Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, marzo 29, 2012

MONTI E LA TORRE DI BABELE DELLA SUA MAGGIORANZA

di Giacomo Stucchi

Non c'era certo bisogno di aspettare le parole del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, per capire che il Paese sta attraversando una dura fase di recessione economica dalla quale sarà davvero complicato uscire. Ma il punto è che più che a risolvere i molti problemi sul tappeto il governo Monti sembra essere parecchio impegnato a dirimere le controversie con la sua maggioranza. Altro che alto gradimento popolare, del quale lo stesso Monti si è vantato coi suoi interlocutori nel tour in Asia, qui siamo dinanzi ad una vera e propria torre di Babele. Dichiarazioni, vertici e riunioni (qualcuna ufficiale e molte segrete), che ormai si susseguono a ritmo continuo, dicono infatti che i dirigenti dei partiti che appoggiano il governo tecnico parlano ognuno un linguaggio diverso, senza ovviamente capirsi, facendo precipitare il Paese in un caos totale. Il fatto è che i partiti della maggioranza non si fidano per niente l'uno dell'altro e quindi, alla faccia dell'interesse dei cittadini (in nome del quale dicono di governare), pensano solo a come fare per restare incollati alle poltrone. Sia che si vada al voto in autunno, sia che si resti sino al 2013, il progetto di 'abc' (Alfano, Bersani e Casini) è quello di rimanere esattamente dove sono il più a lungo possibile. Soprattutto in previsione del fatto che l'anno prossimo, oltre alle elezioni Politiche e il cambio a Palazzo Chigi, ci sarà l'avvicendamento al Quirinale. Ma per arrivare al 2013 da posizioni di forza il trio 'abc' e lo stesso Monti, dopo avere miseramente fallito nella loro azione di governo, sia sul piano economico che su quello politico, devono ora inventarsi qualcosa di nuovo che giustifichi agli occhi dell'opinione pubblica la loro permanenza nella stanza dei bottoni. Ecco allora la trovata della riforma elettorale e istituzionale. Un pretesto utile per andare oltre la scadenza delle elezioni amministrative, valutare il risultato del voto (che già si annuncia pessimo per la maggioranza), ma soprattutto superare l'ira dei cittadini alle prese con le prossime scadenze fiscali imposte loro dal governo tecnico, a partire da quella sull'Imu. A quel punto ecco trovato lo stratagemma per rimanere attaccati alle poltrone: una nuova legge elettorale che non preveda l'obbligo di coalizione per i partiti e che lasci le mani libere ai loro dirigenti di fare quello che gli pare una volta ottenuto il voto ed essere tornati quindi in Parlamento. Un giochetto che permetterebbe, in particolare ai centristi come Casini, di 'darsi' al migliore offerente ma solo ad urne chiuse e quindi a risultato conseguito. Si tratta del più eclatante tentativo di restaurazione della partitocrazia, sfacciatamente compiuto ad opera dei leader di Pdl, Pd e Terzo Polo, contro il quale la Lega Nord farà le barricate dentro e fuori il Parlamento.

martedì, marzo 27, 2012

TELGATE - 27/03/12 - ASSESSORATO ITINERANTE E CONVEGNO LEGA NORD CON GLI IMPRENDITORI DEL TERRITORIO













































































LA MAGGIORANZA IN UN VICOLO CIECO

di Giacomo Stucchi

Dopo quattro mesi di permanenza a Palazzo Chigi il professor Monti deve essersi accorto che qualcosa non è più come prima nei rapporti coi partiti che lo appoggiano e che gli hanno permesso di legiferare approvando provvedimenti per lo più sbagliati. Il risultato di quest'azione di governo è oggi sotto gli occhi di tutti e consiste nell'aver fatto entrare il Paese in una fase di recessione economica dalla quale adesso non sarà facile uscire. Bene ha fatto quindi la Lega Nord nel non concedere mai la fiducia al governo tecnico e restarsene all'opposizione: oggi i fatti ci danno ragione. Se Monti è davvero arrivato al capolinea lo scopriremo molto presto. In effetti i primi segnali non sembrano essere incoraggianti per lui. Per il governo tecnico tutto è filato liscio sino a quando la triplice romana Alfano-Bersani-Casini non ha avuto remore nell'avallare sempre l'adozione della decretazione d'urgenza: sia che si trattasse di negare la pensione a chi ne aveva maturato il diritto, sia che ci fosse da confezionare un pacchetto di nuove tasse i cui effetti hanno cominciato a farsi sentire già sulle buste paghe di marzo. Ma adesso tutto sembra essere cambiato. Ora che sul tappeto ci sta la riforma del lavoro, ovvero un tema sul quale né il Pd né i suoi innaturali alleati, possono permettersi di sbagliare con scelte avventate, Bersani si è acconciato per un disegno di legge. Probabilmente il segretario del Pd, vista e considerata la reazione della Cgil al testo proposto dal governo, deve avere cominciato a riflettere sulle conseguenze politiche che avrebbe avuto, per i destini elettorali del suo partito, l'approvazione della riforma del lavoro mediante l'adozione di un decreto legge e quindi, ha intimato a Monti di portare la riforma in Parlamento, dove le truppe del Pd possono provvedere a fare le opportune modifiche. Un fatto solo apparentemente positivo. Perché se per un verso è vero che saranno le forze politiche presenti in Parlamento a legiferare, dall'altro verso quanto accaduto dà l'idea dell'approssimazione della maggioranza, e nella fattispecie del Pd, nell'affrontare temi molto delicati come quelli della riforma del mercato del lavoro. A questo punto però c'è da chiedersi se la riforma del mercato del lavoro andrà in porto perché, dopo le dichiarazioni di Monti a farsi da parte, ci si potrebbe davvero avvitare in una crisi politica il cui esito sia quello di costringere Pdl, Pd e Terzo Polo ad assumersi le proprie responsabilità dinanzi al corpo elettorale. Staremo a vedere cosa accadrà, di certo però tra coloro che hanno appoggiato il governo Monti in molti già si chiedono se ne sia valsa davvero la pena aver provocato una sospensione della democrazia con l'insediamento di un governo tecnico, che ha varato solo misure punitive per i cittadini e incrementato la pressione fiscale, ma soprattutto come fare per uscire dal vicolo cieco nel quale si sono cacciati.

giovedì, marzo 22, 2012

NUOVO SFREGIO ALLA DEMOCRAZIA

di Giacomo Stucchi

Se non fosse per la paura matta che Pd, Pdl e Terzo Polo hanno di andare al voto per sottoporsi al legittimo giudizio degli elettori, dopo che si sono resi responsabili di aver fatto nascere il primo governo truffa della Seconda Repubblica, l'esecutivo in carica sarebbe imploso già in questi giorni. I nodi, le distorsioni, e le contraddizioni, che lo hanno accompagnato sin dalla sua nascita si sono infatti materializzati tutti contemporaneamente e con uguale potenziale effetto deflagratore sulla maggioranza e su Palazzo Chigi. Per fare andare avanti questo governo adesso non basta più l'ombrello protettivo del Quirinale, né l'informazione genuflessa nella quale la gran parte dei media, pubblici e privati, si sono abbondantemente esercitati negli ultimi mesi. La fiducia in Parlamento certo gode ancora di numeri importanti, che permettono a Monti di partire per il suo tour in Asia da venditore di tappeti, ma come detto ciò si spiega più con la paura di perdere la cadrega che non con una reale volontà politica di andare avanti per fare il bene del Paese. Al quale questa settimana non si è davvero risparmiato nulla. In primis, sull'accordo (o su il 'non accordo', come lo ha definito Bersani) sul mercato del lavoro. Una roba che non ha precedenti non solo per i contenuti, sui quali avremo modo di intervenire con maggiore contezza nei prossimi giorni, ma anche per la forma (che in molti casi diventa sostanza) che è stata adottata. Adesso però i dirigenti del Pd, principali sponsor di questo governo, dopo aver messo Monti e la Fornero nelle condizioni di trattare coi sindacati (facendo cioè nascere un governo non legittimato dal voto popolare) ora che la Cgil non ha siglato l'accordo sulla riforma del lavoro, dicono che l'accordo stesso non va bene. A sentire alcuni esponenti del Pd, come la Bindi o lo stesso D'Alema, che contestano metodi e contenuti dell'accordo, c'è davvero da restate basiti. Ma come, prima questi scienziati della politica contribuiscono a "creare" in provetta questo governo-mostro, e poi lo rinnegano! Ma a chi vogliono prendere in giro? Governo-mostro non solo perché non è stato eletto dai cittadini, o perché ha alla base un'alleanza tra il diavolo e l'acquasanta, ma anche perché se ne infischia ogni giorno delle più elementari regole della democrazia. Tra queste infatti c'è l'obbligo per il governo di indicare le coperture finanziarie ad ogni provvedimento legislativo. Una disposizione chiara e vincolante per tutti i governi, di destra e di sinistra, alla quale invece Monti è andato in deroga in occasione del decreto sulle liberalizzazioni, che conteneva appunto alcune norme prive di copertura. Anzi, come ulteriore atto di disinteresse al rispetto delle regole istituzionali che vigono in un sistema parlamentare, sul decreto si è pure posta l'ennesima questione di fiducia. Insomma, a quale altro sfregio alla democrazia dovremo assistere, prima che chi di dovere stacchi la spina a questo governo antidemocratico e illiberale?

PARIGI - 22/03/11 - CONSIGLIO D'EUROPA



































































martedì, marzo 20, 2012

CON MONTI NON SAREMO COME LA GRECIA, MA COME LA ROMANIA!

di Giacomo Stucchi

Più che un governo tecnico quello presieduto da Monti a noi pare un improvvisato Gabinetto di guerra. Non perché si sia diventati belligeranti, per carità, ma piuttosto perché sembra applicare alla lettera una malfatta strategia militare, ovvero quella di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica con un falso problema (vedi la riforma del lavoro ed in particolare quella dell'articolo 18) per evitare che la stessa si possa invece accorgere delle questioni più importanti sul tappeto, la prima delle quali è di certo il disegno di legge delega sulla riforma fiscale che dovrebbe arrivare a breve in Consiglio dei ministri. Ma andiamo con ordine. Innanzi tutto, per quanto ci riguarda, non abbiamo dogmi da difendere e questo vale anche per la riforma del mercato del lavoro. Che però, ed è questo il punto, si è avvitata su questioni che non c'entrano nulla con le vere emergenze del momento, che invece riguardano la necessità di una maggiore crescita economica, la creazione di nuovi posti di lavoro, la diminuzione della pressione fiscale, ma anche il contrasto all'aumento spropositato del prezzo della benzina. Monti e i suoi ministri, ancora una volta, celano all'opinione pubblica la verità, sostenendo che la riforma del lavoro (con o senza l'abolizione, o la modifica, dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori) sia la priorità assoluta. Ma non è così! Basta andare a parlare con medi o piccoli imprenditori, nonostante tutto ancora oggi la parte più importante del tessuto economico nelle zone più produttive del Paese (che il governo dei tecnici e dei banchieri sta però massacrando), per rendersi conto come in questo momento i loro problemi si chiamano tassazione spropositata, stretta creditizia o pagamenti delle commesse pubbliche che non arrivano. Condizioni che, se dovessero continuare ancora per qualche mese, porteranno davvero le aziende al fallimento, altro che articolo 18! Ma di tutto questo Monti e suoi tecnici se ne infischiano alla grande. E anzi dopo avere distrutto la vita a chi aveva maturato il diritto di andare in pensione (creando peraltro la piaga sociale degli "esodati", di coloro cioè che a seguito della riforma Fornero rimarranno senza reddito da lavoro, né da pensione o ammortizzatore sociale) e dopo avere stangato i proprietari di immobili con un'imposizione fiscale, l'Imu, che si tende a spacciare per federalismo fiscale, mentre federalismo fiscale non è, adesso si apprestano a varare una riforma fiscale che forse non ci farà diventare come la Grecia, ma di certo ci renderà più simili alla Romania! Tra le novità previste segnaliamo quindi ai cittadini di tenere sott'occhio la riforma complessiva del catasto che, secondo le prime indiscrezioni, il governo si appresterebbe a varare nell'ambito della legge delega fiscale. Potrebbe infatti trattarsi di un salasso, visto che i proprietari di immobili potrebbero essere interessati da un tale aumento dei valori catastali da fare impennare l'Imu a cifre simili all'esproprio! "Le maggiori rendite saranno compensate da riduzioni di aliquote", ci tengono a precisare dalle parti di Palazzo Chigi, ma credere a questo governo è ormai un po' come credere al fatto che nella notte più magica dell'anno i regali li porti davvero Babbo Natale.

giovedì, marzo 15, 2012

QUANDO LA DEMOCRAZIA E' SOLO UN IMPICCIO


di Giacomo Stucchi

E' davvero incredibile come nella settimana politica che sta per concludersi siano passate quasi sotto tono alcune notizie che invece in condizioni 'normali', ovvero senza gran parte della stampa impegnata a spargere solo miele su tutto quanto facciano o dicano i ministri del governo Monti, avrebbero di certo avuto ben altra attenzione. Ci riferiamo, in primo luogo, all'audizione alla Commissione Bilancio della Camera dei deputati del presidente della Corte dei Conti, Luigi Gianpaolino, che ha sottolinearlo come nel nostro Paese "la distribuzione del carico tributario, diversamente da quanto si registra nel resto dell'Europa, attualmente penalizza il lavoro e le imprese, su cui grava un carico tributario superiore di circa 50 miliardi alla media europea". Ma c'è di più. Secondo Gianpaolino, infatti, il peso delle imposte sui "cittadini fedeli" punta a superare il 45%, "un livello che ha pochi confronti nel mondo". In realtà però va ancora peggio. Infatti, secondo i calcoli effettuati dalla Cgia di Mestre sulla pressione reale del fisco, pubblicati su Libero, le imprese del nostro Paese, considerando tutti i vari balzelli, subiranno una pressione fiscale che arriva al 68,5% degli utili a fronte di una media europea del 43,4% e mondiale del 44,8%. Insomma se non siamo all'esproprio proletario dell'azienda ci manca davvero poco! Altra notizia, che avrebbe dovuto far saltare dalla sedia tutti coloro che hanno a cuore le sorti della democrazia, e quella relativa alle dichiarazioni del Garante per la protezione dei dati personali Francesco Pizzetti che, nel corso di una sua relazione, ha tra l'altro sottolineato come "la richiesta sempre più massiccia da parte delle strutture pubbliche, che combattono la lotta all'evasione o le illiceità nei settori della previdenza e dell'assistenza sociale, di poter accedere ai dati personali dei cittadini" e la possibilità per queste strutture, stabilita per legge, "di ricevere alcune informazioni indipendentemente da ogni indagine, sia pure solo preliminare, nei confronti degli interessati" sono "strappi forti allo Stato di diritto e al concetto di cittadino che ne è alla radice". Senza nessuna possibilità di equivoco è poi la conclusione di Pizzetti, che aggiunge: "E' una fase di emergenza dalla quale si deve uscire al più presto se così non fosse lo spread fra democrazia italiana e occidentali crescerebbe". Insomma non è la Lega Nord a far propaganda, né i suoi parlamentari impegnati alla Camera e al Senato a far ostruzionismo su provvedimenti scellerati, ma sono le regole della democrazia a fare un grido di dolore per come il governo Monti, e la maggioranza Pd-Pdl-Terzo Polo che lo sostiene, stanno mettendo nell'angolo lo Stato di diritto, dimostrando che per loro la democrazia è solo un impiccio.

martedì, marzo 13, 2012

"ABC" COME PONZIO PILATO

di Giacomo Stucchi

Dopo essere rimasta impassibile dinanzi alle novità lacrime e sangue introdotte da Monti sul fronte delle pensioni, ma sarebbe meglio dire delle pensioni negate, la coalizione di governo Pd-Pdl-Terzo Polo si appresta ora a far finta di niente anche dinanzi alla riforma degli ammortizzatori sociali. Un atteggiamento alla Ponzio Pilato con il quale in sostanza Alfano, Bersani e Casini (ABC) si lavano le mani dinanzi allo smantellamento del welfare ad opera del governo dei tecnici. La stessa totale indifferenza che, a causa della riforma della previdenza varata dal governo, hanno già sperimentato sulla loro pelle gli "esodati", ovvero centinaia di migliaia di lavoratori che saranno espulsi dalle aziende in crisi e che rischiano di restare nei prossimi anni senza stipendio e senza pensione. A fare da comune denominatore ai provvedimenti del governo c'è, come al solito, la fretta. Anche la riforma sul lavoro deve infatti procedere con la massima celerità possibile, perché Monti deve andare in tour in Asia e non sta bene che se ne vada con questa 'noiosa' questione degli ammortizzatori sociali ancora in bilico, meglio quindi chiudere entro i prossimi giorni. Roba da non credere! Avesse fatto una cosa del genere il governo Berlusconi, i sindacati avrebbero portato in piazza un milione di lavoratori. E invece, siccome a proporre la riforma è un governo al qual fanno solo finta di opporsi, meglio procedere ai distinguo sotto voce, senza fare tanto clamore. Diciamo subito che sul piano tecnico la proposta del ministro Elsa Fornero di ridurre il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per creare un sistema di tutele 'universale', fondato solo su cassa integrazione ordinaria e indennità di disoccupazione, apre un fronte sul quale è giusto discutere per trovare delle nuove soluzioni. Anche perché non sfugge a nessuno che i tempi sono cambiati e bisogna quindi, per forza di cose, tenerne conto. Sul piano politico e sociale, invece, c'è di che essere preoccupati perché è del tutto evidente come sino ad oggi il governo Monti non abbia fatto altro che tutelare le banche e i poteri forti e quindi temiamo che anche sul lavoro a rimetterci siano sempre i cittadini più deboli. I quali continuando a pagare gli interessi più alti d'Europa per gli scoperti in banca, un caro benzina, trasporti ed energia senza precedenti (e senza giustificazioni), e con una pressione fiscale da Guinness dei primati, sono costretti per forza di cose a diminuire al massimo i consumi, che infatti secondo i dati ufficiali sono già i più bassi degli ultimi 30 anni. In questa situazione il presidente del Consiglio Monti convoca a Palazzo Chigi la maggioranza per discutere sul da farsi, ma è davvero improbabile che partiti e classi dirigenti troppo impegnati a tutelare se stessi sappiano trovare la soluzione per impedire al Paese di affondare. Molto più facile continuare a far finta di niente.

giovedì, marzo 08, 2012

LE INCOERENZE DELLA MAGGIORANZA METTONO IN GINOCCHIO IL PAESE


di Giacomo Stucchi

I partiti che appoggiano e sostengono il governo Monti hanno la pretesa e l'ambizione di "salvare" il Paese, ma certo che se la salvezza dipendesse da loro ci sarebbe di che preoccuparsi! Una maggioranza parlamentare tanto estesa quanto inconcludente non si era infatti mai vista. L'ultima puntata di questa sceneggiata politica che ormai va avanti da più di tre mesi, che di maledettamente serio ha però la circostanza di influire sulla vita di milioni di cittadini, è quella dell'ultimo vertice di maggioranza prima annunciato e poi saltato. Ufficialmente perché il segretario del Pdl Alfano si è detto indisponibile a discutere coi suoi partner di governo di questioni che non siano strettamente economiche, più probabilmente perché l'alleanza Pdl-Pd-Terzo Polo sta dimostrando ogni giorno di più tutti i suoi limiti e tutte le sue incoerenze. Innanzi tutto sul rispetto del principio di democrazia parlamentare che, a fronte di un governo sostenuto da tutti i partiti rappresentati in Parlamento, ad eccezione della Lega Nord, viene ad ogni provvedimento governativo pesantemente calpestato, con rari precedenti simili nella storia del nostro Paese. Basta esaminare gli atti parlamentari, sia in Aula che in Commissione, per rendersi conto di quanto sia silente questa maggioranza e di quanto sia sottomessa agli interessi che il governo Monti rappresenta. Un copione che va avanti ormai da tre mesi e al quale i parlamentari del Carroccio si sottraggono con forza essendo rimasti gli unici ad avanzare delle proposte concrete per difendere gli interessi dei più deboli, che certo non hanno nessun 'professore' a rappresentarli in Consiglio dei ministri. Ma grandi incoerenze esistono anche sul piano della prassi legislativa. Al governo Berlusconi, infatti, venivano puntualmente respinti dal Colle importanti provvedimenti per avere gli stessi un eccessivo carattere di eterogeneità, mentre al governo Monti, basti vedere l'ampia gamma di misure contenute anche nel decreto sulle 'cosiddette' semplificazioni, è concesso il varo di decreti omnibus con dentro di tutto e di più. C'è, infine, un'altra considerazione da fare e riguarda l'incoerenza, in assoluto la più grave di questo governo, tra la volontà dichiarata al suo insediamento di voler ispirare la propria azione politica all'equità e allo sviluppo, e le misure contenute nei vari provvedimenti approvati che di equo, e tanto meno di sviluppo, non hanno alcunché. Se davvero si fosse pensato all'equità non si sarebbe fatto cassa negando il diritto acquisito dei cittadini ad andare in pensione o mettendo le piccole e medie imprese in ginocchio, sia a causa della stretta creditizia sia per colpa dell'aumento indiscriminato della pressione fiscale.

martedì, marzo 06, 2012

ATTENTI A MONTI!

di Giacomo Stucchi

Stiano sul 'chi va là' i pensionati, o coloro che a breve dovrebbero diventarli, o i piccoli proprietari di case o ancora le piccole e medie imprese, perché Elsa Fornero, ministro del Welfare, nel rinviare di giorno in giorno il varo della riforma del mercato del lavoro, non promette nulla di buono. Ciò che ha portato il rinvio del confronto con le parti sociali è stata l'individuazione delle risorse da destinare al sostegno degli ammortizzatori sociali, che secondo i sindacati ammontano ad almeno 2,2 miliardi. Un fatto che non ci lascia per niente tranquilli non per la necessità degli stessi, che condividiamo, ma perché dopo aver visto all'opera questo governo di tecnici e di banchieri per i primi cento giorni sappiamo ormai che le risorse per fare le riforme vengono sempre trovate sulla pelle dei cittadini più deboli, e di quelli Padani che pagano le tasse. Quindi non c'è da essere allegri su i contenuti della riforma sul lavoro. Inoltre, il confronto tra governo e parti sociali continua ad essere un dialogo tra sordi. 'Lotta alle precarietà e allargamento delle tutele con un sistema di ammortizzatori sociali universale, senza togliere a chi ha e dare poco a chi verrà come è successo con la riforma delle pensioni e nessun intervento sull'articolo 18', sono le priorità della riforma secondo la leader della Cgil Susanna Camusso, più sibillina invece la Fornero per la quale bisogna introdurre nel sistema 'un adeguato grado di buona flessibilità nell'utilizzo del lavoro stesso da parte delle imprese e un adeguato sistema di strumenti - assicurativi e assistenziali - che consentano ai lavoratori e alle imprese di gestire il cambiamento e il rinnovamento strutturale, anziché subirli'. Già, ma chi paga? Quelle del ministro sono solo parole, che però bisognerà vedere come si tradurranno sul piano concreto. Sino ad oggi i provvedimenti del governo Monti, approvati dalla maggioranza Pdl-Pd-Terzo Polo, hanno portato ad una fase di recessione avanzata dalla quale non si vede una via d'uscita. La disoccupazione è a livelli da record e le imprese (soprattutto quelle del nord che non vivono di assistenzialismo e pagano i tributi) chiudono. Le uniche cose che aumentano sono la pressione fiscale, che ancora deve scontare gli effetti dell'Imu e delle nuove addizionali Irpef, e il conflitto sociale. In primo luogo quello tra categorie di lavoratori, ma poi anche quello tra parti del Paese profondamente diseguali sul piano economico. Hai voglia a far intonare l'Inno di Mameli nelle scuole: il gap esistente tra nord e sud non si annulla certo con una cantata! Solo la Lega Nord aveva trovato una soluzione concreta con il federalismo fiscale e le sue articolazioni, come quella delle adozioni dei costi standard. Ma tutto è stato buttato a mare da un governo centralista e nemico della Padania, che favorisce il decentramento solo quando disloca al nord i criminali in soggiorno obbligato.

giovedì, marzo 01, 2012

HANNO 'LIBERALIZZATO' SOLO LE LOBBY

di Giacomo Stucchi

Il tentativo delle forze politiche che appoggiano il governo, e che votano a scatola chiusa i provvedimenti che esso propone, di far sembrare le misure contenute nel decreto sulle cosiddette liberalizzazioni come il frutto di un grande sforzo corale della politica e della società per far "crescere" il Paese è maldestro ma anche indicativo delle difficoltà nelle quali si trova la maggioranza. Il fatto è che Pdl, Pd e Terzo Polo sono perfettamente a conoscenza di come sono andate le cose sul provvedimento in questione, e cioè con gli assalti alla diligenza da parte dei rappresentanti delle lobby anche nelle ultime ore utili, ma hanno adesso un'assoluta necessità di dare l'impressione al Paese di avere lavorato per il bene dei cittadini e di giustificare quindi il protrarsi della loro alleanza politica. Ma quale bene comune, qui è in atto un tentativo di imbrogliare la gente per far credere che dalle misure adottate ci sia un vantaggio per la maggioranza dei cittadini. Ma quale liberalizzazioni per la crescita, qui siamo dinanzi al più grosso compromesso che sia mai stato fatto nei corridoi parlamentari tra i rappresentanti dei gruppi di pressione, portatori di precisi interessi (questi sì, davvero liberalizzati!), e un governo che dice di lavorare per l'equità ma in realtà si adatta alla legge del più forte. E lo fa con la complicità di una maggioranza che ormai ha calato le braghe dimostrando di avere come unico obiettivo quello di rimanere attaccata alle poltrone, peggio dei partiti della Prima Repubblica. Il trio ABC (Alfano, Bersani e Casini) non si schioda da questa posizione di potere per nessuna ragione al mondo e anzi, ogni giorno di più, si muove e si posiziona per creare i presupposti affinché l'alleanza duri. Non si schiodano nemmeno dinanzi ad una misura, qual è quella della Tesoreria unica, che scippa gli enti territoriali delle loro risorse che, quando esistono, sono soltanto il frutto di un'oculata gestione amministrativa degli stessi enti. Adesso questi denari serviranno al governo dei professori e dei banchieri per pagare i buchi di bilancio di Roma Capitale o di vattelapesca! Non si schiodano, e nessuno nella maggioranza si indigna, per le parole del vice ministro Vittorio Grilli (riportate da tutti i giornali) che ha rassicurato sulle intenzioni del governo di voler abbassare la pressione fiscale, dopo che il fondo che era inizialmente stato annunciato con squilli di tromba nel decreto fiscale è invece miseramente saltato. "L'intenzione c'è - ha detto Grilli - ma il fondo non è stato fatto per una questione tecnica, appena ci sarà l'esigenza lo introdurremo". Parole incredibili, per le quali sembra di capire che per il vice ministro l'esigenza di abbassare le tasse non sia ancora avvertita dai cittadini!

RUSSIA - 01-06/03/12 - CONSIGLIO D'EUROPA - ELEZIONI PRESIDENZIALI