Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, luglio 31, 2009

TREVIOLO: FESTA LEGA NORD







CIVITADE AL PIANO: FESTA LEGA NORD






























giovedì, luglio 30, 2009

BIANZANO. FESTA POPOLARE: RIEVOCAZIONE STORICA
















CENATE SOTTO: FESTA LEGA NORD
















BREMBATE SOPRA: FESTA LEGA NORD







mercoledì, luglio 29, 2009

LO SCONTRO NORD-SUD NON SERVE, OCCORRE UN CAMBIO DI PASSO

di Giacomo Stucchi

Ad essere sinceri pensavamo che con la lettura delle prime pagine dei giornali di oggi, che hanno dato ampio spazio alla proposta del test di dialetto ai professori, avessimo pagato il dazio quotidiano sull’altare dell’informazione. Ma ogni giorno ha le sue pene e si sa che dal mattino al pomeriggio le ore sono tante, almeno quanto il desiderio di taluni organi di informazione di strumentalizzare ogni proposta di legge che abbia la firma del Carroccio. La verità è che a soffiare sul fuoco delle polemiche sono davvero in tanti e non tutti animati da nobili intenzioni. Dalla riforma della scuola alla distribuzione dei fondi Fas, al presunto scontro nord-sud, ogni argomento è buono per alimentare una polemica tanto inutile quanto priva di fondamento. Basti pensare, per esempio, alla paventata nascita del partito del Sud, che in molti stanno tentando di far abortire ancora prima di un eventuale concepimento, che non deriva dall’esigenza di alcuni di contrastare il presunto strapotere della Lega all’interno della Lega, quanto dalla necessità di un riequilibrio delle forze all’interno dei grandi partiti. Non è un mistero infatti che talune tensioni nel Pdl, tra Alleanza Nazionale e Forza Italia, possano esistere anche sul fronte congressuale. Ma francamente di questo non ci sorprendiamo affatto. Sarebbe davvero strano il contrario, e cioè se dei processi complessi e lunghi, come quelli che portano alla nascita di grandi partiti frutto della fusione di altri preesistenti, non fossero irti di ostacoli da superare. Il punto invece è un altro e consiste nel pericolo che in un momento particolarmente importante della vita politica, come quello attuale, caratterizzato da un punto di svolta soprattutto sul piano delle riforme istituzionali (che potrebbero finalmente dare i loro frutti dopo decenni di attesa), venga inficiato da una contesa nord-sud dalla quale, crediamo, nessuno ne uscirebbe vincitore. Qui non vogliamo negare la diagnosi, e cioè che sul piano dello sviluppo una parte del territorio ha un gap da recuperare, ma dobbiamo però intenderci sulla cura da seguire per debellare la malattia. Cosa fare allora? I contributi a pioggia, non finalizzati alla realizzazione di opere strutturali ma distribuiti in mille rivoli, persino difficili da controllare, oggi non sono più neppure immaginabili; né si può pensare di utilizzare risorse destinate agli investimenti per la copertura delle spese correnti, come purtroppo ancora di recente è stato fatto in alcuni Comuni del Sud. Se si converrà su tutto questo, allora si dovrà pure riconoscere che ciò che occorre è un deciso cambio di marcia che consenta di finirla con le sterili polemiche, sulla scuola, sicurezza o quant’altro, o sull’inutile quanto infruttuoso scontro tra nord e sud, e che porti ad una nuova assunzione di responsabilità. La ricreazione è finita e bisogna che, una volta per tutte, se ne prenda atto.

lunedì, luglio 27, 2009

LE IPOCRISIE DEL PALAZZO SUL RITIRO DEI SOLDATI

di Giacomo Stucchi

Si può su una questione molto importante, come quella della permanenza dei nostri militari nelle missioni all’estero, esprimere un giudizio umano senza che questo scateni polemiche pretestuose da parte di alcuno? A giudicare dalle reazioni di alcuni esponenti dell’opposizione, la risposta è no. L’auspicio fatto dal nostro segretario federale Umberto Bossi di portare “tutti a casa” i nostri ragazzi, altro non è che la manifestazione di una forte preoccupazione per la loro incolumità. Dovrebbe essere evidente a tutti che l’averlo espresso liberamente, cosa che rende onore a Bossi, non significa certo scherzare sulla pelle di chi compie il proprio dovere o giocare interessi di parte! Senza voler entrare nel merito politico della questione, e cioè se abbia un senso o meno continuare a mettere a rischio le vite dei nostri soldati in territori dove, per forza di cose, la democrazia deve farsi spazio da sé, solo chi è in cattiva fede può strumentalizzare le parole di Bossi per fare della polemica fuori luogo. Il segretario dell’Udc Cesa, per esempio, riferendosi oltre che alle parole di Bossi anche all’intervista di Calderoli su Repubblica, ha addirittura parlato di “dichiarazioni a dir poco allucinanti di autorevoli ministri della Repubblica appartenenti alla Lega sulle nostre missioni internazionali”; mentre per il segretario del Pd Franceschini “i nostri soldati hanno diritto di sentirsi coperti da un governo che li tutela nell’ambito del mandato parlamentare”; per Rutelli, presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza: ”E’ grave se i nostri militari che rischiano la vita non avvertono il pieno supporto delle istituzioni”. Si tratta di giudizi chiaramente pretestuosi, da rimandare ai mittenti, che la dicono lunga sia sulle persone con le quali ci dobbiamo confrontare, sia sul loro timore di vedere ancora una volta la Lega Nord essere l’unico movimento politico autenticamente popolare e quindi in sintonia con la volontà dei cittadini. Chi ha mai parlato di non “tutelare” i nostri soldati, o di non dare loro il pieno supporto delle istituzioni? Semmai è vero esattamente il contrario: si è espresso un giudizio che va nella direzione opposta, e cioè quella di tutelare l’incolumità dei nostri militari. Questa storia, fatti gli opportuni distinguo temporali ma anche di contenuto, ci ricorda molto gli anni in cui Umberto Bossi, per primo, rispetto a tutti gli altri esponenti politici e segretari di partito, cominciò a parlare della necessità di una riforma dello Stato in senso federalista. All’inizio tutti lo criticarono, salvo poi ricredersi, per convinzione o per opportunismo politico, quando il federalismo fiscale divenne prepotentemente prioritario nell’agenda politica, al punto da divenire un provvedimento legislativo. Oggi è la stessa cosa: nel Palazzo tutti fanno finta di scandalizzarsi alle parole di Bossi su un eventuale ritiro dei nostri soldati dalle missioni all’estero ma poi, magari in privato (comunque fuori dal raggio d’azione di telecamere e microfoni dei giornalisti), sono in moltissimi a ritenere che non sarebbe poi tanto sbagliato ripensare i termini della missione in Afghanistan e domani, chissà, potrebbero anche essere favorevoli ad un ritiro dei soldati!

giovedì, luglio 23, 2009

PUMENENGO: FESTA LEGA NORD







PEDRENGO: FESTA LEGA NORD
















lunedì, luglio 20, 2009

COSA C’ENTRA LA LEGA CON LA “QUESTIONE MERIDIONALE”?

di Giacomo Stucchi

La pubblicazione del lavoro Svimez sembra essere stato il pretesto per osservatori ed esponenti politici che, sentendosi chiamati in causa per spiegare i dati economici e sociali negativi che riguardano il Sud, hanno pensato bene di prendersela con il Governo in carica. L’accusa più ricorrente nei confronti di Palazzo Chigi è stata, tra l’altro, quella di seguire un’agenda politica che si presume essere troppo sbilanciata a favore del Nord, a scapito delle aspettative di sviluppo del Mezzogiorno. Motore propulsore di questa “strategia”, manco a dirlo, sarebbe la Lega Nord che ispirerebbe l’azione dell’Esecutivo, in generale, e quella del ministro dell’Economia Tremonti, in particolare. Chiunque sia disponibile a ragionare senza partire da posizioni precostituite e sia anche a conoscenza della storia recente è perfettamente consapevole che i problemi del Meridione, anche se in molti fanno finta di non saperlo, sono in gran parte riconducibili a decenni di politica, tanto a livello centrale quanto a quello locale, all’insegna dell’assistenzialismo. Una scelta efficace e comoda nell'immediato per il consenso politico, ma devastante nel lungo periodo in termini di non-sviluppo. Basti pensare, per esempio, alle politiche industriali sbagliate che hanno trasformato splendidi siti naturali, che avrebbero potuto trovare nel turismo la loro principale valorizzazione, in vere e proprie cattedrali nel deserto. Che c’entra tutto questo con la Lega Nord? Assolutamente nulla. Eppure, poiché in molti vorrebbero mettere il Carroccio contro il Sud, si tenta di trovare nella Lega il capro espiatorio e la causa di tutti i mali. Ma questo è un gioco vecchio, inutile, ben noto anche in Padania, e per questo non abbiamo alcuna intenzione di parteciparvi. Certo, visti i risultati delle Europee (che hanno visto il nostro movimento ottenere consensi anche in aree a noi tradizionalmente precluse), qualche esponente della "vecchia guardia" potrebbe temere che il pragmatismo che contraddistingue la politica della Lega possa “contagiare” anche gli elettori del Sud. Ma questo timore non dovrebbe esistere nei cuori di coloro che hanno accettato la sfida del rinnovamento della politica per i mezzogiorno e che potranno sempre contare sul nostro sostegno.
Oggi è quindi in atto un tentativo di riportare al centro dell’attenzione politica l’irrisolta “questione meridionale” che, al pari di quella "settentrionale" , la Lega non nega, ma che è da noi avversata fortemente se intesa come un tentativo di ritorno al passato. Per essere più chiari, il divario esistente tra Nord e Sud non può più essere colmato con le vecchie metodologie in uso fino agli anni novanta. L’attuale contesto politico, ovvero il superamento dei vecchi partiti del cosiddetto “arco costituzionale”, ma anche quello economico, i vincoli imposti dall’Europa (che oggi, per esempio, impedirebbero una nuova riedizione della Cassa del Mezzogiorno), non rendono nemmeno immaginabile qualsiasi politica stile Prima Repubblica. Il problema quindi non consiste in una competizione tra Nord e Sud, o tra Arlecchino e Pulcinella, né in un’eventuale trasposizione di questo scontro sul piano politico, magari tra forze che rappresentano gli interessi dell’uno o dell’altro territorio, ma nella consapevolezza di dover abbandonare, una volta per tutte, dannose e controproducenti politiche clientelari. Come può una Regione, o il Mezzogiorno nel suo complesso, recuperare il gap di sviluppo se non abbandona le vecchie zavorre che ne hanno determinato l'affossamento? Sperperi del denaro pubblico e una classe politica nel passato non sempre all’altezza della situazione, sono le ragioni che probabilmente spiegano gli scoraggianti dati Svimez , che dovrebbero indurre i politici del Sud, soprattutto quelli più capaci e preparati (e ve ne sono parecchi) più che che a pensare ad un nuovo partito, a far nascere una nuova coscenza nell'amministrare la cosa pubblica che possa renderli orgogliosi del lavoro svolto per la propria gente e dei risultati ottenuti.

giovedì, luglio 16, 2009

L'OPPOSIZIONE NON STRUMENTALIZZI LA LETTERA DI NAPOLITANO

di Giacomo Stucchi

L’iniziativa dei capigruppo a Montecitorio di Pd, Udc e Idv, con la quale è stata rinnovata al Governo la richiesta di riferire al Parlamento per sapere cosa intenda fare, dopo la lettera con cui il capo dello Stato ha accompagnato la promulgazione del pacchetto sicurezza, è del tutto strumentale. Come al solito i partiti di opposizione fanno di tutto per sfuggire il vero problema, che nel caso in questione è quello della sicurezza dei cittadini, e si arrampicano sugli specchi pur di mettere i bastoni fra le ruote del governo e della maggioranza. Tutto ciò premesso, nessuno mette in discussione il fatto che i rilievi del presidente della Repubblica al “pacchetto sicurezza”, necessitano la massima considerazione politica e istituzionale. Non a caso, infatti, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito ha detto che il governo valuterà la richiesta di riferire in Parlamento, inoltre nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi, subito dopo la promulgazione della legge, è stato espressamente detto che si terrà conto dei rilievi del Quirinale. Onestamente, e con tutto il rispetto e la stima che nutriamo nei confronti di Napolitano, al momento non vedo cosa si possa fare o dire di più. Infatti se è condivisibile l’interpretazione del presidente della Camera Gianfranco Fini, secondo il quale la lettera in questione è "politicamente incisiva”, e in tal senso bisogna dare atto al governo di aver detto subito che ne terrà conto, è altrettanto inoppugnabile la constatazione che l’iniziativa del presidente della Repubblica è quanto meno inusuale e innovativa. Innovazione e novità sono due parole che non sconvolgono più di tanto né il sottoscritto né la Lega Nord. Il nostro, infatti, è un movimento nato per fare le riforme istituzionali, considerato che (secondo un giudizio condiviso da tutte le forze politiche) l’attuale assetto non funziona più come dovrebbe, e quindi figuriamoci se ci scandalizziamo per il fatto che, a fin di bene, possa capitare di “abbandonare” i binari della Costituzione. Il punto, però, è un altro e consiste nella necessità di capire se si vuole aprire una breccia riformatrice o se invece quella del presidente della Repubblica è un’iniziativa “una tantum”, magari connessa al particolare pathos che sul provvedimento in questione si è creato. Non si tratta di una differenza di poco conto visto che, come già fatto rivelare in altri interventi, già operiamo in un sistema legislativo parecchio complesso e farraginoso (che ha nel bicameralismo perfetto un “freno” istituzionale senza eguali nelle democrazie compiute), se poi introduciamo pure la “consuetudine” dei richiami epistolari, ancorché presidenziali, rischiamo davvero di far fare “tilt” a tutto il sistema. Senza voler entrare nello specifico dei rilievi esternati da Napolitano, per quanto riguarda le ronde il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha assicurato che il “regolamento attuativo delle stesse, di competenza del Viminale, è pronto e sarà emanato non appena la legge sulla sicurezza entrerà in vigore”. Non ci pare che in questa normalissima procedura ci sia qualcosa di controverso e comunque siamo certi che il ministro competente saprà attenersi, nell’emanazione del regolamento, ai limiti fissati dalla legge.

martedì, luglio 14, 2009

PD? ROBA DA MATTI!

di Giacomo Stucchi

L’aver escluso dalle primarie per la segreteria del Pd il comico Beppe Grillo con cavilli burocratici, tipo la scadenza dei termini o il fatto che in passato egli abbia presentato delle liste concorrenti, non rende onore alla democrazia e, se permettete, alla serietà di un partito che aspiri ad essere alternativo all’attuale coalizione di governo. Che il Pd fosse con l’acqua alla gola non lo scopriamo certo ora, ma che addirittura impedisse a un ex cabarettista di concorrere alla segreteria, per paura di chissà cosa, è davvero sorprendente. Tra le tante motivazioni al diniego la più singolare è quella di Zaccaria, l’ex presidente della Rai e oggi parlamentare del Pd, che ricorda come non sia proprio possibile che un “comico che durante un'audizione parlamentare definì 'zoccole' tutte le parlamentari, e che per questo venne puntualmente querelato, poi si presenti ad un partito che rappresenta alcune di queste parlamentari, per iscriversi e magari candidarsi a segretario”. Ma non è finita. Tra le tante analisi sul Pd, una tra le più impietose, ma probabilmente più vicina alla realtà, è quella dell'ex presidente del Senato Franco Marini che, in un'intervista al quotidiano "La Repubblica", afferma che "il problema non e' Grillo, che e' un comico serio. Il suo è uno sberleffo, ci da' una scrollata. Il problema vero è l'immagine rovinata del partito che mette in palio al 'gratta e vinci' la carica di segretario". Insomma, se non siamo già alle comiche, come ha titolato oggi un quotidiano, ci manca davvero poco. E pensare che oggi a “tremare” per la candidatura di Grillo, sono gli stessi che volevano mettere nell’angolo Berlusconi dinanzi ai leader di tutto il mondo, con quattro foto della sua vita privata. Ma piuttosto si vergognino loro che, come dirigenti di un partito, hanno la responsabilità di averlo messo alla berlina. A chi vogliono darla a bere questi avventurieri. Di cosa parla Franceschini quando dice che "il centrosinistra, il Pd, ha bisogno di un'identità riconoscibile, di parole chiave nuove e opposte a quelle del centrodestra"? A quali “parole chiave” si riferisce il segretario del Pd? Noi rispettiamo l’appello del presidente della Repubblica Napolitano, che anche dopo il G8 ha rinnovato il suo invito al dialogo tra le forze politiche, perché siamo davvero convinti che possa servire a raggiungere importanti obiettivi nell’interesse di tutti i cittadini, ma riteniamo altresì che un confronto costruttivo si possa realizzare solo sulle cose concrete, e non sulle chiacchiere da bar. Dalle “scosse” previste da D’Alema alla candidatura “negata”, per ragioni propedeutiche, a Grillo, la verità è che i dirigenti del Pd hanno ormai perso la bussola. E allora riesce davvero difficile poter dialogare con loro, per esempio, sulle riforme strutturali o sul sostegno alle famiglie e ai più deboli. Governo e Parlamento sono impegnati nel dibattito sul decreto anticrisi, voluto proprio per venire incontro alle categorie più in difficoltà a causa della crisi economica, gli anziani e le famiglie, e quelli del Pd litigano con Grillo, una roba da matti!

lunedì, luglio 13, 2009

BERGAMO: SEMINARIO APINDUSTRIA SULLE PICCOLE E MEDIE INPRESE




sabato, luglio 11, 2009

S.OMOBONO TERME. FIERA DELLE VACCHE











venerdì, luglio 10, 2009

ROMANO DI LOMBARDIA: FESTA LEGA NORD
















giovedì, luglio 09, 2009

G8 OK, MA ADESSO AVANTI TUTTA SULLE RIFORME

di Giacomo Stucchi

Chi sperava in una debacle diplomatica e politica del Cavaliere, in occasione del vertice internazionale di L’Aquila, ha dovuto mestamente mettere da parte le proprie aspettative. Le giornate del G8 dimostrano infatti che l'evento è un successo e, cosa più importante di tutte, potrebbe anche portare a risultati concreti, sull'economia e sul clima globale. Forse è per questo che l’opposizione, di solito molto eloquente nel dare giudizi negativi su tutto quanto fa il premier, questa volta è rimasta silente, sia sul piano politico sia su quello dell’informazione. Ufficialmente esponenti politici della sinistra, e giornalisti più o meno di parte, hanno accolto l’appello del Capo dello Stato ad evitare polemiche durante lo svolgimento del summit, ma la realtà è che essi hanno dovuto bere “l’amaro calice” dall’unanime apprezzamento che tutti i leader mondiali, primo fra tutti il presidente Obama, hanno fatto a Berlusconi per l’organizzazione del vertice. Significativo, a tal proposito, che persino la testata giornalistica più ostica al premier, la Repubblica, in un pezzo a firma di Vittorio Zucconi, abbia dovuto riconoscere che “Obama ha detto all’Italia che al tavolo dei Paesi che aspirano alla guida del mondo, un posto per noi c’è ancora e deve esserci. Un risultato vero che il nostro Paese, il governo Berlusconi e i futuri governi italiani, incassano e che l’Italia può riporre in cassaforte”. Considerato il taglio degli articoli pubblicati dal quotidiano nelle ultime settimane, il suddetto giudizio non ci pare cosa da poco! Che l’opposizione, e la stampa di parte, abbiano capito gli errori degli ultimi tempi e quindi deciso di cambiare rotta? Difficile a dirlo e, comunque, nessuno vieta di sperarlo. Di certo c’è che passato il vertice, e prima dell’ arrivo della pausa estiva dei lavori parlamentari, premier e governo, come ha giustamente ricordato il nostro segretario federale Umberto Bossi, devono darsi una tabella di marcia certa ed efficace sulle cose da fare. Per garantire, in primis, la continuità al processo riformatore, ma anche l’effettiva operatività alle riforme già approvate. Prima fra tutte quella del federalismo fiscale che, senza l’approvazione dei decreti attuativi, non può andare a regime e quindi cominciare a dare i suoi frutti. Ma ci sarà da vigilare anche sull’applicazione di una serie di norme strategiche, contenute nella “Legge Sviluppo” approvata in via definitiva dal Senato, importanti per il superamento della crisi e l’ introduzione di riforme strutturali. E’ soprattutto la parte dedicata all’energia che introduce le maggiori novità, consentendo la riduzione di annose problematiche, che ci hanno fatto sinora pagare l’elettricità il 30 per cento in più degli altri Paesi europei. Insomma, le questioni sul tappeto non mancano e siamo certi che, concluse le impegnative giornate abruzzesi, premier e governo, non mancheranno di trovare tempi e modi per affrontarle. Se l’opposizione vorrà fare la sua parte, nell’interesse di tutti i cittadini, non potrà che essere un fatto positivo.

martedì, luglio 07, 2009

SICUREZZA NON SI TORNA INDIETRO

di Giacomo Stucchi

Più che le ipotetiche foto osé sulla vita privata del premier, che qualcuno nella sinistra ha previsto che possano essere pubblicate da qualche parte in contemporanea all’apertura del G8, a rischiare di far fare davvero una brutta figura di fronte ai Grandi della Terra è, secondo noi, solo un caos mediatico e propagandistico che si sta montando ad arte per polemizzare sul pacchetto sicurezza, divenuto finalmente legge. Dopo più di un anno di dibattito, fuori e dentro le aule parlamentari, durante il quale si è detto e scritto di tutto su questo provvedimento, sviscerando ogni articolo, è davvero surreale che una volta diventato legge dello Stato si riapra la discussione. Ci chiediamo, allora, a cosa serve il Parlamento? A che serve una procedura legislativa complessa che, tra lavori in Commissione, in Aula e rimpallo dal Senato alla Camera, porta via dodici mesi per l’approvazione di un provvedimento, se poi questo viene messo in discussione il giorno dopo la sua approvazione? La cosa davvero singolare è che la Lega Nord, che non chiede altro che una legge dello Stato venga applicata, sia tacciata di estremismo! Il punto infatti non è quante badanti, operai o addetti all’agricoltura, siano a rischio di espulsione perché non hanno un regolare permesso di soggiorno (su questo ci arriveremo dopo), ma il principio per il quale uno Stato democratico, mediante il proprio procedimento legislativo costituzionalmente sancito, sia più o meno libero di darsi una legge che tuteli la sicurezza dei cittadini (come avviene peraltro in tutti gli altri Paesi). Tutto ciò premesso, e fermo restando che la clandestinità sarà prevista come reato solo dopo l’entrata in vigore della legge, gli annunci di possibili sanatorie per questa o quell’altra categoria, rischiano di vanificare l’effetto deterrente della legge e, ottenendo l’effetto contrario voluto dal legislatore, di incoraggiare l’ingresso dei clandestini in Italia che sperano così di farla franca come in passato. In altre parole, chi in queste ore fa proclami su soluzioni alternative alla nuova legge, non fa altro che istigare a commettere il reato di clandestinità. A qualcuno forse "sfugge" il fatto che prevedere il reato di immigrazione clandestina, come fa la legge in questione, significa impedire che una nuova schiera di ladri, scippatori, molestatori e prostitute, vadano ad infoltire il numero delle persone che già delinquono nelle nostre città e contro i quali i cittadini hanno chiesto di essere tutelati. E’ evidente che non tutti coloro che sono entrati clandestinamente nel nostro Paese delinquono, ma la loro legittima aspettativa di continuare a vivere nelle nostre città non può passare sopra alla necessità di garantire una maggiore sicurezza ai cittadini che non sono più padroni in casa loro. E’ un principio, quest’ultimo, ma anche una necessità, rispetto alla quale la Lega Nord non arretra di un millimetro, altro che sanatoria per Tizio e Caio. A noi interessa che i patti vengano rispettati. E i patti dicono che questo Governo doveva fare qualcosa per impedire che le nostre comunità continuassero ad essere invase da gente con poco voglia di lavorare e molta dimestichezza con il crimine. Ecco perché, sulla sicurezza, non si torna indietro!

domenica, luglio 05, 2009

CLUSONE - 05/07/09 - MANIFESTAZIONE AMNIL







PONTERANICA - 05/07/09 - 2° TORNEO GREEN VOLLEY





























venerdì, luglio 03, 2009

CREMONA - 03/07/09 - INCONTRO PUBBLICO







giovedì, luglio 02, 2009

IL DDL SULLA SICUREZZA E' LEGGE, MA IL SISTEMA LEGISLATIVO DEVE CAMBIARE

di Giacomo Stucchi

Alla vigilia del voto finale in Senato sul decreto sicurezza, la presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama Anna Finocchiaro, esercitandosi in una sorta di scioglilingua dalla dubbia efficacia, aveva detto che la maggioranza “poneva la fiducia al provvedimento per mancanza di fiducia”. Parole che, ventiquattrore dopo l’approvazione definitiva del testo, suonano un po’ come resa finale di un’opposizione sempre più a corto di validi argomenti e sempre meno in grado di incidere sull’agenda politica. Di sicurezza si era cominciato a parlare già all’indomani dell’inizio di questa legislatura e non solo perché si trattava di un tema ampiamente dibattuto in campagna elettorale, ma perché su questo argomento il governo, e la maggioranza che lo sostiene, avevano preso un impegno preciso con gli elettori. I quali peraltro ricorderanno che, oltre alle iniziative per disseppellire Napoli dalla spazzatura lasciata dal governo Prodi, le misure legislative sulla sicurezza sono state le prime adottate da Palazzo Chgi. Da allora è passato un anno. Dodici mesi durante i quali il decreto è diventato un provvedimento di legge definitivo grazie alla compattezza della maggioranza di centrodestra; la stessa alla quale la senatrice Finocchiaro, forse con un po’ di invidia pensando all’ultima esperienza governativa del Professore e all’armata Brancaleone che lo tenne in piedi per un paio d’anni scarsi, non ha mai arretrato di un millimetro rispetto ai propositi iniziali. Il periodo occorso per l’approvazione definitiva della legge deve però servire a far riflettere su quanto sia lungo e farraginoso il nostro sistema legislativo. Il sistema bicamerale perfetto, introdotto in tempi in cui era forte la preoccupazione di garantire la massima garanzia al Parlamento in un sistema equilibrato ma complesso di bilanciamenti di poteri, mostra oggi tutta la sua vetustà e ci convince oltre ogni misura dell’impellente necessità di cambiarlo. L’opposizione si lamenta per il presunto eccessivo ricorso dell’esecutivo allo strumento della fiducia ma, a parte la discutibile (dati alla mano) osservazione, cosa dovrebbe fare un governo per stare al passo con le necessità del Paese, sia di carattere ordinario che straordinario? Come affrontare le sfide, economiche e sociali, che il nuovo millennio ci ha già posto con prepotente incombenza negli ultimi tempi, avendo a disposizione degli strumenti legislativi che risalgono ad un contesto storico e politico morto e sepolto? Qualcuno dirà che anche altrove è così. Negli Stati Uniti, per esempio, ci sono delle regole istituzionali centenarie che sono ancora valide, mentre in Gran Bretagna, oltre ad essere alcune norme ancora più antiche, in alcuni casi ci si rifà addirittura alla consuetudine. Tutto vero, ma l’Italia è diversa. Da noi non esiste una tradizione secolare di Nazione ma semmai di territori, in seguito chiamati Regioni, ognuno con le proprie caratteristiche e peculiarità. Inoltre i sistemi parlamentari degli altri Paesi sono bilanciati da forti poteri nelle mani dei capi di Stato o dell’Esecutivo. Da noi, invece, il presidente del Consiglio è istituzionalmente “ingessato” e le Camere “ingolfate” dalla continua melina parlamentare alla quale devono sottoporsi i provvedimenti legislativi. Per il bene dei cittadini tutto questo deve cambiare e sarebbe ora che anche la sinistra se ne facesse una ragione.

GAZZANIGA: FESTA LEGA NORD