LE MOSSE DI PALAZZO CHIGI PER FAR VINCERE IL SI'
di Giacomo Stucchi
L’incertezza sulla data del voto referendario è sospetta. Sino a un pò di
tempo fa, quando Renzi e i suoi ministri davano per scontato la vittoria del Sì,
sembrava che già ai primi di ottobre i cittadini sarebbero stati chiamati al
voto, mentre adesso si parla addirittura di dicembre. Ma perché posticipare il
voto se comunque, prima o poi, questo passaggio dovrà essere consumato? Atteso
che è davvero difficile spersonalizzare il referendum, dopo che lo stesso
premier ha “avvelenato i pozzi” del dibattito referendario e non solo, la
sensazione è che Renzi temendo le conseguenze di una possibile vittoria del No
voglia fare di tutto per scongiurare questa evenienza. Si spiegherebbe così la
solita politica renziana degli annunci che questa volta riguarderebbe però il
fronte delle pensioni. Con la promessa della cosiddetta quattordicesima
allargata ad almeno un altro milione di pensionati e una no tax area Irpef che
arrivi per questa categoria di contribuenti a 8 mila euro, il governo tenterebbe
di ingraziarsi i favori elettorali di questi cittadini già con la prossima legge
di Stabilità. Posticipare il voto referendario a dicembre darebbe il tempo a
Palazzo Chigi di incardinare il provvedimento sulle pensioni e cercare così di
conquistare nuovi consensi elettorali. Insomma, una replica di quanto già fatto
alle elezioni europee del 2014 con il famoso bonus degli 80 euro a una platea di
beneficiari. L’impressione, però, è che questa volta il giochetto potrebbe non
riuscire; e almeno per un paio di ragioni. La prima riguarda i contenuti del
quesito referendario. I ministri e lo stesso premier continuano a ripetere di
volere parlare del merito della riforma stessa. Ma più si entra nello specifico,
anche per effetto di pubblicazioni, articoli e convegni sul tema, più i
cittadini dimostrano di non gradire la riforma varata dal governo; e votata in
Parlamento, non dimentichiamolo, da una maggioranza raccogliticcia la cui unica
preoccupazione era quella di scongiurare le elezioni anticipate minacciate di
continuo da Renzi. La seconda ragione, invece, che denota la saggezza che i
cittadini hanno a prescindere dalla propaganda governativa, consiste
nell’opinione ormai diffusa di non ritenere prioritaria questa riforma rispetto
a tutti i problemi del Paese. Una tendenza, quest’ultima, già esistente nei
mesi scorsi nell’opinione pubblica ma accentuatasi negli ultimi giorni.
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