Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, ottobre 30, 2012

L'ASTENSIONISMO DEL VOTO IN SICILIA SCONFESSA LA "STRANA MAGGIORANZA ROMANA"

di Giacomo Stucchi

E' davvero singolare come alla richiesta fatta ai cittadini di una loro maggiore partecipazione alla vita politica, filo conduttore dei comizi di Beppe Grillo, sia in realtà corrisposto nelle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea Regionale Siciliana un astensionismo da record. Da questo punto di vista non si può certo dire che i grillini abbiano fatto centro. Quanto poi, nel prosieguo della loro esperienza politica, gli eletti portati alla ribalta dal movimentismo del "capopopolo" genovese sapranno davvero determinare dei cambiamenti, in una regione che è già sull'orlo del fallimento, è tutto da vedere e lo giudicheremo senza preconcetti. Sul fronte del centrosinistra le cose non vanno meglio. Il neo Presidente Crocetta, non avendo la maggioranza in termini di seggi, se vorrà governare non potrà infatti prescindere dal soccorso di altri partiti. Ecco perché, se fossimo nei panni di Bersani e Casini, tutto faremmo tranne che esultare. Più in generale l'impressione è che il voto siciliano, con la sua altissima percentuale di astensionismo, più che segnare la vittoria di qualcuno rappresenti il tonfo del sistema dei partiti centralisti. Un dato che, anche al di fuori del contesto politico dell'isola, si può tradurre nella totale bocciatura di quella 'strana maggioranza romana' che nel corso degli ultimi dodici mesi prima si è inventata un governo tecnico, che ha rappresentato un calcio alla democrazia e al rispetto della volontà popolare, e poi ne ha perpetrato la sua esistenza nonostante da subito avesse messo in braghe di tela la maggioranza dei cittadini. Dal voto in Sicilia il Pdl in particolare può trarre la lezione che avere sostenuto per un anno a Palazzo Chigi un premier e un governo, la cui azione politica è andata esattamente all'opposto di quanto promesso in campagna elettorale, ha avuto come ineluttabile conseguenza una progressiva erosione del consenso e, forse, questo risultato elettorale può aiutare ancor di più i cittadini a capire il perché la Lega Nord, dodici mesi or sono, abbia negato la fiducia a Monti e in seguito si sia sempre posta all'opposizione di un governo rivelatosi da subito vessatore ed inefficiente. I fatti ci hanno dato ragione e ancora oggi parlano di un governo che rimane insensibile persino alle richieste dei Comuni e dei cittadini di un semplice rinvio di qualche giorno dei termini di pagamenti dell'ultima rata dell'Imu. Un rinvio chiesto per sopperire al caos che le stesse decisioni del governo hanno determinato! Un rinvio, negato dal governo e in particolare dal ministro dell'Economia Grilli, che la dice lunga sul disinteresse totale dell'esecutivo ai problemi della gente e che non può che rafforzare la determinazione della Lega nel combattere Monti e la sua banda a difesa degli interessi del Nord.

domenica, ottobre 28, 2012

PIZZINO - 28/10/12 - VIII Sagra dello Strachitunt






sabato, ottobre 27, 2012

MILANO - 27/10/12 - Convegno " Prima il Nord - Le professioni" presso Hotel Melià













martedì, ottobre 23, 2012

QUESTI TECNICI ATTACCATI ALLE POLTRONE

di Giacomo Stucchi

L'avevamo ampiamente annunciato: la Legge di Stabilità come è stata varata dal governo dei professori, non solo non poteva funzionare, ma non avrebbe giovato proprio a niente e a nessuno. Non serviva a diminuire le tasse perché, dati alla mano, tra tetti, detrazioni ma soprattutto aumento dell'Iva, l'ipotetico vantaggio per i contribuenti, rappresentato dalla riduzione delle aliquote più basse dell'Irpef, di fatto andava a farsi benedire; non serviva ad aiutare i cittadini più in difficoltà, perché comunque il taglio dell'Irpef non li avrebbe mai riguardati; infine, non serviva di certo a rimettere in moto l'economia perché anzi l'avrebbe ulteriormente depressa con una nuova riduzione dei consumi. Insomma, tanto per cambiare, i tecnici del governo Monti hanno fallito su tutti i fronti e tocca adesso al Parlamento porre rimedio a questo disastro. Un lavoro al quale la Lega Nord di certo non si tira indietro avendo anzi avanzato delle proposte alternative già a poche ore dal varo della manovra; sulla quale peraltro abbiamo subito messo in guardia le altre forze politiche che in un primo momento avevano annunciato semplici "aggiustamenti". Però a questo punto la "strana maggioranza" dovrebbe spiegare al Paese perché continua a tenere in vita un governo che non è all'altezza della situazione e per di più nemmeno scelto dai cittadini? Ma perché continuare con la Fornero, che con le sue assurde riforme ha fatto solo disastri e continua ancora oggi a prendere in giro giovani, esodati e precari. Basti pensare alla sua riforma del lavoro: un arlecchino legislativo che anziché creare nuovi posti di lavoro sta cancellando quelli esistenti! Tassando le imprese, e con una riforma che ha irrigidito l'entrata nel mondo del lavoro, moltissimi contratti a tempo determinato andranno in scadenza e non potranno essere rinnovati da subito. Come può la Fornero non avvertire la responsabilità del fallimento senza pensare alle migliaia di giovani che resteranno senza un lavoro, anche a causa della sua riforma? Perché non chiede scusa, e con lei dovrebbero farlo i partiti che hanno approvato questa scelerata riforma del lavoro, e se ne va definitivamente a casa? E ancora, perché dobbiamo continuare a tenerci un ministro dell'Economia che sul piano economico e finanziario non ne ha azzeccata una? La sua audizione in Parlamento non ha convinto nessuno, tanto meno il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino che, sempre in audizione parlamentare, ha detto che il mix "meno Irpef e più Iva" previsto alla Legge di Stabilità "appare sfavorevole per i contribuenti Irpef collocati nelle più basse classi di reddito (20 milioni di soggetti fino a 15.000 euro)". Se a questo si aggiungono le proposte già annunciate da tutte le forze politiche, che se approvate stravolgeranno l'impianto della Legge di Stabilità, non sarebbe proprio il caso che il ministro Grilli si dimettesse? La verità è che hai voglia a chiamarli tecnici, ma questi ministri del governo Monti sono attaccati alle poltrone con mani e piedi, e non le lasceranno sino all'ultimo minuto utile!

domenica, ottobre 21, 2012

21/10/12 - GAZEBO RACCOLTA FIRME








sabato, ottobre 20, 2012

COLOGNO AL SERIO - 20/10/12 - ASSEMBLEA DEI MILITANTI CIRCOSCRIZIONE 22




SOTTO IL MONTE GIOVANNI XXIII - 20/10/12 - FESTA LEGA NORD





giovedì, ottobre 18, 2012

LA RIDUZIONE DELL'IRPEF SOLO UNO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE

di Giacomo Stucchi

Nonostante il fiscal compact e le correnti di pensiero che vorrebbero sempre più espropriarlo delle sue prerogative fondamentali, approvare i provvedimenti economici e finanziari rimane ancora, per fortuna, uno dei compiti principali del Parlamento. Intervenire sulla Legge di Stabilità (che per quanto ci riguarda andrebbe rivoltata come un calzino) non è quindi una gentile concessione del governo dei tecnici o del ministro dell'Economia, ma una precisa prerogativa costituzionale riconosciuta alle assemblee legislative. Ha fatto bene quindi il Presidente della commissione Bilancio della Camera, Giancarlo Giorgetti, a non perdere un solo minuto per cominciare ad esercitare tale prerogativa nel migliore dei modi, stralciando dal provvedimento in questione alcune norme, ritenute microsettoriali, localistiche o solo ordinamentali. Una prima scrematura ad una Legge di Stabilità che, tuttavia, continua a presentare molte cose che non vanno. La riduzione dell'Irpef per le aliquote più basse, lungi dal tradursi in una reale diminuzione della pressione fiscale, è infatti solo uno specchietto per le allodole. Un mezzo con il quale molto probabilmente il governo ha provato a far credere all'opinione pubblica di aver imboccato la strada della riduzione delle tasse; mentre in realtà, fatto un rapido calcolo, tra aumento dell'IVA, tetto di spesa e franchigia per la quasi totalità degli sconti fiscali, e molto altro ancora, di pagare meno tasse non se ne parla. Anzi, qualora malauguratamente la strana maggioranza non dovesse provvedere a modificare radicalmente il provvedimento economico, sarà inevitabile per i cittadini mettere di nuovo mano al portafoglio, posto che lo stesso non sia vuoto! Senza entrare nel dettaglio è possibile infatti rilevare che le misure varate dal governo incidono proprio su quelle fasce di reddito che invece dovrebbero essere maggiormente aiutate. Nelle condizione date e con la recessione economica ancora galoppante, bisogna aiutare i cittadini indigenti e mettere gli altri nelle condizioni di avere qualche residua capacità di spesa. A condizione però che le misure governative sul fisco non tolgano dalle tasche dei contribuenti anche gli ultimi euro rimasti. Se davvero il governo vuole favorire la crescita, coma va dicendo ormai da circa un anno, senza però fare seguire i fatti alle parole, bisogna allora incentivare la produzione contestualmente alla capacità di consumo della più ampia platea possibile di contribuenti. Tutto il contrario, insomma, delle misure contenute nella Legge di Stabilità varata dal governo Monti. Che peraltro, sul fronte degli Enti locali, continua a vincolare con il patto di stabilità regioni e comuni virtuosi che, soprattutto al Nord, potrebbero contribuire a rimettere in moto l'economia se solo potessero spendere le loro risorse, già disponibili e senza nulla chiedere ai propri cittadini.
 

martedì, ottobre 16, 2012

SI SCONGIURI UNA NUOVA DOCCIA SCOZZESE


di Giacomo Stucchi

A scorrere le molte e inique misure che al momento caratterizzano la legge di Stabilità approvata dal governo ormai una settimana fa, ma ancora oggetto di modifiche, tagli e limature, si ha la netta sensazione che, come sempre, l'obiettivo dei professori sia solo quello di fare cassa, al di là di qualsiasi esigenza sociale. Nonostante gli annunci e le smentite dell'ultima ora, ad essere colpiti dalla scure montiana rimangono soprattutto le categorie più deboli e indifese, in conseguenza dei tagli a scuola e sanità, senza peraltro che alcun taglio agli sprechi veri, soprattutto al sud, venga effettivamente operato. La conseguenza più odiosa dell'aumento dell'IVA, a parere del governo compensata dalla riduzione di un punto delle aliquote Irpef più basse, è che ad andarci di mezzo saranno soprattutto coloro che si trovano nella soglia minima di reddito, che non potendo usufruire di uno sconto sull'Irpef subiranno soltanto l'aumento dell'IVA e quindi l'aumento dei prezzi per la grande maggioranza dei beni di consumo. Rimangono poi il tetto spesa e la franchigia: provvedimenti che incidono pesantemente sulla riduzione degli sconti fiscali, delle deduzioni e delle detrazioni. Il governo infatti prevede che per la quasi totalità degli sconti varrà infatti la franchigia, ovvero la possibilità di considerare le spese solo a partire dai 250 euro in su. Tale misura riguarda la maggior parte delle detrazioni e deduzioni, dalle spese mediche a quelle per istruzione, dalle spese per l'assicurazione a quelle sui mutui. Ma se dovessimo fare una classifica dei provvedimenti più odiosi il premio lo vincerebbe di certo il taglio retroattivo degli sconti Irpef. L'effetto retroattivo, che ostinatamente il governo non ha voluto scongiurare, nonostante i pressanti e unanimi appelli di tutte le forze politiche e delle rappresentanze di categorie, viene peraltro introdotto infischiandosene del principio di irretroattività stabilito dallo "Statuto del Contribuente". A questi motivi di preoccupazione, c'è poi da aggiungere l'incertezza generale e le differenziazioni anche significative all'interno dell'esecutivo, che caratterizzano l'azione di Palazzo Chigi in questa delicata fase. Un motivo in più per convincere la 'strana maggioranza' che appoggia Monti a non limitarsi ad una semplice presa d'atto in Parlamento della legge di Stabilità. Dinanzi a scelte devastanti, che costituirebbero per i cittadini e l'economia l'ennesima doccia scozzese, in grado di annientare del tutto le residue speranze di guardare al futuro con un maggiore ottimismo, non si può restare indifferenti. La Lega Nord è quindi pronta a dare battaglia in Parlamento affinché sia licenziato un provvedimento più giusto, invitando tutte le altre forze politiche ad agire ascoltando le reali esigenze dei cittadini e non le sirene dei poteri forti.

giovedì, ottobre 11, 2012

MAGGIORANZA E GOVERNO COME I LADRI DI PISA

di Giacomo Stucchi

Quell'annuncio dato in diretta a Ballarò dal sottosegretario Gianfranco Polillo sul taglio dell'Irpef, poi smentito e poi invece approvato da Palazzo Chigi, dà esattamente l'idea di quanto sia inaffidabile il governo Monti e di che tipo di disastri, purtroppo, è ancora in grado di combinare. Basti pensare del resto che equità e crescita erano state alcune delle parole d'ordine pronunciate dal Presidente del Consiglio all'atto del suo insediamento a Palazzo Chigi; salvo però smentirsi molto presto approvando prima una riforma del sistema pensionistico che cancellava dei diritti acquisiti, come quelli delle pensioni di anzianità, e poi creando un disastro sociale, tutt'oggi senza soluzione, come quello degli esodati. Insomma, dopo i proclami sull'equità, il governo ha da subito gettato la maschera e mostrato il suo vero volto di vessatore e restauratore del centralismo romano. Il governo Monti quindi non si smentisce nemmeno con la Legge Stabilità e, almeno nella sua pervicacia di tartassare e perseguitare i cittadini, dimostra di essere coerente. La decisione del governo di diminuire di un punto le aliquote Irpef più basse, dal 23 al 22% e dal 27 al 26%, a conti fatti, non comporterà per i contribuenti alcun vantaggio visto che tale misura sarà compensata dall'aumento, previsto a luglio 2013, dell'aliquota iva dal 21% al 22%. Il ritocco all'insù riguarderà anche l'aliquota ridotta del 10%, anch'essa soggetta all'aumento di un punto. Tradotto, dai freddi numeri al carrello della spesa dei cittadini, significa che dalla prossima estate aumenteranno tutti i prezzi. Basta pensare all'auto, già oggi dismessa da molti perché troppo cara da mantenere. Il rialzo dell'iva infatti comporterà non solo i ritocchi ai listino prezzi ma anche l'aumento dei carburanti, dei lubrificanti, delle assicurazioni, dei pezzi di ricambio e della manodopera. Insomma, un'altra mazzata sul capo degli automobilisti da alcune centinaia di euro all'anno. Ma l'aumento riguarderà anche i beni di prima necessità e una miriade di altri settori che interessano la quotidianità dei cittadini. In questo quadro risulta davvero incomprensibile l'atteggiamento dei partiti di maggioranza che dinanzi all'ennesimo provvedimento recessivo del governo parlano solo di 'aggiustamenti' o di 'messe a punto'. Ma di quali aggiustamenti parliamo, qui crolla tutto! La sensazione è che la strana maggioranza faccia un pò come i ladri di Pisa, che nel Medioevo si diceva facessero finta di litigare di giorno per poi andare a rubare insieme di notte. Il Carroccio però darà battaglia, dentro e fuori il Parlamento, per smascherare questi restauratori del centralismo camuffati da fautori del rigore economico.

SCHILPARIO - 11/10/12 - CENA SEZIONE LEGA NORD





martedì, ottobre 09, 2012

SE TOCCANO L'AUTONOMIA DELLE REGIONI PER NOI SARA' MOVIMENTO PER LA SALVAGUARDIA

di Giacomo Stucchi

Se le cose stessero così, se davvero il disegno di legge di riforma costituzionale del Titolo V al vaglio del governo contenesse certe misure (dall'introduzione della clausola di supremazia per le materie concorrenti tra Stato e Regioni al ritorno al controllo legislativo dello Stato di gran parte delle funzioni oggi di competenza delle Regioni), allora la Lega Nord si metterebbe di traverso per sbarrare la strada al ritorno del centralismo romano mascherato dal tecnicismo di un governo che ha fatto solo disastri. Il Titolo V va cambiato, lo abbiamo detto tante volte, ma non nel senso di un ritorno al passato, con lo Stato che controlla tutto e dirige ogni cosa. Quest'esperienza, per fortuna, l'abbiamo lasciata alle nostre spalle, ad eccezione del mostruoso debito pubblico (questa conseguenza purtroppo non passa con un colpo di spugna!) che quel sistema centralista ha prodotto e del quale ancora oggi paghiamo le conseguenze. Dinanzi alle degenerazioni che l'autonomia territoriale ha prodotto, soprattutto in alcune regioni del centro e del sud, è fuori discussione l'esecrazione totale per gli episodi di malaffare e di corruzione; ma questo non c'entra nulla con il federalismo e in alcun modo tali fatti possono essere letti come una diretta conseguenza del processo di decentramento amministrativo. Se solo questo governo ci avesse ascoltato, e in questi mesi avesse completato il federalismo fiscale e adottato da subito i costi standard, ladri e malfattori non avrebbero più potuto prosperare. Imputare oggi al federalismo certe storture è da irresponsabili, per non aggiungere altro. La strana maggioranza che appoggia il Professore non può avallare uno scempio costituzionale, qual è quello prospettato dal governo con la riforma del Titolo V, che mira a riconsegnare nelle mani dello Stato il controllo su tutto. Abbiamo già visto, in questi tristi mesi di governo Monti, quali disastrose conseguenze abbiano avuto sull'economia e sulla vita dei cittadini alcuni provvedimenti tipicamente 'centralisti' (dalla riforma delle pensioni a quella sul lavoro, dall'introduzione dell'Imu alla miriade di tasse introdotte dai tecnici), e posso assicurare che la Lega Nord si batterà sino all'ultimo minuto utile di questa legislatura per cambiarli in Parlamento; mai e poi mai, però, consentiremo a Monti di comandare a casa nostra. Se Palazzo Chigi intende proseguire sulla strada della restaurazione del centralismo la Lega Nord oltre ad essere movimento di dialogo e di confronto sarà anche, dentro e fuori il Parlamento, movimento per la salvaguardia della libertà.





domenica, ottobre 07, 2012

VENEZIA - 07/10/12 - FESTA DEI POPOLI PADANI







sabato, ottobre 06, 2012

BRIGNANO GERA D'ADDA - 6/10/12 - PALAZZO VISCONTI - IL BUON GUSTO A PALAZZO




venerdì, ottobre 05, 2012

LA RIVOLUZIONE PARTE DAL NORD

giovedì, ottobre 04, 2012

LE STRATEGIE DI BERSANI PER CONQUISTARE PALAZZO CHIGI

di Giacomo Stucchi

Se il buongiorno si vede dal mattino, allora ci chiediamo che credibilità possa avere il Pd, che si candida alla guida del Paese, se tutte le volte che si arriva vicino all'accordo sulla riforma delle legge elettorale si tira poi clamorosamente indietro! La verità è che Bersani e i dirigenti del Pd, che già si sentono con un piede a Palazzo Chigi, a parole dicono di non volere l'attuale sistema elettorale ma poi nelle stanze delle segreterie politiche già da tempo prendono in seria considerazione i vantaggi che potrebbero avere, in termini di seggi in Parlamento, se tutto restasse così com'è. Si spiega così questa lunga melina sulla riforma elettorale. Un attendismo, quello della nomenclatura del Pd, che del resto fa il paio con la proposta dell'assemblea di quel partito di cambiare in corso d'opera le regole che disciplinano le primarie nel centrosinistra. Il motivo è semplice e risiede nel fatto che, sempre secondo i sondaggi, se le regole delle primarie rimanessero quelle vigenti Renzi (che di certo non è vicino ai papabili del partito, già in pole position per uno scranno parlamentare) potrebbe davvero scalzare il segretario designato nella lotta alla conquista della candidatura a premier. Quindi meglio correre ai ripari introducendo, tra l'altro, il ballottaggio, un albo pubblico degli elettori con il doppio turno, limitato solo a chi ha votato al primo turno delle primarie, nonché l'appoggio di 90 delegati dell'assemblea e 17mila firme per potersi candidare. Insomma, non ci vuole molto a capire che si tratta di misure che, almeno sulla carta, potrebbero favorire il segretario Bersani e non certo lo sfidante Renzi, che molto difficilmente potrebbe peraltro contare sull'appoggio dei delegati dell'assemblea del Pd. Questo quadro dà l'idea, in primis, di quanto a cuore stia alla dirigenza del Pd il rispetto del principio democratico nei sistemi elettorali, nonostante che le precedenti primarie (per Prodi, Veltroni e lo stesso Bersani; e poi ancora, a livello locale, per Pisapia, Vendola e molti altri ancora) siano state sbandierate dal centrosinistra come massina espressione di democrazia all'interno dei partiti; ma poi rende chiaro ai cittadini in che situazione ci andremmo tutti a cacciare qualora la rinnovata e sgangherata 'macchina da guerra' di Bersani dovesse malauguratamente vincere le elezioni. Bersani e Vendola non hanno uno straccio di programma condiviso, se non quello di occupare la 'stanza dei bottoni', e un minuto dopo essersi insediati alla guida del Paese lo avrebbero già condotto nel baratro. Ecco perché la Lega, che negli ultimi mesi del tema delle alleanze ha fatto l'ultimo dei suoi problemi, va avanti per la sua strada di interlocuzione con le categorie sociali del Nord; mettendo in guardia però, tanto il Pd quanto le altre forze politiche, che sul tema della riforma elettorale non si farà fregare da nessuno.

martedì, ottobre 02, 2012

PER FORTUNA CHE LA LEGA C'E'

di Giacomo Stucchi

A ben guardare i punti 'salienti' del dibattito politico in atto tra i partiti della strana maggioranza che appoggia il Professore c'è davvero di che rimanere sbigottiti. Se non fosse per la Lega, unica forza politica, e unico movimento di popolo, che riesce a mettere al centro dell'attenzione i problemi dei cittadini e delle imprese, in particolare del Nord, saremmo veramente alla frutta. In tal senso, gli Stati Generali di Torino, per i quali abbiamo ricevuto i complimenti e l'apprezzamento di moltissimi imprenditori e rappresentanti delle categoria produttive, sono stati un successo proprio perchè si è discusso solo delle questioni che contano davvero. Segno evidente che quando ci si occupa dei problemi veri delle categorie sociali, ascoltando le loro istanze ma arrivando poi a delle sintesi che diano soluzioni, si coglie sempre nel segno. Dall'altro lato, invece, nei partiti di maggioranza, se si toglie il gossip, il giochetto delle alleanze e gli scandali giudiziari, 'altro non resta che il silenzio'. E' bastato peraltro che il premier, nel corso di un'intervista oltreoceano, lasciasse intendere di essere disponibile in futuro a ricoprire un non meglio precisato ruolo istituzionale, che subito alcuni personaggi, vedi Fini e Casini, si sono dichiarati pronti a stare con Monti per 'salvare il Paese'. In realtà il solo intento dei due è quello di assicurarsi un posto al sole anche nella prossima legislatura, ben sapendo che altrimenti, dovendo contare solo sui propri consensi, le porte del Palazzo potrebbero rimanere chiuse. Una strategia della 'sopravvivenza' che deve avere insospettito lo stesso Monti (che politico non è ma nemmeno sprovveduto), che difatti ha provveduto immediatamente a stoppare ogni velleità di possibili alleanze, o cartelli elettorali, annunciando (almeno per ora) di voler passare la mano tra qualche mese. Non va meglio poi ai due più grossi contendenti, Pdl e Pd: il primo alle prese, oltre che con le infinite indecisioni del Cavaliere, anche con le conseguenze politiche e giudiziarie dello scandalo del Lazio, che con l'arresto di Franco Fiorito si aggravano di certo; il secondo, con le crisi esistenziali del suo segretario, Bersani, che vive ormai nell'incubo di bissare il flop del suo predecessore Achille Occhetto. Timori e dubbi dei partiti di governo danno quindi l'idea di quanto realmente importi a costoro il futuro del Paese, impegnati come sono a tutelare solo i propri interessi e scansare le possibili insidie sul loro cammino. Come quelle sulla strada di Bersani che rischiano di essergli fatali. Per come si sono messe le cose, infatti, il segretario del Pd è quello che si trova nella posizione più scomoda. Non può rinnegare l'appoggio a Monti perchè, dopo quasi un anno di sostegno parlamentare, non può tirarsi indietro facendo finta di niente; ma al contempo deve anche prendere le distanze dal Professore, perché altrimenti corre il rischio di incensarlo troppo e di trovarselo quindi al suo posto a Palazzo Chigi. Come se non bastasse ci sono poi anche i primi sondaggi che vedono, nel gradimento dei cittadini, Bersani già dietro a Renzi.

CONSIGLIO D'EUROPA - IV PARTE SESSIONE ORDINARIA ASSEMBLEA PARLAMENTARE