Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, luglio 30, 2013

IL NOSTRO CREDITO SOLO PER LE RIFORME

di Giacomo Stucchi

A tre mesi dalla nascita del governo Letta il nostro giudizio politico sul suo operato non può che essere negativo considerando che sino ad oggi l’esecutivo delle “larghe intese”  non è stato all’altezza del suo compito. Un compito non facile, certo, tanto è vero che la Lega Nord sul voto di fiducia si è astenuta proprio per dare un minimo di credito all’esecutivo che stava per cominciare un lavoro non semplice, ma che poi alla prova dei fatti non ha dato risultati sodisfacenti. L’alleanza Pd-Pdl,  nata per uscire dall’impasse post voto ma anche per far partire  un governo che affrontasse soprattutto l’emergenza economica,  ha invece prodotto un esecutivo specializzato nel rinviare la soluzione ai problemi. In tutti i provvedimenti governativi all’esame del Parlamento, dove il Carroccio non si è mai tirato indietro per un confronto costruttivo finalizzato a portare a casa il massimo risultato per le nostre Macroregioni, a differenza dell’ostruzionismo inconcludente e fine a se stesso nel quale sembrano essersi specializzati i grillini, non c’è traccia di una sola riforma strutturale in grado di incidere davvero sui malesseri della nostra economia. Dalle misure sul lavoro, con incentivi troppo parcellizzati  e privi di efficacia sul fronte della lotta vera alla disoccupazione, all’apertura delle  porte delle carceri a chi ha commesso reati gravi, con nocumento sul fronte della sicurezza; dai continui rinvii su Imu e Iva, con conseguente ingorgo fiscale per un autunno che prevedibilmente svuoterà le già esamini tasche dei cittadini, ai troppi annunci senza seguito relativi al completamento del federalismo fiscale, che invece è stato riposto in un cassetto, non possiamo che ritenerci insoddisfatti. Le misure del governo sono parziali, inefficaci nel breve e nel medio  periodo e comunque prive di quel ‘quid’ che avrebbero dovuto avere se adottate per dare davvero ai cittadini la speranza di un cambiamento. Ma rimane ancora una carta da giocare, per la quale  il governo Letta merita ancora un po’ di credito,  ed è  quella delle riforme costituzionali. Con l’istituzione  del relativo Comitato,  che il Carroccio è riuscito a fare incardinare alla Camera prima della pausa estiva, si apre  un nuovo percorso che non vogliamo certo interrompere sul nascere.

sabato, luglio 27, 2013

SANTA BRIGIDA - 27/07/13 - Inaugurazione centro polifunzionale






venerdì, luglio 26, 2013

CIVIDATE AL PIANO - 26/07/13 - FESTA LEGA NORD






giovedì, luglio 25, 2013

TORRE BOLDONE - 25/07/13 - FESTA LEGA NORD






martedì, luglio 23, 2013

DALLE LARGHE INTESE ALLE LARGHE PRETESE

di Giacomo Stucchi

L’abolizione o rimodulazione dell’Imu sulla prima casa è di certo, ancor più della sospensione dell’aumento dell’aliquota dell’Iva, l’oggetto del contendere all’interno della compagine governativa. Al di là delle cifre che l’abolizione tout court della tassazione sulla prima abitazione comporterebbe la questione è ormai dirimente  per le forze politiche,  a maggior ragione per chi in campagna elettorale ha promesso di eliminarla,  ma è diventata  deleteria per i  cittadini che un giorno sì e l’altro pure leggono sui giornali le notizie più disparate sulle tasse che graveranno sui loro immobili. La maggioranza dei proprietari di casa  non è certo milionaria. In genere possiede l’abitazione in cui vive e, nel migliore dei casi, una seconda casa acquistata con anni di sacrifici e utilizzata per avere una piccola rendita aggiuntiva. Per costoro il quotidiano balletto di cifre e di ipotesi di riforme della tassazione sulla casa  è un calvario e la prospettiva dell’eliminazione dell’Imu sulla prima casa una promessa  avvelenata.  La sensazione comune è che, qualsiasi soluzione venga adottata, il governo della larghe intese, ma forse sarebbe meglio dire della larghe pretese,  ha comunque preso di mira il mattone ed è seriamente intenzionato a fare cassa con esso. La revisione del catasto annunciata, ancorché utile a eliminare certe incongruenze e ingiustizie, potrebbe nelle globalità dei casi comportare un aumento della tassazione sulla casa che secondo  alcune stime accreditate si aggirerebbe intorno al 60 per cento. Cioè da un lato si promette al cittadino che sarà eliminata l’Imu sulla prima casa, anche se a scapito di alcune tipologie di abitazioni ancora tutte da definire e dall’altro lato però si porta avanti una riforma del catasto che comporterà un aumento della pressione fiscale per tutti.  Per coloro che hanno avuto la malsana idea di investire in un secondo immobile, o che magari lo hanno solo ereditato, saranno poi dolori. Per costoro infatti, grazie al governo Letta, il destino sembra essere segnato: possedere una seconda casa sarà come averla espropriata.

venerdì, luglio 19, 2013

GOVERNO E MAGGIORANZA DELLE LARGHE INTESE SONO GIA' IN VACANZA

di Giacomo Stucchi

Il no del Senato alla mozione di sfiducia al ministro dell’Interno Angelino Alfano, ancorché nell’immediato abbia come conseguenza quella di lasciare il segretario del Pdl e vice premier anche al suo posto di titolare del Viminale, in realtà non rafforza l’esecutivo ma lo tiene in sospeso. Le stesse parole del presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha ribadito di volere “continuare a lavorare, per costruire risposte per un Paese che da noi pretende serietà, concretezza e ragionevolezza", sembrano più un appello alle buone intenzioni che non un chiaro programma di cose concrete da fare. Del resto, che tutto fosse rinviato lo si era già capito dall’esito della riunione della cosiddetta cabina di regia nella quale ancora una volta il governo ha deciso l’ennesimo rinvio di azioni importanti. Probabile che anche per questo Letta nel suo intervento in Aula al Senato ha anche aggiunto di volere “procedere nelle prossime settimane a dare soluzioni strutturali per il superamento dell'Imu sulla prima casa nell'ambito della revisione della tassazione sugli immobili , di chiudere la partita sulla coperture indispensabili per sventare l'aumento dell'Iva, di varare misure per rafforzare le tutele del lavoro e risolvere la questione inderogabile degli esodati, di imprimere un'ulteriore, obbligata, accelerazione al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, di rafforzare le norme contro la corruzione e contro la criminalità organizzata”. Insomma, una sorta di libro dei sogni che stride fortemente con la realtà dei fatti. Questa dice, in sostanza, che sia sul fronte strettamente politico (con le ventilate ipotesi di rimpasto nella compagine governativa), sia su quello dell’azione di governo (con in primo piano la riforma della tassazione della casa e le decisioni da assumere sulle aliquote Iva), il governo e le forze di maggioranza hanno in realtà deciso di regolare i conti a settembre. Se non è un rompete le righe, in vista della pausa estiva, poco ci manca. Nel frattempo, però, a non andare in vacanza sono gli effetti della crisi economica, per superare la quale il governo Letta sino ad oggi ha fatto davvero poco.

giovedì, luglio 18, 2013

TREVIGLIO - 18/07/13 - FESTA LEGA NORD





martedì, luglio 09, 2013

IL FUNAMBOLO LETTA

di Giacomo Stucchi

Il barometro del governo segna stabile, ma se bello o brutto non è dato sapere. Imu e Iva, in particolare, sono il tormentone del momento e, per quanto riguarda la tassazione sugli immobili, si va dalla posizione estrema, cavallo di battaglia del Pdl in campagna elettorale, dell’abolizione tout court alla rimodulazione proposta dal Pd. Le cose non vanno meglio sul fronte dell’Iva, perché la sospensione dell’aumento non ha certo contribuito a fare chiarezza.  Dubbi e incertezze rimangono, soprattutto  sulla possibilità che più avanti alcune  categorie merceologiche possano essere soggette ad aumento e altre invece escluse. Cresce inoltre l’insoddisfazione  da parte delle aziende per il decreto lavoro varato dal governo che, ogni giorno di più,  rivela le sue contraddizioni ma anche i suoli limiti. Il timore concreto è che gli incentivi temporanei all’assunzione che caratterizzano il provvedimento daranno risultati molto scarsi soprattutto  perché rivolti ad aziende che avrebberocomunque assunto. La temporaneità dei benefici, infatti, serve a poco per quelle imprese che sono allo stremo e che non ce la fanno più a reggere la recessione. Un concetto ribadito dal presidente diConfindustria Giorgio Squinzi, purtroppo  sempre più vox clamantis in deserto,  che nel corso di un’audizione alla Camera ha detto che “le imprese non vogliono dipendere dagli incentivi, che non sono utili neppure per l'occupazione giovanile, ma chiedono misure per la crescita e il taglio del cuneo fiscale”. Dinanzi a tutto questo ministri ed esponenti della maggioranza che sostiene il governo continuano a litigare a giorni alterni, mentre il Presidente del Consiglio Enrico Letta persegue nella sua politica del rinvio. Un esercizio funambolico, fatto di  decisioni rinviate  ma anche di continui compromessi per accontentare le varie componenti politiche che lo sostengono,  che magari gli sarà utile a tenerlo ancora a Palazzo Chigi ma di certo non aiuta cittadini e imprese ad uscire dalla più grave crisi economica del dopoguerra. 

domenica, luglio 07, 2013

PECORARA (PC) - 07/07/13 - FESTA LEGA NORD







LENNA - 07/07/13 -- PREMIAZIONE GARA CICLISTICA






giovedì, luglio 04, 2013

SCANZOROSCIATE - 04/07/13 - FESTA LEGA NORD




LA CADREGA E' SALVA

Di Giacomo Stucchi

L’incontro tra il presidente del Consiglio, esponenti del governo e i capigruppo dei partiti della coalizione di maggioranza, non ha prodotto risultati degni di nota. La sensazione è che il vertice, chiesto in un primo momento a gran voce dal professore Monti ma poi ridimensionatosi per aspettativa e contenuti, sia solo servito a chiarire agli alleati che non esistono alternative all’esecutivo in carica. Alla fine il risultato della riunione sta a metà tra lo spegnimento sul nascere di qualsiasi tentazione ribaltonista, e il segnale dato all’esterno di continuità e unità d’intenti nella maggioranza. E’ anche possibile, inoltre, che Letta, dopo l’annuncio dell’Ue di una maggiore flessibilità al governo sui conti pubblici, abbia colto l’occasione per spargere ottimismo a piene mani. Ma se questo atteggiamento può servire a tranquillizzare gli occupanti delle poltrone governative, e quelli delle molte altre che sono state distribuite nella sia pur breve vita di questo governo, non lascia per niente tranquilli i cittadini. Per i quali, invece, sarebbe stato molto più utile che la maggioranza di governo avesse messo nero su bianco una road map sulle cose concrete da fare. I problemi, infatti, sono ancora tutti lì e non c’è una sola questione, delle tante ancora sul tappeto, per la quale sia stata scritta una parola definitiva. Un clima di incertezza che, come dimostrano gli ultimi disastrosi dati sui consumi, non fa che alimentare timori e dubbi nei consumatori. Quelli di loro che sono ancora in grado di spendere non lo fanno, perché aspettano di sapere se nell’immediato futuro, pagate la sfilza di tasse che li aspetta, resterà ancora qualche euro in tasca. Un governo che abbia davvero l’intenzione di fare qualcosa di utile per l’economia dovrebbe sfruttare l’allentamento della morsa di Bruxelles sui conti pubblici per abbassare le tasse su lavoro e quelle alle imprese, ma anche adottare da subito i costi standard, a cominciare dalla sanità, per tagliare la spesa pubblica inefficiente.

mercoledì, luglio 03, 2013

SENZA RIFORME FLESSIBILITA' DELL'UE SERVE A POCO

 di Giacomo Stucchi

L’annuncio dell’Ue di una maggiore flessibilità per i Paesi usciti dalla procedura di deficit eccessivo, anche se rimane l’obbligo di tenere il deficit sotto il 3%, pur  con le nuove regole per gli investimenti pubblici,  è certo una buona notizia ma non è, da sola, sufficiente a cambiare la nostra situazione economica. La decisione dell’Ue, infatti, arriva in un momento in cui le forze politiche chesostengono il governo appaiono avvitarsi sull’ennesimo dibattito che riguarda le riforme istituzionali. E’ vero che il ddl che istituisce il Comitato  per le riforme, approvato in Commissione AffariCostituzionali al Senato,  potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase, ma è altrettanto vero che ad accompagnare tale processo è al momento una certa confusione, che deriva anche  dai temi posti sul tappeto. In altre parole, discutere di presidenzialismo e forma di governo serve a poco quando le riforme veramente necessarie, quelle cioè in grado di modernizzare le istituzioni, sono altre  e riguardano, in primis, la fine del bicameralismo perfetto, l’istituzione del Senato federale, ildimezzamento dei parlamentari ma anche  una ridistribuzione delle competenze fra governo centrale ed enti locali. Ciò al fine di superare una serie di controversie in sede di Corte Costituzionale. Riforme, peraltro, strettamente connesse al buon utilizzo della maggiore elasticità riconosciuta dall’Ue sul bilancio dell’anno prossimo, ma speriamo anche su quelli futuri. Se tale possibilità, infatti,   verrà  sprecata dal consueto  sistema centralista,  che alimenta la voragine della spesa pubblica,  i sacrifici di milioni di cittadini e di imprese, che negli ultimi tempi si sono letteralmente svenati per pagare una miriade di balzelli, saranno vanificati. Insomma, una maggiore discrezionalità del governo nelle politiche di bilancio servirà a poco se contemporaneamente non si metterà mano a profonde riforme su tutta la spesa pubblica che, per quanto ci riguarda, solo con l’introduzione dei  costi standard potrà finalmente mantenersi  sotto controllo.