ALTRO CHE ARMAGEDDON, IL PD SEMBRA UN FILM DI MEL BROOKS
di Giacomo Stucchi
Non è un mistero che da quando l'Italicum ha cominciato il suo cammino
parlamentare il sottoscritto non si è appassionato più di tanto alla materia.
Non perché non ritengo la legge elettorale un punto importante, tutt’altro, ma
perché negli ultimi mesi ho sempre pensato che fossero altre le questioni delle
quali il governo si sarebbe dovuto occupare. Penso alle necessità dei cittadini,
dettate dall’emergenza economica, dei lavoratori, dei giovani disoccupati, di
chi si è visto negare il suo diritto di andare in pensione. Per tutte queste
persone la legge elettorale era e rimane l'ultimo dei pensieri; e il governo,
anziché risolvere i loro problemi, ha solo pensato a fare propaganda. Renzi si
è detto soddisfatto del dibattito nel Pd ma la realtà è ben altra. Perchè se
nel più grande partito di governo, con una schiacciante maggioranza in
Parlamento e retto da un presidente-segretario attorniato da tanti suoi
fedelissimi nei gangli vitali delle istituzioni, non si è neppure in grado di
mettersi d'accordo su come riformare il sistema di voto vuol dire che questo
partito, e la sua classe dirigente, non sono all’altezza della situazione. Altro
che Armageddon, ciò che sta avvenendo nel Pd ricorda di più un film di Mel
Brooks. Da questo punto di vista la situazione è davvero grave. E lo dimostrano
anche le dimissioni del capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza che, ancorché
dovessero rientrare a breve, non possono essere che lette come un momento di
grave crisi di identità all'interno del maggior partito di governo. Ci pensino
bene quindi gli elettori prima di dare di nuovo il loro voto a questo partito
che alla guida del Paese non ha risolto uno solo dei tanti problemi ancora sul
tappeto. E se non fosse per la politica monetaria del presidente della Banca
centrale europea Mario Draghi, e di una favorevole congiuntura del costo del
petrolio, oggi staremmo ancor peggio che nel 2011 con la crisi dello spread.
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