ALLE PROMESSE VIA TWITTER NON CREDE PIU' NESSUNO
di Giacomo Stucchi
Il voto finale alla Camera, in prima lettura, sul disegno di legge
costituzionale per il superamento del bicameralismo perfetto e sulle modifiche
al Titolo V della Costituzione, in occasione del quale una Forza Italia sino a
oggi troppo accondiscendente con la politica dell’esecutivo sembra aver
finalmente aperto gli occhi, non cambia la sostanza delle cose. Ovvero di un
Paese abbandonato a se stesso e di un governo incapace che dopo aver inanellato
una serie di fallimenti, dall’economia alla sicurezza, continua a gettare fumo
negli occhi ai cittadini. La verità è che la riforma costituzionale targata
Renzi, lungi dal risolvere il vero problema dell’ammodernamento del processo
legislativo, è stata costruita, così come del resto la nuova legge elettorale, a
uso e consumo del premier e del suo partito; o meglio della gran parte del Pd,
visto che non sono mancati i voti in dissenso anche tra i deputati del partito
di governo e suonano già i tamburi di guerra sull’Italicum. L’opposizione
interna al Pd infatti ha già messo in chiaro che sulla nuova legge elettorale
farà valere tutto il suo peso e che non la voterà se non sarà cambiata. Quindi,
se davvero si voleva volgere lo sguardo al futuro, guardando al vero interesse
del Paese, bisognava prendere altre strade anziché approvare un sistema
parlamentare così pasticciato. Allo stesso modo non promette nulla di buono il
ritorno in grande stile del centralismo introdotto con la riforma del Titolo V,
fortemente voluta da Renzi per mortificare le specificità territoriali. Si
tratta di un film già visto che farà tornare il Paese indietro di decenni e del
quale, francamente, nessuno sentiva la mancanza. Il presidente del Consiglio ha
detto che con queste riforme avremo un “Paese più semplice e giusto”, ma sono
sempre meno le persone disposte a credere alle sue solite promesse annunciate
su Twitter.
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