Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

sabato, febbraio 26, 2011

GRUMELLO DEL MONTE - 26/02/11 - CENA
















venerdì, febbraio 25, 2011

ANDIAMO AVANTI MA IL SISTEMA LEGISLATIVO E' FARRAGINOSO

di Giacomo Stucchi

E’ una settimana politica lunga quella che si chiude con il ritorno in Senato, per il secondo voto di fiducia, del cosiddetto decreto Milleproroghe. Un provvedimento, non certo adottato per la prima volta dall’attuale maggioranza e già in uso anche con i governi di centrosinistra, modificato dagli emendamenti (alcuni bipartisan) scaturiti dal lavoro parlamentare, sul quale però l’opposizione è riuscita ancora una volta a fare una sterile polemica. Le osservazioni di Napolitano al decreto, infatti, non erano e non sono dettate da spirito censorio nei confronti della maggioranza, come invece vorrebbero far credere i soliti soloni della sinistra. In primo luogo perché il provvedimento in oggetto è stato via via modificato nelle aule parlamentari, con il contributo di tutte le forze politiche, in secondo luogo perché lo stesso presidente della Repubblica, nella sua missiva, non ha posto veti assoluti. Bene ha fatto quindi il ministro Tremonti a salire al Colle per illustrare al Presidente della Repubblica i contenuti del maxi emendamento presentato dal Governo, che ha sostituito il vecchio testo del decreto, e sul quale la Camera ha votato la fiducia. Il Senato, dal canto suo, resterà aperto anche sabato per consentire il via libera finale al provvedimento. Abbandonando però il linguaggio tecnico- parlamentare il punto è che l’opposizione, come sempre in questa legislatura da quando ha ricominciato a sperare di poter buttare giù Berlusconi con le vicende giudiziarie, ha perso un’altra occasione per adottare un atteggiamento costruttivo per il bene del Paese. Anche sul federalismo municipale, come si è visto con il voto al Senato, il Governo sta seguendo la via indicata da Napolitano e non c’è motivo di credere, soprattutto dopo le recenti esternazioni quirinalizie sostanzialmente favorevoli alla nostra riforma, all’esistenza di ostacoli di merito che impediscano di portare a casa anche tutti gli altri decreti sul federalismo fiscale. Un punto a favore, in tal senso, è certamente il rinfoltirsi del gruppo parlamentare del Pdl e il conseguente svuotamento di quello del Fli che, soprattutto alla Camera, permetterà verosimilmente di riequilibrare la rappresentanza sia nella Commissioni Bicamerali, sia in quelle permanenti, e poter così procedere senza altri intoppi di sorta. Su tutto quanto sta accadendo in Parlamento, ma anche nei rapporti tra le istituzioni, c’è da fare però una considerazione di carattere generale. Dovrebbe essere interesse di tutte le forze politiche riconoscere che il nostro sistema legislativo in alcuni passaggi è davvero farraginoso. Alcuni “accorgimenti” legislativi avevano infatti un senso agli albori della Repubblica, quando il sistema del bilanciamento dei poteri esorcizzava qualsiasi tentazione antidemocratica, ma oggi la politica, e soprattutto i tempi molto rapidi entro i quali la stessa deve dare risposte per venire incontro alle esigenze dei cittadini, sono profondamente cambiati.

giovedì, febbraio 24, 2011

ZINGONIA - VISITA AZIENDA ROBUR





























martedì, febbraio 22, 2011

MENO MALE CHE UN GOVERNO C'E'

di Giacomo Stucchi
Chi riteneva, sino a qualche giorno fa, che il Governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene si paralizzassero a seguito dell’iniziativa giudiziaria nei confronti del premier ha sbagliato di grosso ed è costretto oggi a rivedere la propria strategia. Se le inchieste dovevano avere un effetto sulla politica, sino ad oggi questo si è concretizzato in un ricompattamento del Pdl, ove stanno rientrando i fuoriusciti di Fli. Per quanto ci riguarda, però, vogliamo continuare a pensare che le due cose, le iniziative del Governo e l’azione dei pm di Milano, rimangano sostanzialmente su due piani distinti. La riforma della giustizia, per esempio, non nasce oggi ma ha radici profonde, che affondano persino in un voto popolare espresso in occasione di un apposito referendum. Nessuno ha intenzione di punire la magistratura, che nel suo complesso fa il proprio dovere, a Milano come altrove, ma è indubbio che i tempi caratterizzanti oggi l’azione giudiziaria, almeno per la maggior parte dei cittadini, sono davvero troppo lunghi. La riforma del sistema giudiziario, del resto, era ed è tra i punti essenziali del programma di Governo, quindi non ha senso il solito sbraitare dell’opposizione ad un presunto scandalo per averci messo mano in questo momento. Piuttosto, se vogliamo restare sul tema, è scandaloso l’utilizzo non delle intercettazioni telefoniche nelle indagini, ma la mancanza di un regolamento che impedisca che le stesse vengano date in pasto alla stampa. Una circostanza che si traduce in un processo mediatico preventivo a quello nell’aula di tribunale; con la differenza però che la sentenza emessa dall’opinione pubblica, ancorché si venga poi assolti nel processo reale, non ha né appello né clemenza. Tutto questo non è degno di un Paese civile. Sbaglierebbe ancora chi oggi ritenesse che i procedimenti giudiziari a carico del premier possano impedire di portare avanti le altre riforme, in primis quella sul federalismo, che invece marciano seguendo una precisa tabella di marcia. Si mettano l’anima in pace quindi i vecchi e nuovi oppositori del Governo, che per la verità si assottigliano sempre più, perché sino a quando l’esecutivo avrà i numeri si andrà avanti per portare a termine il programma e far fronte a tutte le emergenze. Come quella, gravissima, che vede il nord Africa esplodere come una polveriera a seguito delle rivolte popolari in Tunisia, Egitto e, da ultimo, in Libia. Un fronte aperto, alle porte di case, che ci riguarda direttamente per le sue implicazioni economiche ma anche sociali, che non può non vedere tutte le democrazie occidentali coinvolte anche nell’esecrare l’uso della violenza contro i civili. Bene ha fatto quindi il ministro dell’Interno Maroni a proclamare lo stato d’allerta, sollecitando anche un intervento dell’Europa che purtroppo, come sempre accade in questi casi, si muove con molta lentezza. Sarebbe utile però che, almeno in questa crisi dagli esiti imprevedibili per tutti, una certa opposizione si adoperi per sotterrare l’ascia di guerra nei confronti del Governo ed eviti inutili strumentalizzazioni che non servono a niente e a nessuno. Alla luce di tutto quanto sta accadendo viene quindi da dire meno male che un Governo c’è.

giovedì, febbraio 17, 2011

ECCO PERCHE' BOSSI E' IL LEADER PIU' PRAGMATICO

di Giacomo Stucchi
Il fatto che il presidente del Consiglio Berlusconi e il ministro dell’Economia Tremonti si siano presentati insieme in conferenza stampa per spiegare il piano del Governo per il rilancio economico, ma anche per dare un po’ di informazione sui fondamentali della nostra economia, è molto positivo. Rende onore , oltre tutto, al premier che dimostra così coi fatti di non essere in tutt’altre faccende affaccendato e di pensare invece al Paese. Tra le tante cose dette, oggetto peraltro di numerose domande da parte dei giornalisti, su una in particolare desideriamo soffermarci e riguarda il passaggio sul dualismo economico. Il nostro Paese infatti è la sesta potenza industriale al mondo, ma ha un’economia fortemente spaccata a metà: un nord che è la regione più ricca d’Europa (e tra le più ricche al mondo), e un sud che presenta ancora delle situazioni fortemente negative sia come prodotto interno lordo, sia come qualità dei servizi. Da questa analisi ne consegue il fallimento delle politiche economiche sin qui condotte nei decenni di storia repubblica, ma anche le responsabilità di una certa classe dirigente che al sud probabilmente non si è impegnata sino in fondo per migliorare la situazione sul territorio e, quindi, l’improrogabile necessità di dover cambiare questo stato di cose. Che piaccia o meno l’unica soluzione al suddetto problema rimane quindi il federalismo fiscale, che serve tra l’altro a responsabilizzare sempre più amministratori e dirigenti locali, ma anche ad evitare che tutto il sistema economico, imperniato sul fatto che una sola parte del Paese porta avanti la carretta, prima o poi possa implodere. Ma per fare il federalismo fiscale, e salvare quindi tutto il sistema economico e sociale della nostra comunità, occorrono i numeri in Parlamento. Quando il nostro Segretario Federale dice che se il Governo avrà i numeri andrà avanti, si riferisce al fatto che per poter legiferare non basta avere la maggioranza solo nelle votazioni in Aula ma accorre raggiungerla e consolidarla anche in tutti gli altri organi parlamentari, quali sono le Commissioni Permanenti e Bicamerali. Solo così è possibile realizzare presto e bene, nel tempo che rimane della legislatura in corso, il programma di Governo che la maggioranza si era dato nel 2008. Un programma, si badi bene, che non è cambiato di una virgola ma la cui realizzazione, purtroppo, è stata rallentata e messa a rischio da una componente del Pdl, che fa capo al presidente della Camera Fini, che a un certo punto si è defilata dalla maggioranza. Il risultato di queste scellerate scelte politiche sono sotto gli occhi di tutti. Non solo i finiani hanno messo a dura prova l’azione del Governo e l’attività legislativa, ma adesso non trovano neppure l’accordo al loro interno e rischiano addirittura di dover sciogliere il gruppo di Fli al Senato. Se questo possa significare o meno un ritorno nella maggioranza dei delusi del partito di Fini francamente non abbiamo gli elementi né per smentirlo né per confermarlo ed è per questo motivo che rimane sempre valido l’ammonimento di Bossi: il Governo va avanti se ha i numeri.

martedì, febbraio 15, 2011

IL FEDERALISMO CHIAVE DI VOLTA PER CAMBIARE DAVVERO

di Giacomo Stucchi
Il Bersani che chiede le dimissioni del premier, e indica la strada delle elezioni anticipate, fa un po’ a pugni con il Bersani che si dichiara dialogante sul federalismo fiscale. Pur non volendo assurgere a difensore del presidente del Consiglio, il quale peraltro di avvocati ne ha già tanti, non possiamo evitare di far notare come ogni richiesta di un passo indietro fatta in questo momento al premier sia in contrasto con la presunzione di innocenza che va riconosciuta a tutti. In uno Stato di diritto, il fatto che un cittadino venga rinviato a giudizio, ancorché con rito immediato, non può tradursi automaticamente in una condanna. Sul piano squisitamente politico, il fatto che il segretario del Pd abbia proposto, dalle pagine de La Padania, un “patto sul federalismo”, impegnandosi in prima persona “a portare avanti il processo dialogando con la Lega”, non crediamo debba costituire oggetto di scandalo. In primo luogo perché è scontato che ad avere interesse a concretizzare il federalismo fiscale sia proprio quella parte politica che avendo approvato la riforma del Titolo V della Costituzione, con risultati diametralmente opposti a quelli che si era proposti, vede ora nella nostra riforma l’occasione per recuperare il prezioso tempo perduto. In secondo luogo perché anche a sinistra hanno capito che il nostro è l’unico movimento che vuole davvero cambiare il Paese e che ha a disposizione lo strumento per farlo. Dal federalismo fiscale, infatti, tutte le forze politiche, di destra e di sinistra, prendono lo spunto, e non certo le distanze, ogni qual volta si discute su come fare per abbandonare uno Stato centralista e inefficiente, che ha tra l’atro accumulato un debito pubblico da record, e avviarci verso una nuova concezione della gestione della cosa pubblica più vicina alle reali esigenze dei cittadini. Tutti riconoscono alla riforma contenuti rivoluzionari e anche l’appeal che argomenti come “i costi standard, o “la gestione delle tasse sul territorio”, hanno sui cittadini. Inoltre, il federalismo fiscale costituisce anche un terreno valido di confronto politico per parlare di cose concrete che interessano davvero alla gente. L’occasione giusta per l’opposizione di confrontarsi seriamente in Parlamento, abbandonando giustizialismi vari o strumentalizzazioni a fini elettorali, si presenterà già la prossima settimana in Aula al Senato con il dibattito sullo schema del decreto legislativo sul federalismo municipale. Vedremo allora se si discuterà del merito della riforma, come peraltro in questa legislatura si è sempre fatto prima che irrompessero le vicende giudiziarie a carico di Berlusconi, o se invece si continuerà ad invocare il ricorso alle urne. Noi siamo sempre stati pronti al dialogo, e continuiamo a pensare che il federassimo fiscale sia la chiave di volta per cambiare davvero.

giovedì, febbraio 10, 2011

ANDIAMO AVANTI PER FARE LE RIFORME

di Giacomo Stucchi

C’è chi si sollazza con le intercettazioni telefoniche che coinvolgono il premier, o con le sterili polemiche sui festeggiamenti del prossimo 17 marzo, c’è invece chi pensa a governare portando avanti cose concrete. La Lega appartiene a quest’ultima categoria. Governo e maggioranza devono andare avanti, perché i cittadini non meritano né lo stallo legislativo né la paralisi istituzionale. Certo, a vedere la tempistica di certi provvedimenti giudiziari, a carico del presidente del Consiglio, sorgono davvero molte perplessità. Ancora una volta, mentre il premier era impegnato in un importante giornata politica, con il Consiglio dei ministri convocato per approvare il piano per aprire una nuova fase di sviluppo economico, è arrivata puntuale la richiesta dei pm di giudizio immediato. Secondo la Procura di Milano esisterebbe infatti la “prova evidente” che inchioderebbe Berlusconi, accusato di concussione e di prostituzione minorile. Pur volendo mantenere serenità di giudizio su tutta la vicenda, non si può non notare, anche in questa circostanza, come iter processuali e vicende politiche si intreccino pericolosamente. La realtà è che probabilmente siamo arrivati a un bivio: andare avanti sulla strada delle riforme e della stabilità, o far precipitare la situazione. La Lega Nord, per il momento, ha scelto la prima strada e si comporta di conseguenza. La settimana politica ha infatti registrato l’importante incontro tra il nostro Segretario Federale Umberto Bossi e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sul quale il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoni riferirà in Aula la prossima settimana. Napolitano non ha mai mancato, soprattutto negli ultimi tempi, di fare sempre positivi ed entusiastici riferimenti al federalismo e alla necessità che lo stesso venga realizzato. L’ultimo di questi riferimenti risale peraltro alla sua recente visita a Bergamo, nel corso della quale il presidente della Repubblica ha voluto soffermarsi ancora una volta sull’importanza e sulla necessità della riforma. Sono segnali importanti, ai quali si aggiunge la volontà manifestata dal Governo, nell’ultimo Consiglio dei Ministri, di porre la fiducia sul federalismo municipale. Ci sarà così la chiara e democratica espressione di un organo sovrano, legittimamente eletto, a dare un'ulteriore imprimatur alla nostra riforma. Che non è stata bocciata in bicameralina, come sostengono alcuni livorosi esponenti della vecchia e nuova opposizione al Governo, visto che la Commissione ha solo respinto il parere del relatore di maggioranza, Enrico La Loggia, sul decreto che riforma il fisco municipale. La riforma sul federalismo fiscale, quindi, va avanti e, ne siamo certi, andrà in porto molto presto. Dobbiamo però mettere nel conto che ci troviamo dinanzi un’opposizione che non discute più sul merito dei provvedimenti e che ha deciso di utilizzarli solo come strumento di lotta politica. Un problema in più, certo, ma che tuttavia non fermerà il nostro proposito di cambiare questo Paese.

martedì, febbraio 08, 2011

ECCO COME CERCANO DI BOICOTTARE L'AZIONE DEL GOVERNO

di Giacomo Stucchi

Già subito dopo l’esito del voto della Bicamerale sul Federalismo, quando era ormai apparso evidente che il dibattito non verteva più sulle questioni di merito della riforma ma era diventato strumentale alla strategia dei vecchi e nuovi oppositori del Governo di boicottare l’azione legislativa della maggioranza, avevamo sottolineato come il parere espresso fosse il risultato di una situazione falsata dalla rappresentanza nell’importante organismo parlamentare. La Lega Nord ha come obiettivo la prosecuzione dell’esperienza di Governo, ma per fare le riforme. Noi siamo e saremo sempre per il dialogo, a maggior ragione quando si tratta di approvare riforme strutturali, ma arriva un momento in cui bisogna tirare le somme e il Governo deve andare avanti e non restare impantanato nel limbo delle procedure parlamentari. E’ proprio ciò cui mirano certi guastatori della democrazia che da un po’ di tempo hanno ormai deciso di “minare” l’iter legislativo dei provvedimenti: sul piano parlamentare, impedendo che gli stessi possano andare avanti; sul piano mediatico, promuovendo una campagna di disinformazione. Sul federalismo ficale, per esempio, gli interventi in televisione dei soliti pasdaran finiani cercano di incutere nell’opinione pubblica il timore che la riforma si traduca automaticamente in un aumento delle tasse per tutti i cittadini. Una circostanza che la dice lunga su quale sia il loro atteggiamento nei confronti della nostra riforma, in particolare, ma direi anche dell’attività di Governo, nel suo complesso. Senza voler entrare nel merito delle novità legislative e amministrative, che il federalismo fiscale introduce nel nostro ordinamento, ricordo solo che l’aumento della pressione fiscale a livello locale non è una condicio sine qua non, ma un’eventualità che riguarderebbe solo le Amministrazioni locali inefficienti che sperperassero le loro risorse o che non fossero in grado di adottare i costi standard per i servizi comunali da garantire ai cittadini. In altre parole, l’aumento delle tasse a livello locale deve preoccupare solo coloro che buttano via, o utilizzano male, i soldi dei contribuenti. Ma siamo più che certi che, qualora si verificassero queste circostante, allora sarebbero per primi i cittadini a non rinnovare la fiducia ai loro amministratori. Appare evidente, quindi, come le opposizioni intendano andare avanti sulla strada della propaganda pur di mettere in cattiva luce agli occhi dell’opinione pubblica la riforma sul federalismo fiscale. In ciò, avvantaggiati anche dalla composizione delle Commissioni parlamentari permanenti, la cui rappresentanza appare oggi fortemente squilibrata. In tali importantissimi organi, compreso quello della Bicamerale sul Federalismo, che dovrà esprimere altri pareri sui decreti attuativi, è paradossale che la maggioranza politica non si traduca infatti in una superiorità numerica.

giovedì, febbraio 03, 2011

03/02/11 - 06/02/11 - MISSIONE ISTITUZIONALE A ODINZOVO (MOSCA)
























































UNA CERTA “CLASSE POLITICA” E’ SORDA AL RICHIAMO DEL POPOLO

di Giacomo Stucchi
Chi sperava in un rapido affondamento della nave governativa, probabilmente è rimasto deluso. La duplice votazione parlamentare, in Commissione bicamerale sul federalismo, e in Aula sulla relazione della Giunta per le autorizzazioni per il rinvio delle carte sul caso Ruby alla procura di Milano, sarà forse uno spartiacque in questa legislatura ma non ne determinerà, da sola, le sorti della stessa. C’è ancora margine, un po’ su tutti i fronti, per un’azione di Governo che serva al Paese e all’interesse di tutti i cittadini ma, soprattutto, impedisca ai guastatori della democrazia di averla vinta. Sarebbe stato, infatti, sin troppo facile dopo il pareggio del voto in Commissione sul federalismo, con il quale è stato espresso un respingimento del parere al testo del provvedimento, ritirare la fiducia al Governo e far precipitare la situazione. Ma la Lega è un movimento responsabile e quindi ha ritenuto per il momento di andare avanti. Del resto quanto avvenuto in Bicamerale su federalismo è il diretto risultato di una situazione falsata dalla rappresentanza nell’importante organismo parlamentare. Un suo componente, il senatore Baldassarri, che prima era nella maggioranza, ha deciso di schierarsi con Fini anteponendo alle riforme la ragione di partito. E’ evidente come, stando così le cose, la volontà popolare che nel 2008 ha determinato un chiaro responso elettorale, sia stata tradita e calpestata da chi ha smesso di fare politica per dedicarsi a tempo pieno alle imboscate parlamentari ai danni del Governo. Per quanto tempo, e con quali cose da fare, l’Esecutivo in carica potrà andare avanti o meno, saranno i leader della maggioranza a deciderlo; ma sta di fatto che il sistema nel quale viviamo, stando così le cose, è sempre più lontano dalla democrazia. Cosa si può dire di diverso, infatti, di un Paese nel quale un Governo, legittimamente eletto, per portare avanti il suo programma deve attraversare in Parlamento un vero e proprio percorso minato! La Lega Nord ha da tempo scelto la via democratica per realizzare quelle riforme rivoluzionarie che i cittadini chiedono a gran voce da molti anni, ma una certa “classe politica” è sorda al richiamo del popolo. La stessa classe politica ha detto “no” al decreto sul federalismo municipale non perché spinta dal desiderio di avanzare una proposta differente da quella del Governo, che magari tenesse conto di diversi punti di vista (circostanza sempre legittima e possibile in democrazia), ma perché ha usato il provvedimento come mina vagante per mettere in difficoltà il presidente del Consiglio Berlusconi e la maggioranza che lo sostiene. La conclusione di questa scellerata attività è stata che il Parlamento ha così cessato di essere il luogo deputato alla ricerca della migliore sintesi politica possibile tra le forze politiche, per diventare l’arena dello scontro a tutti i costi, anche contro ogni ragionevole buon senso.

mercoledì, febbraio 02, 2011

BERGAMO - 02/02/11 - VISITA DEL PRESIDENTE NAPOLITANO





























martedì, febbraio 01, 2011

I GUASTATORI DELLA DEMOCRAZIA NON VINCERANNO

di Giacomo Stucchi


Certi guastatori della democrazia si riempiono la bocca di belle parole in nome dell’interesse dei cittadini, ma poi sono i primi a mettere a rischio le regole basilari dei sistemi democratici. Chiedendo le dimissioni di Berlusconi, infatti, si destituisce di fatto un Governo legittimato dal voto popolare, che invece ha il diritto di andare avanti per portare a termine il suo programma. Se ci sarà da andare al voto a breve si vedrà, e di certo non sarà la Lega a tirarsi indietro, ma il ricorso alle urne non potrà certo esserci per volontà di D'Alema, o dell'armata Brancaleone che lui vorrebbe mettere insieme! Solo ad immaginarli tutti su un palco, i vari Fini, Casini, D'Alema, Di Pietro, Vendola, Veltroni, Bersani, la Bindi, e magari un redivivo Bertinotti, e in seconda fila i vari Bocchino, Granata, Enrico Letta, Donadi, e chi più ne ha più ne metta, c’è davvero da rimanere allibiti. Staremo a vedere, ma al momento non è questo il tema all’ordine del giorno della politica. I giorni che viviamo non saranno infatti ricordati per la proposta di un cartello elettorale antiberlusconiano, che peraltro non ha neppure il pregio della novità, considerato che da più di quindici anni la sinistra prova a metterlo insieme, ma per la più grande riforma della storia repubblicana, quella del federalismo fiscale. Per far andare a buon fine il procedimento legislativo, e tutti i passaggi necessari per compierlo, bisogna però che ci si armi di pazienza e si assuma un atteggiamento di dialogo. Il muro contro muro non serve a niente e a nessuno, anzi è proprio quello che gli oppositori del cambiamento vorrebbero. Contro il federalismo le hanno davvero inventate tutte: divide il Paese, fa aumentare le tasse, moltiplica la spesa pubblica, ci mancava solo che gli imputassero l’invasione delle cavallette! La verità è che stiamo assistendo a un vero e proprio scontro tra il vecchio sistema, che non ne vuole sapere di ammainare la bandiera, e che cerca l’appoggio parlamentare dei gruppi di opposizione, e il nuovo che invece noi vorremmo costruire al più presto affinché possa dispiegare presto e bene i suoi effetti positivi. Ecco perché bisogna avere pazienza e non lasciare che ad essere al centro del dibattito ci stiano fatti che nulla hanno a che fare né con la politica, né con l’attività del Governo. Da troppo tempo ormai si discute sulla nostra riforma e l’accordo appena raggiunto con l’Anci costituisce un punto di forza rilevante per andare avanti. Molti sindaci, anche dello schieramento opposto, sono favorevoli al federalismo fiscale perché hanno capito che si tratta di un percorso ineluttabile per venire via dalle secche nelle quali un sistema centralista, farraginoso e inefficiente, ci ha impantanato per troppo tempo; ma anche perché riconoscono che Il federalismo fiscale, non avendo alla base un concetto ideologico, non è né di destra né di sinistra.