Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, marzo 31, 2011

SBAGLIA CHI PENSA DI ROVESCIARE IL GOVERNO CON UNA SIMBOLICA PROTESTA DI PIAZZA

di Giacomo Stucchi

Non sarà certo la Lega Nord, movimento popolare sin dalla nascita abituato da sempre alle lotte di piazza, a scandalizzarsi né per la protesta da parte di pochi cittadini dinanzi a palazzo Montecitorio, né per i dibattiti più o meno accesi dentro l’aula parlamentare. Rispetto a quest’ultimo punto, peraltro, la questione non è certo politica dal momento che intemperanze di singoli ministri o parlamentari sono atti soggettivi dei quali risponde chi li compie. Ci preoccupa invece l’eccessiva drammatizzazione di queste vicende su alcuni organi di stampa, nel tentativo maldestro di esacerbare il clima politico. In alcuni casi addirittura sì è paragonato l’attuale momento politico con quello del 1992 quando, sull’onda delle inchieste di Tangentopoli, fu rovesciato il sistema dei partiti della Prima Repubblica. Il paragone non regge per molte ragioni ma ci limitiamo ad osservare che mentre allora era il sistema politico a crollare, per questioni di malaffare nella gestione della cosa pubblica, oggi è proprio la politica, o almeno una parte di essa, che lotta per cambiare il sistema. Inoltre, rispetto a questi processi in corso, la pubblica opinione è molto attenta e quando sento parlare di disaffezione della gente alla politica mi viene da sorridere. Giro in lungo e in largo tutta la Padania, per partecipare a convegni, incontri, dibattiti, e trovo sempre le sale piene e una grande partecipazione di pubblico. Un segnale evidente di come la gente non è stanca della politica, ma di un certo modo di interpretarla. Per non parlare poi dei talk show sull’attualità politica che fanno sempre il pieno di ascolti. Ecco perché certe proteste di piazza, organizzate appositamente per cercare di dare una spallata al Governo, visto che non ci si è riusciti in Parlamento con lo strumento della sfiducia, non sono credibili. Continuare su questa strada è quanto di più sbagliato le opposizioni possano fare in questo momento storico. In un nostro intervento pubblicato su La Padania, auspicavo la possibilità di abbattere gli steccati in Parlamento, tra maggioranza e opposizione, in nome di una nuova fase Costituente, non solo per portare a termine il federalismo, ma anche per fare altre importanti riforme. Continuo a credere che sia così perché so che nell’opposizione non tutti sono ascrivibili alle schiere dei pasdaran che vorrebbero politicamente morti il premier e la maggioranza che lo sostiene. Inoltre basterebbe guardare con obiettività ad alcuni aspetti delle nostre istituzioni, magari abbandonando l’antiberlusconismo viscerale di alcuni oppositori, per rendersi conto di quanto sia indispensabile un loro cambiamento . Sulla giustizia, per esempio, più che sulla cosiddetta "prescrizione breve" ci si dovrebbe indignare per le storture del nostro sistema giudiziario. A cominciare dal fatto che la magistratura italiana è, da sempre, divisa in correnti con specifici riferimenti a schieramenti politici.

martedì, marzo 29, 2011

GLI STECCATI IN PARLAMENTO POTREBBERO LASCIARE IL POSTO AD UNA NUOVA FASE COSTITUENTE

di Giacomo Stucchi

Fatta eccezione per l’iter di approvazione del decreto sul federalismo municipale, sul quale le opposizioni hanno alzato delle barricate pretestuose che non hanno permesso un sereno confronto sui contenuti del provvedimento, tutto il procedimento legislativo per l’approvazione del federalismo fiscale è stato, sino ad oggi, un esempio di come dovrebbe e potrebbe operare il Parlamento se solo volesse avviare davvero una nuova fase costituente. Certo, nessun risultato si ottiene per caso e se non ci fosse stata l’infaticabile opera del Ministro Roberto Calderoli e la sapiente regia di Umberto Bossi, così come la disponibilità al dialogo di alcuni esponenti del Pd di buona volontà, non avremmo raggiunto certi risultati. Ma l’audacia e la volontà, da soli, non bastano se non si crea un clima di collaborazione. Nel rispetto, ovviamente, dei ruoli assegnati dagli elettori (maggioranza e opposizione) e delle aspettative, che ognuno di noi ripone nel suo partito ma soprattutto nel programma che lo stesso intende portare avanti. Quando parliamo di confronto politico, infatti, non intendiamo riferirci a intese elettorali, che per la Lega Nord sarebbero contro natura rispetto alla salda alleanza esistente con il Pdl, ma più precisamente come forze di maggioranza al comune auspicio con il Pd, o con qualunque altro partito dell’opposizione, di contribuire alla costruzione di un nuovo assetto costituzionale. Sul piano prettamente politico il dato è che la legislatura dura e quindi il Parlamento, portato a compimento il federalismo fiscale, ha la possibilità, di guardare oltre. Il federalismo fiscale non è un semplice provvedimento per il quale basta un termine di riferimento per farlo entrare in vigore, ma un processo complesso che quanto più si realizza tanto più diviene irreversibile. Un processo nel quale ci sono molti attori protagonisti, dallo Stato alle Regioni, dalle Province ai Comuni e che non sarà pienamente compiuto se non si pongono da subito le basi per la realizzazione di riforme costituzionali, come l’introduzione del Senato delle Regioni, la riduzione del numero dei parlamentari o la ridefinizione del bicameralismo. Insomma, c’è l’occasione, guardando nel medio e nel lungo periodo, di lavorare profiquamente alla modernizzazione delle nostre istituzioni. Nella Lega Nord ci sono tanti uomini e donne di buona volontà pronti a dialogare per trovare la migliore sintesi possibile alle diverse posizioni in campo. Del resto una collaborazione definita e puntuale su determinate questioni serve a costruire un Paese migliore per tutti.

lunedì, marzo 28, 2011

FIRENZE - 28/03/11 - INCONTRO PUBBLICO SULLE EMITTENTI LOCALI


venerdì, marzo 25, 2011

FIRENZE - 25/03/11 - 25° ANNIVERSARIO LEGA NORD





giovedì, marzo 24, 2011

IL VOTO DEL PARLAMENTO FA CHIAREZZA SULLA MISSIONE IN LIBIA

di Giacomo Stucchi

Il via libera dell'Aula di Montecitorio alla risoluzione presentata dalla maggioranza soddisfa le richiesta della Lega Nord di una maggiore chiarezza sul ruolo dell’Italia nell’intervento militare in Libia. Il dibattito parlamentare inoltre ha reso palesi la validità delle richieste avanzate dal Carroccio, con particolare riferimento ad un blocco navale che impedisca l'afflusso dei profughi dalle coste tunisine e libiche verso l'Italia, in considerazione anche dello scarso impegno europeo su questo punto e sulla ripartizione dei migranti. Spiace constatare però come, ancora una volta, l’opposizione (la cui risoluzione è stata votata anche dalla maggioranza come gesto di distensione su un argomento così delicato qual è la crisi libica) non abbia colto l’occasione per rendere un buon servizio al Paese. Il dibattito, al Senato così come alla Camera, ha infatti reso evidente come l’opposizione oltre a non aver trovato un intesa al suo interno ha anche lavorato per dividere il Paese, infischiandosene persino dell’invito del presidente Napolitano ad un voto condiviso sulla Libia e assoggettando gli interessi di tutti a quelli del proprio partito. Quando si tratta di interessi che coinvolgono tutto il Paese non dovrebbero esserci distinzioni né ideologiche né di altra natura, ma evidentemente usiamo un linguaggio che Bersani e Di Pietro non conoscono. Di certo non tutto è risolto con questo voto in Parlamento, ma la strada intrapresa è già diversa. Consapevoli del ruolo prioritario che ci spetta nella gestione della crisi libica, sia per la nostra collocazione geografica, sia per la peculiarità degli interessi che abbiamo da difendere in Libia, speriamo che quanto messo nero su bianco serva a venire fuori da questa crisi con il minor danno possibile. A tal proposito non possiamo che compiacerci, per esempio, per il fatto che l’Italia abbia ottenuto il comando navale dell’Alleanza, con il quale potrà rafforzare l'embargo delle armi alla Libia stabilito dalla risoluzione Onu, che peraltro la cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto di estendere a quello “petrolifero completo” oltre ad “ampie restrizioni al commercio". Ma c’è molto da lavorare soprattutto sul fronte dell’immigrazione. Che al momento vede in piena emergenza Lampedusa dove continuano ad arrivare centinaia di immigrati, da ultimo anche minorenni. Un flusso che, oltre ai rifugiati, vede anche molti fuorilegge evasi dalle patrie galere tunisine, dopo che le stesse sono state aperte a seguito del cambio di regime in quel Paese. Si tratta di un' emergenza rispetto alla quale l’Unione europea non può lavarsene le mani. Anche perché, considerato l’incertezza della situazione, è impossibile prevedere l’entità dell’esodo ma anche la durata.

martedì, marzo 22, 2011

SULLA LIBIA LA LEGA NORD E' RESPONSABILE MA NON POLITICAMENTE AFONA

di Giacomo Stucchi

E’ davvero stupefacente constatare come nel nostro Paese anche su una vicenda preoccupante e complessa, qual è al momento la crisi libica, le opposizioni trovino il modo di fare della sterile polemica. L’ultimo Consiglio dei Ministri è servito a fare chiarezza sulle posizioni del Governo nel suo complesso ma anche sulla necessità che sull’intervento in Libia si esprima il Parlamento. La Lega Nord ha già indicato le priorità : petrolio, gas, profughi e blocco navale fra i punti salienti. Non c’è nessun distinguo rispetto agli impegni già presi da Palazzo Chigi ma una cosa è la responsabilità di Governo, e gli obblighi che da essa ne derivano, un’altra cosa invece l’afonia politica e istituzionale. Quanto sta accadendo in Libia e le implicazioni che potrebbero ancora derivarne, soprattutto nel nostro Paese, a causa dei raid in quel territorio, costituiscono un argomento troppo importante per fare polemica. A chi nella sinistra desidera perseverare su questa strada diciamo soltanto che non abbiamo dimenticato che, proprio sulla politica estera, un certo Franco Turigliatto, esattamente il 24 gennaio del 2008, contribuì ad affossare il governo Prodi! Ciò detto, veniamo alle cose che contano davvero e che non possono che preoccupare la Lega, ma anche qualsiasi persona di buon senso. Per settimane il ministro dell’Interno Maroni ha giustamente denunciato l’immobilismo dell’Europa sul fronte umanitario nella crisi libica ma anche, più in generale, in tutto il nord Africa. Aiutare quella gente nella loro terra, anche per impedire che approdino sulle nostre coste, era e rimane un imperativo categorico. Per tutta risposta alcune cancellerie europee hanno deciso, non si sa quanto mosse da ragioni umanitarie o piuttosto da quelle economiche e commerciali, per i bombardamenti in Libia. A far da “scudo” a questa decisione una risoluzione dell’Onu, nella quale in sostanza non si dice di abbattere Gheddafi ma “solo” di salvaguardare i civili. Una strategia che per la verità, visto gli ultimi accadimenti sul fronte libico, si sta rivelando un po’ più complicata del previsto, anche in considerazione della reazione da parte delle milizie del Colonnello. Del quale, si badi bene, non ci interessa certo difenderne la causa, ma dal cui destino, purtroppo, derivano importanti conseguenze per il nostro Paese: dai contratti commerciali con le aziende italiane, sui quali altri “partner” europei vorrebbero mettere le mani, all’approvvigionamento energetico del nostro Paese; dal rischio immigrazione di centinaia di migliaia di profughi, peraltro in parte già in corso, al pericolo di cellule terroristiche libiche che potrebbero infiltrarsi tra i profughi. Insomma, i motivi di preoccupazioni sono tanti ed è per questo che la Lega ha messo nero su bianco le condizioni che, a nostro modo di vedere, metterebbero in sicurezza il nostro Paese evitandogli di fare solo il gioco di altri.

sabato, marzo 19, 2011

MILANO - 19/03/11 - INTERVENTO CONVEGNO DONNE PADANE "EUROPA CRISTIANA, QUALE FUTURO?"











mercoledì, marzo 16, 2011

PER LA SINISTRA GOVERNARE E' SEMPRE UN BLUFF!

di Giacomo Stucchi

A sentire certi commenti da parte di esponenti dell’opposizione si rimane davvero sbalorditi. Non tanto per i giudizi sull’attività dell’Esecutivo, comprensibilmente critici considerato che provengono da chi sta all’opposizione (e per giunta ormai da un bel po’), ma quanto per l’idea stessa che la sinistra ha della funzione di Governo. Proviamo ad essere più espliciti. Per la Lega Nord governare significa avere un programma sulle cose da fare, portarlo avanti in Parlamento e, soprattutto, darne costantemente conto ai cittadini. Il principio è lo stesso anche nel caso di una Regione piuttosto che di una Provincia o di un Comune, dove peraltro il confronto con tutte le forze politiche è senz’altro utile. Arriva però il momento in cui le decisioni vanno prese, anche a maggioranza. La legittimazione al Governo è data dal voto popolare, e dalla conseguente maggioranza parlamentare, e quindi anche le decisioni governative, adottate nell’ambito della legge, sono pienamente legittimate. Ma c’è di più. Un Governo in carica che si rispetti è tenuto a prendere delle decisioni; non farlo, oltre a mantenere il Paese in una fase di stallo perenne, si tradurrebbe in una grave responsabilità dinanzi agli elettori. Ciò detto, il punto è che qualunque sia il provvedimento adottato dal Governo Berlusconi, dalla riforma sul federalismo fiscale a quella sulla giustizia, dalle misure sulla sicurezza al programma sul nucleare, la sinistra anziché confrontarsi sul merito delle proposte si limita ai soliti ostruzionismi. Sulla riforma della giustizia, per esempio, questo governo non sarebbe legittimato a farla perché il premier è rinviato a giudizio. Sul nucleare, il programma di rilancio varato da Palazzo Chigi è solo un bluff perché in realtà il Governo non avrebbe intenzione di portarlo avanti. Che dire poi del federalismo fiscale, anche questa sarebbe una riforma illusoria utile solo alla Lega Nord come spot elettorale. Insomma, abbiamo capito che per la sinistra, probabilmente ricordando le sue ultime esperienze alla guida del Paese, governare significa solo far finta di prendere decisioni. E’ troppo facile, oltre che comodo per chi sta all’opposizione e non ha responsabilità di governo, buttarla sempre sul bluff o chissà su quale altra cosa. Sono arrivati persino a negare l’entità dell’emergenza immigrazione che il ministro dell’Interno Roberto Maroni, per fortuna, non ha mai preso sotto gamba. I fatti non solo gli danno ragione (ad oggi, come ha detto il ministro rispondendo al Question time alla Camera, sono arrivati 11.285 clandestini, esclusivamente dalla Tunisia, mentre in tutto il 2010 ne erano arrivati 4.406, grazie all'accordo con la Libia, che oggi non è più operativo) ma smentiscono i soliti faciloni della sinistra. Pensate un pò cosa sarebbe potuto accadere se al Viminale ci fosse stato uno di loro!

martedì, marzo 15, 2011

SUL NUCLEARE SI DISCUTA MA NON PER FINI STRUMENTALI

di Giacomo Stucchi
La violenza del terremoto e dello tsunami che hanno colpito così duramente il Giappone irrompe nelle nostre case con la forza delle immagini televisive. Ciò che viene documentato è probabilmente solo una minima parte di quanto è accaduto in quella lontana terra ma dà gia l’idea dell’immane cataclisma. Il caso ha voluto che questa catastrofe, con le esplosioni dei reattori nucleari, è diventata (se possibile) ancora più grave e coincidente con il dibattito in Italia sul nucleare, a pochi mesi dalla celebrazione del referendum promosso dall’Idv di Di Pietro. Ai lettori potrà forse sembrare surreale accostare il nome dell’ex pm ai fatti drammatici di questi giorni ma la politica di casa nostra, e soprattutto il modo di interpretarla di alcuni esponenti dell’opposizione, ci porta ad occuparci anche di questo. Se per un verso infatti è normale che quanto sta accadendo in Giappone susciti il dibattito, dentro e fuori il Parlamento, sull’opportunità o meno di un ritorno al nucleare, per un altro verso invece appare fuori luogo che l’opposizione cerchi di cavalcare gli eventi per rilanciare il referendum. La scelta delle forme di approvvigionamento di un Paese, peraltro alle volte obbligata, è cosa troppo importante per discuterne, come stanno facendo Bersani e il suo alleato Di Pietro, o gli stessi esponenti dei Verdi, solo e soltanto a fini strumentali, e per giunta sull’onda dell’emozione che inevitabilmente suscita nella gente una tragedia come quella in atto in Giappone. In realtà il pericolo di terremoti catastrofici come quello verificatosi in Giappone, determinato dalla congiunzione in quella parte del pianeta di ben quattro placche continentali, per fortuna non è lo stesso che esiste in Italia. Che dire poi del fatto che, piaccia o meno, anche a non voler costruire sul nostro territorio le centrali nucleari, comunque avremo sempre vicine, con le conseguenze che questo comporta, quelle esistenti in Francia, Svizzera e Germania. Quando poi si cita ad esempio di rettitudine la moratoria sul nucleare annunciata da Angela Merkel, bisogna anche tenere conto che la premier tedesca fa riferimento ad impianti di vecchia generazione, costruiti dieci o quindici anni fa, che di certo non hanno i dispositivi di sicurezza che invece sono presenti in quelli di nuova generazione. Insomma, il dibattito è aperto ed è lecito che si discuta sui vantaggi o sugli svantaggi del nucleare. Ciò che invece non riteniamo né opportuno né politicamente corretto è trasformare il dibattito sul nucleare nell’ennesima campagna elettorale contro il Governo Berlusconi. Rilanciando il programma sul nucleare l’Esecutivo ha fatto, come è normale che sia per tutti i governi che hanno a cuore le sorti dei loro cittadini, una scelta politica. Su questa c’è modo e tempo per discutere, ma non per fare l’ennesima polemica a fini elettorali.

giovedì, marzo 10, 2011

LE RIFORME VANNO FATTE NELL'INTERESSE DI TUTTI

di Giacomo Stucchi

Il dialogo in Commissione bicamerale per portare a buon fine un parere condiviso sottoscritto da maggioranza e opposizioni, su federalismo regionale e sanità, procede e necessiterà di qualche giorno ancora di confronto. Ben venga quindi un breve periodo in più di lavoro in Commissione se questo porta ad avere un buon risultato, dopo le polemiche pretestuose in occasione dell’approvazione del decreto sul federalismo municipale. C’è però un altro fronte aperto sul quale soffia forte la polemica delle opposizioni, e di tutti coloro (dalle associazioni di categoria interessate a certa informazione) che non vogliono che le riforme vengano attuate in questo Paese, ed è quello della giustizia. Le critiche preventive del Pd, che per bocca del presidente del gruppo al Senato Anna Finocchiaro ha detto che la riforma sarebbe dettata solo da un risentimento personale del presidente del Consiglio nei confronti della magistratura, così come le dichiarazioni del sostituto procuratore a Milano, Armando Spataro, che ha annunciato che "a riforme epocali ci saranno risposte epocali” dei magistrati, rendono bene l’idea del clima nel quale ci troviamo ad operare. Prescindendo per il momento dai contenuti della riforma del sistema giudiziario varata dal Governo, sui quali ci sarà tempo e modo di intervenire nei prossimi giorni, il punto è che come al solito Esecutivo e maggioranza, pienamente legittimati dal voto popolare ad andare avanti nel loro programma, devono fare i conti con un clima barricadiero. Questo viene sollecitato ad arte da alcuni esponenti politici dell’opposizione, con il contributo (spiace dirlo) di giornalisti militanti della loro parte politica. Un paio di considerazioni bastano a rendere l’idea. Sostenere, per esempio, come fanno nei salotti televisivi alcuni soloni della sinistra, che la riforma del sistema giudiziario va fatta ma senza toccare ruoli e competenze dei magistrati è un ossimoro. Sarebbe come dire, per esempio, che bisogna riformare il sistema della produzione agricola senza parlare però degli agricoltori! E’ la solita inconcludenza della sinistra. E’ successo anche con la riforma della scuola che porta la firma del Ministro Gelmini che, secondo i soliti Bersani e Di Pietro, avremmo dovuto fare senza rivedere ruoli e competenze dei principali operatori di quel settore, ovvero gli insegnanti. Oppure come è accaduto per la riforma del processo civile varata dal Governo in carica che, sempre secondo la sinistra, si sarebbe dovuta fare seguendo alla lettera i pareri dell’associazione di categoria degli avvocati civilisti. Ma per favore! Come si fa a non capire che le riforme vanno fatte non guardando agli interessi di parte di alcune categorie, ma a quelli di tutti i cittadini. Che dire poi di certe trasmissioni televisive, come quella di Exit su La7, condotta dalla signora D’Amico, che seguono solo il filo della propaganda di sinistra? Certi boicottatori mediatici però si dovranno rassegnare, perché il processo riformatore in atto andrà avanti nell’interesse del popolo sovrano.

martedì, marzo 08, 2011

NONOSTANTE I SOLITI DEMOLITORI IL CANTIERE DELLE RIFORME E' SEMPRE APERTO

di Giacomo Stucchi

Che la Lega Nord abbia un ruolo importante nell’attuale quadro politico è un fatto che un po’ tutti, sia gli avversari sia gli alleati, ci riconoscono. Per questo motivo, avvertendo in qualche modo la responsabilità di essere al contempo un movimento popolare ma anche una forza politica determinante in Parlamento, cerchiamo sempre di far seguire alle parole i fatti concreti. Come sta avvenendo sul federalismo fiscale dove, archiviati i festeggiamenti per la fiducia ottenuta alla Camera la scorsa settimana, si è già a lavoro per portare a casa al più presto il decreto relativo al fisco regionale. Alla luce del sole e senza sotterfugi, come è nel nostro stile, si sta quindi procedendo nel dialogo tra le Regioni e i ministri della Semplificazione normativa Roberto Calderoli e per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, per varare un testo quanto più possibile condiviso da tutti. Sulla riforma del sistema giudiziario, che costituisce un altro punto del programma elettorale presentato a suo tempo agli elettori e sulla quale sta lavorando il Guardasigilli Alfano, la disponibilità al dialogo tuttavia non significa accettare critiche aprioristiche, come quelle di alcuni magistrati che hanno già alzato le barricate. Sbagliando secondo noi anche i tempi della protesta dal momento che, piuttosto che commentare sulla materia quanto pubblicato sui giornali in questi giorni, sarebbe stato meglio aspettare il varo del provvedimento da parte del Governo. Il dibattito in Parlamento, e non i comunicati stampa o roboanti annunci di tamburi di guerra, costituisce lo strumento attraverso il quale tutte le forze politiche possono discutere della riforma con cognizione di causa, decidendo anche di dare spazio alle rappresentanze delle categorie direttamente interessate affinché possano dire la loro e dare un contributo alla riforma. In democrazia funziona così. Invece dobbiamo constatare che alcuni magistrati sono già sul piede di guerra e che la solita attività di demolizione di un sereno confronto politico, ad opera di alcuni esponenti dei vecchi e nuovi oppositori del Governo, è gia a pieno regime. Timorosi di perdere il loro ruolo di pasdaran dell’antiberlusconismo, costoro farebbero di tutto pur di avvelenare sempre di più il clima politico ed impedire che un dialogo costruttivo si possa instaurare sul tema della giustizia, così come su tutte le altre questioni che stanno sul tappeto. Su tali posizioni estreme, manco a dirlo, eccelle il solito Di Pietro che non solo dimostra in ogni occasione di non voler nemmeno parlare di riforma della giustizia, a prescindere dai contenuti, ma sta spudoratamente usando un importante istituto democratico, qual è quello dei referendum, per lanciare l’ennesima campagna contro il premier.

PARIGI - 08/03/11 - COMMISSIONE POLITICA UEO
















sabato, marzo 05, 2011

BERGAMO - 05/03/11 - 25° ANNIVERSARIO LEGA LOMBARDA




























































































venerdì, marzo 04, 2011

TELENOVA - 04/03/11 - TRASMISSIONE TV "LINEA D'OMBRA"
















giovedì, marzo 03, 2011

LE BATTAGLIE POLITICHE DI UNA VITA RIVISSUTE IN UN ATTIMO

di Giacomo Stucchi

Il sì della Camera alla fiducia al Governo sulla risoluzione di maggioranza relativa al testo sul federalismo fiscale municipale è uno di quei momenti che resteranno per sempre impressi nella nostra memoria. Questo storico traguardo non sarebbe stato raggiungibile senza la lungimiranza del nostro Segretario Federale Umberto Bossi, la perseveranza del ministro per la Semplificazione Calderoli, e naturalmente la coesione dei gruppi parlamentari della Lega Nord che hanno sempre parlato e agito all’unisono. Per chi ha sposato una causa, prima ancora che un progetto politico, aver potuto contribuire a portare a casa questo risultato ha il sapore di una soddisfazione tutta particolare. Davanti agli occhi sono passati in un attimo anni di lotta politica: dagli esordi, quando ad andare in giro coi nostri vessilli e le nostre idee ti prendevano per matto, alla lunga traversata nel deserto, quando nonostante una clamorosa vittoria in termini di voti e di parlamentari la Lega dovette rimanere all’opposizione, alla delusione per l’esito del referendum sulla riforma costituzionale varata nel 2006, per arrivare infine a questi difficili ma straordinari anni di Governo. Due cose vanno però subito sottolineate. La prima è che il complesso iter legislativo per rendere pienamente operativo il federalismo fiscale non si è concluso. Dopo il sì alla fiducia della Camera, e l’emanazione del decreto attuativo sul federalismo municipale in via definitiva da parte del Consiglio dei ministri (arrivato appena il giorno dopo il voto parlamentare), bisognerà adesso procedere all’approvazione degli altri decreti della riforma che ancora mancano all’appello e che sono già in discussione in Bicamerale. La seconda riflessione è che, come ha giustamente osservato Bossi, l’opposizione avrebbe fatto bene a votare la fiducia sul federalismo municipale. Perché? Innanzi tutto perché non avrebbe perso l’occasione per dare il suo contributo, politico e istituzionale, ad un processo riformatore che a questo punto è davvero irreversibile; e poi perché sarebbe stata coerente con quanto fatto nella prima parte della legislatura in corso, quando il dibattito sul federalismo fiscale non era ancora avvelenato dalle polemiche sulle vicende giudiziarie del premier. L’impressione è che da parte di vecchi e nuovi oppositori del Governo ci sia stato un tentativo, clamorosamente fallito, di esacerbare il clima politico, nella speranza di spazzare via il processo riformatore in atto e la maggioranza parlamentare legittimata dal voto popolare. Sul federalismo fiscale, però, per l’opposizione si presenta ora una seconda possibilità. La proroga di quattro mesi della legge delega sul federalismo, approvata dal Consiglio dei Ministri, offre a tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Paese la possibilità di sotterrare l’ascia di guerra delle polemiche inutili e strumentali e di tornare ad un dialogo franco e costruttivo.

LENNA - 03/03/11 - CENA SINDACI




martedì, marzo 01, 2011

ECCO QUANDO SERVIREBBE FARE FRONTE COMUNE PER AGIRE NELL'INTERESSE DI TUTTI

di Giacomo Stucchi

L’iter legislativo sul federalismo fiscale procede speditamente su due livelli: quello in Aula alla Camera, dove il Governo ha posto la fiducia sul decreto per il federalismo municipale; quello in Bicamerale, dove è già cominciata la discussione sugli altri decreti del provvedimento non ancora approvati. Un’attività a tutto spiano che denota sia la volontà del Governo di andare avanti sulla strada delle riforme, sia la pervicacia della Lega che non arretrerà mai di un centimetro nella funzione di spinta propulsiva all’esecutivo. L’azione di Governo quindi, supportata dal lavoro parlamentare in Aula e nelle Commissioni (che spesso risulta essere determinante), non si arresta e anzi fa fronte alle vecchie e nuove emergenze. Il sacrificio di un altro alpino impegnato in una missione di soccorso in Afghanistan, così come la crisi libica (i cui sbocchi appaiono ancora incerti e le cui conseguenze, per tante ragioni, ci riguardano direttamente), e naturalmente tutte le scadenze di politica interna che stanno sul tappeto, ci ricordano come non bisogna mai abbassare la guardia. Tutto però potrebbe essere più semplice, o se si vuole più utile per i cittadini, se almeno su alcune questioni si agisse nell’interesse del Paese e non della propria parte politica. L’immobilismo dell’Unione europea nella crisi del nord Africa è, per esempio, un problema rispetto al quale bisognerebbe fare fronte comune. L’’Europa può far finta di non vedere ciò che accade ai suoi confini meridionali, ma se davvero l’esodo di profughi dalla sponda sud del Mediterraneo dovesse manifestarsi in tutta la sua paventata imponenza, allora si che quello sarebbe un vero problema del quale tutti i ventisette membri dell’Ue dovrebbero necessariamente farsi carico! Ma c‘è di più. A cosa servono infatti le riunioni periodiche degli organi di rappresentanza parlamentare a livello europeo, se poi questo lavoro non si traduce in un’azione concreta di intervento quando ciò è obbiettivamente necessario? Dinanzi alla difficoltà di ottenere interventi di aiuto dalle istituzioni comunitarie, per affrontare le conseguenze della crisi nordafricana, le forze politiche del Paese più esposto dovrebbero parlare all’unisono e denunciare con forza il disinteresse dei burocrati di Bruxelles. Rispetto a quanto sta accadendo alle porte di casa nostra c’è solo da gridare con forza, tutti insieme, contro l’irragionevolezza di un’istituzione che solo a parole proclama principi e valori che dovrebbero ispirarsi alla solidarietà, alla comunione d’intenti, allo spirito costruttivo; salvo poi tirarsi indietro, o non proporsi del tutto, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti. C’è un tempo per il confronto politico e persino per la polemica, ingredienti giusti, legittimi e necessari in ogni democrazia che si rispetti, ma c’è anche un tempo per la condivisione di interessi altrettanto giusti ma soprattutto necessariamente comuni.