LE MEDAGLIE CHE NON ESISTONO
di Giacomo Stucchi
In un momento non certo facile per il Paese, dalla strage di Tunisi nella
quale hanno perso la vita per mano della follia jihadista anche degli italiani,
alle vicende politiche interne che rendono il governo poco credibile agli occhi
di un’opinione pubblica sempre più perplessa, l'ultima cosa che serve è eludere la realtà dei fatti, come continua a fare Matteo Renzi. Attaccandosi al petto
medaglie che non esistono, come quella relativa a un presunto ruolo del suo
esecutivo e del semestre italiano nelle politiche economiche dell’Ue, il
presidente del Consiglio ancora una volta cerca di porre rimedio con le parole
al grave deficit di fatti concreti che invece caratterizza la sua esperienza di
governo. Una carenza che si risconta anche nella politica internazionale
nonostante i recenti tentativi di recuperare il tempo perduto sui diversi
scenari internazionali, dalla Libia all’Ucraina. Per mesi Renzi si è anche
disinteressato degli sbarchi che hanno portato sulle coste del nostro Paese
170mila immigrati, solo nel 2014. Ai quali tra il 1° gennaio ed il 9 marzo 2015
si devono aggiungere ben 68 sbarchi per un totale di 9.117 stranieri giunti nei
porti italiani, contro i 5.611 del corrispondente periodo dell’anno scorso. Un
problema gravissimo, gestito da tutto il governo, in primis il ministro
dell'Interno Alfano, con una disinvoltura davvero preoccupante. Dinanzi a
tanta improvvisazione è risibile il tentativo del capo del governo di spacciare
per risolutive delle riforme approvate negli ultimi mesi, o ancora in cantiere,
i cui effetti nel migliore dei casi saranno tutti da verificare nel medio e nel
lungo periodo. Del Jobs act abbiamo già scritto ma su molto altro, a cominciare
dal fatto che nel 2015 il nostro tasso di crescita economica sarà dello 0,8%,
ovvero la metà di quello dell'eurozona, con un divario dall'Europa in netto
aumento, ci sarebbe da smentire la propaganda governativa. Basti pensare alla
pressione fiscale da record mondiale, in particolare sulla casa, o ai
disoccupati che sono ancora al massimo storico.
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