Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

domenica, settembre 28, 2008

FAND: seconda parte



Ghisalba: manifestazione provinciale FAND



martedì, settembre 23, 2008

AL LUPO, AL LUPO! LA LEGA E' RAZZISTA

di Giacomo Stucchi


Chissà perché tutte le volte che la Lega Nord sta per portare a casa risultati importanti, soprattutto sul piano delle riforme istituzionali che necessitano ad un sistema “ingessato” qual è il nostro, arriva sempre il solito filosofo benpensante, di sinistra, a dire la sua su cos’è che non andrebbe, a dispensare gratuitamente patenti di razzismo ad un movimento che neppure conosce e sul quale farebbe bene a informarsi prima di emettere “sentenze”. La Lega sta per far decollare in Parlamento il tanto atteso federalismo fiscale ed ecco che ti arriva puntuale la reprimenda del professore Stefano Rodotà, il quale non conosce nulla del nostro mondo, ma pretende di poterlo spiegare agli altri. Ma che ne sa Rodotà dell’esperienza del Carroccio, nelle piazze e non nelle ovattate stanze del potere, alle quali lui è abituato? Rodotà è un filoso, ma tra la gente comune, che tutti i giorni va a lavorare, paga le tasse, non ruba e non mette nemmeno l’auto in divieto di sosta, in quanti capirebbero che “si sta costruendo un territorio in senso ‘etologico’, rispondendo appunto a quell’ imperativo territoriale di cui parlava Robert Andrey, che spinge molte specie a marcare confini, invalicabili anche se fisicamente invisibili; all’interno dei quali nessuno può penetrare e, se lo fa, scatta istintivamente una reazione anche violenta”. Ma di che parla Rodotà? E’ mai stato il Nostro in una fabbrica del Nord, a vedere quanti sono i meridionali che vi lavorano, e che non hanno mai avuto il minimo problema di integrazione? E’ mai andato a Lampedusa, a vedere come vengono accolti nell’estremo lembo della penisola, i parlamentari con il fazzoletto verde? Ha mai partecipato ad una convention politica in Sicilia o in Calabria, nella quale gli uomini del Carroccio sono andati anche per spiegare i vantaggi del federalismo fiscale sono per tutti? Noi crediamo di no. Se lo avesse fatto, non avrebbe scritto certi giudizi dalle colonne de La Repubblica. Siamo nel 2008, e dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che non è la filosofia, né tanto meno l’ideologia, a muovere i popoli, ma le necessità, dinanzi alle quali si trovano, ogni giorno, moltissimi cittadini che non riescono più a fare la spesa, anzi uscendo da un supermercato, dopo aver pagato il conto, hanno la bruttissima sensazione di non farcela più. Altro che filosofia! “Razzismo? La parola spaventa ma deve essere pronunciata.” Se è ai recenti fatti di cronaca, di Roma e di Milano, che Rodotà si riferisce, qualcuno gli spieghi che questi ci sono sempre stati e non c’entrano nulla con i provvedimenti del Governo sulla sicurezza che, anzi, servono a combatterli. Al lupo, al lupo! La Lega è razzista. Troppe volte, in passato, si è esorcizzata così la possibilità che il cambiamento arrivasse davvero. Per alcuni, abituati a ragionare di uno Stato inutile, che serve solo a sperperare il danaro pubblico, decidendone incondizionatamente la destinazione e l’utilizzo, si è trattato naturalmente di un pericolo; per chi non ne può più, e aspetta che si realizzi davvero una svolta, è invece una speranza. La Lega Nord, caro Rodotà, interpreta questo sentimento e, che le piaccia o meno, nel prossimo futuro lo tradurrà in una splendida realtà, a beneficio di tutti i cittadini per bene.

giovedì, settembre 18, 2008

PER LA SINISTRA MEGLIO UN ANNO SABBATICO

di Giacomo Stucchi


Se ci fosse in atto un tentativo di instaurare una “dittatura dolce”, come la definisce Antonio Di Pietro tutte le volte che gli capita di essere invitato in qualche salotto televisivo, di certo non sarebbe consentito all’ex Pm di spararle sempre più grosse. Così come non accadrebbe che un esponente del Pd, come Massimo D’Alema, dichiari che il premier “manipola le regole della democrazia per fini personali e di parte. In questo rivela una cultura profondamente antidemocratica, una cultura autoritaria da padrone delle ferriere". Oppure, che sulla questione Alitalia, si dica che “il premier – è sempre D’Alema ha dichiararlo - ha fatto un'operazione molto discutibile, scaricando tutti i debiti sui cittadini, mentre con la soluzione Air France era la compagnia francese che si accollava il debito storico. E adesso ci ha portato sull'orlo del baratro. Inoltre, ha politicizzato la vicenda facendone una questione di parte, l'ha strumentalizzata a fini di propaganda politica, rendendola piu' complicata perche' andava affrontata secondo una logica di mercato". Ebbene, constatato questo atteggiamento dell’opposizione, è facile prevedere che sino a quando i suoi esponenti andranno in televisione a fare questo tipo di dichiarazioni, la Federazione della Libertà continuerà a prendere sempre più voti. Perché l’opinione pubblica ha capito perfettamente che la sinistra vuole esacerbare lo scontro politico, ma lo fa dipingendo un Paese che non c’è e, semmai, esiste solo nella fantasia di qualcuno. C’è, invece, un po’ di retaggio veterocomunista in questo tipo di comunicazione, che ricorda lo stile in auge nell’ex Unione Sovietica, quando una bugia, a forza di ripeterla sempre, diventava realtà. Ma per fortuna, non viviamo né in quel sistema né in quell’epoca. Ecco perché consiglierei una maggiore prudenza e, soprattutto, più considerazione per i cittadini, che di certo non sono stupidi, e sanno distinguere i fatti dalle chiacchiere. Certe critiche, invece, evidenziano, un livore, dovuto probabilmente alla sonora sconfitta elettorale dalla quale, né il Pd né i suoi alleati, si sono ancora ripresi, ma che non permette all’opposizione di avere la lucidità necessaria per essere propositiva, e non solo distruttiva. Se proprio non riesce, ai dirigenti della sinistra, di essere obiettivi e di riconoscere che, nelle condizioni date, il Governo ha fatto la sua parte per risolvere i tanti problemi sul tappeto, allora meglio prendere un anno sabbatico e tornare quando c’è un po’ più di serenità di giudizio. Anche perché, nonostante il pessimismo che gli esponenti della sinistra cercano di diffondere in tutte le occasioni, i sondaggi continuano a testimoniare il gradimento dei cittadini nei confronti dei “ministri del fare”. Dai militari nelle città all’eliminazione dell’Ici, dalla Finanziaria (che ha messo a riparo i conti pubblici) alla stretta sull’immigrazione, l’Esecutivo piace ai cittadini perché prende delle decisioni, senza perdersi in inutili diatribe all’interno della maggioranza, come, purtroppo, ci aveva abituato la coalizione di centrosinistra. Se queste sono le premesse, e se il buongiorno si vede dal mattino, allora possiamo prevedere che questo gradimento potrà solo consolidarsi, o addirittura aumentare, quando il Parlamento approverà il federalismo fiscale e quindi saranno evidenti i conseguenti vantaggi per tutti.




lunedì, settembre 15, 2008

BASTA "PIOVE, GOVERNO LADRO!" IL PD IMBOCCHI LA VIA DEL DIALOGO

di Giacomo Stucchi

La strumentalizzazione che i vertici del Pd, in primis il loro segretario Veltroni, hanno fatto della vile aggressione al giovane Abdul William Guibre, 19 anni, originario del Burkina Faso e residente a Cernusco sul Naviglio, rimasto ucciso in via Zuretti, a Milano, è gravissima ma non ci stupisce per nulla. Si tratta, infatti, del consueto mal vezzo di addossare al Governo, e ai provvedimenti che lo stesso ha adottato, le colpe per tutto ciò che non va, compresi i gravissimi episodi di criminalità che, purtroppo, avvengono nelle nostre città. In queste tragiche occasioni i dirigenti della sinistra, che in questi mesi sembrano soffrire di un’afonia politica dovuta a mancanza di idee e di programmi, ritrovano la favella solo per manifestare la loro indignazione e attribuire inesistenti responsabilità all’Esecutivo. Cosa c’entrano, infatti, questi atti di violenza, con la politica sulla sicurezza adottata da Palazzo Chigi? Assolutamente niente. Semmai si può affermare, senza paura di essere smentiti, che proprio il lassismo e l’incoscienza dei precedenti governi di centrosinistra, unitamente alla disastrosa attività amministrativa di alcune giunte locali, fortemente condizionate da Rifondazione Comunista o da altre formazioni di estrema sinistra, sono stati in grado di trasformare cittadini assolutamente pacifici e ospitali, in gente arrabbiata perché costretta a convivere con la paura dell’extracomunitario che ti entra dentro casa, picchia la tua famiglia e ti porta via tutto. Tanti anni di politiche sbagliate sull’immigrazione, hanno mutato le nostre città in giungle, nelle quali i cittadini devono trovare il modo di difendersi per poter sopravvivere. Altro che "clima di odio da sconfiggere", del quale parla il leader del Pd Walter Veltroni, qui se c’è da sconfiggere qualcuno è una certa sinistra che fa opposizione al Governo criminalizzandolo in ogni occasione. La verità è che il Pd, dopo aver sbandierato in campagna elettorale tutti i buoni propositi di abbandonare il vecchio armamentario dell’antiberlusconismo, del muro contro muro e di tutto ciò che serve a portare ai massimi livelli lo scontro politico, oggi fa un clamoroso dietrofront e riporta indietro il calendario di qualche anno. La verità è che, fra tutti gli errori che il segretario del Pd ha commesso negli ultimi mesi (l’elenco è davvero lungo!) al primo posto ci sta quello di aver fatto la sciagurata alleanza con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Un movimento, quest’ultimo, che ha capito da tempo di poter incunearsi nel dialogo tra la Federazione della Libertà e il Pd, intercettando il consenso di quanti non vogliono che le cose cambino in questo Paese e quindi, non avendo nulla da perdere ma soprattutto nessuna volontà costruttiva, è disposto a buttare tutto a mare, pur di crescere di qualche punto in percentuale. Ma se Veltroni continuerà ad andare dietro alle sparate dell’ex pm di Mani Pulite, non ne ricaverà nulla di buono, né per il Pd né per la politica in generale. Per lui, come per tutte le altre forze politiche presenti in Parlamento, è infatti giunto il momento di buttare le carte in tavola. Il federalismo fiscale, ispirato alla razionalizzazione della spesa e non più allo sperpero del denaro pubblico, molto presto arriverà in Parlamento e allora, in quella sede, Veltroni e compagni, avranno l’occasione per abbandonare i temi populistici di Di Pietro e della sinistra extraparlamentare, per smetterla di addossare al Governo colpe che non ha, e per trovare, finalmente, la via del dialogo per il bene di tutti i cittadini.

giovedì, settembre 11, 2008

ARTEFICI DEL PROPRIO DESTINO

di Giacomo Stucchi

Il “via libera preliminare” del Governo al federalismo fiscale rappresenta una pietra miliare nella storia repubblicana. Si tratta di un cambiamento epocale, i cui vantaggi saranno chiari a tutti, anche ai più scettici, mano a mano che il progetto verrà enunciato nei singoli dettagli. In tal senso, è positivo che, finalmente, gli organi di informazione (compresi quelli tradizionalmente vicini alla sinistra), soprattutto negli ultimi giorni, abbiano cominciato a soffermarsi sui contenuti della riforma. Sino ad oggi, infatti, avversari politici e mass media di parte, avevano raccontato alla gente la loro verità, e cioè che il federalismo era soltanto una merce di scambio tra il Carroccio e gli alleati e che, pertanto, non sarebbe mai convenuto alle regioni del Sud, per le quali avrebbe comportato un aumento della pressione fiscale, e così via. Sono gli stessi argomenti utilizzati nella campagna propagandistica condotta dalla sinistra due anni fa, per impedire che passasse il referendum di riforma costituzionale. Se fosse passata quella legge, oggi avremmo avuto non solo il federalismo, ma anche un nuovo assetto istituzionale più moderno e confacente alle esigenze di oggi. Ma lasciamo perdere, consideriamola acqua passata e guardiamo, invece, al prossimo futuro. Che vede, come dicevamo, il progetto federalista, per il quale da decenni combatte il nostro segretario federale Umberto Bossi, non più un sogno ma una splendida realtà, che cambierà in meglio il Nord, ma anche il Sud, e nel lungo periodo gioverà a tutti, governanti e governati. Oggi, probabilmente anche gli avversari politici hanno capito che questa volta si fa sul serio e chi, sino all’ultimo, aveva sperato che sul federalismo si rompesse il patto nella Federazione della Libertà, ha ormai dovuto prendere atto che la riforma si farà davvero e che i processi avviati sono irreversibili. Ecco perché, a questo punto, conviene a cominciare a prendere confidenza con i nuovi meccanismi contenuti nel provvedimento di riforma visto che, nel prossimo futuro, caratterizzeranno la gestione degli Enti locali. Per esempio, la spesa pubblica sarà riferita a parametri standard sulla base di obiettivi che tengano conto dei relativi costi di soddisfacimento, “in un confronto equilibrato e perequato delle esigenze delle diverse aree del Paese”. In questo quadro “i fabbisogni di spesa non dovranno semplicemente coincidere con la spesa storica, come di fatto avviene oggi”, ma con le reali necessità. Basta già l’applicazione di questo principio, ovvero di rapportare la spesa pubblica alle effettive esigenze della comunità alla quale si riferisce, abbandonando il criterio della “storicità” del fabbisogno, a fare del federalismo fiscale una vera e propria rivoluzione. Ma c’è di più. Con il federalismo fiscale, nello sviluppo del disegno complessivo, sarà anche garantito un adeguato livello di flessibilità fiscale alle singole Regioni ed Enti locali, che saranno responsabilizzate finanziariamente. Gli Enti territoriali potranno così avere la possibilità di sviluppare, a livello regionale e locale, politiche economiche, anche attraverso la leva fiscale, dirette a permettere la piena valorizzazione delle risorse presenti sui territori e, a tal fine, potranno anche prevedere speciali esenzioni, deduzioni e agevolazioni. In altre parole, ogni Comune sarà finalmente libero, da norme amministrative e finanziare capestri, e sarà messo nelle condizioni di essere artefice del proprio destino.

lunedì, settembre 08, 2008

Con il federalismo ogni sindaco sia "un buon padre di famiglia"

di Giacomo Stucchi

Chi sostiene che l’adozione del federalismo fiscale necessita di un ulteriore approfondimento, si nasconde dietro a un dito. Di questa riforma, infatti, si parla ormai da tanto tempo e, in particolare, dal 2001 sino ad oggi, non si contano più i gruppi di lavoro e i pareri espressi, per esempio dalla Conferenza delle Regioni (che ha approvato un importante documento sui principi applicativi dell’art 119 della Costituzione), ma anche da parte delle associazioni degli Enti locali. Insomma, nessuno può negare che la materia sia stata sviscerata sotto tutti gli aspetti. A questo punto, quindi, potrebbe sorgere il sospetto che dietro alla richiesta di un ulteriore fase di studio del progetto, si celi un pretesto per ritardare l’adozione della riforma. Che non è, come qualche malizioso commentatore politico ha scritto, una “bandierina” da sventolare sul palco a Venezia, in occasione della prossima Festa dei popoli padani, ma il primo passo di una rivoluzione che cambierà per sempre il modo di intendere l’amministrazione degli enti periferici e i rapporti tra quest’ultimi e lo Stato. In tal senso, a noi pare che il federalismo fiscale, parallelamente all’iter legislativo per la sua approvazione, vada spiegato all’opinione pubblica per permettere alla gente di valutare i vantaggi e i cambiamenti, che inevitabilmente la riforma comporterà. Per esempio, per quanto riguarda la razionalizzazione della spesa pubblica dei Comuni. Quest’ultima rappresenta quella “nuova frontiera” verso la quale una classe politica, coscienziosa e consapevole delle difficoltà economiche del momento, non può non guardare. Uno dei vantaggi del federalismo fiscale, infatti, sarà proprio quello di mettere nelle condizioni i cittadini di controllare meglio, e più da vicino, come vengono spesi i propri soldi. Finirà così il mal vezzo di quelle amministrazioni comunali che sprecano il denaro dei contribuenti, magari sottoscrivendo contratti da nababbi ai loro direttori generali, che invece, con l’introduzione del federalismo fiscale, dovranno contare solo sui propri mezzi economici e quindi comportarsi come fa un buon padre di famiglia. Che la riforma federalista debba anche servire a responsabilizzare gli Enti locali, non lo affermiamo però solo oggi, dopo che il caso del direttore generale di Stezzano è balzato agli onori della cronaca, ma, come principio generale, lo sosteniamo da sempre. Senza voler fare di tutta l’ erba un fascio, e considerando che per un’ amministrazione sprecona ce ne sono tante altre virtuose, deve però sottolineare come nella libera contrattazione tra l’ente locale e il funzionario da ingaggiare, deve esserci un limite che, oltre a rispondere a criteri stabiliti nella legge Bassanini, sia anche proporzionato al bilancio comunale ma, soprattutto, alle necessità dell’ente stesso. In altre parole, un Comune di poco più di diecimila abitanti, non può remunerare un direttore generale con oltre 261mila euro l’anno di stipendio. Anche per questo, quindi, riteniamo che l’adozione da parte del Consiglio dei Ministri di un disegno di legge di delega legislativa, che delinei in primo luogo i principi di carattere generale, diretti a informare lo sviluppo dell’intero sistema di federalismo fiscale, non possa più aspettare oltre.

domenica, settembre 07, 2008

Grumello del Monte: inaugurazione nuovo polo scolastico





Mornico al Serio: inaugurazione nuova Piazza centro storico






Veramente bella. Complimenti a tutti.

venerdì, settembre 05, 2008

Almenno san Bartolomeo: festa Lega Nord






Serata divertentissima. Grazie

Bergamo: inaugurazione fiera agricola di sant'Alessandro





giovedì, settembre 04, 2008

ASPETTANDO CHE IL PD DIVENTI "MAGGIORENNE"

di Giacomo Stucchi
Dal punto di vista della maggioranza sarebbe auspicabile confrontarsi, dentro e fuori il Parlamento, con una opposizione concreta, che guardi alla tanto attesa stagione delle riforme come ad una opportunità, e non come a un campo minato. Non passa giorno, però, senza che questa speranza si trasformi piano piano in un’utopia. Lo stesso segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, non sa più che pesci pigliare. Non c’è un solo tema, all’ordine del giorno dell’agenda politica, dalla sicurezza all’immigrazione, dalle intercettazioni alla riforma della giustizia, che non veda separato, diviso, e forse anche confuso, il suo partito. L’opposizione di centrosinistra, più che pensare alle soluzioni da proporre (in alternativa ai provvedimenti del Governo), è intenta a trovare una propria identità ma anche un vero leader. Al momento, infatti, il Pd non pare disporre né dell’una né dell’altro. Non è un problema di poco conto, e non c’è alcuna malizia politica da parte del sottoscritto, ma tale situazione si ripercuote negativamente al centro come in periferia. Cerco di essere più esplicito. Se la mancanza di una chiara linea politica del Pd, del tutto evidente agli stessi elettori di centrosinistra (che di fatti appaiono oggi più indecisi che mai), a livello parlamentare comporta l’incapacità dell’opposizione di essere propositiva e alternativa, e tutti sappiamo quanto in democrazia sia importante questa funzione, in periferia la défaillance del centrosinistra è addirittura devastante. Perché nelle due Camere, sino ad oggi, la maggioranza, dinanzi all’inconcludenza del Pd, ha potuto comunque assumersi le proprie responsabilità, forte dei numeri; in periferia, invece, cioè nelle Regioni, Province e nei Comuni, non è così. Lì vi sono molte giunte di sinistra, o di centro sinistra, che soffrono moltissimo l’incapacità decisionale del vertice del loro principale partito di riferimento. Tanto da non sapere neppure come comportarsi nell’applicazione di alcuni provvedimenti governativi. Sulla sicurezza, per esempio, è normale che un sindaco di sinistra, per poter ottenere dei risultati concreti nella lotta alla criminalità, dovrà per forza di cose condividere la politica dell’esecutivo, utilizzando quegli strumenti che la maggioranza di centrodestra ha voluto riconoscergli con un apposito provvedimento legislativo. Per fortuna non tutti gli amministratori di sinistra sono indottrinati a tal punto da non vedere al di là del proprio naso e non capire, quindi, che dinanzi a certi problemi non esiste l’appartenenza politica ma soltanto la soluzione del problema stesso. Non è un caso, infatti, se molti sindaci del Pd, soprattutto delle grandi città, da Sergio Chiamparino a Torino, a Massimo Cacciari a Venezia, siano perennemente in rotta di collisione coi vertici del loro partito. Ma, per qualcuno che dimostra un minimo di onestà intellettuale, ma soprattutto di reale interesse per i problemi dei propri concittadini, ce ne stanno molti altri che invece non la pensano così. Questi continuano, per esempio, a tollerare l’accattonaggio nelle strade, i lavavetri agli incroci, il lavoro irregolare, gli affitti in nero agli immigrati senza permesso di soggiorno, e potrei continuare con una miriade di infrazioni alle legge. Che fare allora? In attesa che il Pd si responsabilizzi, e magari diventi politicamente “maggiorenne”, è auspicabile che, almeno in periferia, le autorità locali siano lasciate libere di decidere. Per il Pd, forse sarebbe questo il modo migliore per cominciare a crescere.

mercoledì, settembre 03, 2008

Bolgare: Festa Lega Nord






Una serata bellissima... Grazie.

martedì, settembre 02, 2008

Pontirolo Nuovo: Festa Lega Nord






Una serata piacevolissima. Grazie. Forza Lega

lunedì, settembre 01, 2008

FEDERALISMO, SIA RISPETTATA LA "ROAD MAP"

di Giacomo Stucchi
Questa volta siamo davvero vicini al raggiungimento del nostro principale obiettivo, il federalismo. E’ quanto ho ripetuto più volte, in tutte le feste della Lega alle quali ho partecipato nelle ultime settimane, a chi mi ha chiesto un parere sul futuro delle riforme che, più di ogni altra cosa, ci stanno a cuore. Lo ribadisco, quindi, da queste colonne: il traguardo è vicino, il nostro progetto di “liberare” le regioni del Nord dal centralismo romano, attraverso il riconoscimento di una maggiore autonomia locale, che in futuro non costringa più i Comuni ad elemosinare risorse allo Stato per realizzare delle opere pubbliche, può diventare una realtà. A condizione, però, che si rispettino i tempi e i modi della “road map” del progetto di riforme istituzionali, a suo tempo stabilita. Fa bene, quindi, il nostro segretario federale Umberto Bossi, a tenere alta l’attenzione dei media, ma anche degli alleati, sul rispetto dell’ordine del giorno dell’agenda politica, che vede appunto il federalismo in pole position, affinché nessuno dimentichi neanche per un istante qual è il compito di questo Governo e quali gli obiettivi da raggiungere. Anche se nei primi mesi di vita dell’esecutivo ci si è dovuti occupare delle emergenze ereditate dal Governo Prodi, quali quelle del disastro ambientale in Campania o della situazione di Alitalia, per la soluzione delle quali il premier si era direttamente impegnato in campagna elettorale coi cittadini, ciò non significa che nel frattempo la Lega Nord non abbia inciso, col suo determinante apporto, sull’azione di Palazzo Chigi, anzi è vero esattamente il contrario. Per esempio, sul fronte della sicurezza, con l’approvazione del decreto apposito che contiene, fra l’altro, l’aggravante per i reati commessi dai clandestini, più potere ai sindaci e prefetti, la confisca degli immobili affittati a clandestini, l’utilizzo dei militari nelle grandi città, l’ergastolo per l’omicidio di pubblici ufficiali e la confisca dei beni di origine mafiosa. Tutte misure, insomma, che sono già entrate in vigore e che hanno immediatamente dato ai cittadini la certezza che questo Governo non li abbandona ma, anzi, li protegge mettendo nelle condizioni i sindaci, che più di tutti conoscono le realtà locali, di assumere decisioni determinanti per la sicurezza dei loro concittadini. Il fatto stesso di vedere i militari presidiare i punti nevralgici di alcune città, che negli ultimi tempi erano diventati terra di nessuno, dà ai cittadini l’assicurazione che lo Stato esiste e li tutela. Certo, affinché le misure adottate diano sino in fondo i risultati sperati, occorre del tempo; così come è indispensabile che ognuno delle autorità coinvolte, dai prefetti ai sindaci, dall’autorità giudiziaria alle forze dell’ordine, faccia la sua parte. Se, come siamo certi, tutto ciò accadrà, non passerà ancora molto tempo prima che l’ordine e la sicurezza prevalgano nelle nostre strade. Allo stesso modo, sono certo che il Carroccio, a pochi giorni dalla Festa dei popoli padani di Venezia, possa assumere il solenne impegno a far si che la medesima risolutezza e rapidità, adottate per approvare il decreto sulla sicurezza, siano applicate anche all’iter del provvedimento sul federalismo. Certo, non dipende solo dalla Lega Nord, e comunque si tratta di materie profondamente diverse, anche sul piano istituzionale, ma tuttavia esse hanno un denominatore comune: quello di liberare l’azione amministrativa degli enti locali, quelli cioè più vicini ai cittadini, dai lacci e lacciuoli delle leggi nazionali.