MAI ESISTITO IL "TESORETTO"
di Giacomo Stucchi
Il "tesoretto" nel Def, pari a 1,6 miliardi di euro nel 2015, annunciato con
enfasi dal governo nei giorni scorsi si è già sciolto come neve al sole. A
decretarne la sua inesistenza sono in tanti, dall’Ufficio Parlamentare Bilancio
alla Banca d’Italia. Il vice direttore generale dell’istituto di via Nazionale,
Luigi Federico Signorini, nell'audizione sul Documento di economia e finanza
davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, ha infatti
stroncato sul nascere ogni manovra propagandistica del governo. Anche se nelle
pieghe del Bilancio fossero davvero disponibili delle risorse queste andrebbero
utilizzate per "accelerare il riequilibrio" dei conti pubblici. "Per l'anno in
corso la deviazione rispetto agli impegni circa la riduzione del disavanzo
strutturale è modesta - ha spiegato Signorini - ma in linea di principio, e
coerentemente con lo spirito della normativa in materia di finanza pubblica,
appare opportuno che un andamento tendenziale del saldo migliore delle attese,
peraltro dovuto interamente alla minore spesa per interessi, sia utilizzato per
accelerare il riequilibrio della finanza pubblica". Insomma, appaiono chiare un
paio di cose: la prima è che se i nostri conti dovessero davvero migliorare
questo è grazie al calo della spesa per interessi, frutto della politica
monetaria di Bruxelles e non certo di quella economica del governo Renzi; la
seconda è che anche quando ci fosse davvero un surplus di bilancio occorrerebbe
utilizzarlo per riequilibrare la dissestata finanza pubblica non essendoci
alcun margine per impiegarlo in altro modo. Strigliata pure sull’inadempienza
del governo sul fronte della tassazione immobiliare. Una ''semplificazione e
razionalizzazione'' delle tasse locali sugli immobili – ha infatti aggiunto
Signorini - è ''auspicabile'' ma, considerati gli ''alti costi dell'instabilità
normativa per i cittadini'', sarebbe ''essenziale'' giungere ''finalmente a un
assetto permanente''.
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