Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, febbraio 29, 2008

Patti chiari, Governo lungo

di Giacomo Stucchi

Alle elezioni del 13 e 14 aprile, il centrosinistra non voleva proprio andarci. La paura di perdere malamente, oltre alla circostanza di aver messo in campo un nuovo partito, il cui appeal sull’elettorato è ancora tutto da verificare, suggeriva ai dirigenti di quella parte politica di rinviare il più possibile il voto. Per fortuna le cose sono andate diversamente. Dopo la caduta di Prodi, e una melina istituzionale di alcuni giorni, durante la quale l’Unione ha fatto di tutto per evitare il voto, finalmente sono state sciolte le Camere. Perciò, se oggi siamo in piena campagna elettorale, è solo grazie alla risolutezza dell’opposizione che non si è prestata a inciuci istituzionali di alcun tipo, che pure gli erano stati proposti a piene mani dall’ex maggioranza. Questa ricostruzione dei fatti va sempre ricordata affinché, nel segreto dell’urna, gli elettori la rammentino. Oggi ci troviamo in una fase importante della campagna elettorale, nella quale, definiti gli schieramenti, si comincia a parlare delle cose da fare. Il leader della Federazione delle Libertà Silvio Berlusconi, che già nei giorni scorsi aveva fatto qualche anticipazione, ha reso noto il programma in dodici pagine che intende portare avanti se dovesse tornare a Palazzo Chigi. Si parte dalla ricetta liberale e dal lavoro, che già la CdL aveva cominciato ad attuare nei cinque anni di governo e che ora si vuole sviluppare con ulteriori misure quali la detassazione degli straordinari e della tredicesima, e si arriva alla proposta di realizzare il vero federalismo. Un nuovo assetto federale del Paese, infatti, è oggi un punto fondamentale e irrinunciabile del futuro programma di Governo.. La stessa alleanza con il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, è funzionale al raggiungimento del federalismo. Il fatto che l’Mpa avrà i suoi parlamentari, farà si che siano loro stessi ad assumersi le responsabilità delle cose da fare. Niente più, quindi, ministri di Governi centralisti che andranno al sud a promettere fondi a pioggia e a spendere e spandere i soldi dei padani, in cambio dei voti per restare al potere, ma una classe politica responsabile che risponda davanti al suo elettorato delle proprie azioni. Se le cose non cambieranno nei prossimi cinque anni, i cittadini siciliani, calabresi, pugliesi, sapranno quindi con chi prendersela. Per quanto riguarda la Padania, invece, Berlusconi e Fini sanno che le sue esigenze non possono più aspettare i tempi della politica romana e che, quindi, occorre muoversi subito per mettere cittadini e imprese nelle condizioni di vivere, e non di sopravvivere. Oggi più che mai, dopo il fallimento della politica economica e di riforme istituzionali del Governo del Professore, cambiare radicalmente è l’unico modo possibile per uscire dalle secche nelle quali l’Unione di Prodi e di Walter “volemose bene” Veltroni ci ha portato e partire dal federalismo è la scelta migliore.

La “caccia” di Walter al candidato cattolico

di Giacomo Stucchi

Povero Veltroni, non c’è neppure il tempo di archiviare le estenuanti trattative con Di Pietro e con Pannella, che si apre subito un altro fronte, molto più ampio e complicato. Questa volta, infatti, non si tratta di mercanteggiare qualche seggio in più o in meno, né di trovare un intesa su questo o quel punto del programma. No, questa volta c’è in ballo qualcosa di molto più importante, ovvero di chiarire all’opinione pubblica se il Partito democratico può essere la casa comune di cattolici e laici, o se invece gli uni e gli altri dovranno, sempre che lo vogliano, conviverci da separati in casa. Per ironia della sorte, sono proprio gli elettori cattolici di centro, che Veltroni sta cercando di convincere in tutti i modi nelle ultime settimane, che lo costringono a dirimere una disputa non prevista. La dicotomia cattolici laici, però, rischia di essere, soprattutto in Italia, dirompente. Così, il segretario del Pd reagisce a suo modo, dando cioè un colpo alla botte e uno al cerchio, per avere tanto i voti dei cattolici quanto quelli dei laici. Veltroni, infatti, si trova nella necessità di placare i malumori, che con il passare dei giorni diventano vere e proprie lacerazioni, dei candidati cattolici, “ma anche”, come direbbe Maurizio Crozza, di rassicurare coloro che del cattolicesimo non ne fanno certo una bandiera. E’ partita così la “caccia” al candidato cattolico, che però non gli è andata benissimo. Pare infatti che il professore Andrea Riccardi, fondatore e presidente della Comunità di Sant’Egidio, gli abbia fatto i suoi auguri, ma declinando l'offerta di una candidatura. Perciò Walter Veltroni si è rimesso in movimento per trovare altre soluzioni. E’ una situazione che di sicuro il candidato premier del Pd non avrebbe auspicato, ma che tuttavia, dopo l’intesa con i radicali, era quasi inevitabile che si creasse. Il fatto è che Veltroni probabilmente era convinto che Emma Bonino gli facesse guadagnare almeno un punto in percentuale in più, e perciò è stato il principale sponsor all’interno del suo partito per l'accordo con i radicali. Adesso però, gli ultimi sondaggi non solo dicono che questo “matrimonio” non si è rivelato un grande affare in termini di consensi elettorali ma che, addirittura, potrebbe erodere voti sul fronte del voto cattolico. Ecco perché, secondo le simulazioni di voto, la situazione per il Pd sembra diventare preoccupante. Ma si è trattato di un errore di valutazione o di pressappochismo? Forse, come ha fatto giustamente osservare Gianni Baget Bozzo, nel suo articolo su il Giornale, “non si pensava che la questione tra cattolici e laici esplodesse nel Pd con tanta violenza, la convivenza era un fatto acquisito nell’Ulivo e nel Partito democratico. Il Popolo della Libertà – invece – che nasce dalla lunga collaborazione tra laici e cattolici del centrodestra non ha mai avuto bisogno di accentuare né le questioni cattoliche né quelle laiche. Si è fondato – sottolinea ancora Baget Bozzo – sulla tradizione politica italiana, che su questo punto riconosce nella posizione della Chiesa un valore di principio morale che ciascuno interpreta secondo la scienza della propria vita”. La questione, invece, è molto diversa per il Partito democratico, dove, ciò che sembrava essere un problema risolto, anche a seguito della lunga marcia di avvicinamento tra popolari e diessini, esplode adesso in tutta la sua virulenza. Probabile, quindi, che anche in questo caso il buon Walter abbia clamorosamente sbagliato i calcoli e si trovi quindi costretto ad inseguire delle posizioni che considerava acquisite.
TRATTO DA LA PADANIA DEL 29 FEBBRAIO 2008

giovedì, febbraio 28, 2008

I giovani scelgono il federalismo

di Giacomo Stucchi

Adesso che, con la definizione delle alleanze, il quadro politico è più chiaro e definito, gli elettori hanno davanti a loro la situazione. Il Partito Democratico, nonostante gli sforzi del suo segretario per far sembrare il contrario, non è altro che un contenitore dove, come già altre volte nelle coalizioni di centrosinistra, ci sta tutto e il suo opposto. Non bastano qualche candidato della società civile, più o meno giovane, e qualche luminare della medicina, a mimetizzare le contraddizioni dell’unione guidata dal candidato premier Veltroni. Certe apparizioni in televisione, come quelle dell’attuale ministro degli Esteri D’Alema, certi argomenti, come quelli portati avanti dai radicali e dall’Italia dei Valori di Di Pietro, sono molto significativi. E dicono che, qualora dovessero vincere le elezioni, questi qui ci fanno ripiombare nel solito ginepraio, dal quale però questa volta non ne usciremmo più. La novità della politica, invece, sta nella Federazione della Libertà. Ovvero nell’alleanza di centrodestra, che vede coalizzati il partito del Popolo delle Libertà, la Lega Nord e il Movimento per le Autonomie. Se ne sono accorti anche i giovani. Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati dal Corsera, più del quindici per cento di coloro che il prossimo 13 e 14 aprile andranno a votare per la prima volta, hanno dichiarato la loro preferenza per la Lega Nord. Si tratta di un dato che ci inorgoglisce e ci conforta, perché vuol dire che il futuro si chiama federalismo e che la Federazione della Libertà metterà fuori gioco, una volta per tutte, il centralismo romano. I cinquant’anni di vita della Repubblica, infatti, hanno reso palese che il sistema controllato dal centro non funziona. Troppe disparità e troppe inefficienze, hanno fatto sì che nei decenni trascorsi non solo alcune regioni non crescessero ma, anche, che quelle più produttive trovassero enormi problemi ad andare avanti. E’ successo così che, dal 1946 ad oggi, la Repubblica centralista non è riuscita a risolvere la questione meridionale, con tutti i suoi enormi problemi (dalla disoccupazione all’emigrazione della forza lavoro), e ha trascurato al contempo le istanze della Padania che, nonostante sia il territorio che produce di più, anche in termini di gettito fiscale, soffre di ataviche carenze strutturali. La Federazione della Libertà di Berlusconi, Bossi e Lombardo, romperà invece questo circolo vizioso per crearne uno nuovo, che sia però virtuoso; che serva a far sì, per esempio, che gli investimenti in opere pubbliche, tanto al sud quanto al nord, non siano dispersi in mille inutili rivoli né dipendano dagli umori, o clientele, di questo o di quel ministro. Comincerà così l’attuazione di quel federalismo che da troppo tempo aspetta di essere realizzato. A chi dice che Pd e Federazione della Libertà hanno programmi simili vorrei, perciò, rispondere che non esiste affermazione più falsa. Del federalismo, e delle politiche a favore delle autonomie locali, non c’è neppure l’ombra nel programma del Pd che rimane, sostanzialmente, un partito fortemente ancorato ad una concezione centralista. Ecco perché dice una bugia, sapendo di dirlo, chi per pura propaganda afferma che Berlusconi e Veltroni si equivalgono. Non è così e non lo sarà mai, almeno sino a quando la Lega Nord sarà un punto fermo dell’alleanza di centrodestra e rappresenterà direttamente, senza intermediazioni, gli interessi dei propri elettori.
TRATTO DA LA PADANIA DEL 28 FEBBRAIO

martedì, febbraio 26, 2008

Criticano Berlusconi ma poi si passano il testimone

di Giacomo Stucchi

L’accusa alla Federazione della Libertà (PDL, LN e MPA), da parte del candidato premier del Partito Democratico Veltroni, di voler dividere il Paese stipulando alleanze territoriali, è di quelle che lasciano davvero senza parole. In campagna elettorale, lo sappiamo, è consentito dire quasi tutto, ma un po’ di ritegno, crediamo, non debba mai mancare. L’alleanza del Popolo delle Libertà con la Lega in Padania e con l’Mpa di Lombardo al Sud, infatti, non divide per nulla ma, anzi, consente alle diverse peculiarità territoriali, e alle loro istanze, di avere una legittima rappresentanza politica in grado di sostenerle. Quello della divisone del Paese, ad opera della Lega Nord, è un argomento trito e ritrito, al quale oramai non crede più nessuno. Certo, è comprensibile che per il segretario del Pd, che ha una cultura centralista, sia un po’ difficile accettare l’idea che movimenti politici federalisti e autonomisti, quali sono la Lega Nord e l’Mpa, possano avere ampia rappresentanza in Parlamento, ma ormai il dado è tratto e quindi l'ex Sindaco "de Roma" si rassegni all’evidenza. Piuttosto, a proposito di problemi territoriali, Walter il buonista avrrebbe fatto meglio ad occuparsi un po’ di più della sua città, occupandosi dei problemi reali della gente e non solo della sua immagine. E proprio seguendo questa filosofia amministrativa ha messo in scena l’ennesima farsa, ovvero la cerimon per passare il testimone di primo cittadino a Francesco Rutelli, che lo ha già preceduto in quel ruolo, per dieci anni di fila, senza lasciare alcun rimpianto. Quando mi capita di parlare di politica con i cittadini romani, infatti, raramente i miei interlocutori si dichiarano estimatori di Rutelli. Forse perché, dal degrado delle periferie all’invivibilità del centro storico, egli ha lasciato una città nel caos; oppure perché, dopo tanti anni di centrosinistra, c’è voglia di cambiamento. Fatto sta che non c’è molto entusiasmo all’idea di un ritorno di Rutelli alla guida del Campidoglio. Eppure, per la carica di primo cittadino a Roma, Veltroni e compagni hanno pensato proprio a lui. Come se l’ex segretario della Margherita, nelle sue precedenti esperienze, avesse brillato come nessun altro prima e, quindi, si sentisse la necessità di un suo ritorno. La verità è Rutelli non ha fatto nulla, ne da Sindaco né da Ministro per i Beni Culturali. L’unico bilancio che si può trarre, tanto dai suoi precedenti di amministratore locale quanto da quella di Ministro, è quello del fallimento. Eppure, il Pd lo premia con una candidatura al Campidoglio. Il fatto è che questi del centrosinistra cambiano il nome ma non l’attitudine a restare incollati alle poltrone. Come hanno fatto, per esempio, il governatore della Campania Bassolino e il sindaco di Napoli Iervolino che, se avessero avuto un minimo di coscienza, non avrebbero nemmeno dovuto mettere più piede nei palazzi istituzionali, ma rassegnare subito le dimissioni. E invece no! Non solo restano al loro posto ma continuano a far danni, come dimostra l’emergenza rifiuti ancora molto lontana dall’essere risolta. Se a presiedere la regione Campania, o il comune del capoluogo partenopeo, ci fosse stato un rappresentante del centrodestra, siate pur certi che prima sarebbe stato lapidato da certa informazione, e poi, probabilmente, perseguito dalla magistratura. E invece, questi incoscienti, restano lì dove sono e, anzi, addossano ad altri le loro responsabilità.
TRATTO DA LA PADANIA DEL 26 FEBBRAIO 2008

venerdì, febbraio 22, 2008

Continuano a far danni

di Giacomo Stucchi

Ancora in carica, ma solo per il disbrigo degli affari correnti, in realtà alcuni ministri si comportano come se il governo del quale fanno parte avesse la fiducia del Parlamento e dei cittadini. Il responsabile dei Beni Culturali Francesco Rutelli, per esempio, si è presentato alla Bit 2008, il Salone internazionale del Turismo, in corso a Rho-Pero vicino a Milano, per dispensare consigli agli operatori del settore su come fare turismo. Ma come fa Rutelli, ministro di un governo che ha svergognato l’Italia, con le immagini della spazzatura per le strade di Napoli, che ancora in questi giorni fanno il giro del mondo, a dare consigli in tema di turismo? Anziché venire a Milano, a dare improbabili consigli, perché non va in Campania, ad affrontare l’emergenza della spazzatura? La faccia di bronzo, però, ce l’hanno anche alcuni esponenti dell’ex maggioranza di centrosinistra. Questi esponenti politici, quando si trattava di difendere le poltrone, passavano sopra a tutte le questioni di coscienza; oggi, che hanno perso la partita e devono ripresentarsi ai loro elettori, riscoprono invece la loro vocazione pacifista. Questo clamoroso cambiamento di rotta è successo, infatti, in occasione dell’ultima seduta della Camera dei Deputati, che ha di fatto chiuso la XV legislatura; quando l’Assemblea, che (salvo imprevisti) si riunirà il prossimo 29 aprile, dopo le elezioni politiche, ha approvato il provvedimento sui fondi ai nostri soldati. Ebbene, in questa occasione, i gruppi parlamentari del Prc e del Pdci, dimostrando di non avere neppure un minimo di responsabilità istituzionale, hanno votato contro. E sono orgogliosi della loro scelta! "L’importante è che nella sinistra – ha detto, infatti, Fausto Bertinotti, candidato premier della sinistra Arcobaleno – sulle missioni militari ci siano stati lo stesso giudizio e la stessa valutazione". Ancora più incredibile è stata poi la dichiarazione del segretario del Pdci, Oliviero Di liberto. "Abbiamo votato coerentemente contro – ha detto il segretario dei comunisti italiani - dopo aver votato per due anni a favore per lealtà verso Prodi". Non pensa, però, Di liberto, che sarebbe stato meglio essere leali verso i nostri soldati, che si trovano all’estero in una zona ostile, impegnati in attività umanitarie e per il bene della pace? Di certo, il dubbio non deve averlo neppure sfiorato. Dulcis in fundo, c’è poi la questione delle nomine. Sembra che in vari Ministeri se ne stiano facendo parecchie che riguardano gli alti dirigenti, e corre voce che il Governo Prodi si appresti a farne molte altre nei prossimi giorni. Bisognerebbe che su questi comportamenti vigilasse la massima istituzione della Repubblica, per impedire che questa campagna elettorale si trasformi in un assalto alla diligenza ai posti chiave della macchina governativa. Altrimenti, non resterebbe che organizzare, anche a Palazzo Chigi, un evento "frozen". Ovvero l’avvenimento che va di moda organizzare negli Stati Uniti, ma che adesso è sbarcato anche in Italia, e che consiste nello stare immobili in mezzo alla strada. E’ successo giorni fa a Roma, alla stazione Termini, quando all’improvviso centinaia di persone si sono bloccate di colpo. Ferme di botto, contemporaneamente, per tre minuti di fila sotto lo sguardo incredulo dei passanti. Nel nostro caso, però, per evitare che il Professore e i suoi ministri continuino a fare danni, bisognerebbe tenerli fermi sino al 13 aprile!
TRATTO DA LA PADANIA DEL 22 FEBBRAIO 2008

giovedì, febbraio 21, 2008

Dove vai se l’alleanza non la fai!

di Giacomo Stucchi

Ci avviciniamo alla scadenza della presentazione delle liste per le elezioni politiche e, quindi, siamo al dunque per quanto riguarda le scelte che i partiti dovranno fare. Fra le cose ancora da chiarire una è già certa: il Partito Democratico non correrà da solo ma coalizzato con l’Italia dei Valori e, forse, anche con i Radicali. E’ illuminante, a tal proposito, quanto dichiarato dal senatore del Pd, Enzo Bianco, che si augura che “un ulteriore rafforzamento possa giungere da un accordo soddisfacente con i Radicali, il cui contributo politico arricchirebbe significativamente il partito”. Bianco rincara la dose, si dice "molto contento di vedere come il Pd stia discutendo l'accordo con determinazione e auspica che gli ultimi nodi siano presto sciolti. Peraltro- aggiunge- battaglie di retroguardia contro questa volontà di accordo sostenuta dalla stragrande maggioranza del Pd, pur nel rispetto delle sensibilità di tutti, appaiono come totalmente incomprensibili e assumono l'aspetto di sterili personalismi". Insomma, le dichiarazioni di Bianco lasciano intendere che le porte sono aperte. Ma non è questo che ci interessa, quanto il fatto che ancora una volta il Pd, e con esso il suo segretario Veltroni, potrebbero decidere di fare marcia indietro, rispetto ai loro annunciati propositi di presentarsi da soli alle elezioni di aprile. I dirigenti del Pd dicono di non badare ai sondaggi, ma la verità è che li guardano, eccome! Li guardano, e li studiano, a tal punto da aver capito che senza alleanze non c’è trippa per gatti. Scusate se è poco, direbbe qualcuno. Eppure, subito dopo lo scioglimento delle Camere, sempre Veltroni, aveva detto agli elettori che il suo partito non avrebbe fatto apparentamenti in questa campagna elettorale. Invece, non solo li ha fatti, tradendo la parola data, e, per giunta, senza neppure chiarirne i termini. Basti pensare, per esempio, al programma di Di Pietro sul riassetto del sistema radiotelevisivo che, a qualche giorno dalla sua enunciazione, non si capisce ancora se dobbiamo prendere come una boutade dell’ex pm oppure come una cosa seria, sulla quale c’è condivisione da parte di tutta la coalizione di centrosinistra. Non si tratta di una cosa da poco, perché Veltroni dovrà spiegare agli elettori molte altre cose, che non siano così scontate, come quelle cha ha detto dall’esordio di Spello sino ad oggi. Affermare, per esempio, che per ridurre la spesa pubblica “basta eliminare le spese inutili” è un enunciazione di principio, che chiunque è in grado di fare. Il problema vero, invece, è quello di spiegare come, su quale capitoli del bilancio dello Stato intervenire, quali procedure burocratiche snellire. Insomma, il segretario del Pd indichi la strada che vuole percorrere e dica cose concrete che diano agli elettori un’idea di cosa il Pd intende fare, qualora dovesse vincere le elezioni. Perché ciò che i cittadini si chiedono, è cosa possa fare mai di diverso un ipotetico governo, con D’Alema, Di Pietro e Parisi nei vari ministeri, o comunque in importanti ruoli istituzionali, di quanto non abbia già dimostrato di non saper fare Romano Prodi, nei venti mesi trascorsi a Palazzo Chigi? La domanda non è pretestuosa, ma sorge spontanea in tutti coloro che, dopo aver dato fiducia all’Unione nel 2006, si sono poi dovuti ricredere già dopo qualche mese e adesso, magari, non vogliono cadere nei soliti tranelli del centrosinistra.

martedì, febbraio 19, 2008

Walter fa lo stratega, ma la gente non ci casca

di Giacomo Stucchi

E’ difficile credere che il segretario del Partito Democratico Veltroni non sapesse nulla della sortita del suo alleato, e attuale ministro per le Infrastrutture, Antonio Di Pietro, sul programma dell’Italia dei Valori riguardo al riassetto del sistema radiotelevisivo. Una proposta così, che prevede un forte ridimensionamento del numero delle reti televisive, sia pubbliche che private, che non giudichiamo sul piano tecnico, ha delle conseguenze politiche che al candidato premier del Pd non possono essere sfuggite. Se così fosse, ovvero se Veltroni davvero è stato colto di sorpresa dall’iniziativa del suo compagno di cordata, allora egli quanto meno ha peccato di ingenuità. Soprattutto perché, prima di apparentarsi con l’ex pm, non ha chiarito con lui quale fosse il programma elettorale della coalizione. Oppure, se lo ha fatto, evidentemente i due non si sono capiti. Nell’una o nell’altra ipotesi, Veltroni ha comunque commesso un errore. Certo la corsa al voto è lunga, e tutto può ancora accadere, ma per chi, come il segretario del Pd, è partito fortemente svantaggiato e per risalire la china ha affidato le sorti della sua campagna elettorale ad una strategia precisa, non sono consentiti passi falsi. Qui non si tratta di aver compromesso una rimonta elettorale, che ancora oggi appare davvero difficile da realizzare, quanto di non dare all’opinione pubblica la sensazione che, in fondo, la politica del centrosinistra di oggi non è poi così diversa dal 2006. Una conclusione che per noi, così come per ogni cittadino di buon senso, è del tutto scontata, ma che tuttavia dal punto di vista psicologico, per Veltroni, è importante mettere in discussione. Riuscire a far dimenticare ai cittadini i disastri di Prodi al Governo, è infatti il primo obiettivo che il segretario del Pd si è posto. Il secondo, forse, era quello di condurre una campagna elettorale dai toni soft o, comunque, abbandonando il vecchio armamentario propagandistico degli ultimi quindici anni, che aveva nell’antiberlusconismo l’argomento principale. Ma ci voleva il solito Don Chisciotte, ovvero il ministro Di Pietro, a rompere le uova nel paniere, e ad interrompere l’incantesimo del falso buonismo elettorale di questi giorni. Dallo scioglimento delle Camere sino ad oggi, infatti, chiunque ha seguito le prime apparizioni televisive del candidato premier del centrosinistra, ha potuto constatarne lo stile caustico, mai sopra le righe. Quasi un avvio di campagna elettorale in sordina che, sino all’uscita di Di Pietro dell’altro giorno, non si era mai alzata di tono. Ad eccezione, forse, di alcuni slogan utilizzati da Veltroni un po’ troppo roboanti, come “Non si tratta di scegliere un governo , ma di cambiare l'italia”, che sono di certo ambiziosi ma che stridono fortemente con la realtà. Nel senso che i problemi lasciati irrisolti dal Governo del Professore sono tanti e tali da far scendere la gente in piazza. Penso alla paventata chiusura di Malpensa, in primis, al dramma della spazzatura a Napoli, ma anche alle difficoltà delle famiglie che in questi giorni di grande freddo devono fare i conti con un rialzo dei prezzi, di alcuni prodotti alimentari, che sfiora il trentacinque o quaranta per cento. E dire che Prodi aveva annunciato che ci avrebbe pensato “Mister prezzo” a venire incontro alle esigenze dei consumatori, ma nessuno ha mai capito come e quando. Dinanzi a questo bilancio di governo, Veltroni, se vuole davvero fare breccia negli elettori, deve invertasi qualcosa di diverso.

lunedì, febbraio 18, 2008

Chiamiamola Federazione della Libertà

di Giacomo Stucchi

Federazione della Libertà. Potrebbe essere questo il nome da dare all’aggregazione tra il Popolo della Liberta, la Lega Nord, e altri nuovi soggetti politici che, eventualmente, vorranno entrare a farne parte. Un nome che sintetizzi la condivisione di ideali, come il liberalismo e il federalismo, ma anche un programma che abbia tra le sue priorità la tutela dei ceti produttivi, la lotta alla clandestinità, un fisco più giusto. La Federazione sarebbe, peraltro, la definizione più appropriata per un’alleanza che non è, come succede nel centrosinistra, un semplice accordo elettorale, ma un ambito politico nel quale si riconoscono partiti e movimenti che hanno nella libertà il loro credo. I soci fondatori di questa Federazione, come hanno potuto constatare i cittadini, hanno già dimostrato di saper stare insieme al Governo, perché nelle condizioni di trovare sempre la sintesi delle idee, nell’interesse di tutti. Non a caso, infatti, solo il centrodestra ha saputo raggiungere risultati senza precedenti nella storia della Repubblica, come la riforma costituzionale, approvata dal Parlamento nella scorsa legislatura. Una riforma sostanziale, senza fronzoli, che andava dritta al cuore dei problemi di questo Paese, come l’ingovernabilità e la frammentazione del quadro politico, e ne individuava le soluzioni per risolverli. Una riforma che l’Unione, dimostrando di non aver alcun interesse per i problemi dello Stato, ha prima boicottato al referendum popolare e, poi, scopiazzata nelle sue proposte parlamentari. Proposte che però, manco a dirlo, sono rimaste lettera morta a causa delle divisioni del centrosinistra. Questa è la verità. A dispetto delle affermazioni di Veltroni che, in questi giorni, ha cominciato il suo tour delle bugie nelle città. Già, non possiamo che definire così, infatti, le argomentazione che il Segretario del Partito Democratico ha scelto per cominciare la sua campagna elettorale, fatta di veleni e di menzogne. Come quella, per esempio, che vedrebbe la coalizione di centrodestra, ovvero il Partito della Libertà e la Lega Nord, schiacciata a destra solo perché l’Udc ha deciso di andare per la sua strada. La verità è che Veltroni, non sapendo che pesci pigliare, e non avendo molti argomenti da addurre per convincere gli elettori a dargli il voto, è costretto a parlare più dei suoi avversari che di sé; così prende a pretesto la libera scelta di Casini, di andare per conto proprio, come uno delle cause che indebolirebbero il centrodestra. In realtà, come lo stesso ex sindaco di Roma sa benissimo, è vero esattamente il contrario. Senza l’Udc, che peraltro in alcune regioni si sta svuotando dei suoi esponenti più rappresentativi, che scelgono liberamente di aderire al progetto del partito unico dei moderati di Silvio Berlusconi, il centrodestra, se vincerà le elezioni, potrà procedere molto più speditamente di quanto non abbia fatto nella precedente esperienza di governo. Chi non ricorda, infatti, i boicottaggi di Follini all’esecutivo del Cavaliere? Non passava giorno senza che l’allora Segretario dell’Udc, e dopo di lui i vari Tabacci e compagnia bella, non mettessero qualche bastone tra le ruote del governo, sino ad arrivare alla contestazione della leadership del premier, pur non avendone né i numeri né gli argomenti per farlo. No, stia tranquillo Veltroni, l’Udc non ci mancherà di certo e siamo sicuri che, come noi, la pensano gli elettori del centrodestra.

venerdì, febbraio 15, 2008

Basta tatticismi e mettiamoci al lavoro

di Giacomo Stucchi

Ho l’impressione che quello che dovrebbe essere un percorso agevole da fare, quasi in discesa, stia diventando invece un sentiero tortuoso. Mi riferisco alla campagna elettorale che il centrodestra ha appena avviato, ma che sta facendo di tutto per complicarsi. Innanzi tutto, prestando troppa attenzione ai sondaggi che, per quanto ci riguarda, lasciano invece il tempo che trovano. Certo, è positivo sapere che il Partito della Libertà e la Lega Nord sono favoriti; serve ad aumentare l’entusiasmo di chi si scommette in prima persona, degli attivisti, dei simpatizzanti di partito, ma poi il discorso finisce lì. La campagna elettorale bisogna ancora farla e i voti devono essere conquistati uno per uno. Il centrodestra ha chiesto di andare subito al voto perché questo era l’unico modo per soddisfare la volontà dei cittadini, che aspettavano da due anni l’occasione per regolare i conti con un Governo che li ha resi più poveri ed insicuri. Dopo tanto tribolare, e dopo aver portato alle lunghe, una legislatura che già da tempo non aveva più nulla da dire, finalmente le massime istituzioni della Repubblica hanno preso atto del fallimento di Prodi e del centrosinistra e hanno concesso le elezioni. Questo fallimento è stato talmente acclarato che la coalizione di governo ha dovuto scegliere di andare al voto separata. Questo è il punto. Ciò che bisogna sottolineare, e per quanto ci riguarda lo faremo sino al prossimo 13 aprile, è che non c’è discontinuità tra Veltroni e la classe dirigente e ministeriale che ancora in questi giorni ci sta governando. Il disastro di Napoli, che ogni giorni fa il giro del mondo sui canali televisivi satellitari e sugli altri mezzi di comunicazione, così come la paventata chiusura di Malpensa, che se attuata metterebbe in ginocchio l’economia di buona parte del Nord, sono due facce della stessa medaglia, ovvero l’eredità politica che i compagni di partito di Veltroni ci stanno lasciando. Ecco perché, da subito, dobbiamo smascherare il tentativo dell’ex sindaco di Roma di mimetizzarsi in questa campagna elettorale, di confondere le acque, di promettere cose irrealizzabili, mentre la verità è che gli stessi uomini che lui sta candidando nel Partito democratico sono oggi al Governo coi risultati che tutti conosciamo. A sentire quanto dichiarato dal premier, intervenendo alle celebrazioni per i 200 anni della Borsa di Milano, e cioè che per combattere la crisi di fiducia "bisogna contabilizzare l'attività fuori bilancio delle banche e migliorare la trasparenza delle società di rating", verrebbe da ridere, se non fosse che l’argomento è invece molto serio per milioni di cittadini. Ma come fa Prodi a parlare di trasparenza, proprio lui, che non sa neppure quanti soldi ci sono nelle casse dello Stato! E che dire, poi, dell’aumento delle tasse, col pretesto di risanare il deficit, quando invece non si è fatto altro che alimentare il fiume in piena della spesa pubblica; degli annunci sulle grandi opere, quando invece sono stati bloccati tutti i cantieri, compromettendo persino il flusso dei finanziamenti comunitari; e infine, come non ricordare la promessa fatta in tv di dare la felicità alle famiglie, che invece sono state costrette a tirare la cinghia. Queste sono le cose da dire. Non c’è più tempo da perdere, gli elettori ci chiedono di mandare a casa questo centrosinistra inconcludente, che li ha governati per due anni, e noi abbiamo il dovere di impegnarci al massimo in questa campagna elettorale. Senza tatticismi, né alchimie politiche, delle quali la gente è davvero stufa.

giovedì, febbraio 14, 2008

Veltroni fa dietrofront

di Giacomo Stucchi

Raggiunto l'accordo tra Partito democratico e Italia dei valori (Idv) per le prossime elezioni politiche. Lo ha confermato un soddisfatto Antonio Di Pietro al termine dell'incontro con il segretario del Pd Walter Veltroni (il quale si è dimesso da sindaco di Roma, lasciando la capitale in un mare di problemi irrisolti). Il partito dell’ex magistrato sottoscrive, quindi, il programma del Pd e appoggia Veltroni candidato premier. Dopo le elezioni, pare, verrà costituito un unico gruppo parlamentare. Nessuno si scandalizza per il fatto che il segretario del Pd, magari dopo aver fatto quattro conti sui possibili risultati elettorali che verrebbero fuori dalla sua scelta di correre da “solo”, abbia clamorosamente cambiato idea e deciso di farsi dare un aiutino dall’ex pm. Capita, in politica, di cambiare idea. Ma il punto è che, ancora l’altra sera, Veltroni si vantava, e rivendicava, il fatto di essere l’unico in queste elezioni ad andare al voto con un solo simbolo. A questo punto viene spontaneo chiedersi se Di Pietro sia solo un fantasma, un ectoplasma, o cosa? Perché, se abbiamo inteso bene, dalle dichiarazioni del ministro del Governo Prodi, pare di capire che l’Idv correrà col proprio simbolo accanto a quello del Pd. Non si tratta di lana caprina, ma una precisazione in tal senso, soprattutto per rispetto degli elettori, forse il segretario del Pd dovrebbe darla. Anche perché, sarebbe bello sapere, per esempio, se per Antonio Di Pietro sia previsto un incarico ministeriale nell’ipotesi, che noi giudichiamo impossibile, di vittoria della sua coalizione. Se così fosse, i cittadini, che certo non avranno dimenticato la circostanza che il ministro Di Pietro in venti mesi di governo non ha inaugurato un solo metro di autostrada, avrebbero un elemento in più per valutare a chi dare il voto i prossimi 13 e 14 aprile. A noi pare che Veltroni, che in tv dichiara di essere l’innovatore di questa campagna elettorale, vantandosi di aver dato vita addirittura ad una nuova fase della politica italiana, inciampi invece nel classico vizio di predicare bene e razzolare male. Come può dire, infatti, all’opinione pubblica di presentarsi da solo, col proprio simbolo, quando invece ha già stretto l’accordo con Di Pietro per un apparentamento? Penso che questo sia un pessimo modo di iniziare un confronto con l’elettorato che, di certo, dopo l’ultima esperienza di Prodi al Governo, non è ben predisposto nei confronti del centrosinistra. Il fatto è che possono cambiare il nome quanto vogliono, ma l’abitudine a prendere in giro i cittadini non la cambiano di certo! Ma c’è un altro aspetto, che gli elettori non dovranno sottovalutare quando si troveranno nel segreto dell’urna, e che costituisce un ulteriore presa in giro nei loro confronti da parte del Pd: ovvero quello di far sembrare a) che il partito sia monolitico dietro alla leadership di Veltroni b) che ci sia stato un effettivo ricambio della sua classe dirigente; circostanze queste che non corrispondono al vero. Il fatto è che la caduta del Governo Prodi, da noi ampiamente pronosticata, ma dal centrosinistra sempre esorcizzata, ha provocato un autentico choc nell’ex maggioranza. I vari Rutelli, D’Alema, Fassino, come del resto lo stesso Prodi, vivono oggi una sorta di catalessi, come succede ad un pugile quando subisce un Ko, e pertanto lasciano che l’ex sindaco di Roma agisca quasi liberamente. Ma finita la campagna elettorale è certo che la musica cambierà.

mercoledì, febbraio 13, 2008

La Lega sempre dalla parte dei cittadini

di Giacomo Stucchi

Il record d'ascolti per la puntata del programma di Bruno Vespa, con l'intervista di Silvio Berlusconi a "Porta a Porta" su Raiuno, che e' stata seguita da una media di 2 milioni 577 mila spettatori, circa il 30% degli spettatori complessivi, è un altro segnale di quanto sia seguita e partecipata la campagna elettorale che è appena iniziata. Un fatto assolutamente positivo che dimostra, peraltro, quanto fosse fondata la richiesta della Lega Nord di andare a votare al più presto. Noi, infatti, per il fatto di vivere in mezzo alla gente, e ascoltarla ogni giorno dell’anno e non solo quando si va a votare, abbiamo sempre avvertito questa profonda esigenza dei cittadini di manifestare, con il voto, il proprio disappunto verso un Governo che, settimana dopo settimana, si è rivelato sempre più impopolare. Adesso i fatti, cioè l’attenzione dell’opinione pubblica ai processi politici in atto, ma anche alle proposte in campo economico e sociale, che poco a poco stanno cominciando a venire fuori nei dibattiti politici, ci danno ragione. Ecco perché, con ragionevole certezza, possiamo dire che tutto il tempo che le forze politiche hanno impiegato discutendo sulla riforma della legge elettorale o, peggio ancora, su quella istituzionale, come se in pochi mesi fosse stato possibile fare ciò che non si era fatto in quasi due anni, avrebbe potuto essere impiegato diversamente. Magari sciogliendo le Camere già un anno fa, evitando così di far fare ulteriori passi indietro alla nostra economia, o magari scongiurando lo scempio ambientale di Napoli, che ancora in queste ore (bisogna ricordarlo) vive tra montagne di spazzatura. Ad ogni modo, alla fine, dopo molte resistenze da parte del centrosinistra, che avrebbe voluto evitare le urne in tutti i modi, il presidente della Repubblica Napolitano, dinanzi alla risolutezza della Casa delle Libertà e alla constatazione dell’inesistenza di una maggioranza parlamentare a sostegno del Governo, ha dovuto finalmente prendere atto che un esperienza si era conclusa e che era quindi giunto il memento di restituire la parola ai cittadini. Di tutto questo processo, noi della Lega Nord, ci sentiamo a tutti gli effetti attori protagonisti. Non soltanto per aver chiesto al Governo Prodi di togliersi dai piedi, e quindi di tornare a votare, già nel 2006, ma soprattutto per non aver mai mollato su tutti i fronti del dibattito politico: dalle battaglie parlamentari sulle sciagurate Finanziarie approvate dall’Unione, che hanno comportato un autentico salasso per le famiglie e nessun concreto vantaggio per le imprese, lasciate sole nella loro difficile lotta per la competitività, alla manifestazione per la libertà, il 2 dicembre 2006, in piazza San Giovanni a Roma, per protestare contro il governo delle tasse e delle falsità. E chi non ricorda i giorni dell’approvazione in Parlamento del provvedimento sull’indulto? Con quell’atto di inopportuna clemenza, alla vigilia delle vacanze estive del 2006, Camera e Senato, con la maggioranza dei due terzi prevista dalla Costituzione, e il voto contrario della Lega Nord, approvarono una misura che fece uscire di galera indiscriminatamente assassini, corrotti e ladri di polli. I risultati di quella decisione sono oggi sotto gli occhi di tutti. Ci chiedemmo allora, e ci chiediamo ancora oggi, che senso ha avuto approvare un provvedimento di clemenza, con la scusa tra l’altro di svuotare le carceri sovraffollate, senza dire poi cosa fare in materia di edilizia carceraria, riforme dei codici, organizzazione della Magistratura? Si tratta di una delle tante domande, sui mesi di Governo di Romano Prodi, che ancora aspettano una risposta.

martedì, febbraio 12, 2008

La Lega Nord super anche su internet

di Giacomo Stucchi
Tra le novità di questa campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento c’è da annoverare, tra l’altro, il dibattito al quale stanno dando vita molti internauti frequentatori di blog. Grazie alle nuove tecnologie, la politica è diventata infatti l’argomento principale anche su molti siti internet che permettono a chiunque, con estrema facilità, di esprimere liberamente le proprie opinioni. Un modo semplice per verificare, tra l’altro, quanto poco inclini siano le persone a farsi prendere per i fondelli da Veltroni e compagni, che dicono di aver dato vita ad un partito nuovo ma poi non possono negare in alcun modo di aver semplicemente sommato le vecchie classi dirigenti di Ds e Margherita. Il fatto è che la gente non è mica scema, e non ha impiegato molto a capire, per esempio, che se il segretario del Pd ha deciso di correre da solo alle elezioni del prossimo 13 aprile, non lo fa perché è coraggioso ma semplicemente perché mai avrebbe potuto proporsi ali elettori con le stesse facce, e gli stessi simboli, che al Governo sono stati artefici dei disastri che tutti conosciamo. I dibattiti su internet sono, certo, un segno dei tempi ma anche un’evidente manifestazione di interesse della gente verso la politica. Un fatto che, come già altre volte abbiamo avuto modo di sottolineare, la dice lunga su quanto sia infondato il luogo comune secondo il quale ci sarebbe nell’opinione pubblica una disaffezione alla politica. Per quanto ci riguarda, non è affatto così. Semmai, si può dire che i cittadini sono stanchi di certi politici che, coi loro comportamenti, hanno trasformato un impegno civico in un mero esercizio di potere, qualche volta anche ad esclusivo vantaggio di pochi. Così, tra gli argomenti di discussione che attualmente impazzano nei dibattiti su internet, ci sono quelli immancabili sulle previsioni elettorali. L’esito del voto, che peraltro in questa fase iniziale della campagna elettorale è ancora subordinato, almeno in parte, all’incertezza sul numero delle coalizioni che saranno presenti ai blocchi di partenza, è naturalmente l’aspetto che più di ogni altro affascina gli elettori. Tra le tante incertezze, che ancora esistono nel panorama politico, c’è però una cosa certa: la presenza del simbolo della Lega Nord che, federato con il partito del Popolo della Libertà, sarà, ne siamo certi, il riferimento ideale per tutti i cittadini del Nord che non vogliono rassegnarsi a consegnare il proprio destino nelle mani né dei trasformisti dell’ultima ora né, tanto meno, in quelle di coloro che ancora oggi si dichiarano orgogliosamente comunisti. I numerosissimi contatti che, ogni giorno, registrano i siti che informano sull’attività del Carroccio nelle istituzioni, nonché sulle iniziative di lotta che il movimento porta avanti nelle piazze, prima fra tutte quella di domenica 17 febbraio per la sopravvivenza dello scalo di Malpensa, sono un segnale evidente di quanto interesse ci sia nella gente per la politica portata avanti dalla Lega Nord. Sbaglia, tuttavia, chi ritenesse che la partita sia già vinta. Vero è che, anche nei sondaggi di istituti non certo a noi favorevoli, siamo dati per favoriti, ma bisogna sempre diffidare di tutte quelle previsioni che annunciano facili vittorie. Come già detto, siamo ancora all’inizio della campagna elettorale. Per ora assistiamo alla battaglia degli slogan, ma quando saranno presentati i simboli e le liste, allora tutti noi saremo chiamati a una corsa ventre a terra per la conquista del vero consenso elettorale.

COMUNICATO STAMPA

STUCCHI (LEGA NORD):”PER ORA SOLO BATTAGLIA DEGLI SLOGAN”
“I numerosissimi contatti che, ogni giorno, registrano i siti che informano sull’attività della Lega Nord nelle istituzioni, nonché sulle iniziative di lotta che il movimento porta avanti nelle piazze, prima fra tutte quella di domenica 17 febbraio per la sopravvivenza dello scalo di Malpensa, sono un segnale evidente di quanto interesse ci sia nella gente per la politica portata avanti del Carroccio. Tuttavia, sbaglia chi ritenesse che la partita sia già vinta”. Lo ha detto il parlamentare del Carroccio e segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera, onorevole Giacomo Stucchi. “Anche nei sondaggi di istituti non certo a noi favorevoli – ha sottolineato il deputato leghista - siamo dati per favoriti, ma bisogna sempre diffidare di tutte quelle previsioni che annunciano facili vittorie. Siamo ancora all’inizio di una campagna elettorale che, per il momento, oltre alla definizione delle alleanze, si sta limitando alla battaglia degli slogan; ma quando saranno presentati i simboli e le liste, allora saremo chiamati a una corsa ventre a terra per la conquista del consenso elettorale. Sarà in quel momento – ha concluso Stucchi - che bisognerà serrare le file”.

Le balle di Veltroni

di Giacomo Stucchi

“Grazie al risanamento portato avanti dal governo Prodi oggi è possibile venire incontro agli italiani con la riduzione delle tasse e l’aumento dei salari.” E’ quanto ha detto, tra l’altro, Walter Veltroni in occasione dell’apertura della campagna elettorale a Spello. Ebbene, se in questi due mesi che ci separano dal voto per le Politiche del 13 aprile, dobbiamo tenere il conto di chi le spara più grosse, allora il sindaco di Roma è già in testa alla classifica. Il fatto che il segretario del Partito Democratico indichi la via per uscire dalla crisi economica, quando (come sanno bene tutti i cittadini) è stato il presidente dello stesso Pd, Romano Prodi, a contribuire a determinarla, è davvero paradossale. Tanto più che la rivendicazione di questo “merito” giunge subito dopo le rivelazioni del Sole 24 ore, che smentiscono clamorosamente l’esistenza di “tesoretti” o, per meglio dire, dell'extragettito (cioè tasse in più pagate dai contribuenti). Secondo il quotidiano economico, infatti, l’efficacia dell’azione di risanamento del governo dell’Unione è tutta da verificare poiché diverse spese, 7 miliardi come minimo, sarebbero semplicemente state spostate dal 2007 (il cui bilancio finanziario è diventato così più leggero) al 2008. Le spese in più che si scaricano sul 2008 sono costituite da 2 miliardi per investimenti nelle ferrovie. Altri 2 miliardi ai ministeri per impegni rinviati nel 2007. Poi c'è il contratto degli statali da onorare, che costerebbe da un minimo di 2 a un massimo di 6 miliardi di euro. E ancora 600 milioni per la crisi dei rifiuti in Campania e, infine, 400 per le elezioni. Notizie sconcertanti, insomma, che la dicono lunga sull’efficacia dell’azione del governo Prodi, in generale, e sulla gestione dei conti pubblici, in particolare. Queste spese extra, non conteggiate nel bilancio dello Stato del 2007, verranno perciò ad incidere sull’azione del nuovo governo che si insedierà a Palazzo Chigi. Ma c’è di più. Il risanamento dei conti pubblici, tanto sbandierato dal centrosinistra, potrebbe quindi rivelarsi la più grossa bufala degli ultimi anni. Aggravata dalla circostanza che, in nome di questo obiettivo, Prodi e il suo ministro del Tesoro Padoa Schioppa hanno innalzato la pressione fiscale a livelli inaccettabili, colpendo indiscriminatamente sia le famiglie sia le imprese. Ed ecco, infatti, arrivare altri dati scoraggianti. Sono quelli dell’Istat e rilevano che la produzione industriale a dicembre è diminuita del 4%, su base annua, e dello 0,5% rispetto a novembre 2007 e se si guardano i dati per i giorni lavorativi, il calo annuo della produzione è addirittura il più alto dal dicembre 2001. Insomma, secondo le analisi dell’Istituto di statistica, c’è davvero di che stare poco allegri per la nostra economia. Per risollevarla, e portarla sulla strada dello sviluppo, occorre pertanto una rapida ed efficacia cura. Condizione imprescindibile, per un’inversione di tendenza, è però il cambiamento dell’attuale Governo, che è stato appoggiato proprio dal quel Partito Democratico che adesso Veltroni vorrebbe spacciare come grande novità di questa campagna elettorale. Si tratta invece delle stesse persone che hanno aumentato le tasse, aperto le porte delle nostre città a criminali di ogni sorta, ridotto a zero la credibilità dell’Italia nella comunità internazionale. Costoro, costretti ad uscire precipitosamente dalle stanze del potere, a causa del totale fallimento della loro esperienza di governo, vorrebbero adesso ritornarvi. Ma i cittadini, ne siamo certi, non lo consentiranno.
TRATTO DA LA PADANIA DEL 12.02.2008

lunedì, febbraio 11, 2008

COMUNICATO STAMPA

STUCCHI (LEGA NORD):”DIFENDERE MALPENSA E’ UN DOVERE”
“Difendere lo scalo di Malpensa non è solo una necessità ma un dovere per ogni cittadino del Nord. L’aeroporto lombardo, e con esso buona parte dell’economia della Padania, non possono pagare per la negligenza del centralismo romano e l’incapacità di una burocrazia dirigista, che non vedono al di là del loro naso. Domenica 17 febbraio, da Malpensa, la Lega Nord rinnova e accresce il proprio impegno per una battaglia di libertà”. Lo ha detto il parlamentare del Carroccio e segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera, onorevole Giacomo Stucchi, che ha aggiunto:“Dobbiamo portare al centro del dibattito politico, e quindi della campagna elettorale la questione della sopravvivenza dell’aeroporto, smascherando anche i falsi propositi di coloro che a parole si dichiarano disponibili a difendere gli interessi del nord ma poi, nei fatti, li svendono al miglior offerente. Contro questi mercanti dobbiamo difendere, se necessario anche con la barricate, il sacrosanto diritto a scegliere qual è la strada da seguire per il futuro economico e sociale delle regioni del Nord. Nessuno, tanto meno uno Stato spendaccione e inconcludente, qual è quello che vorrebbe cancellare lo scalo, può negarci questa facoltà. La Lega – ha concluso il parlamentare leghista – ritiene prioritaria la ricerca di una immediata soluzione al problema e per raggiungere questo obiettivo farà sentire la propria voce”.

venerdì, febbraio 08, 2008

La Cdl non ha nulla da rinnegare

di Giacomo Stucchi

Comincia la campagna elettorale e con essa arrivano i primi colpi bassi da parte del Partito Democratico. Il suo segretario Veltroni ha un disperato bisogno di dimostrare agli elettori che il suo progetto politico, che sino ad oggi ha soltanto fatto danni (distruggendo, nell’ordine, prima un partito, poi una coalizione e, infine, un Governo) sia adesso finalmente in grado di costruire qualcosa. In questo disperato tentativo di uscire dalle secche, nelle quali il sindaco di Roma si è cacciato con le sue stesse mani, si tenta di attribuire alla Casa delle Libertà delle responsabilità che invece non ha. Perché, per esempio, il centrodestra dovrebbe presentarsi separato alle prossime consultazioni Politiche se, dal 2001 al 2006, ha già dato prova di saper condividere un programma ma, soprattutto, un azione di Governo? Forse, dovremmo farlo solo per fare contento il segretario del Pd? Siamo veramente all’assurdo. Veltroni, dopo aver disintegrato la sua coalizione, tenta adesso di seminare le trappole lungo la strada della Cdl. Ma noi non siamo certo degli ingenui, né abbiamo i prosciutti sugli occhi. Sappiamo bene, infatti, che l’unica speranza che il centrosinistra ha per risalire la china è quella di rinfacciare alla Cdl di essere una coalizione di più partiti. Come se questo fosse un crimine. Caro Veltroni, il problema non è presentarsi agli elettori con un coalizione di partiti, ma semmai avere un programma condiviso e, una volta ottenuto il consenso elettorale, la volontà di portarlo avanti. In tal senso, il centrodestra ha già dimostrato di saper andare sino in fondo. Certo, si possono condividere o meno le scelte fatte e le decisioni prese, ma nessuno può negare che Berlusconi sia rimasto a Palazzo Chigi per cinque anni, mentre Prodi (per giunta per la seconda volta, dopo l’esperienza del 1998) non è riuscito a fare nemmeno il giro di boa della legislatura. Nessuno nega che negli anni di Governo della Cdl ci siano stati passaggi difficili ma la circostanza ci sembra del tutto normale, soprattutto quando si governa insieme per un lungo periodo. I fatti dimostrano, però, che alla fine si è sempre trovata una sintesi. Ora, dal nostro punto di vista, spiacerebbe, e non poco, se le prossime settimane debbano essere impiegate a respingere gli attacchi propagandistici del Pd che, evidentemente, non ha altro di cui parlare. Per quanto ci riguarda, riteniamo che invece la campagna elettorale serva per discutere sul programma di Governo che le forze politiche intendano portare avanti. C’è tanto da fare in tal senso e, ne siamo certi, la gente vuole capirne di più prima di esprimersi col proprio voto. Dalle iniziative a favore dei ceti meno abbienti all’abbassamento delle tasse, dalle misure per riportare la sicurezza nelle nostre città agli aiuti per combattere il caro vita, le questioni sono talmente tante, e tutte lasciate irrisolte o aggravate dal Governo Prodi, che qualsiasi altro argomento ci sembra davvero inutile e specioso. Che gliene importa alla gente se i problemi vengono avanzate soluzione da parte di un partito o di una coalizione di partiti, l’importante è che vengano risolti. Ecco perché, in questa fase della campagna elettorale, il Carroccio insiste affinché si parli delle cose da fare. L’alleanza elettorale è già chiara. La Cdl, infatti, non ha bisogno di mimetizzarsi dietro a nuove sigle, per presentarsi agli elettori. Noi non dobbiamo rinnegare le cose che abbiamo fatto al Governo ma, semmai, aggiornarle e portarle a termine. Se nuove forze vorranno affiancarsi a noi, ben vengano. Ma senza snaturare il nostro programma e, soprattutto, senza trasformismi dell’ultima ora. Sarebbe un errore che gli elettori non ci perdonerebbero.

mercoledì, febbraio 06, 2008

COMUNICATO STAMPA

STUCCHI (LEGA NORD):”NELLA NUOVA LEGISLATURA SI GUARDI AL FEDERALISMO ”

“Preso atto dello scioglimento delle Camere da parte del capo dello Stato, bisognerebbe adesso che la Casa delle Libertà riflettesse bene sul “cosa fare” e sul “con chi farlo”. Non si tratta di porre preclusioni di sorta nei confronti di nessuno ma di fissare i punti chiave del programma che, per la Lega Nord, deve assolutamente contenere l’impegno ad attuare una riforma costituzionale in senso federale”. Lo ha detto il parlamentare del Carroccio e segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera, onorevole Giacomo Stucchi. “Tra le tante cose da fare nei prossimi mesi – ha aggiunto Stucchi – è prioritario riprendere il cammino della riforma federalista dello Stato, là dove è stato interrotto nel 2006 dopo il referendum popolare, sull’esito del quale ha avuto un peso preponderante certa informazione di parte. Se la nuova legislatura, come più parti auspicano, nascerà nel segno del dialogo tra le forze politiche, allora vorrà dire che anche nei confronti della riforma federalista, che ormai da troppi anni è un incompiuta, non ci saranno più atteggiamenti precostituiti. La Lega – ha concluso il parlamentare leghista - è pronta a trovare soluzioni condivise che superino, una volta per tutte, l’attuale asfissiante centralismo romano e attuino forme di autonomia marcata e vero autogoverno per tutte le regioni”.

martedì, febbraio 05, 2008

Finiti i giochetti, si va alle urne

di Giacomo Stucchi

La XV legislatura è finita e con essa l’incubo di un governo istituzionale, delle larghe intese, di grande coalizione, o di come diavolo lo si sarebbe chiamato, il cui unico obiettivo era quello di allontanare il più possibile le elezioni. Sciolte le Camere finalmente si vota, ma sbaglia chi ritiene quest’appuntamento un passaggio dall’esito già scontato. La sinistra farà di tutto per non perdere, o almeno per perdere con onore. Del resto basta guardare a come è stata condotta la crisi di Governo per rendersi conto che, dalle parti dell’Unione, la fantasia non manca di certo. A cominciare dalle consultazioni presidenziali: un rito da Prima Repubblica che ha raggiunto il grottesco soprattutto nel secondo giro, quello condotto dal presidente incaricato Franco Marini. Infatti non è mai stato chiarito se si trattasse di un mandato pieno o di una “esplorazione; inoltre l’incarico conferito a Marini aveva in sé una contraddizione evidente, connessa al fatto che un eventuale Governo, ove mai fosse nato, non poteva di certo avere come compito quello dell’approvazione della legge elettorale che, come è noto, è di competenza del Parlamento. A questo si aggiunga che tale fantomatico Governo avrebbe dovuto avere una scadenza temporale cosa non prevista dalla Carta costituzionale. “Inquietante” poi, è stata definita così da molti di coloro che si sono recati a Palazzo Giustiniani per le consultazioni, la presenza, durante i colloqui con Marini, del presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Enzo Bianco. Il senatore del Partito Democratico è sempre stato lì, a fianco del presidente incaricato, non si capisce bene se per consigliare o per testimoniare. Innovativa e “suggestiva”, inoltre, è stata la consultazione delle parti sociali, con il mal celato intento di ottenere una copertura politica. Per fortuna ora tutto questo appartiene al passato. Per una fase che si chiude, quella cioè della crisi politica più irrituale nella storia della Repubblica, se ne apre adesso una nuova, ovvero quella delle elezioni. Veltroni, nonostante in pubblico abbia sempre detto di non volerle subito, in realtà, già da parecchi giorni, parla e si comporta come se fosse in campagna elettorale. Ed è palese il tentativo di voler addossare la colpa alla Casa delle Libertà per il fallimento del presunto dialogo sulle riforme. Cominciamo subito, allora, a sgombrare il campo dagli equivoci che il Pd sta montando ad arte già da alcuni giorni. Innanzi tutto, è bene ricordarlo, il Governo Prodi è caduto per l’implosione della maggioranza di centrosinistra. Ad un certo punto, cioè, sono stati alcuni senatori dell’Unione a staccare la spina all’esecutivo e a decretarne la fine. Un epilogo che, come i lettori ricorderanno, avevamo ampiamente previsto. In moltissime occasioni, infatti, avevamo sempre detto che il problema non era sul se ma sul quando il Professore sarebbe caduto. Certo, i fatti giudiziari nel quale è stato coinvolto il ministro Mastella, la sua consorte e lo stato maggiore dell’Udeur campano, hanno impresso una forte accelerata alla crisi, ma si è sempre saputo che questa legislatura non sarebbe arrivata alla sua scadenza naturale. Quindi non è stata la Cdl ad interrompere un dialogo, ma semmai è stata l’Unione a fare harakhiri. Ma c’è di più. Ad essere in disaccordo sulla bozza di legge elettorale, l’ormai famigerata bozza Bianco, è sempre stata soprattutto la sinistra. Veltroni, infatti, in tutti questi mesi di mediazione, non è mai riuscito a trovare la quadra coi sui stessi alleati (che sull’argomento sono andati in ordine sparso persino alle consultazioni, prima con Napolitano e poi con Marini). Come si poteva pretendere, quindi, di trovare un’intesa con la Cdl se neppure il centrosinistra era d’accordo sul testo da adottare? La verità è che il segretario del Pd, con il precipitare degli eventi, si è visto sfuggire la situazione di mano. Sino ad arrivare all’ultima disperata proposta di fare la nuova legge elettorale in soli tre mesi, dimenticando, però, che nell’ultimo anno e mezzo la maggioranza di governo, anziché affrontare i mille problemi che affliggono i cittadini, ha sempre litigato su tutto.