Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, novembre 28, 2008

Calcinate - cena sezione




Cologno al Serio - cena sezione











Cologno al Serio - cena MPG




E' UN ATTO DI GUERRA CONTRO IL FUTURO

di Giacomo Stucchi

La crisi economica e finanziaria di questi ultimi mesi ha dettato l’agenda politica a livello planetario, sicché governi e parlamenti di tutto il mondo hanno, forse solo per un momento, “dimenticato” che oltre al crollo delle borse esiste anche il pericolo del terrorismo. Gli attacchi simultanei agli alberghi nella capitale economica dell’India, Mumbai, portati a termine seguendo una precisa strategia del terrore, con l’impiego di un gran numero di terroristi, dà la misura di quanto fragile sia l’equilibrio sul quale poggia la civile convivenza nel mondo intero. Che Al Qaeda, o qualsiasi altra organizzazione terroristica più o meno sconosciuta, ma non per questo meno determinata a seminare terrore, sia ancora lì, pronta a decretare con le proprie azioni la condanna a morte di turisti o uomini d’affari, colpevoli solo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, la dice lunga su quanto le democrazie di tutto il pianeta siano ancora vulnerabili. Questa volta nel mirino degli estremisti islamici è finita l’India. Non crediamo sia un caso. Oggi, più che mai, il sub continente indiano è un crocevia mondiale di affari, ricerca tecnologica e cultura. Difficile scegliere un posto più significativo, per colpire l’odiato sistema capitalistico, di questo Paese che, come altre parti del pianeta (come la Cina o il Brasile), oltre a vivere un boom economico senza precedenti, costituisce anche un crogiuolo di razze e religioni che tutte insieme si sono aperte al mondo. “E’ evidente che il gruppo che ha commesso questi attentati ha colpito in modo determinato per attaccare profondamente la capitale commerciale dell’India, per questo attiveremo la nostra polizia e i nostri servizi di intelligence per contrastare queste organizzazioni terroristiche alle quali faremo pagare un prezzo molto alto. Faccio appello al nostro popolo affinché rimanga unito e reagisca con pace ed armonia”. E’ quanto ha detto, tra l’altro, il primo ministro indiano Singh, intervenendo in televisione per un discorso alla nazione, nel quale non è stata attribuita alcuna responsabilità per gli attentati al vicino Stato del Pakistan, con il quale al momento è in corso un importantissimo disgelo dopo decenni di contrasti politici, religiosi e sociali. Probabilmente, al di là di un disegno più ampio, che voglia colpire l’India proprio come obiettivo strategico del terrorismo globale, è possibile che gli attacchi abbiamo voluto minare anche il processo di pace attualmente in corso in quella regione. Tutto ciò deve farci capire quanto sia tragicamente attuale il pericolo che corrono quei governanti e quei popoli che, in India come in Palestina, o come in altre parti del pianeta, sono determinati a ricercare la strada della pace. Di fronte a tutto questo il mondo deve reagire, con tutti i mezzi, per scongiurare una nuova stagione di terrore a livello mondiale e per non abbassare mai la guardia della difesa e della tutela della comunità internazionale.

domenica, novembre 23, 2008

GRUMELLO - La Lega nei Comuni











venerdì, novembre 21, 2008

Cena con la Sezione della Lega di Pontirolo Nuovo


Etichette:

Cena con la Sezione della Lega di Pontirolo Nuovo


Etichette:

Cena con la Sezione della Lega Nord di Pontirolo Nuovo


Bergamo: Festa Polizia Penitenziaria presso Università




TREVIGLIO - Cena beneficienza Ospedale Treviglio contributo per acquisto apparecchiature (Pet)






















giovedì, novembre 20, 2008

VELTRONI NELLE SABBIE MOBILI DELLA VIGILANZA

di Giacomo Stucchi

Questa storia del “pizzino” passato sotto il tavolo dall’onorevole Latorre al capogruppo del Pdl, Italo Bocchino, allo scopo di imbeccarlo su come attaccare l’Italia dei Valori in diretta tv durante la trasmissione Omnibus, è il giusto corollario a tutta la vicenda sulla Vigilanza, che ha fatto toccare davvero il fondo alla credibilità del Pd. Tutti, tra gli esponenti di quel partito, speravano di mettere una pietra sopra a questo tormentone con le dimissioni del presidente in carica della Commissione, Riccardo Villari, ma per il momento l’ostinazione dell’interessato a restare al suo posto ha, ancora una volta, scombinato la carte in tavola. E dire che la capogruppo al Senato del Pd, Anna Finocchiaro, non aveva manifestato, almeno in pubblico, il minino dubbio sul fatto che queste benedette dimissioni sarebbero arrivate. Invece, per ora è stata smentita dai fatti. Chi invece era sempre stato prudente, è stato l’altro aspirante presidente della Bicamerale sulla Vigilanza, il senatore Sergio Zavoli, che infatti è sempre stato cauto sulla possibilità che nell’immediato fosse davvero lui a presiedere la Commissione. Chissà, forse per saggezza, forse per intuito, Zavoli ha capito tutto sin dal primo momento. Al contrario del suo segretario, Walter Veltroni, sempre più vicino ad una crisi di nervi, adesso che il suo ruolo e la sua credibilità di leader politico è stata, per l’ennesima volta in pochi giorni, messa a dura prova. D’altra parte, basta mettersi nei panni dell’incolpevole Villari per capire quanto sia stato davvero bravo l’Obama de’ noantri a ingarbugliare a tal punto la situazione, da non riuscire più a venirne fuori, e a sprofondare sempre più in quelle che per lui stanno diventando delle vere e proprie sabbie mobili. Perché se è vero che ad eleggere Villari è stata la maggioranza, senza l’apporto cioè dei voti dell’opposizione (alla quale lo stesso Villari appartiene), è anche vero che la sua elezione è assolutamente legittima. In altre parole, l’attuale presidente della Vigilanza non solo non usurpa a nessuno il posto che occupa, ma ha tutto il diritto di mantenerlo. Semmai è singolare la pretesa del Pd che chiede le sue dimissioni. La verità è che Veltroni è riuscito a cacciarsi in un cul-de-sac, dal quale adesso è davvero difficile venirne fuori: prima si è ostinato ad appoggiare la candidatura di Orlando, poi c’è stata la plateale, quanto inutile, salita al Colle per avere più “attenzione” istituzionale, ed infine ha tirato fuori il presunto “asso della manica”, ovvero la candidatura di Sergio Zavoli alla presidenza della Commissione. Allo stato attuale delle cose, però, oltre a non aver raggiunto nessuno dei suoi obiettivi il segretario del Pd è rimasto con il cerino in mano. Aspettiamo ora di vedere l’ennesima puntata di questa stucchevole telenovela politica.

martedì, novembre 18, 2008

IL COMPAGNO VOLTER E LA SINDROME DELL'INSEGUIMENTO


di Giacomo Stucchi

Per quanto importante possa essere la funzione della Commissione di Vigilanza sulla Rai Tv, a noi pare che l’atteggiamento del segretario del Pd, nei confronti del Pdl, ma anche avverso il neo presidente Villari, sia di quelli senza sbocco. In primis, perché continua a sposare una causa già persa, ovvero quella della presidenza a Leoluca Orlando, sul quale la maggioranza a ragione non ha voluto far convergere i propri voti per i motivi che tutti conosciamo, in secondo luogo perché c’è davvero ben altro in gioco, nel dibattito politico, che non una semplice poltrona istituzionale, che peraltro Veltroni non riuscirà a sfilare al neo presidente nemmeno con le bombe. Ecco perché, al segretario del Pd, non conviene per nulla intestardirsi ad andare avanti su questa strada. Piuttosto, se si decidesse ad archiviare la questione Vigilanza, potrebbe cominciare a concentrarsi su altri problemi al centro del dibattito politico, che certamente interessano di più ai cittadini della presidenza della Commissione Rai Tv, come il provvedimento anti-crisi di ottanta miliardi di euro, già annunciato dal Governo, per venire incontro alle crescenti difficoltà economiche di famiglie e imprese. Anche su questo punto, però, il leader del Pd ha assunto un atteggiamento ideologico, dettato più dalla continua rincorsa al capo popolo Di Pietro, che non da quello di un esponente politico responsabile e pragmatico, che ha a cuore gli interessi della gente. Il fatto è che Veltroni, ormai da mesi, vive una sorta di sindrome dell’inseguimento nei confronti dell’ex pm, dalla quale non riesce ad affrancarsi, che lo porta ad agire nel costante terrore di continuare a cedere visibilità e consenso. Il risultato che ne deriva è che in Italia, rispetto alle altre democrazie europee e non, stiamo vivendo un’anomalia tutta particolare, per cui se altrove le forze politiche si sforzano di condividere le misure da adottare per affrontare la grave crisi economica e finanziaria, da noi invece non passa giorno senza che ci sia un qualche pretesto per litigare. Su Alitalia, scuola e università, e naturalmente Commissione di Vigilanza, Veltroni non ha agito solo perché convinto delle proprie azioni, ma anche perché spinto dall’atteggiamento di una forza politica, l’Italia dei Valori, che non ha nulla da perdere ad alzare i toni della polemica. Sicché il Pd, ogni giorno di più, sembra ripiegarsi su se stesso e rinunciare al ruolo di opposizione costruttiva. Inoltre, far navigare a vista il Pd, inseguendo l’onda protestataria ma inconcludente di Di Pietro, sminuisce il ruolo del Pd e lo rende sempre più incomprensibile persino ai suoi stessi elettori.

venerdì, novembre 14, 2008

Mornico al serio: Cena circoscrizione 17 presso Villa Delizia











mercoledì, novembre 12, 2008

SE CAI FALLISCE TUTTI A CASA!

di Giacomo Stucchi

C’è una norma costituzionale che riconosce il sacrosanto diritto dei lavoratori a scioperare, ma nel rispetto delle leggi vigenti in materia. Ecco è proprio questo il punto. La normativa in questione vieta gli scioperi selvaggi, ovvero quelli senza preavviso, che da strumento di lotta per alcuni lavoratori si trasformano in lesione delle libertà individuali di altri. Penso a chi, per esempio, in questi giorni, magari dopo essersi svegliato nelle prime ore del mattino per recarsi all’aeroporto, non abbia potuto fare il proprio viaggio a causa dei blocchi indetti da alcuni lavoratori dell’Alitalia. Sappiano quest’ultimi che, a prescindere dal ruolo (piloti, stewart, o hostess) la loro causa, qualunque essa sia, non potrà mai essere compresa da nessun cittadino. La pazienza dei passeggeri, dopo giorni di disagi, è stata davvero messa a dura a prova, e poi perché? Per la difesa di una corporazione, quella dei dipendenti Alitalia, che oggi non può più esistere. La notizia che la Commissione Ue ha avallato il piano di salvataggio proposto da Cai (dei famosi 300 milioni del “prestito ponte” ne risponderà la vecchia Alitalia) mette peraltro la nuova gestione della compagnia nelle condizioni di operare da subito con le nuove norme contrattuali. Ecco perché, alla fine, non si capisce neppure contro chi hanno scioperato negli ultimi giorni i cosiddetti “irriducibili” di Alitalia. Questi lavoratori, che evidentemente non hanno ancora capito che un’epoca si è definitivamente chiusa, anziché collaborare per favorire il passaggio alla nuova gestione, stanno invece applicando la strategia del “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Ebbene, con tutto il rispetto per il futuro di tutti i lavoratori (che comunque nella peggiore delle ipotesi godono di ammortizzatori sociali dalle caratteristiche davvero uniche, se si considerano i contratti di tutte le altre categorie), a noi pare che perseguire su questa strada di muro contro muro non serva proprio a nulla. Se il cosiddetto "fronte del no" continuerà nella sua guerra a Cai, confermando la raffica di 15 scioperi già annunciati, dal 25 novembre a maggio 2009, in Italia non ci sarà più una compagnia aerea di bandiera. Perché saranno tali e tanti i danni all’immagine della Cai, che questa, molto probabilmente, oltre a non avere vita facile (come minacciano Anpac, Unione Piloti, Anpav, Avia e Sdl), non sarà più nelle condizioni di assumere nessuno dei dipendenti Alitalia. Ecco perché, così come non abbiamo capito qualche settimana fa coloro che gioivano all’ipotesi di un fallimento della compagnia, che avrebbe significato la sicura perdita del posto di lavoro per tutti i dipendenti, allo stesso modo oggi non capiamo l’atteggiamento di chi sciopera contro un’azienda che ancora li deve assumere! Alitalia non esiste più, ma chi mira a fare pezzi la Cai sappia che chi rompe paga e i cocci sono suoi!

lunedì, novembre 10, 2008

I DUE PESI E LE DUE MISURE DELLA SINISTRA

di Giacomo Stucchi

Veltroni, e con lui molti nella sinistra, si sono “innamorati” del presidente eletto Barack Obama, e non fanno nulla per nasconderlo. Anzi se ne sono invaghiti al tal punto che lo stesso ex ministro della Difesa, Arturo Parisi, non ha potuto fare a meno di far notare che se “i democratici americani hanno vinto in Ohio, il Pd deve ancora vincere in Abruzzo”. Insomma, la “obamanite”, come è stata battezzata la nuova sindrome influenzale d’autunno, pare abbia contagiato, soprattutto tra le file dell’opposizione, vere e proprie schiere di esponenti, sostenitori e simpatizzanti. Sarà perché, guardando ai sondaggi del Pd, c’è davvero poco di che stare allegri, oppure perché della politica dell’Obama dé noantri c’è davvero poco da prendere, fatto sta che a sinistra si guarda sempre più Oltreoceano e sempre meno alle soluzioni per i problemi di casa nostra. Chissà poi se avranno spiegato al segretario del Pd che tra le prime decisioni, già allo studio dello staff del neo presidente americano (che peraltro, a differenza del nostro premier, ha poteri decisamente maggiori), c’è anche la cancellazione d’ufficio di circa duecento provvedimenti del suo predecessore George Bush, nelle più disparate materie. Una sorta di colpo di spugna legislativo che, per quanto ci riguarda, non ci scandalizza affatto, ma che poco dovrebbe invece conciliarsi con la politica della sinistra che, in questi primi mesi di governo Berlusconi, non ha fatto altro che demonizzare il decisionismo della maggioranza di centrodestra. Uno dei tormentoni della sinistra (per la verità sempre deficitaria di idee), è stato quello di rinfacciare a Palazzo Chigi di decidere troppo in fretta, facendo uso dei decreti leggi per aggirare il Parlamento. In realtà, c’erano delle decisioni (dall’emergenza ambientale in Campania alla questione di una maggiore sicurezza nelle città) che andavano affrontate con risolutezza e, soprattutto, senza tentennamenti. Il governo, quindi, ha agito legittimamente, per fare ciò che i cittadini volevano fosse fatto. Nell’opposizione ci sono due pesi e due misure: se ad essere decisionisti è il nuovo presidente degli Stati Uniti, assurto a ruolo di guida morale e spirituale della sinistra di casa nostra, va tutto bene, ma se a farlo è il governo Berlusconi, allora Veltroni e compagni gridano allo scandalo, o peggio, denunciano i possibili “rischi per la democrazia”. Bisogna allora che si mettano d’accordo su come valutare il decisionismo in politica. Anche perché l’invaghimento della sinistra per Obama potrebbe riverlarsi effimero. In economia, per esempio, con le paventate misure protezionistiche a vantaggio delle merci americane, già annunciate in campagna elettorale, l’Europa (e l’Italia in particolare) avrebbero ben poco da stare allegri. Solo allora, forse, a sinistra potrebbero rendersi conto che gli Stati Uniti d’America e la politica del suo presidente, potrebbero anche non essere coincidenti con quelli di casa nostra.



domenica, novembre 09, 2008

Sant'Omobono Terme: concorso "Crea un abito per Sant'Omobono"




lunedì, novembre 03, 2008

SCONFIGGERE LA CAMORRA E LA CRIMINALITA' E' UNA VITTORIA DI TUTTI

di Giacomo Stucchi

L'agguato nel quartiere di Secondigliano, a Napoli, nel quale cinque ragazzi, tra i 12 ed i 16 anni, sono rimasti gambizzati, va molto al di là dell’atto criminale, camorristico o meno. Non solo per i circa quaranta proiettili, esplosi contro il gruppetto, o per le modalità dell’agguato, tutt’ora al vaglio degli inquirenti, ma soprattutto per la successiva reazione degli aggrediti, i quali si sono ben guardati dal rilasciare ogni testimonianza e, anzi, pare abbiano anche detto di non aver avuto paura, come se la vile aggressione possa essere considerata una “circostanza” che quasi ci sta in un quartiere come Secondigliano. Si tratta di dichiarazioni che lasciano sgomenti, tanto quanto il fatto criminale. Adesso, come è ovvio, c’è chi dice che aver portato i militari in Campania non è servito a nulla, dal momento che questi fatti efferati continuano a registrarsi regolarmente. Ma bisogna anche tenere a mente che, innanzi tutto, a partire dallo stesso ministro degli Interni Maroni, ma anche in tutta la maggioranza di centrodestra, nessuno si è mai nascosto il grado di difficoltà nella lotta che lo Stato ha ingaggiato contro la camorra e la criminalità organizzata. Le stesso Maroni, del resto, ha ribadito in più occasioni quanto sia difficile la strada intrapresa dal governo, ma anche come questo non sia un buon motivo per lasciare un territorio e un popolo nelle mani di delinquenti incalliti. In secondo luogo, nessuno si è mai sognato di dire che il problema sarebbe stato risolto con la presenza dei soli militari, e in così poco tempo, quando si è sempre saputo che, oltre al presidio dell’esercito, per vincere la camorra sono necessari anni di bonifica culturale e sociale. Ogni persona di buon senso, infatti, sa perfettamente che non è possibile debellare in pochi mesi un male atavico che peraltro lo scrittore, Roberto Saviano, ha contributo a far conoscere così bene al largo pubblico. E proprio perché adesso se ne ha una contezza, che sino a poco tempo fa l’opinione pubblica non aveva, bisognerebbe che tutti, dalle istituzioni alle forze politiche e sociali, avessero una condivisone del problema, ma soprattutto delle soluzioni per risolverlo. La reazione dei ragazzini aggrediti, inoltre, la dice lunga su come questa parte del territorio, negli scorsi decenni, sia stata davvero abbandonata al suo destino e messa nelle condizioni di piegarsi allo strapotere di malavitosi d’ogni sorta. Sicché, oggi, dinanzi alla rinnovata bestialità criminale, che si estrinseca in nuovi episodi che lasciano davvero sgomenti la gente comune, maggioranza e opposizione devono fare quadrato intorno alle istituzioni (che sono di tutti, e non soltanto di chi le governa pro tempore!). Secondo gli investigatori, poi, gli uomini del commando avrebbero puntato le pistole verso il pavimento e i ragazzi sarebbero stati colpiti da proiettili di rimbalzo. Una circostanza che, oltre ad avvalorare l'ipotesi di una intimidazione nei confronti del titolare del locale, dà un idea di quanto sia inesistente il rispetto della persona e della dignità umana per questa gente e, soprattutto, di che tipo di mostro abbiamo davanti. Ecco perché fare polemica sulla sicurezza a Napoli, è un errore madornale che non possiamo permetterci. Se le forze dell’ordine, o i rappresentanti delle istituzioni locali, hanno delle soluzioni al problema le avanzino pure. Il governo, ne siamo certi, ne farà tesoro perché sconfiggere la camorra è una vittoria di tutti.

sabato, novembre 01, 2008

Bergamo: asta opere di Stefano Caglioni