Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, maggio 31, 2016

IL TEATRO DELL'ASSURDO

di Giacomo Stucchi

Ciò che nel 2014 in molti hanno ritenuto essere stata la mossa elettorale vincente di Renzi, ovvero avere elargito un bonus di 80 euro a una platea di contribuenti che poi potrebbero essergli rimasti “riconoscenti” nel segreto dell’urna, oggi potrebbe ritorcersi clamorosamente contro lo stesso premier. Secondo i dati sulle dichiarazioni dell’Irpef dell’anno scorso (anno d’imposta 2014), infatti, un contribuente su otto ha dovuto restituire il famoso bonus da 80 euro. Chi integralmente in sede di dichiarazione dei redditi, chi in parte. Si tratta, nel massimo importo, di 640 euro per il 2014 e di 960 euro per il 2015, e riguarda quelle persone con un reddito compreso tra 7.500 e i 24mila euro lordi l’anno. A costoro non deve essere sembrato vero di percepire qualcosa in più ogni mese direttamente in busta paga, visto che il bonus è stato riconosciuto dal sostituto d’imposta (ovvero dal datore di lavoro), ma Renzi si è ben guardato dal far presente che se in sede di dichiarazione dei redditi per qualche motivo i beneficiari del bonus non fossero poi rientrati in quella forchetta di redditi, magari per un premio di produttività o per una collaborazione a vario titolo, allora avrebbero dovuto restituire la gratifica. Insomma, altro che “cambio di passo” qui siamo alla più clamorosa delle prese in giro nei confronti dei cittadini. Nei giorni scorsi avevamo già messo in guardia dal diffidare dalle promesse elettorali del presidente del Consiglio, che ne aveva già avanzate di nuove, come il bonus anche ai pensionati, ma qui siamo al teatro dell’assurdo! Al punto che, dopo gli annunci dei giorni scorsi, i sindacati attendono ancora la convocazione del tavolo con il governo per discutere di lavoro e pensioni, mentre i dati Istat sulla disoccupazione, data in aumento, vengono letti e interpretati come conviene meglio al premier. Ma la verità è che a Renzi interessa solo l’effetto annuncio dei suoi proclami, non certo i risultati concreti.

lunedì, maggio 30, 2016

30/05/16 - POGNANO - FESTA LEGA NORD



domenica, maggio 29, 2016

29/05/16 - VERDELLO - Festa del Gruppo Sei di Verdello se...


 

29/05/16 - MANIFESTAZIONE LEGA NORD




29/05/16 - MARTINENGO - FESTA LEGA NORD



venerdì, maggio 27, 2016

RENZI L'IMBONITORE

di Giacomo Stucchi
Come avevamo ampiamente previsto ecco arrivate e annunciate le strenne elettorali del premier: più soldi ai pensionati con la minima ma anche ai lavoratori in busta paga. Di questo si è discusso nel primo confronto governo-sindacati che, guarda caso, si è svolto in questi giorni dopo due anni di scontri e inconcludenze. Guarda caso solo adesso Renzi si accorge che con la pensione minima non si può vivere e che ai lavoratori dipendenti, al netto delle trattenute fiscali e previdenziali, resta davvero poco in busta paga. I tempi? Spiace doverlo dire ma, come affermato dai sindacati, sembra che di aumenti nell’immediato non se ne parla e, aggiungiamo noi, la ragione è che i tre miliardi di euro che si ipotizzano essere necessari per un nuovo bonus di 80 euro, ma questa volta ai pensionati, si troveranno eventualmente nella prossima legge di stabilità che sarà varata propria alla vigilia del referendum costituzionale. Intanto il premier continua ad andare in giro per il Paese allo scopo di siglare pseudo “Patti” per promuovere lo sviluppo e lo sblocco delle opere pubbliche sui territori; ma la verità è che regioni e comuni soffrono maledettamente la stretta ai trasferimenti delle risorse dal centro alla periferia. Ma c’è di più. Pur nell’ipotesi in cui il governo continuasse il dialogo coi sindacati e portasse davvero a compimento la promessa di un aumento delle pensioni minime e dei salari, considerata l'incapacità di Palazzo Chigi a tagliare la spesa improduttiva, è matematico che a quel punto le risorse sarebbero individuate soprattutto con una nuova stretta sui trasferimenti agli enti locali. Che di conseguenza non potranno che aumentare le tasse locali per poter garantire i servizi. Insomma di promesse e chiacchiere, da parte di Renzi, ne sentiremo ancora a iosa nei prossimi giorni, settimane e mesi; ma la verità e che si tratta solo di un’attività da imbonitore che mira solo a carpire con l’inganno il consenso elettorale.

martedì, maggio 24, 2016

LA RIFORMA RENZI-BOSCHI NON E' UN EDITTO

di Giacomo Stucchi
Il referendum costituzionale è oggetto di un’offensiva mediatica, senza precedenti, scatenata dal premier e dai suoi fiancheggiatori. La tv di Stato in particolare, ma anche molti altri organi di informazioni, hanno ormai un palinsesto monotematico per lo più incentrato sulla riforma Renzi-Boschi. Al diavolo tutto il resto, quindi, perché tanto la panacea è la riforma della Costituzione targata Renzi-Boschi. Il fatto in sè non sarebbe una brutta notizia, una maggiore informazione sul tema non può che giovare al dibattito, se non fosse però che la maggior parte degli interventi sono a favore del Sì e comunque solo in pochi casi con un contraddittorio che spieghi anche le ragioni del No. E’ sintomatico in tal senso il video che sta impazzando sul web e che riguarda lo studente dell’ateneo catanese, Alessio Grancagnolo, tacitato per avere “osato” criticare in un incontro pubblico la ministra delle Riforme Boschi. Com’è noto l’esponente di governo ha cominciato il suo giro nelle Università per promuovere la sua riforma ma negli incontri che la vedono presenziare non è gradito, a quanto pare, il contraddittorio; soprattutto se le osservazioni sono puntuali e dettagliate. Insomma, dagli studenti ai partigiani, che hanno scelto nella loro Assemblea Nazionale di schierarsi per il No e per questo si sono beccati gli strali della ministra Boschi, pare proprio che chi non condivide i contenuti della riforma, o parte di essa, viene subito messo all’indice. Temo che il presidente del Consiglio e alcuni suoi ministri stiano scambiando la loro riforma, sulla quale saranno i cittadini ad avere l’ultima parola con il voto referendario, con un editto. Un atto, cioè, sul quale non si può discutere ma che deve essere accettato cosi com’è. Ma forse tutto questo serve anche a capire cosa potrebbe accadere alla nostra democrazia se, dovesse davvero passare la riforma e poi andare al voto con l’Italicum.

giovedì, maggio 19, 2016

LA CAPTATIO BENEVOLENTIAE DI RENZI CI COSTERA' CARA

di Giacomo Stucchi
Se qualcuno pensa che un dialogo di Renzi al giorno su Facebook tolga ai cittadini i guai di torno, sbaglia decisamente. False promesse e fantasmagorici risultati rientrano nello stile del premier; altra cosa, però, sono le questioni su tappeto che, dalla politica economica alle riforme che servono davvero al Paese, aspettano invano di essere affrontate e risolte. Così è, per esempio, sul fronte della disoccupazione che era e rimane a livelli molto preoccupanti. Il premier può continuare a giocare con le parole quanto gli pare ma lo sostanza è che l’occupazione non riparte in modo significativo e che i piccoli segnali di ripresa dei mesi scorsi erano dovuti agli incentivi alle imprese, costosissimi, varati dal governo; che, però, hanno drogato il mercato del lavoro e infatti, una vola ridotti, hanno cessato di dispiegare i loro effetti. Se Renzi vuol continuare a prendere in giro i cittadini attribuendo al Jobs Act risultati che non esistono si accomodi pure, ma le famiglie che hanno i ragazzi in casa senza un lavoro, o le persone che lo hanno perso e non lo trovano più, sanno perfettamente come stanno le cose. Ma ancora più subdolo appare l’atteggiamento del presidente del Consiglio nella diuturna partita a scacchi che il governo gioca con l'Unione europea sulla flessibilità nei nostri conti pubblici. Davvero si può essere soddisfatti per la flessibilità ottenuta dai mastini di Bruxelles? E cosa si nasconde dietro tale “generosità”, che però è vincolata, a tempo e condizionata? Con Renzi a Palazzo Chigi il Paese è indietro su tutto: crescita, produttività e competitività. Il margine che l’Ue ci concede non è una regalia ma un “conto aperto” che, prima o poi, dovrà essere saldato; e con gli interessi. Per questo occorre vigilare con attenzione sui provvedimenti che il governo prenderà da qui alle prossime settimane o mesi. Ciascuno di essi, infatti, sarà un tentativo di captatio benevolentiae del premier nei confronti di una parte dell’elettorato, ma avrà un costo economico che tutti i cittadini-contribuenti dovranno poi contribuire a pagare.

mercoledì, maggio 18, 2016

18/05/16 - ROMA - CERIMONIA PER IL CAMBIO DEL CAPO DELLA POLIZIA

martedì, maggio 17, 2016

GLI ANNUNCI DI RENZI NON INCANTANO PIU' NESSUNO

di Giacomo Stucchi
Esiste il rischio che una vittoria dei No al referendum costituzionale del prossimo ottobre possa avere chissà quali conseguenze negative per il Paese? Certamente no! Anche se la vulgata propagandistica governativa ha provato a radicalizzare il dibattito referendario per farlo diventare un vero e proprio scontro politico. Ma il messaggio non ha avuto l’effetto sperato sull’opinione pubblica e ha costretto invece il premier a cambiare strategia; e speriamo che adesso si discuta sui temi concreti della riforma costituzionale. Noi nei nostri interventi lo abbiamo fatto, approfondendo le singole questioni sul tappeto e spiegando le ragioni del No; altri, invece, si sono dilettati a creare un clima da Armageddon. Peraltro tutti i sondaggi, oltre a fotografare una situazione non certo positiva per il Pd, sia sul voto delle amministrative nelle grandi città sia sull’esito del voto referendario, registrano anche una grande indecisione nell’elettorato. Un dato che la dice lunga sul fallimento del governo anche sul piano dell’informazione dei contenuti di una riforma alla quale Renzi ha persino legato il suo destino politico. L’impressione, però, è che il premier abbia cambiato tattica non per fare chiarezza sulle materie oggetto del quesito referendario ma perché ha capito che personalizzando il dibattito il rischio di perdere il referendum era concreto. Una possibilità che, nonostante il suo nuovo atteggiamento, per noi rimane molto forte e che si porterebbe dietro la logica conseguenza di farlo sloggiare da Palazzo Chigi. Ma non sarebbe di certo una grave perdita per i cittadini che, anzi, si libererebbero di un esecutivo inconcludente specializzato solo in annunci. L’ultimo dei quali, a poche settimane dal voto amministrativo, è quello sull’aumento del bonus bebé. Una proposta propagandistica disperata e patetica. In un Paese dove è urgente pensare ad una seria politica globale dedicata alle famiglie, non solo per favorire le nascite ma anche per mettere i genitori nelle condizioni di crescere senza angosce economiche i propri figli, limitarsi a proporre solo l’aumento del bonus bebé è davvero un insulto.

lunedì, maggio 16, 2016

BARIANO (BG) 16/05/16 - Inaugurazione sottopasso ciclopedonale Morengo-Bariano




domenica, maggio 15, 2016

SAN PAOLO D'ARGON - 15/05/16 - Incontro elettorale per candidato sindaco

 


ALZANO LOMBARDO - 15/05/16 - Incontro elettorale candidato sindaco




TREVIGLIO - 15/05/16 - Presentazione candidato Sindaco



CARAVAGGIO - 15/05/16 -Incontro elettorale candidato Sindaco


sabato, maggio 14, 2016

SALA BAGANZA (PR) - 14/05/16 - Incontro elettorale candidato sindaco.


FONTANELLATO (PR) - 14/06/16 - Conferenza stampa presentazione candidato Sindaco



VERDELLO - 14/05/16 - Associazione Amici di Samuel - Premio Mauro Belloni.



BUSSETO (PR) - 14/05/16 - Presentazione lista LegaNord e Centrodestra.





venerdì, maggio 13, 2016

BONATE SOPRA (BG) - FESTA LEGA NORD



DALMINE - 13/05/16 - FESTA LEGA NORD


giovedì, maggio 12, 2016

SULLE UNIONI CIVILI UN'ALTRA BRUTTA PAGINA PARLAMENTARE

di Giacomo Stucchi
Non è una bella pagina parlamentare quella scritta dalla maggioranza in occasione dell’approvazione alla Camera del provvedimento sulle unioni civili. Qualcuno ha parlato di violazione del galateo istituzionale, che vorrebbe che la maggioranza garantisca il più possibile il dibattito parlamentare, a maggior ragione quando a essere in gioco ci sono temi molti divisivi nel Paese e nel Parlamento, ma la questione non è solo un problema di forma ma anche di sostanza. Al di là dei contenuti della legge, infatti, le cui lacune e incongruenze si verificheranno molto presto nell'applicazione della normativa, il punto è che anche in questa occasione, come già per il dibattito sulla riforma costituzionale, abbiamo avuto una testimonianza di quale ruolo riduttivo Renzi intenda riservare al Parlamento. Che non è considerato dal premier come luogo istituzionalmente idoneo a trovare la sintesi fra le diverse posizioni in esso rappresentate, ma il posto dove far valere la forza dei numeri. Tanto è vero che il governo non si pone minimamente il problema di avere al Senato i voti da parte di un gruppo parlamentare, ALA, nato appositamente per tenere in vita l’esecutivo il più a lungo possibile. Se il dibattito parlamentare è stato compresso in più di un occasione in questa legislatura con una Costituzione vigente che prevede il bicameralismo perfetto, puntualmente disatteso dal governo Renzi con il sistematico ricorso alla fiducia (anche quando non era necessaria), e una maggioranza raccogliticcia a Palazzo Madama, figuriamoci cosa potrebbe accadere se passasse la riforma costituzionale Renzi-Boschi. In quel caso, infatti, il Senato sarebbe relegato a un mero dopolavoro di consiglieri regionali e sindaci, mentre la Camera dei Deputati, in virtù del combinato disposto con la nuova legge elettorale, sarebbe totalmente nella mani dei deputati del partito vincitore delle elezioni. Penso che i cittadini-elettori siano abbastanza accorti per intuire quali rischio comporti una siffatta riforma del nostro sistema parlamentare.

mercoledì, maggio 11, 2016

ROMA - 11/06/16 - Convegno presentazione libro "Intelligence economica" di Laris Gaiser


martedì, maggio 10, 2016

PIU' DIRITTI AI CITTADINI ITALIANI IN DIFFICOLTA'

di Giacomo Stucchi
Avere ammesso che nel Pd esiste una questione morale, come ha fatto il premier in televisione, non esime il presidente del Consiglio dalle sue responsabilità. Che consistono, in primo luogo, nell’aver fallito come capo del governo; e poi anche come segretario del maggior partito di governo, con una classe dirigente che litiga persino sulle riforme che ha già approvato in Parlamento. A dispetto della maggioranza numerica che, con giochi di prestigio e transumanze parlamentari, tiene in vita il governo, se la permanenza di Renzi dovesse dipendere dai risultati ottenuti alla guida dell’esecutivo egli dovrebbe andare a casa entro le prossime ventiquattrore. In primis per la sua politica di aiuto indiscriminato a tutti i migranti che danneggia i veri rifugiati e i molti italiani in difficoltà. Per questo come Lega Nord noi chiediamo di stornare parte delle risorse destinate all'assistenza dei richiedenti asilo per assegnarle agli italiani vittime della crisi economica. Quando si tratta di assegnare i fondi sociali questo governo ha fatto la precisa scelta di privilegiare chi arriva nel nostro Paese invece che gli italiani. Noi non vogliamo sottrarre fondi ai veri rifugiati che fuggono dalle guerre, ma c'è un eccesso di richieste di riconoscimento: basti pensare che su oltre 20mila domande analizzate quest'anno soltanto a 811 (il 3%) è stato concesso lo status di rifugiato. E dalla presentazione della domanda all'esito dei ricorsi passano a volte anche due anni in cui queste persone sono a nostro carico. Tanti soldi dunque vanno a migranti che sono sostanzialmente dei clandestini arrivati in Europa per migliorare la propria situazione economica e ciò penalizza gli italiani che stanno soffrendo la crisi. Noi chiediamo invece che gli italiani possano godere degli stessi diritti riconosciuti a coloro che anche furbescamente cercano di ottenere aiuti dallo Stato pur sapendo di non avere i requisiti. E che gli italiani non se la passino bene sono sempre i numeri a dimostrarlo. Quelli pubblicati dal Sole24Ore, per esempio, dicono che l’aumento delle rate e delle bollette non pagate nel 2015 sfiora i 60 miliardi con una crescita del 37% in quattro anni. Una somma, peraltro sempre più difficile da recuperare, con un tasso di rientro pari al 16 per cento, che la dice lunga sullo stato di salute della nostra economia; con le famiglie e le imprese sempre più in affanno e non più in grado di onorare i loro impegni.

10/05/16 - ROMA - Presentazione azioni contro immigrazioneclandestina targate LegaNord


sabato, maggio 07, 2016

07/05/16 - BERGAMO - Riunione Lega Nord


venerdì, maggio 06, 2016

06/05/16 - PALAZZOLO SULL'OGLIO (BS) - Incontro pubblico Lega Nord sulla Sicurezza


06/05/16 - TELGATE - Visita all’ azienda ortofrutticola SAB - Società Agricola Bergamasca



giovedì, maggio 05, 2016

CON L'APE ARRIVA L'ENNESIMA FREGATURA

di Giacomo Stucchi
Quando si osserva la politica degli annunci del presidente del Consiglio è inevitabile pensare al proverbio “il lupo perde il pelo ma non il vizio”. Dopo due anni di dichiarazioni a effetto, alle quali poi però non sono seguite misure efficaci per superare davvero la crisi economica e far risalire la china al Paese, ecco spuntare l'ennesima comunicazione via twitter del premier. Questa volta si tratta della flessibilità in uscita per accedere alla pensione e si chiama Ape, che sta per Anticipo Pensionistico. Ma più che una soluzione ai drammi sociali, provocati dall’introduzione dello sciagurato scalone della Legge Fornero, a noi sembra una vera e propria fregatura ai danni dei cittadini. In sostanza a coloro i quali si trovano al massimo a tre anni dall’età pensionabile, il presidente del Consiglio “offre” una soluzione che appare già come una beffa, perchè prevede per ogni anno di anticipo un taglio dell’assegno del 4% ma con una soglia variabile in base al reddito che potrà diventare più pesante per gli assegni più alti e più leggera per quelli più bassi. In alcuni casi, con tre anni di anticipo, il taglio complessivo potrebbe quindi aggirarsi intorno al 25/30%. Ma si tratterebbe di una misura da far valer solo per un certo periodo di tempo per permettere ai nati nel ’51-’53, quelli che Renzi definisce “più sfigati” per aver visto sfumare l’opportunità di andare in pensione con le vecchie norme, di ottenere l’assegno pensionistico già a partire dal prossimo anno. Il pensionato “flessibile”, quindi, lascerebbe il lavoro prima della scadenza prevista dalla Legge Fornero, 66 anni e sette mesi, per incassare però un anticipo dell’assegno più basso rispetto alla pensione normale secondo le suddette regole del 4%. L’anticipo lo restituirà poi in piccole rate che verranno trattenute dal momento in cui decorre la pensione normale. Quindi, anziché cambiare la Legge Fornero, che blocca la ripresa economica del Paese perchè impedisce ai sessantacinquenni di andare in pensione e ai venticinquenni di trovare un lavoro, il governo propone ai pensionandi una soluzione peggiore del male e nega ai futuri pensionati la speranza di una revisione dell’attuale assurda normativa sulle pensioni. Infine un’amara constatazione: se il governo non avesse utilizzato i miliardi di euro che ha speso per elargire bonus, di certo graditi da parte di chi li ha ricevuti ma non in grado di rilanciare i consumi e l’economia, o finanziare provvedimenti fine a se stessi, forse oggi non sarebbe necessario costringere la gente a tagliarsi l’assegno previdenziale per avere riconosciuto il sacrosanto diritto di andare in pensione.

05/05/16 - GRASSOBBIO - INCONTRO DIRIGENTI SINDACALI ASSOCIAZIONI PROVINCIALI PANIFICATORI DELLA LOMBARDIA


martedì, maggio 03, 2016

LE CONSEGUENZE NEGATIVE DELLA RIFORMA RENZI-BOSCHI

di Giacomo Stucchi
La campagna elettorale del premier sulla riforma costituzionale è iniziata e si sa già dove l’inquilino di Palazzo Chigi vuole andare a parare. Il chiaro intento è quello di dimostrare ai cittadini che la riforma costituzionale Renzi-Boschi, sulla quale gli elettori saranno chiamati a votare il prossimo autunno, taglia le poltrone, riduce i costi della politica e rende più snella ed efficace la struttura istituzionale. Altro aspetto della campagna del premier è poi quello di annoverare come sostenitore del vecchio e oppositore del cambiamento, chi è contrario alla riforma. Ma è davvero così? Il dichiarato intento di contenere i costi di funzionamento delle istituzioni è espresso addirittura nel titolo della legge ma, come fanno notare i costituzionalisti nel loro documento critico della riforma, “il buon funzionamento delle istituzioni non è prima di tutto un problema di costi legati al numero di persone investite di cariche pubbliche, bensì di equilibrio fra organi diversi, e di potenziamento, non di indebolimento, delle rappresentanze elettive”. Come Lega Nord, peraltro, non ci siamo mai opposti a una limitazione dei costi della politica. A condizione, però, che non si faccia il gioco delle tre carte come accaduto con la legge sulla soppressione delle Province, che al momento ha introdotto solo due vere novità: l'elezione degli organi (che sono diventati di secondo livello) e la trasformazione delle dieci principali Province in Città metropolitane. L’impressione, quindi, è che il governo Renzi sia bravissimo a “strizzare l’occhio” al sentimento di antipolitica, tagliando quindi il numero dei senatori, sopprimendo le Province o altri enti come il CNEL (chi non sarebbe d’accordo a farlo!) per poi far come ai famosi 80 euro: da una parte aggiunge e dall'altra toglie. In questo caso, tutto ciò, riguarda l’architettura costituzionale, che ci auguriamo, se passasse il referendum, funzioni davvero secondo principi di efficienza, ma anche di democrazia.