Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, marzo 31, 2016

QUEI DOSSIER IRRISOLTI CHE DESTANO PREOCCUPAZIONE

di Giacomo Stucchi
A dispetto della propaganda renziana che narra di un Paese rinvigorito dall'azione di governo, sia nella politica interna sia in quella estera, in realtà è proprio sui dossier internazionali che l’azione del governo appare più deficitaria. Dalla vicenda dei fucilieri di Marina, ereditata dall’esecutivo precedente ma che il governo a più di due anni dal suo insediamento non è ancora stato in grado di risolvere, al caso di Giulio Regeni, con l’intollerabile stillicidio di bugie da parte delle autorità egiziane che denotano anche una scarsa considerazione di quel governo per la leadership di casa nostra, dalla questione dei flussi migratori allo scenario libico, l’inerzia del governo desta preoccupazione. Che diventa allarme dinanzi alle cifre degli sbarchi che nei primi mesi dell'anno sono già da record; e che non potranno che aumentare visto che sono centinaia di migliaia le persone dall’altra parte del Mediterraneo pronte a partire. L'arrivo della bella stagione e la chiusura della rotta balcanica hanno consentito, come ampiamente prevedibile, che in poco tempo il tratto di Mediterraneo che separa le nostre coste dal Nord Africa fosse attraversato da numerose imbarcazioni con a bordo migliaia di immigrati. Il loro numero diventa sempre più rilevante e, parallelamente, aumentano le difficoltà delle nostre strutture di accoglienza già messe a dura prova a causa di un’inconcludente politica dell’Ue che abbandona al suo destino gli Stati rivieraschi, salvo poi elargire loro risorse economiche insignificanti. Queste persone scappano tutte dalla guerra e quindi godono tutte dello status di rifugiati? Chiaramente no, ma il punto è che una volta entrati nel nostro Paese dobbiamo accertare la loro identità e il loro status e per farlo, purtroppo, si impiegano molti mesi. Cosa facciamo, allora, li accogliamo tutti? Magari in ossequio al quel falso buonismo della sinistra che sull’immigrazione fa la politica dello struzzo? La drammaticità di una situazione che sta sfuggendo di mano è chiara a tutte le persone di buon senso, tranne che al presidente del Consiglio e al suo governo.

mercoledì, marzo 30, 2016

INTERVISTA RADIO 105

BENVENUTI NELLA GIUNGLA

Entra nella Giungla il Presidente del Copasir il Comitato Parlamentare sui servizi segreti Giacomo Stucchi

http://www.105.net/audio/benvenuti-nella-giungla/202413/On--Giacomo-Stucchi--.html

giovedì, marzo 24, 2016

SULLA SICUREZZA NIENTE E' PIU' COME PRIMA

di Giacomo Stucchi
La sicurezza oggi deve fare i conti con un nemico reale che va combattuto, sia a livello simmetrico che asimmetrico. Quindi con “offensive”, come se fosse una vera contrapposizione bellica, ma anche con un'azione di prevenzione delle azioni asimmetriche, che sono poi gli attentati. Purtroppo, invece, a livello europeo si discute ancora sulla necessità di un maggiore coordinamento tra l'intelligence e le forze di sicurezza, mentre il governo Renzi insiste con gli investimenti sulla cultura che, ancorché lodevoli, non possono certo risolvere il problema della sicurezza. A cominciare dai ghetti delle nostre città dove vivono persone che non parlano la nostra lingua e non conoscono e rispettano la nostra legge. Non sono bastati gli attentati di Madrid, Londra Parigi e adesso anche quelli di Bruxelles, per convincere chi di dovere a cambiare atteggiamento per tutelare gli interessi e la sicurezza di tutti. In questa grave lacuna il fondamentalismo islamico si è incuneato e minaccia ora, dall'interno delle nostre comunità, l'incolumità stessa dei cittadini europei. Che, certo, non possono essere costretti a stravolgere le loro abitudini o cambiare lo stile di vita per paura degli atti terroristici. Questo piuttosto è l'obiettivo di Daesh, che ci vuole imporre con la paura una sorta di impossibilità di vivere. Bisogna fare quel che si è sempre fatto, magari con maggiore attenzione e segnalando alle forze dell'ordine ogni cosa sospetta. Non di certo come in Belgio, però, dove i troppi errori commessi sul piano delle sicurezza sono costati la vita a molte persone. Una defaillance inammissibile che non può più ripetersi. Così come è davvero inaccettabile che l’Europa non sappia porre un freno a questa deriva stragista e perda tempo prezioso persino per attuare il regolamento sullo scambio dei dati sui biglietti aerei. Su questo tipo di integrazione europea sono direttamente i governi a doverne rispondere e non gli organi comunitari, spetta alle cancellerie trovare il modo di far si che l'Europa non sia un terreno fertile per Daesh. Speriamo, quindi, di non assistere all'ennesimo inutile vertice europeo ma che ci sia qualcosa di più concreto.

lunedì, marzo 21, 2016

21/03/16 - BERGAMO - Università - Convegno su problemi Università e Ricerca



venerdì, marzo 18, 2016

18/03/16 - BRIGNANO GERA D'ADDA - Incontro pubblico Lega Nord



giovedì, marzo 17, 2016

RIDOTTE LE DECONTRIBUZIONI IL JOBS ACT SERVE A POCO

di Giacomo Stucchi
Il governo Renzi ha impegnato nel 2015 oltre 13 miliardi di euro per finanziare la decontribuzione dei nuovi contratti a tempo indeterminato, quelli nati dopo la sostanziale abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Com'è noto, per gli assunti dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015, il datore di lavoro privato è stato esentato dal pagamento dei contributi previdenziali per i tre anni successivi alla data di assunzione. La decontribuzione è stata calcolata in 8.060 euro all’anno di contributi pagati dallo Stato anziché dal datore di lavoro. Questa politica, molto onerosa per le casse dello Stato, e quindi per le tasche dei cittadini che con le tasse lo finanziano, ha portato le aziende ad assumere ma guardando con un occhio alla convenienza della decontribuzione e con l’altro alla possibilità di poter licenziare più facilmente con le nuove norme contenute nel contratto a tutele crescenti. Il governo, per incentivare le imprese ad assumere, aveva promesso la proroga triennale della decontribuzione ma poi, come spesso accade all’esecutivo guidato da Renzi, si è rimangiato tutto e conti alla mano, verificata l’impossibilità di poter continuare a finanziare gli incentivi all’occupazione, ha deciso per una proroga al ribasso. Il risultato è che, come evidenziato dai dati forniti dall'Inps, le assunzioni (attivate da datori di lavoro privati) a gennaio 2016 sono risultate 407.000, con un calo di 120.000 unità (–23%) sul gennaio 2015 e 94.000 unità (-18%) sul gennaio 2014. I nuovi posti di lavoro, quindi, che il premier continua a magnificare come effetto strabiliante del Jobs Act , si devono quindi in gran parte agli sgravi sui contributi. I nostri dubbi espressi a suo tempo sull’efficacia dello strumento inventato dal governo per drogare il mercato del lavoro, senza però risolvere davvero il dramma della disoccupazione del nostro Paese, si stanno rivelando fondati. Il solito fumo negli occhi renziano che, temiamo, non mancherà di dispiegare altre spiacevoli conseguenze in futuro.

17/03/16 - Convegno intelligence economica Università Tor Vergata


mercoledì, marzo 16, 2016

QUEI NUMERI CHE DANNO FASTIDIO AL GOVERNO RENZI

di Giacomo Stucchi
Le ultime cifre fornite dalla Banca d’Italia e dall’Istat mettono in chiaro come la situazione economica del nostro Paese sia ben lontana dalla fantasmagoriche slides tanto care al presidente del Consiglio ma buone solo a fare della propaganda. Da un lato, infatti, si certifica l’aumento di 21 miliardi del debito delle amministrazioni pubbliche, che tocca così la stratosferica quota di 2.191,5 miliardi, dall’altro lato, invece, si conferma che a febbraio l’economia è tornata in deflazione con una diminuzione dei prezzi al consumo dello 0,3% su base annua, il più ampio da oltre un anno, e una riduzione dello 0,2% anche su base mensile. Inoltre, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato, che in gennaio sono state pari a 34,2 miliardi, sono in aumento rispetto allo stesso mese del 2015. Insomma, lo Stato continua a indebitarsi e a finanziarlo sono sempre più le tasche dei cittadini che, difatti, spendono e consumano poco perché rimane loro solo una minima parte del reddito dopo aver pagato le tasse. Questa è l’Italia di Renzi, altro che “cambio di passo” e “ripartenza”! Qui siamo alle solite, con uno Stato centralista e spendaccione che, per colpa di un governo incapace, non è in grado di razionalizzare la spesa e amministrare come si deve la montagna di miliardi che i cittadini versano ogni anno nelle sue casse; rinunciando a fare acquisti, un viaggio o, in alcuni casi, anche delle cure sanitarie. La buona qualità della vita, insomma, che ognuno ha il diritto di avere, diventa solo una chimera. Perché la realtà è data dai numeri “veri” che, si sa, danno fastidio al governo perché “disturbano” la narrazione renziana di un Paese che va a gonfie vele e fotografano, invece, un’allegra gestione dei conti pubblici che, prima o poi, ci farà sbattere contro un muro.

giovedì, marzo 10, 2016

IN LIBIA IL TEMPO NON GIOCA A NOSTRO FAVORE


di Giacomo Stucchi

La politica del governo Renzi sulla Libia, dove tra i tanti problemi c'è anche quello di una concreta minaccia terroristica, è sufficiente a farci dormire sonni tranquilli? L’impressione è che non lo sia. Anche perché dalla Libia, chiusa la rotta balcanica e con l’arrivo della bella stagione che porta con sé condizioni di mare favorevoli, potrebbero partire decine di migliaia di immigrati. Con gli Stati europei che ripristinano i controlli alle frontiere, e soprattutto dopo gli annunci di Slovenia e Serbia di chiudere le proprie frontiere nazionali, appare infatti probabile la possibilità, in modo esponenziale e in poco tempo, di un dirottamento dei flussi migratori verso l'Albania e quindi un aumento di quelli verso l'Italia. Per scongiurare che questo accada, quindi, bisogna fare qualcosa proprio in Libia. Tenendo presente che si tratta di un Paese nel caos, dove quasi non esiste autorità costituita con la quale poter interloquire stabilmente. Auspicare che questa situazione possa cambiare nel medio o nel breve periodo, con il lavoro diplomatico condotto a più livelli e con un processo di stabilizzazione che porti a un governo di unità nazionale libico, è giusto ma potrebbe non bastare. In quella parte del Mediterraneo, infatti, è proprio il tempo che non gioca a nostro favore, perché più passano le settimane più la situazione si complica. Nel senso che quelle poche autorità riconosciute ancora esistenti possono essere sopraffatte in qualsiasi momento da milizie fuori controllo o, peggio, da quelle vicine all’Isis. In questa malaugurata circostanza noi avremmo allora scarse possibilità di mediazione o di rapido intervento. La sensazione, quindi, è che continuare a subordinare ogni tipo di intervento a una richiesta ufficiale da parte di un'autorità nazionale libica, che deve ancora costituirsi, sia un pò come nascondere la testa sotto la sabbia; e questa politica dello struzzo potrebbe costarci molto cara.

martedì, marzo 08, 2016

L'UE TRATTA CON LA TURCHIA COME FOSSE A UN SUK


di Giacomo Stucchi

Mentre il premier Renzi regala ai suoi colleghi europei una copia del dvd di Fuocoammare, il film di Gianfranco Rosi sui migranti, la Turchia va avanti con il suo ricatto all’Ue e tiene sotto scacco gli Stati membri. Infatti, dopo ore e ore di incontri, i capi di Stato e di governo dell'Unione europea hanno deciso soltanto di continuare a negoziare nei prossimi giorni sulle proposte del premier turco Ahmet Davutoglu per arrivare a un accordo sulla gestione comune dell'emergenza profughi. L’impressione, però, è che Ankara intenda trarre più di un vantaggio dalla crisi dei migranti: di natura politica, obbligando l’Ue ad accelerare sull’ingresso della Turchia nell’Unione, ma anche economica cercando di ottenere ulteriori finanziamenti, altri tre miliardi oltre ai tre già previsti. Dinanzi a tanta spregiudicatezza dei turchi la sensazione è che l’Ue, gigante economico ma nano politico e militare, porti avanti le trattative con la Turchia come un turista occidentale farebbe a un suk arabo per l’acquisto di un tappeto. Ciò che inoltre non sembra essere ben chiaro ad alcuni leader europei è che, oltre a subire il ricatto della Turchia, se non si difendono le frontiere esterne dell'Unione, diventa una lotta tra Stati per la difesa di quelle interne. Non so se questo sia il vero obiettivo dei turchi per mettere in difficoltà l'Europa ma, di certo, nulla esclude che dando adesso dei soldi alla Turchia questa in futuro non ne chiederà degli altri. Tra i punti oggetto di trattativa ci sono poi quello di far rientrare, a spese dell'UE, tutti i nuovi migranti irregolari che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche; far sì che, per ogni siriano che la Turchia riammette dalle isole greche, un altro siriano sia reinsediato dalla Turchia negli Stati membri dell'UE, nel quadro degli impegni esistenti; e accelerare l'attuazione della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti con tutti gli Stati membri in vista della soppressione dell'obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro la fine del giugno 2016. Ora, chi può escludere del tutto la possibilità che la Turchia abbia rilasciato il passaporto non solo a siriani pacifici e per bene ma anche a qualche soggetto poco raccomandabile, che è meglio rimanga fuori dall’Ue?

mercoledì, marzo 02, 2016

I GIOCHI DI PRESTIGIO SULLE TASSE NON SERVONO A NIENTE

di Giacomo Stucchi
L’eco dell’ultima dichiarazione ad effetto del governo sul taglio dell'Irpef nel 2017 ha resistito solo lo spazio di un giorno. Questo, infatti, è il periodo di tempo intercorso tra le parole del vice ministro all’Economia, Enrico Morando, che con squilli di tromba ha dato per possibile un intervento per ridurre le tasse già il prossimo anno, e quelle del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che invece si è affrettato a smentirlo precisando che, per ora, un taglio dell’Irpef semplicemente “non c’é”. Dichiarazioni e controdichiarazioni che, oltre a creare disorientamento nell’opinione pubblica, danno un’idea della confusione che regna nel governo. Se non fosse, poi, per la delicatezza della materia, verrebbe quasi da ridere per altre dichiarazioni, questa volta del presidente del Consiglio in persona, che si compiace con sé stesso per la crescita del Pil dello 0,8% quando la previsione del Def, scritto dal governo che lui presiede, era dello 0,9%; e in ogni caso siamo sempre allo zero virgola, altro che ripresa! Comunque, anche se nell'esecutivo non ne azzeccano una, constatiamo con piacere che il suggerimento della Lega Nord di abbassare le tasse viene finalmente virtualmente condiviso. Ma c'è una condizione dalla quale non si può prescindere, affinché una seria riduzione della tassazione fiscale possa finalmente concretizzarsi, ed è quella di non fare i giochi di prestigio con le tasse. Togliere da una parte per poi aggiungere da un'altra, come sta facendo Renzi, non solo non serve a niente ma rischia di essere anche controproducente per la ripresa dell’economia reale. Provvedimenti come il taglio della tassa sulla prima casa vanno bene; ma se vengono finanziati con la riduzione delle risorse agli enti locali, che poi sono costretti ad aumentare le tasse sul territorio, e con tutta una serie di limitazioni alle famiglie, penso per esempio alla riforma del modello Isee, si dà solo l'impressione di abbassare il carico fiscale ma, in realtà, si impedisce una vera riduzione della tassazione.