FISCO E LAVORO DI SCARSA QUALITA' AFFONDANO L'ECONOMIA
di Giacomo Stucchi
Ci sono due dati che, in particolare, danno la misura sia del fallimento
delle politiche dei governi che si sono succeduti dalla fine del 2011 a oggi,
sia di quanto fuori luogo e immotivata è l’euforia del governo Renzi su presunti
segnali di ripresa economica. Il primo riguarda la pressione fiscale, il secondo
la disoccupazione. Sul primo fronte il 2014 ha segnato il livello mai raggiunto
in passato del 43,5%, appena mitigato dall’effetto 80 euro. Che però non deve
trarre in inganno perché per trovare le risorse al bonus (9,5 miliardi di euro
l’anno) riconosciuto a una platea di contribuenti l’esecutivo ha raschiato il
fondo del barile anche nei trasferimenti agli enti locali che adesso, per poter
sopravvivere e continuare a garantire un minimo di servizi ai cittadini, sono
costretti ad aumentare la tassazione locale. Insomma, con una mano il governo
Renzi ha dato ma con l’altra si è abbondantemente ripreso tutto con gli
interessi. Inoltre, fanno notare gli analisti, il peso di fisco e contributi sul
complesso dell’economia è cresciuto in quattro anni di circa 2 punti percentuali
e, stando ai dati dell’ultima legge di stabilità, nel 2015 saremo più o meno
allo stesso livello (43,2%). Ma la propaganda del governo mira a mistificare
pure i dati effettivi sul fronte dell’occupazione, che rimane debole. Quel poco di lavoro che c’è, infatti, riguarda gli stranieri
regolari, alcuni comparti che riescono purtroppo un basso valore aggiunto e i part-time non per scelta dei
lavoratori ma per cause di forza maggiore. Cresce di poco soprattutto il terziario
(ristoranti, alberghi, servizi alle famiglie e assistenza sociale) e di
pochissimo l’industria; crollano pesantemente le costruzioni, tradizionale
volano di sviluppo nella nostra economia. Ecco perché sarebbe il caso che il
governo Renzi, prima di cantare vittoria, portasse a casa risultati concreti che
al momento non esistono.
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