mercoledì, agosto 30, 2017
L'UE E GENTILONI DANNO RAGIONE ALLA LEGA NORD SU MIGRANTI E LIBIA
di Giacomo Stucchi
Bisognava arrivare ai mega sbarchi di giugno, quando
in soli due giorni arrivarono sulle nostre coste diecimila migranti, e a quelli
di luglio, per convincere il governo Gentiloni e la
Ue a fare qualcosa per arginare un fenomeno del tutto fuori
controllo. Soprattutto perché per anni i governi a guida Pd hanno preso
sottogamba il problema dell’immigrazione clandestina, approcciandosi al fenomeno
con l’atteggiamento dogmatico tipico della sinistra che è consistito
nell’accogliere tutti ad ogni costo. A ciò si aggiunga il totale disinteresse
dell’Ue che ha lasciato sola l’Italia ad affrontare i flussi migratori illegali
provenienti dalla Libia. Ma, come detto, i numeri degli sbarchi già all’inizio
dell’estate erano imponenti e con essi montava la rabbia dei sindaci, molti
anche del Pd, e dei cittadini che non erano più disposti ad accettarne nemmeno
uno nelle loro città. Ecco quindi arrivare provvedimenti, come il codice di
comportamento per le Ong e la missione italiana in Libia, approvata dal
Parlamento prima della pausa estiva, adottati però in un quadro generale
confuso e quanto mai incerto; e, comunque, solo quando il governo non ha potuto
più fare finta di nulla e si è dovuto arrendere all’evidenza che non era più
possibile accogliere nessuno.
Finalmente, quindi, il governo ha capito che bisognava darsi da fare nel ginepraio libico, per quanto possibile considerato lo scenario di quel Paese, soprattutto per collaborare con le autorità locali e scongiurare la partenza dei barconi. Una strategia avallata dall’Ue nel vertice di Parigi, nel quale Macron, Merkel e Rajoy si sono impegnati, per il momento solo a parole, a rivedere i trattati di Dublino (secondo cui la responsabilità dell’asilo è del Paese di primo sbarco); a collaborare fattivamente per una stabilizzazione della Libia con un sostegno concreto; a realizzare un piano d’azione a breve termine per il controllo dei flussi migratori, prevedendo un’identificazione già nei paesi di transito attraverso una cooperazione con i Paesi africani e anche una presenza militare sul campo. Insomma, né più né meno di quanto da anni la Lega Nord suggerisce di fare per affrontare il problema; e per questo tacciata di essere razzista. Vedremo quindi se, a livello Ue, dalle buone intenzioni si passerà finalmente ai fatti concreti. Ma soprattutto se la politica sull’immigrazione, sin qui condotta dalla sinistra nel nostro Paese, non sarà più ambigua e guarderà a una prospettiva di lungo periodo; oppure se, passate le elezioni, torneranno a spalancare le porte di casa a tutti gli immigrati.
Finalmente, quindi, il governo ha capito che bisognava darsi da fare nel ginepraio libico, per quanto possibile considerato lo scenario di quel Paese, soprattutto per collaborare con le autorità locali e scongiurare la partenza dei barconi. Una strategia avallata dall’Ue nel vertice di Parigi, nel quale Macron, Merkel e Rajoy si sono impegnati, per il momento solo a parole, a rivedere i trattati di Dublino (secondo cui la responsabilità dell’asilo è del Paese di primo sbarco); a collaborare fattivamente per una stabilizzazione della Libia con un sostegno concreto; a realizzare un piano d’azione a breve termine per il controllo dei flussi migratori, prevedendo un’identificazione già nei paesi di transito attraverso una cooperazione con i Paesi africani e anche una presenza militare sul campo. Insomma, né più né meno di quanto da anni la Lega Nord suggerisce di fare per affrontare il problema; e per questo tacciata di essere razzista. Vedremo quindi se, a livello Ue, dalle buone intenzioni si passerà finalmente ai fatti concreti. Ma soprattutto se la politica sull’immigrazione, sin qui condotta dalla sinistra nel nostro Paese, non sarà più ambigua e guarderà a una prospettiva di lungo periodo; oppure se, passate le elezioni, torneranno a spalancare le porte di casa a tutti gli immigrati.
domenica, agosto 20, 2017
sabato, agosto 19, 2017
giovedì, agosto 17, 2017
giovedì, agosto 03, 2017
SUL CONTRASTO AGLI SBARCHI ANCORA TANTA APPROSSIMAZIONE DA PARTE DEL GOVERNO
di Giacomo Stucchi
I provvedimenti adottati per contrastare gli sbarchi degli immigrati
clandestini, dal codice di comportamento delle Ong che soccorrono persone in
mare, all'approvazione da parte del Parlamento della missione navale di supporto
a sostegno della Guardia costiera libica, non brillano né per chiarezza né per
efficacia. Cosa accadrà, per esempio, alle navi di quelle ONG che si sono
rifiutate di firmare il codice di condotta? Al momento nessuno nel Governo ha
spiegato quali potrebbero essere le conseguenze per le navi di queste ONG, ma
prima o poi bisognerà chiarirlo. Così come bisognerà fare chiarezza anche
sulla missione italiana in Libia, che va bene come primo passo ma avrebbe di
certo più efficacia se servisse a fare (finalmente!) i respingimenti sulle coste
libiche. Ma al momento non è così, e allora cosa andiamo a fare esattamente?
Vabbè che siamo agli inizi di agosto, quando chi può si prepara a passare
qualche giorno di meritato riposo e non ha certo al centro dei sui pensieri i
tanti problemi del Paese, ma far passare i suddetti provvedimenti per soluzioni
definitive al fenomeno dei flussi migratori e degli sbarchi è davvero troppo e
sa tanto di presa in giro. Com’è noto la Lega Nord è stata la prima forza
politica a chiedere, ormai da un bel po’, un intervento in mare per fermare
l'arrivo in massa dei clandestini. Per questo siamo stati contrastati e
criticati, definiti razzisti e xenofobi, da un sinistra con la puzza sotto il
naso e da perbenisti di maniera, ma alla fine i fatti ci hanno dato
ragione.
Appare oggi del tutto evidente ciò che a noi è sempre stato chiaro: le
nostre città, le nostre comunità, non sono più nelle condizioni di accogliere
nessuno. Abbiamo sempre detto che il nostro non era e non è un approccio
ideologico al problema dei flussi migratori, ma solo di buon senso. Lo stesso
buon senso che avrebbe dovuto suggerire alla sinistra al governo che non era
possibile consentire lo sbarco, e la permanenza sul nostro territorio, a
decine di migliaia di immigrati clandestini. Che nella maggior parte dei casi
non sono profughi, non scappano da una guerra e non sono nemmeno interessati
all’integrazione nel nostro Paese. Vogliono solo bivaccare nelle nostre città
vivendo al di fuori della nostre leggi e delle nostre consuetudini; e i
governi Letta-Renzi-Gentiloni glielo hanno consentito. Tutto
questo non ha nulla a che fare né con la politica dell’accoglienza né con la
carità cristiana. Solo oggi (dopo quattro anni e mezzo e le batoste elettorali)
la sinistra si è resa conto che la situazione sta sfuggendo di mano sotto
diversi punti di vista, da quello della sicurezza all’aspetto economico e
politico, e allora cerca di porvi rimedio. Ma l’approssimazione e la confusione
che caratterizza la sua azione di governo non è di buon auspicio.
mercoledì, agosto 02, 2017
I MILIARDI DI SOLDI PUBBLICI MESSI SUL PIATTO DA RENZI HANNO PRODOTTO SOLO OCCUPAZIONE A TERMINE
di Giacomo Stucchi
Il governo si aggrappa ai dati comunicati dall’Istat per dimostrare che
l’occupazione è in ripresa, così come la crescita. Ma il dato statistico, che
come tale deve essere considerato, in alcun modo può essere interpretato come
sintomo di un’economia che riparte davvero. Il tasso di disoccupazione
dell’11,1% registrato dall’Istat a giugno, infatti, indica un aumento
soprattutto dei lavori a termine mentre risultano stabili i dipendenti a tempo
indeterminato e calano ancora gli autonomi. Sale inoltre la stima
degli inattivi che, sempre a giugno, vedono le loro fila ampliarsi di 12mila
persone. Ma c’è dell’altro, che dimostra come l'Italia sia sempre molto indietro
rispetto all'Ue. Secondo Eurostat, infatti, che ha diffuso la stima definitiva
sulla disoccupazione per il mese di giugno, il dato è pari al 9,1%
nell'Eurozona, ovvero il più basso dal febbraio 2009, e al 7,7% in Ue a 28
paesi, il minimo dal dicembre 2008. Secondo l'istituto di statistica europea, i
paesi con i tassi più bassi sono la Repubblica ceca (2,9%), la Germania
(3,8%), ma anche il Regno Unito (4,4%). Insomma, c’è davvero poco di che
compiacersi per i dati Istat perché, cifre alla mano, appare evidente come i
governi Letta-Renzi-Gentiloni non hanno saputo cogliere le
opportunità di crescita e di sviluppo che invece altri Paesi, ma direi
soprattutto altri governi, hanno saputo sfruttare. E’ evidente che di tutti
questi aspetti non vi sia traccia nello storytelling renziano. Ma è un dato di
fatto che la politica economica del governo Renzi (quella del
suo successore non si può neppure commentare perché inesistente) non solo ha
fallito, non raggiungendo alcun risultato degno di nota, se non quello –
negativo – di aver aumentato il debito pubblico coi molti miliardi di euro
investiti in bonus e quant’altro, ma ha impedito di impiegare risorse su altri
fronti come, per esempio, quello della riduzione delle tasse. Altro tasto
dolente dei governi di questa legislatura, che hanno sempre promesso un
intervento in tal senso ma non lo hanno mai fatto davvero.