Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

sabato, aprile 30, 2011

LUCCA - 30/04/11 - TORNEO PADANO DI CALCETTO





















LUCCA - 30/04/11 - CONVEGNO SUL FEDERALISMO





















giovedì, aprile 28, 2011

AI NOSTRI GIOVANI DICIAMO DI INSEGUIRE SEMPRE UN OBIETTIVO

di Giacomo Stucchi


La Festa nazionale della Lega Lombarda e quella dei Giovani padani che si stanno svolgendo congiuntamente al Castello Sforzesco di Milano, cadono in un momento particolare della vita politica. L’evolversi delle questioni internazionali, con la crisi in Nord Africa in primo piano, ma anche le questioni di politica interna, in primis le riforme da portare avanti e completare entro la fine della legislatura, mettono davvero a dura prova resistenza e saldezza di nervi per chi vive la politica a tutto campo. Un contesto, quello nel quale siamo immersi ormai da un po’ di tempo, che lascia davvero poco spazio alle riflessioni. Ma la tre giorni di Milano che vede, tra l’altro, i ministri della Lega Nord incontrare il mondo giovanile padano, serve anche a fermarci un attimo per discutere e per interrogarci su molte cose. C’è un aspetto però, di carattere generale, sul quale vale la pena soffermarsi sin da subito. Riguarda l’esempio che la classe dirigente del Carroccio può dare ai giovani. Premesso che errori o esperienze di chi ha qualche anno in più di età non sono mai del tutto indicativi per le nuove generazioni, perché ognuno di noi vive la vita a modo proprio, ed è giusto che sia così, è sul piano politico che invece possiamo dire qualcosa ai nostri ragazzi: inseguite sempre un obiettivo e, se necessario, combattete per realizzarlo. Come abbiamo fatto noi in tanti anni, guidati dal nostro Segretario Federale Umberto Bossi, per portare avanti la nostra riforma sul federalismo fiscale. Un progetto nel quale abbiamo sempre creduto e per il quale abbiamo sempre lottato, dentro e fuori il Parlamento. L’averlo tradotto in provvedimento legislativo, peraltro oggi ad un passo dal diventare anche operativo con l’approvazione degli ultimi decreti attuativi, ha per noi un significato del tutto particolare. Costituisce la sintesi di tante battaglie a fianco di Bossi, Calderoli e Maroni: una squadra formidabile che non ha mai mollato e che ha permesso di raggiungere un risultato straordinario. Che può sembrare scontato oggi, che la Lega Nord è una forza di governo, ma che certo non lo era quando la nostra avventura è cominciata. Quando solo a parlare di federalismo, in un sistema politico e istituzionale centralista dove nessuno aveva mai speso una parola per perorare la causa del cambiamento, si veniva presi per matti. Invece, con la democrazia e con la forza del voto elettorale dato alla Lega, il federalismo fiscale è entrato prepotentemente prima nel dibattito politico e poi nell’agenda di Governo. Certo, non tutti i passaggi sono stato ancora compiuti ma, rispetto a dieci o quindici anni fa, non siamo più all’inizio del guado e direi neppure in mezzo. Direi che ci troviamo oltre la metà del guado, superato il quale potremo davvero dire di aver portato a casa la nostra riforma e raggiunto il nostro obiettivo. Grazie alla Lega, grazie a Bossi, perchè la Lega è Bossi e Bossi è Lega. E a lui i nostri giovani devono ispirare la loro azione!

VERDELLINO - 28/04/11 - INCONTRO ELETTORALE







ZANICA - 28/04/11 - FESTA LEGA NORD





















MILANO - 28/04/11 - FESTA NAZIONALE LEGA LOMBARDA







































































































































































































mercoledì, aprile 27, 2011

SUL RISULTATO DELLE AMMINISTRATIVE BERSANI METTE GIA' LE MANI AVANTI!

di Giacomo Stucchi


Sarà per i sondaggi sfavorevoli, o forse per aver semplicemente avvertito l’umore nero del suo elettorato in questi giorni di campagna elettorale, fatto sta che il segretario del principale partito di opposizione, Pierluigi Bersani, mette già le mani avanti sul risultato delle prossime Amministrative. Un fatto che diviene ancor più significativo se si considera l’occasione scelta per fare certe riflessioni e cioè la riunione coi candidati sindaci del Pd. In quella sede Bersani ha tenuto a precisare di non cercare “spallate a queste amministrative ma un segnale molto chiaro che cambi l’agenda del Paese”. Insomma, un modo come un altro per dire che alle prossime elezioni il Pd non si aspetta né una spallata al governo, né tantomeno un referendum pro o contro Berlusconi. Un approccio che la dice lunga sull’aspettativa che il Partito Democratico ripone nella prossima consultazione elettorale. E’ bastato del resto rivedere Antonio Bassolino, l’ex governatore campano che non sarà certo ricordato per i risultati brillanti nel suo lungo periodo di gestione, fare campagna elettorale insieme allo stesso Bersani per capire qual è la situazione. Napoli, dopo tanti anni di amministrazione Iervolino, è una città in ginocchio e solo l’intervento del Governo, con la gestione straordinaria della raccolta dei rifiuti, ha impedito che tutto potesse degenerare. Con questo bilancio da presentare agli elettori non stupisce che Bersani si guardi bene dal non caricare di eccessivi significati politici il risultato delle amministrative. Anche perché se Napoli piange da altre parti non è che si stia meglio. Previsioni incerte per il Pd arrivano infatti anche da Bologna. Una città i cui problemi lasciati in eredità dal pupillo di Romano Prodi, Flavio Delbono, non potevano sfuggire neppure alla stampa più lontana al centrodestra. In un articolo di Roberto Di Caro, pubblicato su l’Espresso, sono stati sintetizzati molto efficacemente:”Con la crisi, l’economia in affanno, l’occupazione ai minimi, l’università senza fondi, il rovinoso deragliamento della giunta Delbono su una storia di sesso e note spese e il conseguente lunghissimo commissariamento prefettizio, era diventata una città di mugugni e rimpianti, allo sbando tra politici indecisionisti e cittadini lamentosi”. In una situazione siffatta Bersani, intervistato da Sky Tg24, tiene anche a precisare che lui il partito non l’ha preso “al 33 per cento”. “Quando Veltroni lasciò – spiega il segretario del Pd ai microfoni di Sky – non eravamo al 33% …Io certo non ho preso il partito al 33% e credo che adesso abbiamo le condizioni per rimetterci in movimento”. Dichiarazioni che, più che un segnale di ottimismo, denotano una propedeutica presa di distanza da un possibile risultato elettorale negativo. Un’eventualità che, ove si verificasse, verrebbe comunque imputata a precedenti gestioni del Pd e non certo a quella attuale!

giovedì, aprile 21, 2011

ZANICA - 21/04/11 - FESTA LEGA NORD

























mercoledì, aprile 20, 2011

ANCHE SULL'UE LA LEGA NORD HA VISTO GIUSTO!

di Giacomo Stucchi


Si può affermare, senza possibilità di essere smentiti, che anche sull’Unione europea la Lega Nord ci ha visto giusto? Si può eccome! Per anni ci hanno definito euroscettici per partito preso ma oggi che la crisi incide profondamente sulle economie degli Stati membri, e i meno accorti di questi devono ricorrere a Bruxelles per salvarsi, da più parti ci si chiede se trattati posti in essere in un momento storico molto diverso da quello attuale abbiano ancora un senso. Un tema che non è solo oggetto di dibattiti nei Parlamenti o nelle sedi comunitarie, ma che riguarda sempre più i popoli europei. Sbaglierebbe chi ritenesse risultati elettorali come quello di Helsinki, con la vittoria del movimento dei "veri finlandesi" che si oppone al salvataggio “comunitario” del Portogallo e di qualsiasi altro Paese Ue, o sondaggi come quelli che per le elezioni presidenziali francesi indicano la signora Marine Le Pen in forte rimonta rispetto a Sarkozy, una pura casualità. Il perché debba continuare ad esistere un obbligo di solidarietà reciproca nell’Ue quando al suo interno vi sono Stati che non hanno fatto nulla, o davvero poco, per tenere sotto controllo i loro conti pubblici, diventa infatti un quesito pertinente al quale dare una risposta con un voto elettorale. Il Portogallo, dopo molte smentite, ha annunciato nei giorni scorsi la propria richiesta di aiuti finanziari internazionali, aggiungendosi alla Grecia e all’Irlanda. Si tratta di “soccorsi” che, alla lunga, potrebbero mettere in difficoltà economie molto solide come quella tedesca. Continuando di questo passo figuriamoci quindi cosa potrebbe accadere nei Paesi più deboli come la Spagna. L’Italia, dal canto suo, sino ad oggi ha retto all’impatto della crisi economica grazie ad una politica rigorosa sui conti pubblici, attuata sin dal primo giorno di insediamento del governo in carica, ma anche per merito di un sistema produttivo basato per lo più sulla piccola e media impresa, che noi vorremmo aiutare ed incentivare sempre più. Non vorremmo perciò mai essere messi nelle condizioni di non poterlo fare perché le nostre risorse devono servire a rimpinguare il banco dei pegni dell’Ue! Ecco perché non è certo un tabù la possibilità, già annunciata peraltro dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, di una revisione dei trattati Ue. “I trattati – ha detto il titolare del Tesoro – sono stati scritti prima della globalizzazione e sono l’espressione di un momento passato. Forse la crisi può essere una ragione per pensare a una nuova, spero anche più intensa, convenzione”. Si tratta di un auspicio che sottoscriviamo in pieno. Serve a salvaguardare anche i nostri interessi. I trattati non sono un totem immutabile ma, al contrario, una naturale evoluzione dei rapporti economici e sociali tra gli Stati membri dell’Ue. Non capirlo è segno di una miopia politica che potrebbe costare cara.

SIENA - 20/04/11 - CONFERENZA STAMPA "NANNINI SINDACO"









martedì, aprile 19, 2011

OPPOSIZIONE POCO CREDIBILE E SEMPRE FUORI TEMA

di Giacomo Stucchi


C’è una caratteristica che accomuna i vecchi e nuovi oppositori del Governo ed è quella di essere sempre fuori tema rispetto alle priorità dell’agenda politica. La richiesta di elezioni anticipate, purtroppo, è solo l’ultimo esempio di una politica senza mordente, e direi pure senza testa, da parte di un Pd che non riesce proprio a sganciarsi dal populismo dipietrista. Come tutti ricorderanno il ritorno alle urne era stato chiesto dal nostro Segretario Federale Umberto Bossi la scorsa estate. Il ragionamento era che, dopo la fuoriuscita dei finiani dal Pdl, se non ci fosse stata la maggioranza in Parlamento a sostenere il programma di riforme del governo, tanto valeva ridare la parola agli elettori. In quell’occasione la sinistra disse che non spettava al Carroccio indicare tempi e modi di un eventuale ricorso alle urne ma che sarebbe stato il Capo dello Stato a prendere la situazione in mano, così come previsto dalla Costituzione. La realtà era che Bersani e compagni, con la complicità dei nuovi compagni di viaggio del Fli, si erano illusi di poter dare una spallata al governo e di insediarsi così a Palazzo Chigi, senza peraltro doversi scomodare di chiedere il permesso all’elettorato. I numeri però hanno dato ragione al premier perché nello “scontro diretto” del 14 dicembre scorso , ovvero il giorno del voto alla Camera sulla richiesta di sfiducia avanzata dalle opposizioni, il governo l’ha spuntata. Nei giorni a seguire sono poi arrivate nuove adesioni parlamentari a sostegno della maggioranza e, quindi, del programma di governo. Così le riforme, grazie anche all’impulso della Lega Nord, sono andate avanti e sono stati approvati alcuni importanti decreti attuativi sul federalismo fiscale. Nell’uno e nell’altro caso il Pd ha però alzato le barricate. Persino sul fronte della crisi libica e del conseguente dramma dell’immigrazione clandestina la sinistra, anziché far fronte comune con il governo per la difesa degli interessi di tutti i cittadini, ha preferito strumentalizzare la vicenda addossando all’esecutivo colpe inesistenti. E’ sotto gli occhi di tutti invece il comportamento del ministro Maroni che scoppiata la crisi del nord Africa, oltre ad essere sempre all’altezza della situazione, ha denunciato da subito l’atteggiamento irresponsabile sia dell’Ue, sia degli alleati. Alla luce di tutte queste considerazioni la richiesta dell’armata Brancaleone, composta da Bersani, Casini, Fini e Di Pietro, di andare al voto appare poco credibile e la sintesi dei fatti politici accaduti negli ultimi mesi serve a ricordare come l’opposizione non si sia mai preoccupata di confrontarsi davvero sui temi in questione ma abbia invece sempre pensato a come buttare giù il governo.

sabato, aprile 16, 2011

FIRENZE - 16/04/11 - CONFERENZA STAMPA CONTRO LA REALIZZAZIONE DI UNA NUOVA MOSCHEA


giovedì, aprile 14, 2011

MAGGIORANZA COESA MA ADESSO DIALOGO SULLE RIFORME

di Giacomo Stucchi


Al di là del provvedimento legislativo approvato alla Camera, che auspichiamo serva da viatico alla più ampia e organica riforma del sistema giudiziario già presentata dal Governo, è possibile fare qualche considerazione di carattere generale. Il primo dato è la compattezza della maggioranza. Se guardiamo ai passaggi parlamentari che si sono susseguiti negli ultimi mesi il fatto che il governo possa contare su una maggioranza certa non sarebbe una notizia. Nel senso che sulle votazioni topiche, che potevano mettere a rischio la tenuta del Governo, la maggioranza ha sempre dimostrato di esserci, assumendosi le proprie responsabilità. I numeri quindi danno ragione a Berlusconi quando dice che la maggioranza, sia pur ridotta dopo l’uscita dei finiani, è in realtà più coesa di prima. Il voto favorevole della Camera sulle disposizioni in materia di prescrizione, che si ispirano al principio costituzionale della ragionevole durata di un processo, diventa invece una notizia se si considera il contesto nel quale è arrivata l’ennesima prova parlamentare per la coalizione di Governo. Un clima, quello creato ad arte dalla sinistra, che ha visto tra l’altro una mobilitazione di piazza fatta a posta per scatenare reazioni senza controllo, oltre al solito fuoco di fila mediatico da parte degli organi di informazione che fiancheggiano, e sempre più spesso direi quasi la sostituiscono, l’opposizione. Ma c’è dell’altro. Gli oppositori del Governo, e arriviamo così al secondo punto di riflessione, escono da quest’ultimo passaggio parlamentare davvero con le ossa rotte. Non solo sul piano dei numeri, un fronte sul quale peraltro dovrebbero interrogarsi a fondo (anche alla luce del risultato della votazione con scrutinio segreto), ma quanto su quello politico. Dopo l’ennesima sconfitta parlamentare, e preso atto che con questi numeri a favore del centrodestra non esistono le condizioni per dare una spallata al Governo, speriamo quindi che il Pd riprenda il cammino del confronto sulle riforme e non continui invece nel prosieguo della legislatura a leggere in Aula la Costituzione! Sarebbe mortificante per i parlamentari del Pd e deprimente per il Parlamento, così come per tutti i cittadini. Un’ultima considerazione, e non certo in ordine di importanza, riguarda invece i rapporti tra i poteri dello Stato. Un provvedimento legislativo si può più o meno condividere ma il principio democratico, costituzionalmente sancito, che deve essere rispettato è che il Parlamento fa le leggi e i magistrati le applicano. Non ci può essere un’inversione delle due cose. Altrimenti ci avvieremmo ad un sovvertimento dello Stato democratico che, come sancito nella nostra Carta costituzionale, sulla distinzione dei poteri non dà adito a nessun dubbio.

martedì, aprile 12, 2011

SUL TEMA DELL'IMMIGRAZIONE SERVE UNA BUONA DOSE DI PRAGMATISMO

di Giacomo Stucchi

Poiché non è più tempo di politically correct né di bon ton diplomatico, ammesso che negli ultimi mesi ve ne sia stato, negli affari di politica interna così come in quelli internazionali, dobbiamo cominciare a dire ciò che in molti pensano ma per pudore, o convenienza, non dicono: l’Ue non ci sta più bene alle condizioni date e l’Italia in questo momento deve pensare un po’ meno a mandare in giro per il mondo i propri soldati e un po’ di più a difendere i suoi confini. Si tratta di un esigenza ancor più avvertita oggi che l’emergenza immigrazione clandestina è evidente in tutta la sua possibile virulenza, così come del resto il ministro dell’Interno Maroni aveva ampiamente previsto. Rispetto agli accadimenti in atto, e cioè la crisi libica (che peraltro, sia sul piano diplomatico sia su quello militare, si trova in una situazione di stallo), ma anche più in generale il fermento sociale esistente in tutto il Maghreb ( i cui sviluppi al momento nessuno può prevedere), esistono almeno due approcci: quello strumentale e quello pragmatico. Purtroppo di esempi del primo tipo ne abbiamo ormai tantissimi: basta sfogliare le pagine della stampa ostile al governo, o guardare certi dibattiti televisivi che hanno solo l’obiettivo di mettere in cattiva luce l’operato dell’esecutivo. Vecchi e nuovi oppositori del Governo ce la stanno mettendo davvero tutta per cavalcare l’onda di un possibile disagio sociale, conseguente al flusso migratorio di migliaia di clandestini. Inoltre, anziché fare quadrato intorno alla politica del Governo, che mira alla salvaguardia del nostro territorio e delle nostre comunità, ma anche all’aiuto umanitario in quelle terre da dove vanno via migliaia di individui, non riescono a guardare oltre il mero interesse personale. Alcuni esponenti dell’opposizione, ai quali peraltro saranno sfuggiti gli avvenimenti degli ultimi due anni, e che probabilmente più che al problema degli immigrati pensano ad un riscatto elettorale dopo le batoste degli ultimi anni, hanno persino negato che la politica del Governo nei rapporti con la Libia abbia dato i sui frutti, almeno sino a quando Gheddafi si trovava in sella alla guida di quel Paese. Costoro infatti fanno finta di dimenticare che prima dello scoppio della rivoluzione gli sbarchi erano praticamente inesistenti e le aziende italiane, sia pubbliche che private, si trovavano nelle migliori condizioni possibili per fare ottimi affari in Libia. Se abbandoniamo le suddette ipocrisie e le strumentalizzazioni politiche esiste però, coma già detto, un altro modo di guardare al problema: pattugliamento delle coste, anche in collaborazione con Paesi rivieraschi, unitamente ai rimpatri costanti dei clandestini. Entrambi le misure costituiscono una difesa, e al contempo un deterrente, per scongiurare che altre decine di migliaia di persone si riversino sulle nostre coste.

lunedì, aprile 11, 2011

STRASBURGO - 11/04/11 - CONSIGLIO D'EUROPA







sabato, aprile 09, 2011

BERGAMO - 09/04/11 - IN PROVINCIA PER RINGRAZIAMENTI ALLA PROTEZIONE CIVILE CON MINISTRO MARONI









venerdì, aprile 08, 2011

BERGAMO - 08/04/11 - CONVEGNO INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA GREAT 2011