Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, marzo 17, 2016

RIDOTTE LE DECONTRIBUZIONI IL JOBS ACT SERVE A POCO

di Giacomo Stucchi
Il governo Renzi ha impegnato nel 2015 oltre 13 miliardi di euro per finanziare la decontribuzione dei nuovi contratti a tempo indeterminato, quelli nati dopo la sostanziale abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Com'è noto, per gli assunti dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015, il datore di lavoro privato è stato esentato dal pagamento dei contributi previdenziali per i tre anni successivi alla data di assunzione. La decontribuzione è stata calcolata in 8.060 euro all’anno di contributi pagati dallo Stato anziché dal datore di lavoro. Questa politica, molto onerosa per le casse dello Stato, e quindi per le tasche dei cittadini che con le tasse lo finanziano, ha portato le aziende ad assumere ma guardando con un occhio alla convenienza della decontribuzione e con l’altro alla possibilità di poter licenziare più facilmente con le nuove norme contenute nel contratto a tutele crescenti. Il governo, per incentivare le imprese ad assumere, aveva promesso la proroga triennale della decontribuzione ma poi, come spesso accade all’esecutivo guidato da Renzi, si è rimangiato tutto e conti alla mano, verificata l’impossibilità di poter continuare a finanziare gli incentivi all’occupazione, ha deciso per una proroga al ribasso. Il risultato è che, come evidenziato dai dati forniti dall'Inps, le assunzioni (attivate da datori di lavoro privati) a gennaio 2016 sono risultate 407.000, con un calo di 120.000 unità (–23%) sul gennaio 2015 e 94.000 unità (-18%) sul gennaio 2014. I nuovi posti di lavoro, quindi, che il premier continua a magnificare come effetto strabiliante del Jobs Act , si devono quindi in gran parte agli sgravi sui contributi. I nostri dubbi espressi a suo tempo sull’efficacia dello strumento inventato dal governo per drogare il mercato del lavoro, senza però risolvere davvero il dramma della disoccupazione del nostro Paese, si stanno rivelando fondati. Il solito fumo negli occhi renziano che, temiamo, non mancherà di dispiegare altre spiacevoli conseguenze in futuro.