RIDOTTE LE DECONTRIBUZIONI IL JOBS ACT SERVE A POCO
di Giacomo Stucchi
Il governo Renzi ha impegnato nel 2015 oltre 13 miliardi di euro per
finanziare la decontribuzione dei nuovi contratti a tempo indeterminato, quelli
nati dopo la sostanziale abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei
lavoratori. Com'è noto, per gli assunti dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015,
il datore di lavoro privato è stato esentato dal pagamento dei contributi
previdenziali per i tre anni successivi alla data di assunzione. La
decontribuzione è stata calcolata in 8.060 euro all’anno di contributi pagati
dallo Stato anziché dal datore di lavoro. Questa politica, molto onerosa per le
casse dello Stato, e quindi per le tasche dei cittadini che con le tasse lo
finanziano, ha portato le aziende ad assumere ma guardando con un occhio alla
convenienza della decontribuzione e con l’altro alla possibilità di poter
licenziare più facilmente con le nuove norme contenute nel contratto a tutele
crescenti. Il governo, per incentivare le imprese ad assumere, aveva promesso la
proroga triennale della decontribuzione ma poi, come spesso accade all’esecutivo
guidato da Renzi, si è rimangiato tutto e conti alla mano, verificata
l’impossibilità di poter continuare a finanziare gli incentivi all’occupazione,
ha deciso per una proroga al ribasso. Il risultato è che, come evidenziato dai
dati forniti dall'Inps, le assunzioni (attivate da datori di lavoro privati) a
gennaio 2016 sono risultate 407.000, con un calo di 120.000 unità (–23%) sul
gennaio 2015 e 94.000 unità (-18%) sul gennaio 2014. I nuovi posti di lavoro,
quindi, che il premier continua a magnificare come effetto strabiliante del Jobs
Act , si devono quindi in gran parte agli sgravi sui contributi. I nostri dubbi
espressi a suo tempo sull’efficacia dello strumento inventato dal governo per
drogare il mercato del lavoro, senza però risolvere davvero il dramma della
disoccupazione del nostro Paese, si stanno rivelando fondati. Il solito fumo
negli occhi renziano che, temiamo, non mancherà di dispiegare altre spiacevoli
conseguenze in futuro.
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