IL JOBS ACT RIMANE UN FALLIMENTO
di Giacomo Stucchi
I toni trionfalistici della maggioranza di governo dopo la sentenza della
Consulta, che ha bocciato il referendum sull'articolo 18 ma ha ammesso gli
altri due quesiti referendari sul Jobs Act, sono davvero fuori luogo. Si plaude
al fatto che rimane comunque in piedi la riforma del lavoro voluta dal governo
Renzi ma si fa finta di dimenticare che il Jobs Act, soprattutto sul fronte
dell’occupazione giovanile, non ha prodotto alcun effetto positivo. Le attese
disilluse di chi continua a non avere un impiego o lo perde a causa della
crisi che non demorde, e i tanti miliardi di euro dei contribuenti messi sul
piatto dall’ex premier, per finanziare gli sgravi contributivi alle imprese che
hanno assunto solo sino a quando ne hanno avuto una convenienza, sono fatti che
stanno a dimostrare il fallimento delle politiche governative sul fronte del
lavoro. La sentenza della Consulta ha bocciato il quesito che probabilmente i
promotori del Jobs Act temevano di più, ma le storture della legge rimangono
tutte. Perciò, sia che Parlamento e governo decidano di intervenire sulle altre
materie oggetto dei referendum dichiarati ammissibili, cioè voucher e appalti,
sia che si vada al voto referendario su queste due questioni, il dato politico
rimane il disastro renziano in materia di politiche sull’occupazione. Del resto,
l’immagine del ministro del lavoro Poletti lasciato solo in aula al Senato
quando si trattava di difendere quelle politiche, oltre che presentare le scuse
per le sue infelici (davvero indifendibili!) dichiarazioni sui giovani costretti
ad andare all’estero pur di costruirsi un futuro, è la
rappresentazione plastica di un fiasco totale dal quale tutti nell’attuale
governo e maggioranza prendono le distanze. Il governo Gentiloni, quindi,
potrà pure evitare i referendum dichiarati ammissibili (con il paradosso, in
questo caso, di riformare la riforma!) ma rimane il fatto che il Jobs Act sino
ad oggi non è servito a risolvere, nemmeno in minima parte, il dramma della
disoccupazione.
0 Comments:
Posta un commento
<< Home