venerdì, novembre 30, 2012
giovedì, novembre 29, 2012
MONTI SPARTIACQUE TRA IL RIFORMISMO FEDERALISTA E IL RITORNO DELL'ASSISTENZIALISMO
di Giacomo Stucchi
Se c'è una cosa che ha caratterizzato l'azione del
governo in carica è quella di avere affossato il Nord, le sue aziende e i suoi
cittadini, ma soprattutto di aver messo le autonomie locali nelle condizioni
peggiori per assolvere la loro funzione di prestatori di servizi pubblici. Il
governo Monti segna uno spartiacque tra la cultura del riformismo, in
particolare federalista, portato avanti dalla Lega Nord e quella
dell'assistenzialismo che speravamo sepolta per sempre. Alla faccia del
risanamento economico, obiettivo sul quale il governo dei Professori ha
decisamente fallito, non c'è un solo provvedimento dell'esecutivo, approvato in
questi mesi, che non abbia contribuito a scavare nella già profonda voragine del
debito pubblico. Il dibattito in Parlamento per l'approvazione del decreto sui
costi della politica, giusto per restare all'attualità, ha messo in chiara
evidenza la matrice assistenzialista che accomuna governo e maggioranza e che
porterà, ancora una volta, le realtà territoriali più sane e virtuose a dover
pagare per le inefficienze amministrative di altri. In particolare, alcune norme
del suddetto decreto prevedono più soldi ai Comuni in rosso, ed un anticipo di
50 milioni alle Regioni con squilibri finanziari. Qui non si tratta di nord o
sud, e specificarlo non è mai superfluo, ma di incapacità, o peggio di
incoscienza, da parte di amministratori che hanno assolto nel peggiore modo
possibile al mandato affidatogli dai loro concittadini e che adesso, ironia
della sorte, vengono quasi premiati dal governo con anticipazioni economiche. Ad
andare a farsi benedire quindi non solo i soldi dei contribuenti, cosa di per sé
già gravissima considerati i sacrifici economici chiesti ai cittadini, ma anche
la speranza di cambiamento che negli ultimi dieci anni aveva visto nella
responsabilizzazione degli enti locali, principio cardine del nostro federalismo
fiscale, un concreta possibilità di attuazione. Oggi come allora, però, l'unico
modo per chiudere i rubinetti della cattiva spesa pubblica del governo centrale
rimane quello di lasciare sul territorio le risorse prodotte, affinché i
cittadini possano controllarne il loro giusto utilizzo ma anche per toglierle
dalle grinfie dei partiti romani e di uno Stato sprecone. Purtroppo il governo
Monti, e la strana maggioranza che lo appoggia, vanno nella direzione
esattamente contraria. Come si può constatate, seguendo anche l'iter
parlamentare dei vari provvedimenti legislativi, quando si tratta di allargare i
cordoni della borsa E USARE I SOLDI DEL NORD per elargire denaro pubblico, a chi
dovrebbe invece rispondere per averlo sperperato a piene mani, Pd e Pdl si
ritrovano alla grande.
martedì, novembre 27, 2012
STIME DELL'OCSE E CONSENSO POPOLARE IN PICCHIATA PER IL GOVERNO DEI PROFESSORI
Le stime dell'Ocse sulla crescita dell'economia, decisamente più pessimistiche
di quelle del governo, non ci fanno certo dormire sonni tranquilli ma non ci
sorprendono. Da mesi la Lega Nord infatti mette in guardia le forze sociali ed
economiche sulle inevitabili conseguenze recessive della politica del governo,
che non possono fare altro che contrarre il Pil con ricadute negative su
occupazione, salari e prezzi, e adesso tutti i nodi stanno venendo al pettine.
La disoccupazione, con una previsione dell'Ocse di circa il 12% entro il 2014
(un dato che tuttavia non dà l'idea della sua drammaticità se non lo si spalma
sulle diverse realtà territoriali e nelle diverse fasce d'età), è in particolare
il fronte più drammatico di una crisi economica dai risvolti sociali
imprevedibili. Come si sta vedendo del resto con le manifestazioni che si
susseguono ogni giorno e che vedono scendere in piazza un pò tutte le categorie
sociali, dagli operai agli studenti, dagli impiegati della pubblica
amministrazione a quelli delle aziende private, per alzare ovunque un grido di
protesta contro la politica economica e sociale di questo governo. Il fatto è
che sino a quando le imprese del Nord hanno potuto continuare a produrre
ricchezza (e tirare la carretta per tutti!) l'economia in qualche modo è andata
avanti, ma adesso il nostro tessuto produttivo si trova doppiamente penalizzato,
dalla crisi dei consumi e dalla politica vessatoria imposta dal governo, e
quindi le aziende chiudono e gli operari vanno in cassa integrazione Una miscela
esplosiva che sta facendo affogare cittadini e imprese. Non fanno sperare poi in
un miglioramento le riforme, in particolare quella del lavoro, varate da Palazzo
Chigi che anziché incoraggiare le imprese ad assumere sortiscono l'effetto
contrario. La verità è che l'unico risultato ottenuto da questo governo dei
Professori è quello di averci sottomesso completamente alle politiche di rigore
di Bruxelles, senza peraltro avere prima provveduto a mettere un po' d'ordine in
casa propria. Se solo si fosse portato a compimento, per esempio, la nostra
riforma federalista (che tra l'altro prevedeva l'adozione dei costi standard
nella pubblica amministrazione) probabilmente oggi avremmo avuto dei risparmi
significativi sul fronte della spesa pubblica, anziché l'ennesima impennata.
L'elenco delle occasioni perdute da parte di questo governo (che ha potuto
disporre di una maggioranza parlamentare senza precedenti) è comunque molto
lungo, al punto che nemmeno la propaganda di certi organi di stampa e delle
forze politiche pro-Monti, che comunque sembrano perdere sempre più appeal sia
in Parlamento sia tra la gente comune, possono del tutto ignorarlo. D'altra
parte se neppure la recente discesa in campo del partito più vicino a Monti,
quello voluto da Luca Cordero di Montezemolo, è riuscito nell'intento di creare
consenso popolare intorno al Professore, è segno evidente che si tratta di una
battaglia già persa. E manca ancora l'ultima rata dell'Imu!
lunedì, novembre 26, 2012
giovedì, novembre 22, 2012
LA PROTESTA DEI COMUNI E' UNA BATTAGLIA PER LA SOPRAVVIVENZA
Non è un caso se la protesta dei mille sindaci promossa dall'Anci si sia mossa
proprio da Milano, ovvero da quel punto di riferimento, politico, sociale ed
economico, che è sempre stato il capoluogo lombardo. Una città che peraltro,
insieme a moltissime altre del Nord, sta pagando conseguenze gravissime in
termini sociali ed economici a causa di un governo che adotta solo provvedimenti
centralisti e vessatori. E' chiaro che quando per far quadrare i conti si spinge
sempre più l'acceleratore sulla pressione fiscale, senza mai porre un freno agli
sprechi e alla spesa pubblica dell'amministrazione centrale, a pagare di più
sono quei territori, quei cittadini e quegli enti che più lavorano e più
producono. La protesta dei sindaci, che potrebbe continuare con altre clamorose
iniziative qualora nella legge di Stabilità, nel suo passaggio al Senato, non
vengano adottate alcune modifiche a favore dei Comuni, è perciò legittima,
condivisibile e quanto mai opportuna. Anche perché i partiti della strana
maggioranza continuano a votare ad oltranza la fiducia al governo dei tecnici
(qualsiasi provvedimento legislativo questi porti al vaglio del Parlamento), non
rendendosi conto però di assumersi così delle enormi responsabilità per le
conseguenze che tali provvedimenti di legge hanno nel medio e nel lungo periodo.
I cittadini del resto ne hanno già viste troppe, sul fronte fiscale,
previdenziale e sociale, per dover sopportare anche un ulteriore stretta alle
autonomie locali, gli enti che più degli altri sono vicini alle istanze e alle
necessità della gente. Costretti a fare gli esattori per conto dello Stato
centrale, cui viene trasferito gran parte del gettito dell'Imu (che di
municipale però ha solo il nome), gli enti locali sono anche obbligati a
rispettare i vincoli del patto di Stabilità che impedisce loro di investire e
pagare le imprese e che, dal 2013, verrà esteso anche ai municipi sotto i 5.000
abitanti. Un'ingiustizia intollerabile soprattutto per quei Comuni virtuosi, in
gran parte al Nord, che non possono spendere le risorse che hanno in cassa. A
fronte dei continui tagli nei trasferimenti a causa della sovrastima del gettito
Imu, la soluzione che il governo dei tecnici offre ai Comuni, per continuare a
garantire i servizi ai cittadini, è molto simile alla beffa e consiste nel
costringerli ad aumentare la pressione fiscale a livello locale. Dinanzi a tale
situazione insostenibile i partiti che sostengono il governo, probabilmente
troppo impegnati a celebrare le loro rispettive primarie, che più che un segno
di democrazia interna sembrano essere diventate delle vere e proprie lotte
intestine per la conquista del potere, rimangono del tutto indifferenti.
martedì, novembre 20, 2012
LONTANI DAI GATTOPARDISMI, VICINI AL NOSTRO TERRITORIO
di Giacomo Stucchi
L'attuale momento di crisi politica e istituzionale, che sta attraversando il sistema dei partiti romani, non può che fare da moltiplicatore di impegno e volontà per tutti noi nel portare avanti con forza e con vigore il nostro progetto di una Lombardia che sia finalmente a guida leghista e che guardi all'Euroregione del Nord, "primo tassello - come sostiene il nostro Segretario Federale e candidato alla presidenza della regione lombarda, Roberto Maroni - verso una nuova Europa dei popoli, l'Europa che vogliamo". Il sistema istituzionale ha fallito nel suo complesso e il governo Monti è solo l'ultimo atto di una rappresentazione tragica che vedrà ben presto affondare definitivamente il centralismo romano. La Lega quindi, e tutti i cittadini del Nord che si riconoscono in un progetto di riscatto e di rivendicazione di propri diritti fondamentali, ritiene prioritario che la guida della Lombardia sia affidata alla massima espressione di coerenza e capacità di governo che in questo momento il nostro movimento può offrire, quella cioè di Roberto Maroni. Lasciamo perciò che siano altri a cimentarsi nelle tante operazioni gattopardesche che in questo momento caratterizzano la politica romana. Dove è fallita l'operazione 'virata a sinistra', ovvero il tentativo di Bersani di portare i cittadini alle urne più volte in pochi mesi per cercare di trarne un indubbio vantaggio elettorale a spese dei contribuenti, ma dove sono invece appena cominciate le grandi manovre al centro. A giudicare quanto meno dall'enfasi che ha accompagnato la nascita ufficiale del neonato partito centrista guidato da Luca Cordero di Montezemolo, che ha la particolarità di non candidare il suo leader ma di dare l'appoggio al premier uscente. Montezemolo infatti sarà presente alle Politiche con il suo partito ma non ci metterà la faccia, preferendo invece appoggiare l'attuale presidente del Consiglio. Ad accompagnare il presidente della Ferrari anche esponenti del cosiddetto governo 'tecnico', come il ministro Andrea Riccardi, ma anche del sindacato, come il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Un'operazione, quella di Montezemolo, per la quale non hanno di certo fatto salti di gioia personaggi come Fini e Casini che speravano di mantenere il copyright della formula elettorale 'Monti dopo Monti', per avere poi loro stessi qualche strapuntino nella "stanza dei bottoni" anche nella prossima legislatura. Il progetto dell'ex e dell'attuale presidente della Camera potrebbe infatti fallire, o quanto meno essere ridimensionato di molto, se a portare il consenso elettorale a Monti sarà Montezemolo. Completano poi il quadro politico le vicissitudini dei partiti della strana maggioranza, impegnati però più negli scontri senza esclusione di colpi per le primarie (in dirittura d'arrivo quelle del Pd, in alto mare quelle del Pdl) che nella soluzione dei problemi dei cittadini.
venerdì, novembre 16, 2012
giovedì, novembre 15, 2012
IL GOVERNO "TECNICO" TIRA LA VOLATA A BERSANI
di Giacomo Stucchi
Che sia un errore definire il governo in carica come tecnico lo abbiamo sempre sostenuto, anche in tempi non sospetti. In tempi in cui, cioè, una certa stampa e tutto il Parlamento (ad eccezione della Lega Nord!), hanno attribuito la fiducia ad un esecutivo solo ufficialmente composto da tecnici, ma in realtà ben rappresentativo di specifici e ben delineati interessi economici, finanziari e politici. Adesso che Monti e i suoi ministri hanno gettato la maschera, dimostrando al popolo come da tecnici si può anche essere servitori di una causa politica, quella del Pd, tutto è più evidente. Indire una doppia tornata elettorale, per le Regionali a febbraio e per le Politiche più avanti, anche a costo di buttare dalla finestra quattrini pubblici sottratti con tasse assurde a famiglie che non arrivano alla fine del mese o alle imprese che sono costrette a chiudere, è un operazione che non serve a nessuno, se non a Bersani per tirargli la volata a Palazzo Chigi. Anche chi in buona fede ha creduto, almeno per un istante, che i Professori al governo avrebbero fatto delle riforme veramente necessarie è costretto a ricredersi. E' stato detto infatti che il governo tecnico sarebbe stato in grado di assumere decisioni che la politica, in generale, ma anche un governo legittimamente eletto dal popolo, in particolare, non avevano saputo prendere. Balle megagalattiche! Mai, nemmeno per un momento, l'azione del governo Monti è stata ispirata dai suddetti principi, anzi è vero l'esatto contrario. Il primo atto infatti è stato quello di mettere mano all'unica cosa che non avrebbe dovuto essere toccata perché già in sicurezza: la previdenza pubblica. Un governo tecnico serio non avrebbe utilizzato il sistema previdenziale, che al netto di un suo utilizzo improprio (come quelle del finanziamento degli ammortizzatori sociali) era stato già messo in sicurezza dai precedenti governi, per fare cassa; un governo tecnico serio non si sarebbe nemmeno sognato di negare diritti acquisiti, peraltro minimi e non certo scandalosi come le buone uscite di certi manager dell'alta finanza, per creare disastri sociali come quelli degli esodati; un governo tecnico avrebbe preso ben altre decisioni. Per esempio, avrebbe svincolato dal patto di stabilità quei Comuni virtuosi che non riescono ad impiegare le loro risorse economiche perché soggetti a limiti assurdi in nome di una falsa buona spesa pubblica che, invece, fa acqua da tutte le parti. Che però continua ad essere foraggiata e incoraggiata da questo governo, come dimostrano gli indicatori statistici. Altro che spending review, qui ci troviamo dinanzi alla più grossa menzogna della storia: quella di un finto governo tecnico che dice di volere razionalizzare la spesa pubblica ma poi, anche in questa circostanza obbediente al volere della sinistra, non introduce i costi standard, previsti nella nostra riforma sul federalismo fiscale, che sarebbero stati l'unico strumento concreto in grado di evitare altro sperpero di denaro pubblico.
martedì, novembre 13, 2012
PALAZZO CHIGI SIBILLINO SULLA PATRIMONIALE
di Giacomo Stucchi
Le dichiarazioni con le quali il premier ha ammesso di aver pensato ad introdurre una tassazione patrimoniale già un anno fa, e di non averlo poi fatto soprattutto per mancanza di informazioni sulla proprietà dei beni, non hanno sorpreso ma hanno lasciato molta perplessità. In particolare perché non si capisce se l'eventualità di una patrimoniale sia stata del tutto accantonata o se invece oggi, a distanza di un anno dall'insediamento del governo dei Professori, o nel prossimo futuro, possano ricorrere le condizioni per una sua adozione. Non sembra del resto sufficiente a fare chiarezza la nota ufficiale di Palazzo Chigi che ha smentito qualsiasi annuncio di patrimoniale, data "la mancanza - si precisa nella nota - di una base conoscitiva sufficientemente dettagliata e la necessità di evitare massicce fughe di capitali all'estero. Non essendo perciò realizzabile una tassazione generalizzata del patrimonio, il governo nel dicembre 2011 è intervenuto, con l'approvazione di tutti i partiti della maggioranza, su varie componenti della ricchezza patrimoniale separatamente, con un risultato effettivo in qualche modo paragonabile". Una dichiarazione sibillina, con la quale, dopo aver ricordato decisioni governative che i contribuenti molto difficilmente potranno mai dimenticare, non viene però escluso a priori che il governo possa adoperarsi per creare quelle condizioni tecniche finalizzate all'introduzione di una tassazione generalizzata del patrimonio. Se così fosse le forze politiche che guardano ad un Monti-bis avrebbero un bel pò di cose da spiegare ai loro elettori! Del resto, come fidarsi di questo governo? Dalla riforma delle pensioni all'introduzione dell'Imu, infatti, la chiarezza e la trasparenza non sono certo state le caratteristiche migliori della sua azione. Segno evidente che un conto è fare i professori, altra cosa è invece governare e trovare soluzioni efficaci ai problemi della gente. Ma il punto è che se mai nuove forme di patrimoniale dovessero essere introdotte, dopo gli interventi vessatori che lo stesso governo ha riconosciuto di avere già adottato, allora il premier sarebbe clamorosamente smentito. Tutti ricordiamo infatti il suo ottimismo quando nei mesi scorsi, parlando della ripresa economica, aveva detto di intravedere la "luce dopo il tunnel". Una previsione che invece, tanto allora quanto oggi, stride fortemente con le difficilissime condizioni economiche nella quali si trovano la maggior parte dei cittadini. Soprattutto al nord, dove più si piangono le deleterie conseguenze della politica romana, che toglie alle aree più produttive per elargire assistenzialismo.
domenica, novembre 11, 2012
venerdì, novembre 09, 2012
giovedì, novembre 08, 2012
L'ATTEGGIAMENTO INGANNEVOLE DELLA "STRANA MAGGIORANZA"
di Giacomo Stucchi
La fiducia numero 43 ottenuta alla Camera dal Governo Monti non deve trarre in inganno. Non si tratta, infatti, di un passaggio parlamentare con il quale il Governo acquisisce un rinnovato vigore ma di un percorso obbligato per i partiti che lo tengono in vita. La verità è che la 'strana maggioranza' è sempre più vicina al capolinea: non solo della legislatura, che tra qualche mese comunque volgerà al suo termine naturale, ma anche della sua residua credibilità politica. Sul decreto in discussione, che tratta disposizioni in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni per le zone terremotate, c'è davvero poco di che compiacersi, considerate le ennesime regalie assistenzialistiche fatte ai Comuni che sperperano il denaro pubblico, in sfregio ai sacrosanti principi sanciti dal federalismo fiscale in base ai quali tali Enti avrebbero dovuto essere sanzionati. L'accordo raggiunto fra la 'strana maggioranza' e il governo, sulla modifica alle norme riguardanti tra l'altro le esenzioni fiscali e la durata delle convenzioni far Equitalia e Comuni per la riscossione delle tasse, è quindi l'ennesimo colpo inferto dai partiti romani al principio dell'autonomia degli Enti Locali. Ciò che più sorprende però è l'incredibile faccia tosta di coloro che, da un anno a questa parte, in Parlamento sostengono il governo dei tecnici, votando tutte le misure recessive e vessatorie che i Professori adottano, e poi nei salotti televisivi, o nelle piazze, si smarcano dall'esecutivo. Di certo la batosta nelle elezioni regionali in Sicilia, che al di là dell'elezione di Crocetta a governatore non ha fatto registrare il successo vero di alcun partito, ad eccezione di quello dell'astensionismo, deve suonare come un'assordante campanello d'allarme alle orecchie dei vari Bersani, Casini e Alfano. Ma il loro ingannevole atteggiamento non li potrà esimere nel prossimo futuro dal dover dare all'opinione pubblica parecchie spiegazioni. Per esempio sul perché, dopo avere tartassato cittadini e imprese, deprimendo ancora di più i consumi e allontanando quindi ogni possibilità di ripresa economica, il debito pubblico, nonostante l’aumento della pressione fiscale, secondo l'ISTAT è aumentato sia in termini assoluti (circa 60 miliardi al luglio 2012 rispetto all’ottobre 2011) che in rapporto al PIL. Se a questo si aggiunge una riforma delle pensioni che ha messo nel limbo centinaia di migliaia di persone, e cancellato i diritti acquisiti con le pensioni di anzianità, e una nuova regolamentazione del mercato del lavoro, che anziché creare lavoro sta cancellando quello ancora esistente, si capisce benissimo su chi gravino le responsabilità dell'attuale disastro nel quale si trovano i cittadini.
La fiducia numero 43 ottenuta alla Camera dal Governo Monti non deve trarre in inganno. Non si tratta, infatti, di un passaggio parlamentare con il quale il Governo acquisisce un rinnovato vigore ma di un percorso obbligato per i partiti che lo tengono in vita. La verità è che la 'strana maggioranza' è sempre più vicina al capolinea: non solo della legislatura, che tra qualche mese comunque volgerà al suo termine naturale, ma anche della sua residua credibilità politica. Sul decreto in discussione, che tratta disposizioni in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni per le zone terremotate, c'è davvero poco di che compiacersi, considerate le ennesime regalie assistenzialistiche fatte ai Comuni che sperperano il denaro pubblico, in sfregio ai sacrosanti principi sanciti dal federalismo fiscale in base ai quali tali Enti avrebbero dovuto essere sanzionati. L'accordo raggiunto fra la 'strana maggioranza' e il governo, sulla modifica alle norme riguardanti tra l'altro le esenzioni fiscali e la durata delle convenzioni far Equitalia e Comuni per la riscossione delle tasse, è quindi l'ennesimo colpo inferto dai partiti romani al principio dell'autonomia degli Enti Locali. Ciò che più sorprende però è l'incredibile faccia tosta di coloro che, da un anno a questa parte, in Parlamento sostengono il governo dei tecnici, votando tutte le misure recessive e vessatorie che i Professori adottano, e poi nei salotti televisivi, o nelle piazze, si smarcano dall'esecutivo. Di certo la batosta nelle elezioni regionali in Sicilia, che al di là dell'elezione di Crocetta a governatore non ha fatto registrare il successo vero di alcun partito, ad eccezione di quello dell'astensionismo, deve suonare come un'assordante campanello d'allarme alle orecchie dei vari Bersani, Casini e Alfano. Ma il loro ingannevole atteggiamento non li potrà esimere nel prossimo futuro dal dover dare all'opinione pubblica parecchie spiegazioni. Per esempio sul perché, dopo avere tartassato cittadini e imprese, deprimendo ancora di più i consumi e allontanando quindi ogni possibilità di ripresa economica, il debito pubblico, nonostante l’aumento della pressione fiscale, secondo l'ISTAT è aumentato sia in termini assoluti (circa 60 miliardi al luglio 2012 rispetto all’ottobre 2011) che in rapporto al PIL. Se a questo si aggiunge una riforma delle pensioni che ha messo nel limbo centinaia di migliaia di persone, e cancellato i diritti acquisiti con le pensioni di anzianità, e una nuova regolamentazione del mercato del lavoro, che anziché creare lavoro sta cancellando quello ancora esistente, si capisce benissimo su chi gravino le responsabilità dell'attuale disastro nel quale si trovano i cittadini.
martedì, novembre 06, 2012
CON MARONI OLTRE GLI STECCATI
di Giacomo Stucchi
Sbaglia chi colloca la candidatura di Roberto Maroni a Presidente della Regione Lombardia nel vecchio quadro politico con il quale si è abituati a ragionare da anni. Guardando solo alla classica dicotomia centrodestra-centrosinistra non si può infatti capire come sia possibile suscitare consenso, al di là degli steccati e delle casacche di partito. Bisogna andare oltre e ricordare quello che può essere preso come modello di riferimento, ovvero l'elezione di Flavio Tosi a sindaco di Verona. In quel caso i cittadini, prescindendo dalla loro appartenenza ad un partito o movimento, hanno adottato un atteggiamento pragmatico e hanno scelto guardando ai risultati concreti che l'amministrazione Tosi aveva conseguito, infischiandosene peraltro delle indicazioni dei partiti romani. Allo stesso modo, in un momento molto difficile, caratterizzato dalle inchieste della magistratura sulle infiltrazioni malavitose nella gestione del Pirellone, ma anche dalle inconcludenti politiche economiche di un governo centralista sordo alle legittime istanze che provengono dalle realtà produttive del Nord, la comunità lombarda non può che guardare con crescente interesse alla concreta possibilità di essere guidata da un uomo che non divide ma unisce. La candidatura di Maroni a governatore della Lombardia trova sempre più consensi perché autorevole, in primis, per le qualità politiche da tutti riconosciute, oltre che per l'esperienza maturata sul campo con i prestigiosi incarichi governativi, da ultimo quello alla guida del Viminale, svolti sempre con il massimo impegno e con il raggiungimento di risultati brillanti. Alla guida del Ministero dell'Interno, in particolare, Roberto Maroni ha lasciato un segno indelebile di efficienza e operatività, a cominciare dalla lotta alla criminalità organizzata: un dato noto a tutti, a prescindere dalle latitudini politiche e geografiche. E' proprio per queste sue caratteristiche non deve stupire il fatto che in favore della sua candidatura alla guida del Pirellone si è subito concretizzata la disponibilità di tantissimi importanti esponenti della comunità lombarda, a sostenere in prima persona la sua competizione elettorale. Una vera e propria alleanza in rappresentanza di una società che non vuole rassegnarsi, fatta da persone attive nel mondo dell'industria, del commercio, del sindacato, del volontariato e di tutto ciò che costituisce l'essenza vitale delle nostre realtà locali. Per la Lombardia quindi, si tratta della migliore scelta possibile, che vede da una parte la Lega Nord dare la propria massima copertura politica con la candidatura del suo Segretario Federale e, dall'altra, la comunità lombarda rispondere positivamente riconoscendosi pragmaticamente in un candidato che ne impersonifica le migliori qualità e virtù.