Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, settembre 30, 2016

30/09/16 - ROMANO DI LOMBARDIA - Incontro pubblico su Terrorismo Isis Sicurezza




giovedì, settembre 29, 2016

ANNUNCI E PROMESSE PER FAR VINCERE IL SI'


di Giacomo Stucchi
Dopo due anni e mezzo di governo soltanto adesso Matteo Renzi si è accorto che i tagli agli investimenti pubblici hanno frenato lo sviluppo e l’economia del Paese degli ultimi anni. Lo ha detto alla presentazione del piano industriale di Ferrovie, ricordando che il governo ha “sbloccato 18 miliardi di euro e cercato di liberare il più possibile risorse per investimenti” e ha aggiunto che sulle infrastrutture bisogna completare “i cantieri aperti dai governi precedenti”. Ciò che il premier ha omesso di dire, però, è che tra il 2013 e il 2015 il suo governo ha utilizzato le risorse disponibili non per mettere in cantiere strade, ponti o nuove tratte ferroviarie, o semplicemente per una manutenzione delle infrastrutture esistenti, ma per elargire bonus e sgravi a scopi puramente elettorali. Mai e poi mai, infatti, il Pd sarebbe arrivato al 40 per cento, alle ultime elezioni europee, se il governo non avesse “investito” denaro pubblico nell'elargizione dei famosi 80 euro a una platea di contribuenti. Quelle scelte, alla luce dei risultati sull'economia che ristagna, e del Pil che non cresce, dicono che la politica economica di Renzi è fallita. Altro che Ponte sullo Stretto e alta velocità ferroviaria, la verità è che nei prossimi giorni e settimane il presidente del Consiglio continuerà ad elargire promesse a piene mani, cercando di accontentare quante più categorie sociali e quante più parti del Paese possibili, solo per fare campagna elettorale in vista del voto referendario. L’intento del premier non è spiegare i contenuti della riforma (che peraltro più si capisce e meno si condivide) ma conquistare consenso elettorale coi bonus, con la promessa di una pensione anticipata (da pagare però profumatamente, come fosse un mutuo), con l’annuncio di una riduzione dell’Irpef e con molto altro ancora. Insomma, un vasto campionario di misure che hanno un solo obiettivo: portare i cittadini dalla parte del Sì al referendum sulle riforme.

29/09/16 - CONGRESSO REGIONALE AOGOI LOMBARDIA



martedì, settembre 27, 2016

RENZI L'ILLUSIONISTA NON VINCERA'


di Giacomo Stucchi
Svelato l'arcano sulla data del referendum, si voterà il 4 dicembre. Una data non certo casuale, scelta dal premier per portare gli elettori allo sfinimento sul tema delle riforme, avere il tempo di "lavorarsi" il voto degli italiani all'estero (non a caso la Boschi è in missione in Sud America), accontentare qualche categoria di contribuenti con la manovra economica e sperare che nei mesi che mancano al voto succeda qualcosa che possa tornargli utile per risalire la china. E' davvero paradossale, per un governo che ha sempre detto di volere "correre" per fare le cose, che adesso siano necessari altri due mesi per portare i cittadini a votare sulle riforme. La verità è che Renzi sta facendo di tutto per non perdere perché, nonostante il suo funambolismo politico, sa perfettamente che una sconfitta (molto probabile se si fosse votato a breve) non può rimanere senza conseguenze. Il voto referendario, in un modo o nell'altro, segnerà una legislatura che, in tutta onestà, avremmo voluto impiegare per occuparci di problemi più urgenti per i cittadini: dal lavoro che non c’è, nonostante i molti miliardi messi sul piatto dal governo per gli incentivi alle imprese ad assumere, a una seria riduzione della pressione fiscale che non potrà mai esserci senza un reale taglio alla spesa pubblica improduttiva. Avremmo voluto occuparci di tutto questo ma il premier, l’uomo solo al comando, coadiuvato da una maggioranza parlamentare più incline a tutelare i propri interessi che non quelli dei cittadini, ha voluto diversamente. Da questo momento quindi, sino alla prima domenica di dicembre, per tutti gli elettori ogni occasione è buona per informarsi sui contenuti della riforma. Al di là delle singole questioni da tenere in considerazione se passasse questa riforma, che vanno dalla difficoltà di modifica della Costituzione, che richiederebbe il voto di una Camera e di un Senato eletti con leggi completamente diverse, in tempi diversi e da soggetti diversi, alla complicazione dell'articolo 70 sulla funzione legislativa della Costituzione, che attualmente è composto da sole nove parole e che invece nella nuova versione voluta dal duo Renzi-Boschi sarebbe addirittura di 451 parole, il punto è che ogni cittadino ha il dovere di informarsi e di farsi una cognizione di causa. Non bisogna considerare il voto referendario come un adempimento di ordinaria amministrazione, non lo è affatto! Per rendersene conto basti pensare al titolo ingannevole che troveremo, salvo colpi di scena, sulla scheda elettorale annunciata dal presidente del Consiglio in televisione, al continuo balletto sulla data del voto e all’occupazione mediatica che il premier ha già cominciato per perorare la sua causa. Sono i trucchi e trucchetti dell’illusionista Renzi, ma questa volta il gioco di prestigio non riuscirà.

RENZI L'ILLUSIONISTA NON VINCERA'


di Giacomo Stucchi

Svelato l'arcano sulla data del referendum, si voterà il 4 dicembre. Una data non certo casuale, scelta dal premier per portare gli elettori allo sfinimento sul tema delle riforme, avere il tempo di "lavorarsi" il voto degli italiani all'estero (non a caso la Boschi è in missione in Sud America), accontentare qualche categoria di contribuenti con la manovra economica e sperare che nei mesi che mancano al voto succeda qualcosa che possa tornargli utile per risalire la china. E' davvero paradossale, per un governo che ha sempre detto di volere "correre" per fare le cose, che adesso siano necessari altri due mesi per portare i cittadini a votare sulle riforme. La verità è che Renzi sta facendo di tutto per non perdere perché, nonostante il suo funambolismo politico, sa perfettamente che una sconfitta (molto probabile se si fosse votato a breve) non può rimanere senza conseguenze. Il voto referendario, in un modo o nell'altro, segnerà una legislatura che, in tutta onestà, avremmo voluto impiegare per occuparci di problemi più urgenti per i cittadini: dal lavoro che non c’è, nonostante i molti miliardi messi sul piatto dal governo per gli incentivi alle imprese ad assumere, a una seria riduzione della pressione fiscale che non potrà mai esserci senza un reale taglio alla spesa pubblica improduttiva. Avremmo voluto occuparci di tutto questo ma il premier, l’uomo solo al comando, coadiuvato da una maggioranza parlamentare più incline a tutelare i propri interessi che non quelli dei cittadini, ha voluto diversamente. Da questo momento quindi, sino alla prima domenica di dicembre, per tutti gli elettori ogni occasione è buona per informarsi sui contenuti della riforma. Al di là delle singole questioni da tenere in considerazione se passasse questa riforma, che vanno dalla difficoltà di modifica della Costituzione, che richiederebbe il voto di una Camera e di un Senato eletti con leggi completamente diverse, in tempi diversi e da soggetti diversi, alla complicazione dell'articolo 70 sulla funzione legislativa della Costituzione, che attualmente è composto da sole nove parole e che invece nella nuova versione voluta dal duo Renzi-Boschi sarebbe addirittura di 451 parole, il punto è che ogni cittadino ha il dovere di informarsi e di farsi una cognizione di causa. Non bisogna considerare il voto referendario come un adempimento di ordinaria amministrazione, non lo è affatto! Per rendersene conto basti pensare al titolo ingannevole che troveremo, salvo colpi di scena, sulla scheda elettorale annunciata dal presidente del Consiglio in televisione, al continuo balletto sulla data del voto e all’occupazione mediatica che il premier ha già cominciato per perorare la sua causa. Sono i trucchi e trucchetti dell’illusionista Renzi, ma questa volta il gioco di prestigio non riuscirà.

giovedì, settembre 22, 2016

QUELLA LEGGE ELETTORALE PENSATA QUANDO IL PREMIER AVEVA IL VENTO IN POPPA

di Giacomo Stucchi
 
C’è un aspetto nell’attuale situazione politica che rende bene l’idea di quanto sia poco lungimirante l’azione di governo del premier, ma anche di quanto sia schizofrenica l’attività legislativa da lui promossa. Basti pensare all’Italicum, votato nel 2015 con la fiducia e rimesso in discussione con il voto alla Camera sulla mozione presentata dalla maggioranza. Una roba da manicomio, che però si è resa necessaria visto che Renzi ha portato avanti una legge elettorale nata per un sistema parlamentare che ancora non esiste (e che potrebbe non esistere mai, visto che il Sì al referendum costituzionale arranca nei sondaggi), senza preoccuparsi delle possibili conseguenze. Il fatto è che il 40 per cento ottenuto dal Pd alle elezioni europee ha fatto montare la testa al premier che dopo quel risultato ha probabilmente pensato che il vento in poppa non lo avrebbe più abbandonato. Con la minaccia di portare il Paese alle urne anticipate, un epilogo della legislatura che la maggioranza raccogliticcia che lo sostiene ha sempre scansato per il terrore di molti parlamentari di perdere la poltrona, il presidente del Consiglio ha quindi ottenuto la nuova legge elettorale; senza aver però la cornice costituzionale, ovvero il nuovo Senato, per la quale l’Italicum è stato concepito. Il risultato è che se vincesse il No al referendum sulle riforme avremmo due sistemi di voto: uno a doppio turno, con premio di maggioranza e soglia di sbarramento, per la Camera dei Deputati, l’Italicum appunto, e un altro proporzionale, il Consultellum, visto che resterebbe in piedi il Senato così com'è. Insomma, un pasticcio istituzionale che non ha precedenti e che, paradossalmente, renderebbe persino complicato portare il Paese alle urne. Con due sistemi elettorali così diversi, infatti, la probabilità che le elezioni possano determinare due maggioranze diverse nei due rami del Parlamento è più che concreta. Ancora peggio, però, se vincesse il Sì, perchè in quel caso ci ritroveremmo per i prossimi decenni un sistema costituzionale pasticciato e, in virtù del combinato disposto con la nuova legge elettorale, un premier e una maggioranza quasi inamovibili legittimati a fare ogni cosa. Questo capolavoro di ingegneria costituzionale denota solo approssimazione e miopia politica. Anche sul lavoro e sulla mancata crescita del Pil, del resto, tutti i nodi stanno venendo al pettine. A cominciare dai costi degli incentivi alle imprese per le assunzioni, quantificabili in diversi miliardi di euro, che hanno prodotto risultati risibili sul fronte dell’occupazione ma deleteri su quello dei conti pubblici.

22/09/16 - CHIUDUNO - FESTA LEGA NORD





martedì, settembre 20, 2016

SUGLI IMMIGRATI RENZI FA LA VOCE GROSSA CON L'UE MA E' SOLO PER NON AFFONDARE

di Giacomo Stucchi
L'ennesima sconfitta della Merkel alle elezioni locali in Germania, questa volta nella capitale, costituisce per Renzi un preoccupante campanello d'allarme; il vento del nord, che soffia forte a favore di un radicale cambiamento delle leadership europee, non gioca infatti a suo favore. Per due anni e mezzo Renzi ha annuito a tutto quanto il direttorio franco-tedesco ha imposto agli Stati membri dell’Ue, ma adesso che i suoi interlocutori vacillano (oltre alla cancelliera tedesca è in difficoltà anche il presidente francese Hollande, che la maggior parte dei francesi non vorrebbe neppure ricandidato alle prossime elezioni) prenderne le distanze è roba da equilibristi. Una qualità che, però, al presidente del Consiglio non difetta di certo. Al punto che da New York, dove il premier si è recato per partecipare al vertice Onu sull'immigrazione, ha dichiarato che "bisogna evitare che chi viene in Italia in attesa di essere giudicato rifugiato possa passare il tempo senza fare niente perché è questo che crea anche insofferenza"; e ancora, sempre sugli immigrati, che bisogna "farli venire solo se hanno titolo per farlo e favorire interventi in Africa". Insomma, dopo che per due anni e mezzo il governo Renzi non si è mai posto il problema di chi sta a bighellonare nelle nostre città, in attesa di una verifica di uno status da rifugiato che nella maggior parte dei casi non ha e vivendo nel frattempo sulle spalle del contribuente, più che un cambio di rotta a noi pare un’inversione a trecentosessanta gradi! Un così radicale cambio di atteggiamento nei confronti di un problema, che noi della Lega Nord abbiamo sempre giudicato pericoloso sia da un punto di vista sociale sia da quello della sicurezza, si spiega solo con una percezione da parte del premier del pericolo che l’elettorato non gli perdoni di aver preso sottogamba la questione e di essersela lasciata sfuggire di mano. L’impressione quindi è che, dopo i flop su Pil e lavoro, sugli immigrati Renzi stia cercando di fare la voce grossa con l’Ue soprattutto per recuperare consenso elettorale, senza avere però la minima idea di come affrontare seriamente il problema.



venerdì, settembre 16, 2016

16/18 - PONTIDA 2016







giovedì, settembre 15, 2016

CHI HA SCOMMESSO SUL SI' CERCA DI CONDIZIONARE IL VOTO REFERENDARIO

di Giacomo Stucchi
Se intorno al referendum costituzionale non si fosse creato un clima da Armageddon, voluto e fomentato in primis dal presidente del Consiglio, forse oggi si sarebbe potuto vivere con maggiore serenità questo importante passaggio politico. Invece, dall'irruzione a gamba tesa dell'ambasciatore americano a Roma Phillips, al quadro preoccupante descritto da Confindustria lo scorso mese di luglio, che in caso di vittoria del No ha previsto una perdita di 4 punti di prodotto nel periodo 2017-2019 e un debito pubblico destinato a salire fino al 144 per cento del Pil, i tentativi di condizionamento del voto referendario a favore del Sì continuano a essere tanti e variegati. Il fatto è che nei mesi scorsi in tanti, sia nel mondo politico sia in quello economico, hanno scommesso sulla vittoria del Sì. Costoro però non hanno fatto bene i conti con il buon senso dei cittadini che oggi, dopo più di due anni e mezzo di Renzi a Palazzo Chigi, durante i quali non una delle tante promesse fatte dal premier è stata mantenuta, non sono più disposti a firmare deleghe in bianco. La verità è che sulla riforma costituzionale il governo ha sbagliato su tutta la linea: prima nella fase legislativa, abbandonando lo spirito costituente e facendo valere la forza dei numeri in Parlamento; e poi nella comunicazione ai cittadini, ai quali tuttora si sta cercando di far credere che se vincono i No tutto andrà a catafascio. Non è cercando di condizionare l'orientamento del voto referendario in un senso specifico che si fa l’interesse della democrazia. Basti pensare all’informazione della Rai che da settimane, prima, durante e dopo la pausa estiva, martella in continuazione sulle ragioni del Sì; e si guarda bene, però, dallo stigmatizzare il fatto che ad oggi non esiste ancora nessuna certezza su quando celebrare il referendum sulle riforme. Un fatto, quest’ultimo, che da solo la dice lunga sui timori del governo. Dall’esito del referendum, infatti, difficilmente potrà prescindere il destino politico di Renzi.

martedì, settembre 13, 2016

L'APE SOLO UNO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE

di Giacomo Stucchi
Al di là dei numeri sulla disoccupazione, sia che ci si riferisca a quelli del Ministero del Lavoro sia a quelli forniti dall'Istat, il dato preoccupante per la nostra economia è la stagnazione. La mancanza di crescita, che nel nostro Paese rimane allo zero virgola, non può che portare a scarsissimi risultati sul fronte dell’occupazione. Il lavoro, infatti, non si crea con un provvedimento legislativo, ancorché costosissimo come lo è stato quello sugli incentivi alle imprese per le assunzioni approvato dal governo Renzi, ma creando le condizioni per la crescita. Sul fronte del lavoro, quindi, la realtà è quella di un Paese dove i disoccupati restano a una cifra record e i pochi fortunati che trovano un lavoro non possono dire di averlo per sempre. Sul fronte delle pensioni, invece, il motore della propaganda del governo gira a tutto regime. Messa definitivamente da parte ogni ipotesi di riduzione dell’Irpef, il governo rilancia sulla pensione anticipata e ritrova l’intesa coi sindacati dopo mesi e mesi di forti contrasti. Si tratta di una coincidenza? Direi proprio di no. L’Ape, che si annuncia già molto onerosa per coloro che la volessero utilizzare, per lasciare il lavoro in anticipo rispetto agli assurdi parametri della legge Fornero, sembra più dettata dall'esigenza del governo di mettere sul piatto del confronto con i sindacati qualcosa di diverso dall'immobilismo degli ultimi tempi che non una soluzione concreta per i lavoratori. Che dovrebbero pagare per poter avere riconosciuto il loro diritto di andare in pensione! Si parla di una fase sperimentale ma la verità è che per i diretti interessati ricorrere a un siffatto sistema sarebbe fortemente penalizzante. La sensazione, quindi, è che Renzi abbia solo messo sul piatto della competizione elettorale qualcosa che possa dargli un minimo di consenso nella campagna elettorale referendaria. Uno specchietto per le allodole, insomma, per favorire i Sì dati in svantaggio da tutti i sondaggi.

domenica, settembre 11, 2016

11/09/16 - PIETRASANTA (LU) - FESTA VERSILIANA





giovedì, settembre 08, 2016

LE PROMESSE DI RENZI CI COSTERANNO MOLTO CARE

di Giacomo Stucchi
Ci mancavano solo i super banchieri di Goldman Sachs, dopo quelli di Jp Morgan, a fornire la loro opinione a favore del Sì al referendum costituzionale, facendo capire che se vincessero i No sarebbero guai seri per il futuro di Monte dei Paschi. Una mano tesa al premier, in un modo neppure tanto velato, per venire incontro al presidente del Consiglio che si trova in un momento di grossa difficoltà. L’unico motivo di soddisfazione per il premier, non certo però per i cittadini interessati, sono infatti le prime mosse del M5S alla guida del Campidoglio; un fatto che, sta riempiendo le prime pagine dei giornali e i telegiornali mettendo così in secondo piano i fallimenti del governo Renzi. A cominciare da quelli in economia con la revisione al ribasso delle stime di crescita, con un modesto e desolante 0,8 % per l’anno in corso e 1,1 per il 2017; e con un debito pubblico che non comincerà a ridursi in rapporto al Pil , come invece indicato dal Def di aprile. Insomma, non una delle previsioni del governo è stata azzeccata e se a questo si aggiunge l’incertezza legata alla flessibilità che la Commissione Ue sarà disposta ad accordare ai nostri conti pubblici, si comprende facilmente come tutti gli annunci fatti in questi giorni dal premier assomigliano più all’aria fritta che non a fatti concreti. Persino il contratto degli impiegati statali, sul quale da anni i vari governi tecnici e di sinistra hanno glissato, torna ora al centro del dibattito; insieme alla sterilizzazione dell’aumento dell’Iva di 2 punti dal 1° gennaio 2017, all’aumento delle pensioni minime, all’anticipo pensionistico, alle risorse per i contratti pubblici, all’intervento sulle partite Iva, al bonus scuola bis, alla “flat tax” per circa mezzo milione di imprese artigiane e commerciali, e molto altro ancora. Tutte misure che, per essere attuate, devono essere finanziate con decine di miliardi di euro che però non essendo nelle disponibilità del governo non potranno che portare ad un inevitabile aumento del deficit. In che misura lo vedremo ma è certo che, la politica del governo di mettere nella legge di Stabilità tutto quanto può servire ad intercettare consensi elettorali utili a far vincere il Sì, ce la farà pagare molto cara.

mercoledì, settembre 07, 2016

07/09/16 - POLONIA - Forum Economico Europeo - Incontro con 350 giovani Leaders di tutto il vecchio continente


martedì, settembre 06, 2016

LE MOSSE DI PALAZZO CHIGI PER FAR VINCERE IL SI'

di Giacomo Stucchi
L’incertezza sulla data del voto referendario è sospetta. Sino a un pò di tempo fa, quando Renzi e i suoi ministri davano per scontato la vittoria del Sì, sembrava che già ai primi di ottobre i cittadini sarebbero stati chiamati al voto, mentre adesso si parla addirittura di dicembre. Ma perché posticipare il voto se comunque, prima o poi, questo passaggio dovrà essere consumato? Atteso che è davvero difficile spersonalizzare il referendum, dopo che lo stesso premier ha “avvelenato i pozzi” del dibattito referendario e non solo, la sensazione è che Renzi temendo le conseguenze di una possibile vittoria del No voglia fare di tutto per scongiurare questa evenienza. Si spiegherebbe così la solita politica renziana degli annunci che questa volta riguarderebbe però il fronte delle pensioni. Con la promessa della cosiddetta quattordicesima allargata ad almeno un altro milione di pensionati e una no tax area Irpef che arrivi per questa categoria di contribuenti a 8 mila euro, il governo tenterebbe di ingraziarsi i favori elettorali di questi cittadini già con la prossima legge di Stabilità. Posticipare il voto referendario a dicembre darebbe il tempo a Palazzo Chigi di incardinare il provvedimento sulle pensioni e cercare così di conquistare nuovi consensi elettorali. Insomma, una replica di quanto già fatto alle elezioni europee del 2014 con il famoso bonus degli 80 euro a una platea di beneficiari. L’impressione, però, è che questa volta il giochetto potrebbe non riuscire; e almeno per un paio di ragioni. La prima riguarda i contenuti del quesito referendario. I ministri e lo stesso premier continuano a ripetere di volere parlare del merito della riforma stessa. Ma più si entra nello specifico, anche per effetto di pubblicazioni, articoli e convegni sul tema, più i cittadini dimostrano di non gradire la riforma varata dal governo; e votata in Parlamento, non dimentichiamolo, da una maggioranza raccogliticcia la cui unica preoccupazione era quella di scongiurare le elezioni anticipate minacciate di continuo da Renzi. La seconda ragione, invece, che denota la saggezza che i cittadini hanno a prescindere dalla propaganda governativa, consiste nell’opinione ormai diffusa di non ritenere prioritaria questa riforma rispetto a tutti i problemi del Paese. Una tendenza, quest’ultima, già esistente nei mesi scorsi nell’opinione pubblica ma accentuatasi negli ultimi giorni.

AL FORUM ECONOMICO EUROPEO (Krynica Zdrój) SI DISCUTE SU INTELLIGENCE E SICUREZZA

venerdì, settembre 02, 2016

02/09/16 - PONTIROLO - FESTA LEGA NORD




giovedì, settembre 01, 2016

IL PAESE E' NEI GUAI MA RENZI NON RINUNCIA ALLA PROPAGANDA

di Giacomo Stucchi
Da Ventotene a Maranello si susseguono gli incontri tra la Merkel e Renzi, ma non è dato sapere né le cose che i due premier si dicono in concreto né il perché questi incontri si continuino a tenere nonostante gli stessi non producano nessun effetto positivo. La sensazione è che i due navighino a vista e non sappiano più qual è la rotta da seguire, né per le politiche nei loro rispettivi paesi né per quelle dell’Ue. Renzi ha messo in rete delle nuove slides per magnificare i suoi prima trenta mesi al governo, ma mentre il premier continua a elogiarsi i cittadini constatano ogni giorno sulla loro pelle i fallimenti dell’esecutivo. Il presidente del Consiglio parla di una politica di riduzione delle tasse già in atto e di quella prossima a venire, della crescita del Pil e della diminuzione del deficit; ma si tratta di stime e previsioni alle quali non crede più nessuno. Persino nella tragica vicenda del terremoto del centro Italia Renzi non smentisce il suo doppiogiochismo, così prima chiede la collaborazione a tutte le forze politiche e poi nomina un Commissario straordinario di Governo alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 24 agosto, Vasco Errani, scelto più sulla base delle convenienze e delle opportunità del Pd che non nell’interesse concreto dei cittadini. Spiace dover sottolineare queste cose nei momenti tragici che stiamo vivendo in questi giorni ma il premier dimostra sempre più di non essere all’altezza della situazione, né nella gestione dell’ordinaria amministrazione né in quella dettata dall’emergenza. Che non è solo legata al terremoto. Nelle ultime ore, infatti, sono passati quasi in sordina i massicci sbarchi di immigrati sulle nostre coste. Si tratta di numeri importanti che si aggiungono agli oltre 145mila immigrati che, secondo i dati forniti dal Viminale, vengono già ospitati nella varie strutture, mettendole al collasso sia sotto il profilo della capacità di accoglienza sia sotto quello della sicurezza. Al di là degli spot che continuano ad essere un mezzo di propaganda utilizzato da questo governo, come se le persone avessero le fette di salame sugli occhi, cosa intende fare di concreto Palazzo Chigi per affrontare davvero i problemi del Paese?

01/09/16 - CREMA - CENA DEL MOVIMENTO DEL MALATOa torta




01/09/16 - SOMMA LOMBARDO - FESTA LEGA NORD