Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, novembre 28, 2013

NON E' PIU' TEMPO DI CIURLARE NEL MANICO

di Giacomo Stucchi

Dopo la fine delle “larghe intese”, con il passaggio di Forza Italia all’opposizione, per il governo Letta spingere l’acceleratore su un’efficace azione di governo diventa una strada obbligata. A fare da camera di compensazione tra Palazzo Chigi e un rapido precipitare del quadro politico, infatti, non ci sono più le intemerate di Brunetta e di certo, per la prima volta in sette mesi, Letta non ha più attenuanti alla manchevolezza del suo operato. Premier e governo sono fortemente deficitari tanto sul fronte della riduzione della pressione fiscale quanto su quello degli incentivi alla crescita, e quindi all’occupazione. Ma è sulle riforme, rimaste al palo come già avvenne con il governo Monti, che  si registra il fallimento totale. Se solo avesse introdotto subito i costi standard, e non solo nella sanità, forse oggi avremmo potuto scrivere a bilancio dei numeri  più consolidati rispetto a quelli, da terno al lotto, che oggi giorno il ministro Saccomanni ci dispensa. Del resto, il primo a ricordare a Letta lo stato dell’arte è  il suo compagno di partito,  Matteo Renzi. Il quale, lo sappiamo, non ha nulla da guadagnare da  una lunga vita dell’attuale governo ma al contempo non può buttarlo giù come nulla fosse. E allora? Probabilmente questo strano e, sino ad oggi, inefficace governo, nato sull’equivoco di una pseudo pacificazione che in realtà non è mai cominciata, potrebbe durare ancora. Quanto, e cioè se qualche  mese o più di un anno, dipenderà soprattutto dai rapporti,  tra le componenti politiche che già non si annunciano facili. Di certo però non è più tempo né di dilazioni, né di ciurlare nel manico e, in tal senso, non è un caso se il Cdm, dopo mesi di melina, ha provveduto a tamburo battente a cancellare definitivamente la seconda rata dell’Imu sulla prima casa.

martedì, novembre 26, 2013

GOVERNO, UNA BABELE SENZA FINE

di Giacomo Stucchi

L’inerzia di Palazzo Chigi, che per mesi non ha fatto altro che rinviare l’adozione di importanti decisioni, ha determinato un micidiale imbuto legislativo. Ma il tira e molla su importanti provvedimenti, dall’imposizione fiscale sugli immobili alla legge di Stabilità, alla fine produrrà soluzioni pasticciate e introdurrà soltanto nuove tasse sotto mentite spoglie. Quel che resta della maggioranza di governo, dopo la spacchettamento del Pdl, si sta affannando per rimanere nella stanza dei bottoni senza preoccuparsi dei destini di cittadini e imprese che, soprattutto al nord, patiscono le inadempienze di uno Stato centralista e spendaccione. Insomma, una Babele senza fine della quale si sta rendendo responsabile un esecutivo il cui unico merito è quello di sopravvivere. Al di là del fatto che il governo Letta, coi suoi ministri e sottosegretari, sia in carica ormai da aprile, non c’è infatti davvero altra annotazione degna di nota sul suo operato. Che peraltro si fa sempre più complicato e intricato con le vicende interne ai partiti che lo sostengono. In primis quelle del Pd, che si appresta ad eleggere il suo nuovo segretario. Le previsioni sembrano favorevoli a Matteo Renzi, ma questa circostanza non costituisce per niente una buona notizia per il governo. Infatti, più si avvicinano le “primarie” del Pd più il sindaco di Firenze rende difficile l’appoggio a Letta. Ufficialmente per incalzarne la qualità della sua azione, tanto sulle politiche fiscali quanto sulle riforme, ma molto più realisticamente per accelerarne la sua fine e puntare tutto su un ritorno alle urne in pochi mesi. Una circostanza che vedrebbe sicuramente Renzi in pista come candidato premier, e il Pd quanto mai dilaniato al suo interno. Sul fronte opposto, Forza Italia e Ncd marciano all’unisono nel bocciare le decadenza dal Senato di Berlusconi, ma si dividono sul destino del governo: da fare cadere subito per i fedelissimi del Cavaliere, da continuare ad appoggiare, almeno sino alle fine del 2014, per gli alfaniani.

venerdì, novembre 22, 2013

22/11/13 - SPIRANO - FESTA LEGA NORD






giovedì, novembre 21, 2013

SU TASSE E CASA E' SOLO CAOS

di Giacomo Stucchi

Il Consiglio dei ministri ha deciso di rinviare alla prossima settimana l’approvazione del decreto per l'abolizione della seconda rata dell'Imu sulla prima casa, precisando che il provvedimento deve andare di pari passo con quello sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia che a sua volta deve attendere un via libera da parte della Bce. Insomma, una specie di gioco delle tre carte che rende bene l’idea di come il governo maneggia delicatissime questioni come la tassazione immobiliare, ma anche la più generale e complessa materia dell’imposizione fiscale. Ma a rendere ancora più amaro, per cittadini e aziende, questo fine anno di caos politico e fiscale potrebbe esserci il probabile aumento degli acconti Ires e Irap estesi a tutte le imprese, non solo a banche e ad assicurazioni. Una misura finalizzata a recuperare le risorse per la cancellazione della seconda rata dell’Imu sulla prima casa, la cui entità peraltro continua ad essere incerta perché lo è altrettanto la platea da prendere in considerazione. Il rincaro degli acconti rientra nell'uso della clausola di salvaguardia che il governo può esercitare per mettersi al riparo dal rischio di superare il 3 per cento nel rapporto tra deficit e Pil, totem inviolabile per gli accordi di Maastricht. Si aggiunga che nella clausola è previsto anche un aumento a partire da gennaio delle accise sui carburanti. In altre parole, l’ennesimo aumento della pressione fiscale è la soluzione con la quale il governo delle larghe (o ristrette!) intese intende uscire dalla crisi economica e rilanciare i consumi per il 2014. Al delirio sulla tassazione immobiliare c’è poi da aggiungere l’altro sulla legge di Stabilità, che sta via via assumendo i contorni del solito provvedimento omnibus dove però non c’è traccia delle misure idonee a rimettere in moto l’economia. Il rischio concreto è che l’incapacità del governo a programmare i provvedimenti trasformi la manovra in un grande calderone, dove ci starà tutto e il suo contrario.

21/11/13 - MODENA - Incontro con i militanti




mercoledì, novembre 20, 2013

19/11/13 - SCANDICCI (FI) - Incontro con i militanti toscani




martedì, novembre 19, 2013

LARGHE O PICCOLE INTESE, A CRESCERE SARANNO SEMPRE LE TASSE

di Giacomo Stucchi

Al di là dei destini personali o delle sorti dei singoli partiti la scissione del Pdl in due tronconi, Forza Italia e Ncd, porterà qualcosa di buono a famiglie, imprese e lavoratori? Sul piano squisitamente governativo il ticket Letta-Alfano garantisce che il governo è più coeso oggi di quanto non lo fosse prima, ma sul piano dei provvedimenti abbiamo forti dubbi che questo si traduca in un vantaggio per il Paese. Il fatto è che se il Pdl, con tutta la forza dei numeri parlamentari dei quali ha potuto disporre, in sei  mesi di larghe intese ha inciso poco o nulla sulle misure adottate dal governo, a maggior ragione niente lascia pensare che un terzo di quella forza possa oggi influenzare davvero le scelte di Palazzo Chigi. La verità è che questo governo continua sulla strada dell’attendismo e segue un orizzonte più temporale,  arrivare cioè più avanti possibile nella legislatura, che non operativo.  Un governo che avesse avuto in cima ai suoi pensieri le misure da adottare per uscire dalla crisi economica non avrebbe tergiversato sulla riduzione della pressione fiscale ma anche sulla razionalizzazione della spesa pubblica. Su questo fronte arriva adesso l’ennesimo Commissario che  farà pervenire nuove analisi e programmi di spendig review che, però, cittadini e  aziende allo stremo non sono più nelle condizioni di aspettare. Al momento, inoltre, niente lascia pensare che la legge di stabilità possa costituire un’inversione di rotta rispetto alle politiche consolidate dai governi degli ultimi due anni che consistono in un sostanziale inasprimento della pressione fiscale. Qualcuno poi vorrebbe farci credere che la manovra è stata attaccata dall’Ue che non terrebbe conto di importanti provvedimenti annunciati dal Governo rivolti alla crescita,   ma si  tratta di una faraonica menzogna perché a crescere saranno solo i sacrifici ai quali i cittadini saranno chiamati. Un epilogo, quest’ultimo, già messo nel conto da parte del governo  che difatti con la cosiddetta clausola di salvaguardia ha già previsto tasse da 2 miliardi subito e di 20 miliardi se nel prossimo triennio la benedetta spending review non sortirà gli effetti sperati.

domenica, novembre 17, 2013

17/11/13 - CAMERATA CORNELLO - FESTA DELLA MONTAGNA




martedì, novembre 12, 2013

LA MAGGIORANZA SMENTISCE SE STESSA

di Giacomo Stucchi

Si comincia a votare sulla legge di Stabilità ma non certo dopo aver fatto chiarezza. A poco meno di cinquanta giorni dalla fine dell’anno cittadini e imprese sono nell’incertezza più totale circa i saldi delle imposte da versare. E’ una situazione paradossale soprattutto se si considera che alcuni  emendamenti alla manovra, che mirano a riscrivere una parte importante della stessa, a cominciare dalla tassazione della casa,  sono stati presentati da parlamentari di partiti che fanno parte delle larghe intese. E’  la stessa maggioranza, quindi, che smentisce se stessa! Qui non si tratta di normale dialettica politica o del riconoscimento al Parlamento della sua funzione legislativa, cosa che peraltro non servirebbe  perché implicito nel nostro sistema costituzionale, qui siamo al caos più totale inteso come incapacità del governo ad esercitare le sue funzioni, in primis quella di dettare la politica economica e finanziaria.  Una confusione le cui conseguenze non possono che acuire lo stato di profondo malessere nel quale versano gran parte delle famiglie e delle aziende.  Anche in queste ore  del resto le larghe intese continuano a ciurlare nel manico con varie proposte, come quella di innalzare l’esenzione Irpef a dodicimila euro, che ancorché condivisibili molto difficilmente però troveranno una copertura finanziaria. Nello stesso tempo non si mette mano invece a quei tagli della spesa pubblica improduttiva che continua ad esistere  e persino a moltiplicarsi. In tal senso, infatti, vanno alcuni provvedimenti, come quello approvato  alle fine di ottobre in via definitiva dalla  maggioranza parlamentare e recante “disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni”. Un titolo tanto altisonante quanto incongruente con le norme approvate che, al contrario,  comporteranno una maggiore spesa per le casse dello Stato oltre ad una nuova preoccupante centralizzazione del reclutamento nella pubblica amministrazione. Insomma, tutto il contrario di quanto invece avrebbe bisogno il Paese. 

lunedì, novembre 11, 2013

10/11/13 - STEZZANO - Inaugurazione lavori adeguamento e nuova ala Scuola primaria.




sabato, novembre 09, 2013

09/11/13 - BERGAMO - Assemblea dei Sindaci della Bergamasca






giovedì, novembre 07, 2013

GIU' LE TASSE CON I COSTI STANDARD

di Giacomo Stucchi

Che nelle cancellerie europee pensino che il premier Letta  “ha tirato fuori gli attributi”, nel senso che ha saputo sfidare e sconfiggere il Cavaliere, è possibile; ma che questo stia servendo al Paese è tutto da dimostrare. Ne sono una testimonianza del resto gli  allarmi che tutte le forze sociali, dai sindacati agli imprenditori, lanciano a ritmo ormai quotidiano. Un  grido di dolore  che però trova  un governo molto impegnato a disquisire su quanta strada ha già percorso, o su quanto tempo gli resta ancora da vivere, e poco propenso invece a trovare soluzioni ai problemi di cittadini e imprese. Se ci concentrassimo su questo,  anziché   su altre cose pur importanti dai diversi punti di vista, e che vanno dall’amletico dubbio di che cosa accadrà nel Pdl al prossimo Consiglio nazionale o su che cosa farà Renzi da grande, forse sarebbe più facile individuare le soluzioni ai tanti problemi sul tappeto. Un caso concreto è, per esempio, l’accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni sui costi standard nella sanità già dal 2013. Si tratta di una vittoria storica per la Lega Nord, che in tal senso si è sempre battuta dentro e fuori le aule parlamentari, ma anche di un’occasione unica per mettere in pratica una non più rinviabile razionalizzazione della spesa pubblica.  Un risultato che peraltro acquisisce un significato ancora più importante nello storico momento che vede le più grandi regioni del Nord, Lombardia, Piemonte e Veneto, nelle salde mani di una guida leghista. Se davvero questo governo vuole rendersi utile, al di là dei semplici compiti ragionieristici cui purtroppo da tempo l’Ue ha ormai ridimensionato le politiche economiche dei singoli Stati membri, e di conseguenza l’azione dei governi, si adoperi fattivamente affinché ci sia da subito una vera svolta. Le larghe intese, quindi, si adoperino per portare a regime, già nel prossimo anno, i costi standard nelle sanità regionali e non solo. Così facendo l’esecutivo raggiungerebbe due obiettivi: darebbe un senso alla sua esistenza ma, soprattutto, potrebbe davvero eliminare gli sprechi e ridurre, senza giochetti di prestigio, la pressione fiscale.

martedì, novembre 05, 2013

LARGHE INTESE SEMPRE IN MEZZO AL GUADO

di Giacomo Stucchi

Alla fine le reticenze del governo Letta sullo stato dell’economia,   che ha portato l’esecutivo  a negare ciò che era  apparso evidente a tutti, e cioè lo stato di piena recessione nella quale versa ancora il Paese e i contenuti di una manovra che non lo aiutavano di certo a venirne fuori, sono  state smentite dai fatti. Sul piano dei numeri perché, dopo l’Istat, anche l’Ue vede nero per la nostra economia, in particolare  per quanto riguarda disoccupazione,  debito record e assenza di crescita nel 2013. Sul piano politico, perché  l’iniziale sicumera dell’esecutivo sulle singole misure della legge di Stabilità, alla quale tanto l’Ue quanto i mercati guardano con molta attenzione, potrebbe lasciare spazio a dei compromessi. Quali, nei dettagli, lo dirà il Parlamento ma è probabile che le modifiche allo studio che potrebbero permettere alla manovra del governo di attraversare la cruna dell’ago del voto parlamentare,  se approvate , sarebbero di certo qualcosa di più di una semplice messa a punto.  Questo non vuol dire né che l’interesse delle famiglie e delle imprese siano improvvisamente al centro dei pensieri dei partiti che compongono le larghe intese  né che i venti di crisi siano   del tutto scemati. Molto più verosimilmente Pd e Pdl, anche in vista del  voto al Senato sulla decadenza del Cavaliere previsto per il prossimo 27 novembre,  con tutte le conseguenze politiche che potrebbero derivarne  per le sorti di governo e legislatura, potrebbero  decidere di concedersi del tempo. Il primo partito, perché alle prese con una fase precongressuale che si sta rivelando quanto mai farraginosa; il secondo partito, perché ancora in pieno psicodramma  nell’ormai stucchevole disputa tra “lealisti” e “governativi”,  che vede un Berlusconi sempre più indeciso sulla strada da prendere e un elettorato del Pdl sempre più stanco delle dispute interne. Insomma, come già molte altre volte nel corso degli ultimi mesi, i due principali partiti di governo stanno  in mezzo al  guado:  incapaci di guardare avanti con progetti a lungo respiro ma non del tutto certi di buttare a mare quelle larghe intese che, nonostante tutto, tengono ancora entrambi nella stanza dei bottoni.