LA TELA DI GENTILONI E LA PAURA DI RENZI
di Giacomo Stucchi
La buona notizia è che siamo nelle condizioni di andare a votare al più
presto, quella brutta è che, grazie ai governi Letta e Renzi, sono stati
buttati al vento quattro anni di legislatura. È questa la sintesi alla quale si
può arrivare a seguito della sentenza della Consulta sui ricorsi contro
l’Italicum. Cosa accadrà adesso? In primo luogo, chi negli ultimi tempi ha
cincischiato sulla possibilità di andare a votare sarà ora costretto a scoprire
le sue carte. L’immediata applicazione della legge elettorale rende infatti
percorribile la strada del voto anticipato. In secondo luogo, si può certo dire
che la Consulta, ritenendo costituzionale il premio di maggioranza del 55% al
primo turno e bocciando invece il ballottaggio, ha di fatto sconfessato il
governo Renzi e la sua presunzione di approvare una legge senza una larga
condivisone parlamentare. Ricordiamo, infatti, che sull’Italicum, che tra
l’altro passerà alla storia per essere la prima legge elettorale entrata in
vigore ma senza trovare applicazione pratica, l’ex premier ha chiesto la fiducia
in Parlamento. Insomma, dalla riforma costituzionale a quella della pubblica
amministrazione, dalla legge elettorale a tutte le altre riforme (dal lavoro
alla scuola) il segretario del Pd non ne ha azzeccata una! Come oggi, dalle parti
del Nazareno, si possa dire di essere soddisfatti è davvero un mistero. La
sensazione, quindi, è che sia già cominciato un nuovo braccio di ferro
all’interno del Pd. Con il governo Gentiloni, e i suoi sostenitori, impegnato a
tessere la tela di Penelope, che consisterà nel fare e disfare accordi per una
nuova legge elettorale e prendere tempo per restare al proprio posto; e il
segretario Renzi che continuerà a far chiedere ai suoi replicanti il voto
subito, ma non per occuparsi davvero dei mille problemi del Paese, che ha già
dimostrato di non saper risolvere, ma per paura di non riuscire a tornare più
a Palazzo Chigi.
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