RENZI, LA LIBIA E LA POLITICA DELLO STRUZZO
di Giacomo Stucchi
Purtroppo siamo alle solite. Anche sul fronte del contrasto all’Isis, e alle
gravi conseguenze che potrebbero derivare al nostro Paese per la sua presenza in
Libia, il governo Renzi mischia le carte. Spacciare la soluzione politica
dell’Onu sulla crisi libica come un successo dell’esecutivo è infatti falso e
inconcludente allo stesso tempo. La verità è che l’Onu su questa vicenda ha
deciso, mi si passi il gioco di parole, di non decidere nulla. Semplicemente
perché probabilmente dei top player che lo guidano, quali forse Cina, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna
e Russia, nessuno, e ognuno per motivi diversi, ha interesse ad accelerare sulla
Libia. Il risultato è che le Nazioni Unite, almeno nell’immediato, non faranno
nulla e il governo Renzi invece continuerà ad affermare di essere riuscito
nell’intento di coinvolgerle. Nel frattempo però il ginepraio libico continua a
modificarsi rapidamente e i diretti protagonisti, che sono molteplici, assumono
le loro decisioni; mentre per il nostro Paese rimangono tutte le preoccupazioni
già esplicitate nei giorni scorsi. Quando parliamo di prevenzione sul fronte
degli sbarchi degli immigrati, infatti, non significa avere la certezza del
pericolo di infiltrazioni jihadiste. Ma poiché esistono evidenze del fatto che
il numero dei barconi pronti a salpare dalla Libia per raggiungere le nostre
coste potrebbe aumentare, e tenuto nel dovuto conto l’inesistenza su quel
territorio di una struttura statale in grado di controllare e di essere un
interlocutore affidabile, bisogna quindi porsi il problema e non adottare la
politica dello struzzo nascondendo la testa sotto la sabbia e facendo finta di
niente. Se già oggi abbiamo difficoltà ad accogliere e verificare l’identità di
tutte le persone che in un solo giorno sbarcano sulle nostre coste, se ne
arrivassero molte di più come si fa ad avere la certezza che tra loro non ci
siano terroristi?
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