LA PROTESTA DEI COMUNI E' UNA BATTAGLIA PER LA SOPRAVVIVENZA
Non è un caso se la protesta dei mille sindaci promossa dall'Anci si sia mossa
proprio da Milano, ovvero da quel punto di riferimento, politico, sociale ed
economico, che è sempre stato il capoluogo lombardo. Una città che peraltro,
insieme a moltissime altre del Nord, sta pagando conseguenze gravissime in
termini sociali ed economici a causa di un governo che adotta solo provvedimenti
centralisti e vessatori. E' chiaro che quando per far quadrare i conti si spinge
sempre più l'acceleratore sulla pressione fiscale, senza mai porre un freno agli
sprechi e alla spesa pubblica dell'amministrazione centrale, a pagare di più
sono quei territori, quei cittadini e quegli enti che più lavorano e più
producono. La protesta dei sindaci, che potrebbe continuare con altre clamorose
iniziative qualora nella legge di Stabilità, nel suo passaggio al Senato, non
vengano adottate alcune modifiche a favore dei Comuni, è perciò legittima,
condivisibile e quanto mai opportuna. Anche perché i partiti della strana
maggioranza continuano a votare ad oltranza la fiducia al governo dei tecnici
(qualsiasi provvedimento legislativo questi porti al vaglio del Parlamento), non
rendendosi conto però di assumersi così delle enormi responsabilità per le
conseguenze che tali provvedimenti di legge hanno nel medio e nel lungo periodo.
I cittadini del resto ne hanno già viste troppe, sul fronte fiscale,
previdenziale e sociale, per dover sopportare anche un ulteriore stretta alle
autonomie locali, gli enti che più degli altri sono vicini alle istanze e alle
necessità della gente. Costretti a fare gli esattori per conto dello Stato
centrale, cui viene trasferito gran parte del gettito dell'Imu (che di
municipale però ha solo il nome), gli enti locali sono anche obbligati a
rispettare i vincoli del patto di Stabilità che impedisce loro di investire e
pagare le imprese e che, dal 2013, verrà esteso anche ai municipi sotto i 5.000
abitanti. Un'ingiustizia intollerabile soprattutto per quei Comuni virtuosi, in
gran parte al Nord, che non possono spendere le risorse che hanno in cassa. A
fronte dei continui tagli nei trasferimenti a causa della sovrastima del gettito
Imu, la soluzione che il governo dei tecnici offre ai Comuni, per continuare a
garantire i servizi ai cittadini, è molto simile alla beffa e consiste nel
costringerli ad aumentare la pressione fiscale a livello locale. Dinanzi a tale
situazione insostenibile i partiti che sostengono il governo, probabilmente
troppo impegnati a celebrare le loro rispettive primarie, che più che un segno
di democrazia interna sembrano essere diventate delle vere e proprie lotte
intestine per la conquista del potere, rimangono del tutto indifferenti.
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