LE PROMESSE DI RENZI CI COSTERANNO MOLTO CARE
di Giacomo Stucchi
Ci mancavano solo i super banchieri di Goldman Sachs, dopo quelli di Jp
Morgan, a fornire la loro opinione a favore del Sì al referendum costituzionale,
facendo capire che se vincessero i No sarebbero guai seri per il futuro di Monte
dei Paschi. Una mano tesa al premier, in un modo neppure tanto velato, per
venire incontro al presidente del Consiglio che si trova in un momento di grossa
difficoltà. L’unico motivo di soddisfazione per il premier, non certo però per
i cittadini interessati, sono infatti le prime mosse del M5S alla guida del Campidoglio; un fatto che, sta riempiendo le prime pagine dei giornali e i
telegiornali mettendo così in secondo piano i fallimenti del governo Renzi. A
cominciare da quelli in economia con la revisione al ribasso delle stime di
crescita, con un modesto e desolante 0,8 % per l’anno in corso e 1,1 per il
2017; e con un debito pubblico che non comincerà a ridursi in rapporto al Pil ,
come invece indicato dal Def di aprile. Insomma, non una delle previsioni del
governo è stata azzeccata e se a questo si aggiunge l’incertezza legata alla
flessibilità che la Commissione Ue sarà disposta ad accordare ai nostri conti
pubblici, si comprende facilmente come tutti gli annunci fatti in questi giorni
dal premier assomigliano più all’aria fritta che non a fatti concreti. Persino
il contratto degli impiegati statali, sul quale da anni i vari governi tecnici e
di sinistra hanno glissato, torna ora al centro del dibattito; insieme alla
sterilizzazione dell’aumento dell’Iva di 2 punti dal 1° gennaio 2017,
all’aumento delle pensioni minime, all’anticipo pensionistico, alle risorse per
i contratti pubblici, all’intervento sulle partite Iva, al bonus scuola bis,
alla “flat tax” per circa mezzo milione di imprese artigiane e commerciali, e
molto altro ancora. Tutte misure che, per essere attuate, devono essere
finanziate con decine di miliardi di euro che però non essendo nelle
disponibilità del governo non potranno che portare ad un inevitabile aumento del
deficit. In che misura lo vedremo ma è certo che, la politica del governo di
mettere nella legge di Stabilità tutto quanto può servire ad intercettare
consensi elettorali utili a far vincere il Sì, ce la farà pagare molto cara.
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