SULLE UNIONI CIVILI UN'ALTRA BRUTTA PAGINA PARLAMENTARE
di Giacomo Stucchi
Non è una bella pagina parlamentare quella scritta dalla maggioranza in
occasione dell’approvazione alla Camera del provvedimento sulle unioni civili.
Qualcuno ha parlato di violazione del galateo istituzionale, che vorrebbe che la
maggioranza garantisca il più possibile il dibattito parlamentare, a maggior
ragione quando a essere in gioco ci sono temi molti divisivi nel Paese e nel
Parlamento, ma la questione non è solo un problema di forma ma anche di
sostanza. Al di là dei contenuti della legge, infatti, le cui lacune e
incongruenze si verificheranno molto presto nell'applicazione della normativa,
il punto è che anche in questa occasione, come già per il dibattito sulla
riforma costituzionale, abbiamo avuto una testimonianza di quale ruolo
riduttivo Renzi intenda riservare al Parlamento. Che non è considerato dal
premier come luogo istituzionalmente idoneo a trovare la sintesi fra le diverse
posizioni in esso rappresentate, ma il posto dove far valere la forza dei
numeri. Tanto è vero che il governo non si pone minimamente il problema di avere
al Senato i voti da parte di un gruppo parlamentare, ALA, nato appositamente
per tenere in vita l’esecutivo il più a lungo possibile. Se il dibattito
parlamentare è stato compresso in più di un occasione in questa legislatura con
una Costituzione vigente che prevede il bicameralismo perfetto, puntualmente
disatteso dal governo Renzi con il sistematico ricorso alla fiducia (anche
quando non era necessaria), e una maggioranza raccogliticcia a Palazzo Madama,
figuriamoci cosa potrebbe accadere se passasse la riforma costituzionale
Renzi-Boschi. In quel caso, infatti, il Senato sarebbe relegato a un mero
dopolavoro di consiglieri regionali e sindaci, mentre la Camera dei Deputati, in
virtù del combinato disposto con la nuova legge elettorale, sarebbe totalmente
nella mani dei deputati del partito vincitore delle elezioni. Penso che i
cittadini-elettori siano abbastanza accorti per intuire quali rischio comporti
una siffatta riforma del nostro sistema parlamentare.
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