ANNUNCI E PROMESSE PER FAR VINCERE IL SI'
di Giacomo Stucchi
Dopo due anni e mezzo di governo soltanto adesso Matteo Renzi si è accorto
che i tagli agli investimenti pubblici hanno frenato lo sviluppo e l’economia
del Paese degli ultimi anni. Lo ha detto alla presentazione del piano
industriale di Ferrovie, ricordando che il governo ha “sbloccato 18 miliardi di
euro e cercato di liberare il più possibile risorse per investimenti” e ha
aggiunto che sulle infrastrutture bisogna completare “i cantieri aperti dai
governi precedenti”. Ciò che il premier ha omesso di dire, però, è che tra il
2013 e il 2015 il suo governo ha utilizzato le risorse disponibili non per
mettere in cantiere strade, ponti o nuove tratte ferroviarie, o semplicemente
per una manutenzione delle infrastrutture esistenti, ma per elargire bonus e
sgravi a scopi puramente elettorali. Mai e poi mai, infatti, il Pd sarebbe
arrivato al 40 per cento, alle ultime elezioni europee, se il governo non avesse
“investito” denaro pubblico nell'elargizione dei famosi 80 euro a una platea di
contribuenti. Quelle scelte, alla luce dei risultati sull'economia che ristagna,
e del Pil che non cresce, dicono che la politica economica di Renzi è fallita.
Altro che Ponte sullo Stretto e alta velocità ferroviaria, la verità è che nei
prossimi giorni e settimane il presidente del Consiglio continuerà ad elargire
promesse a piene mani, cercando di accontentare quante più categorie sociali e
quante più parti del Paese possibili, solo per fare campagna elettorale in vista
del voto referendario. L’intento del premier non è spiegare i contenuti della
riforma (che peraltro più si capisce e meno si condivide) ma conquistare
consenso elettorale coi bonus, con la promessa di una pensione anticipata (da
pagare però profumatamente, come fosse un mutuo), con l’annuncio di una
riduzione dell’Irpef e con molto altro ancora. Insomma, un vasto campionario di
misure che hanno un solo obiettivo: portare i cittadini dalla parte del Sì al
referendum sulle riforme.
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