TUTTI I NODI DEL GOVERNO RENZI VENGONO AL PETTINE
di Giacomo Stucchi
Tra i temi più importanti all'ordine del giorno dell’agenda politica
dell’anno appena iniziato c’è di certo quello della nuova legge elettorale. Il
vuoto legislativo lasciato dal governo Renzi, che com’è noto con l’Italicum ha
fatto approvare al Parlamento una legge valida solo per la Camera, mette oggi il
Paese nell’impossibilità di andare rapidamente al voto. La Lega Nord è per
iniziare subito l’iter legislativo per il varo della nuova legge, mentre altre
forze politiche vorrebbero attendere la pronuncia della Consulta sull’Italicum
del prossimo 24 gennaio. I prossimi passaggi parlamentari diranno quanto queste
forze politiche siano davvero desiderose di approvare subito una buona legge
elettorale o se invece mirino a portare avanti una legislatura che ormai non ha
più nulla da dire. Frattanto i numerosi nodi della stagione di governo renziana
vengono al pettine: dalla riforma costituzionale a quella della pubblica
amministrazione, dal Jobs Act alla Buona scuola, dalle banche al controllo
dell’immigrazione, non c'è un solo risultato positivo. Anzi, si constatano gli
ennesimi dati negativi sul lavoro, che soprattutto per i giovani confermano un
vero e proprio disastro; e si prende atto che il ministro dell’Interno Minniti,
andando in Libia, ancorché con una situazione locale molto complicata, nella
quale non è certo facile avere degli interlocutori affidabili e soprattutto
nelle condizioni di prendere e rispettare impegni precisi, stia almeno tentando
di fare ciò che il suo predecessore in tre anni al governo non ha mai fatto.
Ovvero tentare di collaborare con le autorità libiche (almeno quelle
riconosciute) per cercare di bloccare sul nascere le partenze dei barconi che si
avventurano per mare. Insomma, per il governo Gentiloni non è certo facile porre
rimedio ai disastri dell'era renziana. D'altra parte il primo ad aver espresso
un giudizio negativo sull'esperienza di governo di Renzi, asfaltata dal
risultato del referendum, è stato il capo dello Stato. Nel suo discorso
presidenziale di fine anno Mattarella ha, tra l'altro, posto l'accento sulla
disastrosa situazione del lavoro, dei salari e della disoccupazione giovanile; e
i toni utilizzati sono stati molto diversi da quelli trionfalistici di Renzi e
Poletti.
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