Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, dicembre 21, 2007

Auguri

A tutti voi miei cari lettori e gentili lettrici giungano lieti e gioiosi i miei più fervidi auguri di buon Natale e di felice anno nuovo.

Ci si sente e scrive nel 2008

AUGURI

Giacomo Stucchi

Dodici mesi sull’orlo di una crisi di nervi

di Giacomo Stucchi

Se c’è una cosa che il presidente del Consiglio ha saputo fare in questi mesi è stata quella di disinnescare tutte le mine che via via ha trovato lungo il suo cammino. In altre parole, il Professore, conoscitore della macchina burocratica dello Stato, è riuscito sino ad oggi a venire fuori dalle situazioni più difficili grazie ad una spregiudicatezza, che gli deriva anche dalla sua lunga esperienza. Prodi è una specie di comandante superiore di lungo corso della politica ma, soprattutto, un esperto di alchimie di Palazzo. L’efficacia dell’azione di governo è andata a farsi benedire, o per meglio dire non c’è mai stata! L’anno si sta per chiudere nel peggiore dei modi: dalla debacle dell’Esecutivo sul fronte della sicurezza, con la decadenza del provvedimento sulle espulsioni, al reintegro del comandante generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale che, per tutta risposta, dopo aver ottenuto soddisfazione dalla giustizia amministrativa, ha rifiutato l’incarico per evidenziare la sua presa di distanza dal Governo. Sono solo gli ultimi fatti di un anno vissuto all’insegna dell’inconcludenza governativa, ma anche dell’incapacità dei partiti dell’Unione a venire fuori dalle secche nelle quali Romano Prodi li ha portati. Il 2007 si apre, infatti, con il seminario di Caserta, in occasione del quale la maggioranza avrebbe dovuto mettere nero su bianco le cose da fare per i successivi dodici mesi. Invece, non solo i buoni proposti sono rimasti tali, ma sono stati anche clamorosamente smentiti. Basti pensare, per esempio, al dichiarato impegno in favore del cittadino consumatore. Dove sono le annunciate misure che avrebbero dovuto tutelarlo? Nessuno lo sa. Di certo però ogni giorno tutti i cittadini devono fare i conti con i prezzi dei generi di prima necessità, letteralmente impazziti, con le tasse e i vari balzelli, con il rincaro delle tariffe di luce, acqua e gas, e della benzina. Si tratta di aumenti che riducono di molto il potere d’acquisto. E i ministri che fanno? Anziché adottare provvedimenti concreti per contrastare gli aumenti, litigano per settimane sulla questione della base Nato di Vicenza. I cittadini devono così assistere al desolante spettacolo di una manifestazione contro gli americani, organizzata dalla sinistra radicale, nella quale si vedono sfilare a braccetto esponenti dell’Unione coi no global. Alle elezioni amministrative di primavera l’Unione, da nord a sud, registra sonore batoste. In Padania, il Carroccio avanza ovunque, conferma gli amministratori uscenti e fa eleggere molti volti nuovi. Margherita e Ds, messi alle strette dai disastrosi risultati elettorali, mettono in campo un nuovo soggetto politico, il Partito Democratico, e un “nuovo” leader, il sindaco di Roma Valter Veltroni. Intanto è già tempo di presentare il Dpef e i numeri evidenziano che le spese sui conti 2008 ammontano all’iperbolica cifra di 21 miliardi di euro. Buona parte dell’aumento del fabbisogno è dovuto al fatto che l’unico modo per tenere insieme la riottosa maggioranza di centrosinistra è quella di accontentare le sue diverse componenti, allentando i cordoni della spesa pubblica che a questo punto diventano una voragine. Finite le vacanze estive, dopo il tormentone per le primarie del Pd, i cittadini si trovano però a dover fare i conti con due presidenti del Consiglio: uno in carica, Romano Prodi, e l’altro in pectore, Valter Veltroni. Il risultato è che nessuno ci capisce più nulla e il Governo rimane al suo posto solo perché i senatori a vita continuano a sostenerlo coi loro voti, che in molte occasioni si rivelano determinanti. Il resto è storia dei nostri giorni. Il dibattito politico si arroventa sui temi della Finanziaria, della riforma elettorale e sull’alternativa, a questo punto sempre più probabile, del referendum. Infine, la nascita del nuovo partito del Popolo delle Liberta che sancisce, almeno per il momento, la fine della Cdl e apre le porte a nuovi scenari.
Tratto da LA PADANIA del 21 dicembre 2007

martedì, dicembre 18, 2007

IL POPOLO STA CON I SINDACI DELLA LEGA

di Giacomo Stucchi

C’è un popolo che scende in piazza per rivendicare il diritto a non essere dissanguato dall’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, e da quello dei tassi d’interesse dei mutui accesi per acquistare la prima casa, e c’è un Governo incapace di trovare soluzioni ai problemi della gente ma ostinatamente deciso a restare in sella il più a lungo possibile. Ci sono centinaia di migliaia di cittadini che hanno paura di vivere nelle loro città, perché queste, a causa di un’irresponsabile politica che ha favorito un’immigrazione incontrollata, sono state di fatto consegnate nelle mani di delinquenti, e c’è un presidente del Consiglio che se ne infischia del degrado dei Comuni ed anzi, ad ogni Finanziaria, continua a togliere loro risorse indispensabili. C’è una coalizione di centrosinistra che rimane a governare, nonostante i contrasti e le mille contraddizioni che la caratterizzano, e c’è il malessere e il disappunto di milioni di uomini e donne che vorrebbero andare a votare al più presto per manifestare tutta la loro avversione all’Esecutivo in carica. Ciò nonostante, Romano Prodi si è fatto intervistare alla televisione di Stato, ma sarebbe meglio dire di regime, per dire che tutto va bene e che lui lavora per i cittadini; ha chiesto tempo e pazienza e ha aggiunto che prima o poi i risultati si vedranno. Insomma, il capo del Governo, dinanzi allo sfascio totale e al caos che ormai regna sovrano, ha fatto sfoggio di ottimismo ignorando, o probabilmente facendo finta di ignorare, che la gente non ha più né la voglia né la possibilità di attendere. Nessuno crede alla possibilità che questo Governo trovi lo slancio e la capacità di adottare soluzioni concrete, in economia e nel sociale, per invertire il declino al quale stiamo assistendo. Nemmeno i più fervidi sostenitori del Professore, o almeno di quelli che guardino alle cose realisticamente, immaginano una lunga vita al suo Governo e del resto la scelta di Veltroni, a segretario del Partito Democratico, la dice lunga sulla fiducia che i due disciolti partiti, Margherita e Ds, ovvero i maggiori azionisti dell’Unione, hanno riposto in Romano Prodi. Il fatto è che nel centrosinistra la permanenza del Professore a Palazzo Chigi è considerata il male minore e non certo una efficace esperienza di governo sulla quale puntare per il futuro. Lo stesso sindaco di Roma non perde occasione per smarcarsi dall’operato di Prodi che considera, a ragione, più una palla al piede per le future dinamiche politiche, che non una risorsa alla quale attingere. Lo stesso si può dire per gli altri partiti, dai centristi alle diverse componenti della sinistra radicale, i cui dirigenti sono impegnati a rimanere incollati alle poltrone ma si guardano bene dall’assumersi a pieno la responsabilità dell’azione di Governo. Insomma, questo Esecutivo ufficialmente è figlio di nessuno, ma continua a rimanere a galla perché costituisce pur sempre l’unica ancora di salvezza per i partiti del centrosinistra, terrorizzati da un ritorno alle urne a breve scadenza. In questo contesto, che certo non consente di essere molto ottimisti, per fortuna c’è la Lega Nord a porsi come concreto punto di riferimento. Con a capo il suo segretario federale Umberto Bossi, che a Milano ha indicato la strada maestra da seguire, il Carroccio è oggi più che mai l’unico approdo per chi ancora crede nella libertà e nella giustizia. A testimoniarlo sono i fatti concreti che dicono che in Padania solo i sindaci leghisti hanno avuto la capacità, e direi il coraggio, di supplire al vuoto legislativo dello Stato centrale, adottando a livello locale dei provvedimenti in grado di contenere l’inarrestabile invasione degli immigrati. Non si tratta né di razzismo, né di xenofobia, ma di far fronte ad uno stato di necessità. In un momento in cui il Governo centrale è incapace di affrontare concretamente i problemi, in primis quelli legati alla sicurezza, solo i primi cittadini della Lega si stanno rivelando un baluardo in difesa della legalità e un interlocutore istituzionale serio ed affidabile.

venerdì, dicembre 14, 2007

PERSE DI VISTA LE VERE PRIORITA’

di Giacomo Stucchi
E’ un intreccio perverso quello che si sta venendo a creare nel dibattito politico tra la nuova legge elettorale, l’incombere della consultazione referendaria e le scadenze legislative, prima fra tutte quella della Finanziaria. Su questo fronte il Governo ha deciso di porre alla Camera la questione di fiducia su tre maxiemendamenti, che incidono sul testo del disegno di legge finanziaria, e su parte del lavoro svolto in Commissione. E’ l’ennesimo esproprio delle funzioni legislative dei parlamentari, ai quali non viene concessa alcuna possibilità di emendare l’importante provvedimento. Ancora una volta lo strumento della fiducia viene utilizzato da Palazzo Chigi per eludere il dibattito nelle Assemblee e schivare i possibili ostacoli che la sua stessa maggioranza gli pone. I lavori in aula si intrecciano, però, con quanto accade fuori dal Palazzo. Veltroni vorrebbe la mani libere per mettersi d’accordo con Berlusconi su un sistema di voto che sia ad entrambi congeniale, ma non può farlo senza far subire contraccolpi al Governo da parte degli alleati del centro e della sinistra radicale. D'altronde l’ipotesi di legge elettorale attualmente sul tappeto, la proposta Bianco, farebbe quasi tabula rasa delle formazioni medio piccole favorendo, sia nella quota maggioritaria che in quella proporzionale, i partiti più grossi. Siamo tutti d’accordo che è necessaria una minor frammentazione del quadro politico, così come è indispensabile mettere i governi nelle condizioni di durare, ma il proliferare del numero dei partiti non è dipeso solo dalla legge elettorale vigente ma anche dai regolamenti parlamentari che quasi favoriscono la frammentazione dei gruppi anziché impedirla. Il presidente Casini ha detto che tra i leader del Pd e del neo partito del Popolo della libertà c’è un “patto scellerato”, che mira ad impedire ai rappresentati delle componenti minori di entrare in Parlamento. Lo scopo, sempre secondo Casini, è quello di giocarsi tutto in due: uno vince e l’altro perde. Non so se le cose stiano in questo modo. Certo è che se si fosse affrontato il problema della nuova legge elettorale per tempo, come da mesi ha continuato a chiedere la Lega Nord, oggi non saremmo tutti messi alle strette dalle scadenze impellenti. Con il referendum alle porte, sembra che non ci sia più il tempo di fare nulla. Ma non è così. Il Parlamento è sovrano e può decidere nei tempi e nei modi che ritiene più opportuni. L’importante è, però, fare una buona legge che non miri a fregare nessuno. Il sistema delle coalizioni, pur con tutti i suoi difetti, ha permesso l’alternanza tra due schieramenti che sono rimasti al governo per tutta la durata della legislatura. Non è la legge elettorale il solo problema. Gli ultimi anni di esperienza politica hanno insegnato, infatti, che ciò che necessita di essere ammodernata è la procedura di formazione delle leggi, il sistema del bicameralismo perfetto, l’eccessivo numero dei parlamentari. Sono queste alcune delle riforme che più necessitano al sistema per diventare veramente efficiente, per poter competere con le altre democrazie occidentali che hanno tempi decisionali inferiori a quelli di casa nostra.

martedì, dicembre 11, 2007

Il Governo in un vicolo cieco

di Giacomo Stucchi

Qualcuno si illudeva che un dialogo sulle riforme potesse essere condotto senza contraccolpi. Ciò che il segretario del Partito Democratico Veltroni aveva in animo qualche settimana fa era, probabilmente, di mettere a riparo l’Esecutivo dalle continue tensioni nella maggioranza, giocando la partita su un doppio livello: quello delle riforme, compresa la legge elettorale, e quello della gestione degli affari correnti del Governo. Ma cosi non è. Perché per poter fare questo occorrerebbe una maggioranza coesa, decisa sulle cose da fare e, soprattutto, coi numeri in Parlamento. Per sfortuna di Prodi, ma direi soprattutto dei cittadini che alla fine ne patiscono le conseguenze, non esiste nessuna di queste condizioni. Sicché oggi siamo in un vicolo cieco sia sul fronte delle riforme istituzionali, con la celebrazione del referendum sulla nuova legge elettorale alle porte, sia su quello dell’azione di Governo, che ancora una volta è sottoposta a vere e proprie sollecitazioni telluriche da parte della sinistra radicale. Il giudizio negativo che il presidente delle Camera ha dato sull’operato di Palazzo Chigi è, infatti, senza prova d’appello. Le dichiarazioni rilasciate da Fausto Bertinotti nella sua intervista a Repubblica, "il progetto di governo è fallito", dovrebbero quindi porre una pietra tombale su qualsiasi ipotesi di prosecuzione dell’esperienza di Governo. Ma possiamo mettere la mano sul fuoco che alla fine questo accadrà? Crediamo di no. Il fatto è che nessuno può ipotizzare certezze sull’immediato futuro, tanto meno poi quando ad avere in mano le redini del potere sono forze politiche spregiudicate il cui unico obiettivo è quello di rimanere il più a lungo possibile incollati alle loro poltrone istituzionali. L’unica cosa indiscussa è la rabbia della gente. Come quella manifestata dai cittadini scesi in piazza a Bergamo lo scorso fine settimana per stringersi attorno al segretario federale della Lega Nord Umberto Bossi e ai sindaci leghisti, ultimi presidi di legalità, impegnati ad adempiere al loro dovere, nel rispetto del mandato ricevuto dal popolo e per questo malvisti da un Governo centralista e vessatore. Ma la protesta è generale. Non c’è categoria che negli ultimi diciotto mesi non abbia incrociato le braccia per difendere i propri legittimi interessi; non c’è città, da nord a sud, che non sia stata abbandonata al proprio destino contro un’immigrazione incontrollata, costituita spesso da gente dedita alla delinquenza; non c’è uomo, donna, giovane o anziano che guardi oggi al futuro con maggiore ottimismo di un anno fa. Dinanzi a questo stato di cose, se è vero che il destino del Governo non può che essere legato a ciò che accadrà in Parlamento, è altrettanto vero che le forze politiche di maggioranza non potranno continuare a lungo ad ignorare una protesta che monta sempre di più. Chi ricopre i più alti incarichi istituzionali non dovrebbe prendere sotto gamba i segnali di profondo malessere. Soprattutto al Nord, più che altrove, i cittadini pagano sulla loro pelle i disastri della politica sin qui condotta dal centro Sinistra e sale la rabbia per l’incoscienza di chi tira le fila a Roma. La Lega Nord ha la presunzione, confortata dal consenso, di saper interpretare gli umori del suo popolo ed è per questo che definire l’attuale situazione politica, sociale ed economica da “codice rosso” non è per niente un’esagerazione. Mai come in questo periodo, infatti, le massime istituzioni della Repubblica sono state così lontane dalle esigenze della gente, e così poco rappresentative dei loro interessi. Se ci fosse, infatti, un minimo di corrispondenza tra volontà popolare e istituzionale si dovrebbe andare a votare domani mattina; invece si accampano mille scuse per impedire che questo accada: la riforma elettorale, quelle istituzionali, la Finanziaria, la stabilità, e chi più ne ha più ne metta. Difficile immaginare cos’altro deve ancora accadere affinché sia chiaro che la misura è colma!