QUELLA LEGGE ELETTORALE PENSATA QUANDO IL PREMIER AVEVA IL VENTO IN POPPA
di Giacomo Stucchi
C’è un aspetto nell’attuale situazione politica che rende bene
l’idea di quanto sia poco lungimirante l’azione di governo del premier, ma anche
di quanto sia schizofrenica l’attività legislativa da lui promossa. Basti
pensare all’Italicum, votato nel 2015 con la fiducia e rimesso in discussione
con il voto alla Camera sulla mozione presentata dalla maggioranza. Una roba da manicomio, che però si è resa
necessaria visto che Renzi ha portato avanti una legge elettorale nata per un
sistema parlamentare che ancora non esiste (e che potrebbe non esistere mai,
visto che il Sì al referendum costituzionale arranca nei sondaggi), senza
preoccuparsi delle possibili conseguenze. Il fatto è che il 40 per cento
ottenuto dal Pd alle elezioni europee ha fatto montare la testa al premier che
dopo quel risultato ha probabilmente pensato che il vento in poppa non lo
avrebbe più abbandonato. Con la minaccia di portare il Paese alle urne
anticipate, un epilogo della legislatura che la maggioranza raccogliticcia che
lo sostiene ha sempre scansato per il terrore di molti parlamentari di perdere
la poltrona, il presidente del Consiglio ha quindi ottenuto la nuova legge
elettorale; senza aver però la cornice costituzionale, ovvero il nuovo Senato,
per la quale l’Italicum è stato concepito. Il risultato è che se vincesse il No
al referendum sulle riforme avremmo due sistemi di voto: uno a doppio turno, con
premio di maggioranza e soglia di sbarramento, per la Camera dei Deputati,
l’Italicum appunto, e un altro proporzionale, il Consultellum, visto che
resterebbe in piedi il Senato così com'è. Insomma, un pasticcio istituzionale
che non ha precedenti e che, paradossalmente, renderebbe persino complicato
portare il Paese alle urne. Con due sistemi elettorali così diversi, infatti, la
probabilità che le elezioni possano determinare due maggioranze diverse nei due
rami del Parlamento è più che concreta. Ancora peggio, però, se vincesse il Sì,
perchè in quel caso ci ritroveremmo per i prossimi decenni un sistema
costituzionale pasticciato e, in virtù del combinato disposto con la nuova legge
elettorale, un premier e una maggioranza quasi inamovibili legittimati a fare
ogni cosa. Questo capolavoro di ingegneria costituzionale denota solo
approssimazione e miopia politica. Anche sul lavoro e sulla mancata crescita del
Pil, del resto, tutti i nodi stanno venendo al pettine. A cominciare dai costi
degli incentivi alle imprese per le assunzioni, quantificabili in diversi
miliardi di euro, che hanno prodotto risultati risibili sul fronte
dell’occupazione ma deleteri su quello dei conti pubblici.
0 Comments:
Posta un commento
<< Home