salva Alfano", serve ad
accontentare anche i piccoli partiti che altrimenti mai avrebbero votato il
nuovo sistema elettorale.
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