Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

sabato, dicembre 28, 2013

28/12/13 - ALBINO - Bèrghem Frècc





lunedì, dicembre 23, 2013

21/12/13 - CHIUDUNO - Cena di Natale della Lega Nord Bergamo





martedì, dicembre 17, 2013

DI MALE IN PEGGIO

di Giacomo Stucchi

Il no di  Giorgio Napolitano ad elezioni anticipate può forse essere servito ad allungare la vita al governo Letta, ma al contempo  ne certifica il suo fallimento. Se infatti l’elenco delle cose da fare, dalle riforme al rilancio dell’economia,  rimane molto lungo è perché sino ad oggi l’esecutivo ha fatto poco o nulla.  Tanto più che incertezze e ritardi dell’azione di governo continuano anche nel percorso parlamentare della legge di stabilità. Un provvedimento rispetto al quale lo Stato centralista e sprecone è tornato a farla da padrone, in sfregio non solo ai vincoli di Bruxelles ma soprattutto alle tante belle parole sulla spending review. Segnale evidente che certi  vizietti da prima Repubblica sono davvero difficili da debellare.  In questo quadro, già abbastanza preoccupante, le prime mosse  di Matteo Renzi  da segretario del Pd non sono certo servite a fare chiarezza. In primo luogo, perché aver messo la scadenza a  Letta  non trasforma di certo un esecutivo sino ad oggi inconcludente in un governo capace, anzi. In secondo luogo, perché il sindaco di Firenze  dà l’impressione di avanzare  talune  proposte più per far cadere il governo che non per tenerlo in vita.  Ma così facendo Renzi dimostra anche di non volere tenere in conto sino in fondo le diverse anime e sensibilità politiche che da sempre caratterizzano il suo stesso partito. Detto ciò, il punto è che se in otto mesi il governo delle larghe intese non è stato all’altezza della situazione, quando aveva cioè una maggioranza solida (almeno sul piano dei numeri), nulla lascia pensare che nell’attuale quadro politico,  con un risicato scarto di sicurezza al Senato e  con le "trappole" del segretario del Pd, possa fare di meglio per trovare le soluzioni ai tanti nodi che  restano sul tappeto.

domenica, dicembre 15, 2013

15/12/13 - TORINO - CONGRESSO LEGA NORD







venerdì, dicembre 13, 2013

13/12/13 - Inaugurazione dell'Agrinido di Telgate




giovedì, dicembre 12, 2013

FIDUCIA RINNOVATA, MA PER FARE COSA?

di Giacomo Stucchi

Se ad ogni fiducia ottenuta dal governo Letta ci fosse stato un suo rinnovato e fattivo impegno a risolvere i problemi del Paese oggi staremmo tutti un po’ meglio! Purtroppo, però, è vero esattamente il contrario: l’esecutivo continua a collezionare voti di fiducia da una parte del Parlamento ma rimane incapace di trovare una soluzione ai problemi che rimangono tutti sul tappeto. Famiglie e imprese sono quanto mai sfiduciate e, almeno per coloro che lo hanno votato, chi si aspettava una scossa all'azione di governo dall’avvento del nuovo segretario del Pd probabilmente è rimasto deluso. Cambia il capo del più grande partito della coalizione ma nei palazzi della politica romana si continuano a fare i soliti proclami, spostando sempre più in là l’orizzonte temporale entro il quale conseguire risultati concreti. Intanto Letta sta a Palazzo Chigi ormai da otto mesi e il fatto che vi possa rimanere ancora non promette nulla di buono. Adesso si annuncia un patto tra le forze di maggioranza, quelle rinnovate del Pd e quelle rimaste del centrodestra, che dovrebbero sottoscrivere un accordo sulle cose da fare nel 2014. Ma al momento, anche dopo aver sentito le parole del premier al Senato, siamo alle solite enunciazioni di principio. La sensazione, ma direi soprattutto la preoccupazione, è che si tratti del solito stratagemma per dilazionare nel tempo l’approvazione di misure che invece andrebbero adottate subito. Basti pensare agli effetti deleteri della riforma del lavoro, che non è servita certo a creare occupazione e che necessita di essere rivista, alle disposizioni da attuare per semplificare la vita alle imprese sul fronte della burocrazia, o per garantire loro un minimo di accesso al credito, alla ridefinizione della tassazione sulla casa che deve smettere di essere un rompicapo, oltre che un’intollerabile vessazione, per i contribuenti. Di tutto questo però non c’è traccia negli annunci del governo che, come sempre, rimane sul vago.

martedì, dicembre 10, 2013

IL DIALOGO LETTA-RENZI LONTANO DALLE ESIGENZE REALI DEI CITTADINI

di Giacomo Stucchi

Se la sfiducia al governo “non è all’ordine del giorno”, come ha detto Matteo Renzi nelle sue prime dichiarazioni alla stampa nel nuovo ruolo di segretario del Pd, ci chiediamo cosa debba ancora accadere affinché sia chiaro che l’esecutivo Letta non è all’altezza della situazione.E' ormai giunto il momento, senza indugi, di porre l’attenzione su problemi concreti. Dalla pratica impossibilità di accesso al credito per le famiglie e le imprese, come hanno anche evidenziato  gli ultimi dati forniti dalla Banca d’Italia, alla farraginosità del sistema  burocratico, dalla concorrenza sleale delle merci straniere alla pressione di un fisco strangolatore, dall’inefficienza dei servizi agli eccessivi vincoli europei,  la vita dei cittadini è disseminata di ostacoli, alcuni davvero insormontabili.  Per gli stessi motivi migliaia di imprenditori hanno già chiuso le loro aziende e molti altri si apprestano a farlo. Quando chiude un’impresa vengono meno produzione, ricchezza, lavoro per le maestranze, ma anche gettito Irpef per lo Stato, oltre che maggiori oneri assistenziali. Eppure, nonostante il quadro economico sia ormai da tempo consolidato verso un inarrestabile declino, il governo Letta  vara una legge di Stabilità che serve più ad accontentare le sempre maggiori pretese dei burocrati di Bruxelles che  non a venire incontro alle esigenze di imprese  e famiglie di casa nostra. Non lascia ben sperare poi il dialogo instaurato tra il premier e il nuovo segretario del maggior partito di governo, i cui esiti peraltro vedremo già nelle prossime ore (con il voto di fiducia al governo in Parlamento), che sembra lontano dalle esigenze reali del Paese. Non sappiamo quanti degli elettori di Renzi abbiano come priorità quella di avere subito una nuova legge elettorale, ma sappiamo per certo che  le imprese necessitano di un allentamento della pressione fiscale e di una maggiore fiducia da parte degli istituti di credito, mentre a milioni di cittadini serve un lavoro.


domenica, dicembre 08, 2013

08/12/13 - PONTERANICA - Pranzo di Natale della Lega Nord Ponteranica





giovedì, dicembre 05, 2013

UN DIBATTITO INCOMPRENSIBILE

di Giacomo Stucchi

I dati di Eurostat, secondo i quali  nei cinque anni di crisi economica tra il 2008 e il 2012 le persone "a rischio povertà o esclusione sociale"  nel nostro Paese sono balzati a quasi il 30 per cento, fotografano una situazione drammatica. Impossibile non collegare questo stato di cose anche all’incapacità degli ultimi governi che, sia nel rilancio dell’economia, sia nelle riforme, hanno tecnicamente fallito. Già dalla fine del 2011, con l’avvento a Palazzo Chigi di Monti, e poi nella primavera di quest’anno con Letta, non una delle grosse questioni sociali ed economiche sul tappeto è stata adeguatamente risolta dai cosiddetti governi di emergenza o di scopo. Anzi, rispetto ai traguardi prefissati, i risultati di alcuni provvedimenti sono andati esattamente nella direzione opposta. Penso, per esempio, ai presunti incentivi per l’assunzione di giovani, che hanno prodotto  solo maggiore disoccupazione, oltre al conseguente triste ritorno del fenomeno dell’emigrazione;  ma anche al disastro sociale per gli esodati, diretta conseguenza della  riforma delle pensioni voluta dalla Fornero.  Un Paese che non sa dare una prospettiva alle giovani generazioni, e non assicura delle condizioni di vita dignitose a chi matura il diritto a godersi la sua pensione, non ha un futuro. Ed è proprio  guardando a queste sconsolanti prospettive che un dibattito importante, come quello sulla nuova legge elettorale, rischia di diventare incomprensibile agli occhi dell’opinione pubblica. Per chi ha come  certezza solo il dover far fronte a sempre più pressanti e confuse scadenze fiscali, la bocciatura dell’attuale sistema di voto da parte della Consulta ha quasi il significato di una beffa.  Al  di là delle prospettive mutate per i singoli partiti, o per i loro leader o aspiranti tali, il punto è che l’attuale situazione di stallo, e l’incapacità di governo e maggioranza a venirne fuori,  denota in qualche modo il fallimento, non solo elettorale ma anche politico e istituzionale, di un sistema di Stato.  Contro il quale la Lega Nord, a ragion veduta e con grande lungimiranza,  si è sempre battuta.

05/12/13 - BERGAMO - Serata di beneficenza "UN CUORE CON LE ALI"




martedì, dicembre 03, 2013

NON E' CON IL NUOVO ISEE CHE SI RILANCIA L' ECONOMIA

di Giacomo Stucchi

Non è certo con il nuovo Isee varato dal Cdm, sia pur necessario per un corretto accesso ai servizi sociali, dalla scuola alla sanità, che le famiglie potranno guardare al futuro con maggiore ottimismo. In cima ai loro pensieri infatti  c’è sempre la  crisi economica, con un Natale che sarà ricordato come il più parsimonioso degli ultimi decenni.  Non va certo meglio per le imprese. Secondo uno studio di Confcommercio il maggior gettito fiscale generato dall'aumento degli acconti di imposta Ires e Irap vale 1,147 miliardi e vanifica il beneficio che le imprese dovrebbero avere l'anno prossimo per il taglio del cuneo fiscale (1 miliardo) previsto dalla Legge di Stabilità. Insomma, quella boccata di ossigeno della quale tanto si parla non arriverà, mentre resterà altissima la pressione fiscale, quasi precluso ogni accesso al credito, una chimera i tagli alla spesa pubblica (quelli veri) e un semplice auspicio l’adozione dei costi standard (che non possono certo aspettare il 2015!).  Eppure il governo rimane ancora impantanato con la questione dell’Imu e con molte altre scadenze fiscali di fine anno, diretta conseguenza della sua incapacità ad assumere a tempo debito decisioni chiare e definitive.  A complicare la gravità del quadro economico  c’è poi una reazione delle forze politiche di maggioranza per niente incoraggiante. Chi nell’esecutivo pensava infatti che con il passaggio dalle larghe alle piccole intese si sarebbe stabilizzata la premiership di Letta, con il Ncd ad appoggiarlo e Forza Italia all’opposizione, potrebbe ricredersi. Più in generale, la sensazione è che,  a fronte di un Paese  che necessiterebbe di misure economiche decise per risalire la china, il  governo continui invece a traccheggiare; anche in attesa del nuovo segretario del Pd, suo azionista di maggioranza. Che è un po’ come dire che tutti i problemi possono attendere perché senza la proclamazione del nuovo capo del Pd  non si può decidere proprio nulla!